
Avevo in mente un paio di post per aprire la settimana, ma proseguire come se niente fosse e senza tornare su quanto successo tra giovedì e venerdì sarebbe stato poco lungimirante.
Non ho nessuna intenzione di usare queste pagine per ribadire colpo su colpo ad alcune di quelle risibili bassezze di cui il sottoscritto e i pezzi che scrive (volontariamente e per passione, prima di tutto) sono stati bersaglio.
Sarebbe poco elegante, la mia qua è una posizione privilegiata e sarebbe meschino approfittarne.
E poi c'è che mi hanno insegnato che occorre dare alle parole il peso della bocca da cui escono, e quindi passo oltre.
L'orgia di commenti all'articolo di un paio di giorni fa, nel momento in cui scrivo ne conto 40 (record assoluto di
A5DS), suscita e forse non solo a me qualche inevitabile pensiero: li condivido mettendoli qui, per chi avrà la pazienza di leggerli, senza troppo ordine e metodo nell'incatenarli.
Alle 5 della Sera è nato poco più di un anno fa perché al sottoscritto, dopo tre stagioni di tori, è venuta voglia di parlare di questa inaspettata e virale passione.
Col tempo il blog si è modellato una identità sua, ha raccolto attorno a sé qualche lettore costante e qualcuno più episodico, ha fatto da collettore e motivo per incontri sempre calorosi, ha avuto collaborazioni e legami spontanei tanto qua da noi che di là dalle Alpi.
Fin qua tutto, relativamente, normale.
O forse no, poteva andar peggio, e mi compiaccio di quello che sono ora queste pagine.
Ora, spiace che qualcuno pensi che
A5DS e le persone che ci girano intorno (sostanzialmente amici, prima che lettori) abbiano la pretesa dell'assolutezza o della verità.
Nessuno custodisce nessun graal, da queste parti, e nessun celodurismo per segnare il territorio.
Sono fatiche che personalmente lascio a chi ha più convinzione in sè e più tempo a disposizione.
Anzi, tutt'altro: per me
A5DS è nato anche per sperimentare questa passione, per mettere a nudo e in pubblico emozioni e riflessioni, per stimolare una sana aspirazione alla ricerca, ed essenzialmente per saperne un pò di più.
Scrivere come via per capire.
Certo è che un lettore qualsiasi che fosse capitato per caso sul sito venerdì, bisogna ammetterlo, a leggere la metà di quei commenti si sarebbe fatto l'idea che in Italia il profilo dell'appassionato di tori è quello di una persona con una passione accesa e viva, e però dal carattere rissoso e incline più ai colpi bassi che altro.
Il lettore che si firma José, al di là delle sue reinterpretazioni della lingua spagnola e del lessico taurino, non ci va tanto lontano: concordo, è piuttosto bizzarro vedere che l'unico (non è peccato di modestia, è che credo proprio sia così) sito italiano che tratta di tori e corride con una certa costanza, sia teatro di una bagarre verbale che per usare un eufemismo è andata un pò fuori tema.
Così non mi piace.
Però in quei quaranta commenti c'era anche dell'altro, e per fortuna, e il famigerato lettore qualsiasi se ne sarà accorto: sotto la cenere c'era una brace viva, di quella buona, capace di scaldare ancora per tanto.
A5Ds infatti dice che in Italia c'è, inevitabilmente sottotraccia e nascosta ma c'è, una qualche forma di passione ai tori: in un paese a-taurino (Marco ha ragione, anche in questo), c'è voglia di parlare di corride, di chiedere, di confrontarsi, di rivivere quei brividi che forzatamente andiamo a cercare a migliaia di chilometri da qua.
Ho un osservatorio privilegiato: non solo i commenti ai post, che leggiamo tutti, ma anche le mail che arrivano da tante città e tante regioni italiane, o anche le statistiche che fissano il numero dei lettori quotidiani del blog.
A5DS dice che in Italia la passione per i tori è più diffusa di quanto uno si immagini.
Normale che un blog come questo, vista anche la diffusione e la praticità della rete, possa diventare un punto d'approdo.
