mercoledì 30 giugno 2010

Practico





Il grado supremo è quello dell'aficion detta practica.
E' affare di quegli appassionati che, senza diventare professionisti, sanno maneggiare capa e muleta, e vedono aprirsi per loro le porte di una tienta o di un festival.
Uno degli aficionados practicos più famosi è stato lo spagnolo Julian Canedo. Verso gli anni '20 ha ucciso in pubblico, con la perizia che gli era propria, anche dei tori di quattro anni dalle corna intatte, e pure nelle arene di Madrid.


- da La Tauromachie, di Claude Popelin -


(foto Ronda - il practico Loquito del Arte, con una vaquilla di Tardieu)

lunedì 28 giugno 2010

La magia del toreo




Ci dev'essere qualcosa di inafferrabile e magico, nel toreare.
Prendi il più grande torero di sempre o il più scalcinato dei ragazzini da capea, un gladiatore abituato agli encaste più spigolosi o l'aficionado practico di una qualsiasi provincia: e tutti ti racconteranno di una indescrivibile vertigine, di un brivido elettrico e ingovernabile, di un piacere puro e assoluto.

Così anche per Dominguin o il Cordobes, per Ponce o Esplà, El Juli, Ordonez, Vazquez, El Viti e quegli altri cinque o sei le cui memorie François Zumbiehl ha raccolto in due tomi dal titolo I tori nella testa.
Le loro parole trasudano meraviglia, emozione, rapimento.
Esperienza onirica quella di farsi girare attorno un toro, comandarne le cariche, farci l'amore con la muleta, e tutti ne parlano come di un incantesimo che li rapisce, li trasporta in una dimensione in cui nulla esiste più, le corna e il pubblico, i colori e i suoni, in cui la fisica obbedisce a leggi nuove, in cui il corpo non ha più peso, la mente non ha più schemi, il cuore non ha più fatiche, solo sentimento.
Quando il toro ti seduce, ti sfiora, ti vuole e tu lo corteggi, lo inviti, lo fai ballare, lo prendi.
Apnea, sogno, ascesi, oblio, eccitazione, isolamento, orgasmo.
Toreare, dicono loro, è tutto questo, quelle volte in cui l'accoppiamento è completo, in cui il polso disegna traiettorie ed arabeschi, quando la capa è leggera e la muleta una piuma, quando le cose si fanno da sole, i passi escono da sé, il corpo vibra di energia sua, anticipa i pensieri, e la battaglia diventa poesia e sentimento.

La magia del toreo, l'assurda e inarrivabile magia del toreo.

Sono due libri preziosi quelli di Zumbiehl, che lascia la scena ai grandi e i grandi si raccontano, come si fa con gli amici al bar davanti ad un bicchieri, lasciando fluire i pensieri e libere le parole.
Cose rare.


Des taureaux dans la tete, tomo 1 e tomo 2, di François Zumbiehl - ed. Autrement



(foto Ronda)

venerdì 25 giugno 2010

Giù al nord


Prende forma l'estate di tori del nord di Spagna, i programmi delle più grandi ferias d'agosto sono ormai tutti pubblici.
E non lontano da lì il sud-ovest francese, che tra fine luglio ed agosto spara le sue cartucce più grosse.
Con un pò di fantasia e un fisico ben allenato non è difficile incatenare un pò di queste ferias, saltando di qua o di là dalla frontiera franco-spagnola: una buona idea per un'estate taurina girando tra bei posti, godendo della buona tradizione enogastronomica di quelle regioni, vivendo la festa e insomma ringraziando il cielo di essere aficionados...

Qua un pò di programmi:

* Sotto ai Pirenei

- Santander, dal 23 al 31 luglio
- Azpeitia, dal 30 luglio al 1° agosto
- Vitoria, dal 5 al 9 agosto
- San Sebastian, dal 14 al 21 agosto
- Bilbao, dal 21 al 29 agosto
- e naturalmente Pamplona, che tutte le precede, dal 6 al 14 luglio, ma questa è una storia a parte


* Sopra ai Pirenei

-Mont-de-Marsan, dal 16 al 20 luglio
- Bayonne, dal 5 al 9 agosto
- Parentis en Born, 7 e 8 agosto
- Dax, dal 13 al 17 agosto


(il cartel di San Sebastian, per una volta qualcosa che non è un orrore)

giovedì 24 giugno 2010

Il torero Villa anche sulla Gazza



Anche la rosea si occupa dell'esultanza torera di Villa.

(cliccare per ingrandire - grazie a Michele di Cremona per la segnalazione)

martedì 22 giugno 2010

Derechazo


Sembra che David Villa, che ieri in Spagna Honduras ha messo una doppietta di peso, abbia improvvisato una celebrazione torera per i suoi due gol, mimando un passo con la destra.

Sembra anche che al Barcellona, il club di Villa, prevalga uno spirito antitaurino e che la società non abbia particolarmente apprezzato il derechazo della sua punta.

(foto da Marca.com)

domenica 20 giugno 2010

Cinquanta ragioni


Uscito prima in lingua originale in