Però attenzione.
Un blog, per sua natura, è essenzialmente unidirezionale: va da chi lo scrive a chi lo legge.
Certo ci sono i commenti che il curatore del sito può decidere di lasciare aperti e senza censure (come nel nostro caso) o di moderare o addirittura di impedire.
La mia scelta è chiara, e mi affido al buon senso di tutti affinché la pagina dei commenti non venga stravolta e quello spazio bianco non diventi un ring.
Perché
A5DS questo vuole essere e continuare ad essere, un luogo dove si raccontano storie, si dà qualche notizia di attualità, si fa un pò di pedagogia taurina, si incuriosisce qualcuno, si scrivono reportage dalle visite agli allevamenti.
Dove si parla di tori e corride, in italiano.
Non un luogo di dibattito aperto e continuo, mi spiace: magari lo spunto per fare qualche riflessione insieme, magari l'occasione per condividere qualche notizia o per commentare una foto o una cronaca, ma non un'assemblea permanente.
Altri strumenti sono più adatti ad un confronto immediato, strutturato, ordinato.
Il forum, per esempio, che molto più di un testo scritto da una sola persona (e dal quale deviare per inserire altri argomenti o fare proprie valutazioni che magari poco hanno a che fare con il resto) può adattarsi allo scopo.
Non conosco l'esistenza, passata o presente, di forum taurini in Italia: chi ha più memoria o esperienza di me potrà correggermi, eventualmente.
Pensiamoci, gli strumenti informatici per crearne uno ormai sono alla portata di tutti.
Perché
Alle 5 della Sera continuerà ad essere quello che è, un monologo e non un'assemblea aperta, un diario delle esperienze di un manipolo di amici e compagni, un servizio prima agli estensori e solo poi ai lettori delle sue pagine, una vetrina per le fotografie più riuscite.
Uno straordinario pretesto per organizzare cene enormi, bevute impegnative (anche ad Arles, sì, una volta parcheggiata la fiat Punto), spedizioni alle ferias più interessanti, visite alle ganaderias.
Incontri.
E chiudo venendo al merito, perchè una parte di quei famosi 40 commenti hanno però ribadito quello che scriviamo da un anno e più.
Questo blog, il suo curatore e le persone che in un modo o nell'altro ci girano intorno, hanno una sensibilità tauromachica ben precisa.
Se non piace, amen.
Parole tenere sui
domecq o sul circo mediatico che gira intorno al Morante di turno, da queste parti, non se ne trovano.
E se la feria di Ceret può apparire provincialismo taurino, poco male: noi ci andremo ancora tutte le volte che ci sarà possibile, e a chiunque ci capiterà di parlare consiglieremo mille volte di più un week-end di due giorni a Ceret che una feria intera a Malaga.
Nessuno è obbligato a leggerci, se queste cose non piacciono.
Non rappresentiamo niente e nessuno, e questo già è un bene: soprattutto, quello che ho e abbiamo fatto in questi mesi è stato solo frutto di una passione vera, che si alimenta giorno per giorno e che cresce ricca e grassa.
Certo, libero chiunque di pensarla diversamente, e di preferire Malaga a Ceret o il Tavernello al Barolo: chi è abituato a frequentare l'aficion, quella seria, sa che l'aficionado è maestro di laicità e che la corrida insegna all'esercizio dell'obiettività e a rifuggere ogni fanatismo.
Nella corrida non c'è nessuna verità definitiva, inutile cercarne e sciocco accapigliarsi per essa.
O meglio, no.
Mi correggo.
Nella corrida c'è una e una sola verità: quella del toro.
Alle 5 della Sera parte da lì.
Non posso chiudere senza ringraziare tutti coloro che leggono queste pagine, a prescindere dai gusti personali di ognuno: come potete immaginare è fonte di grossa soddisfazione, davvero, sapere di essere seguiti ed apprezzati.
Avanti dunque, speriamo ancora per molto.
E come direbbe il Maestro...suerte!
(foto Ronda - cliccare sull'immagine per vedere meglio)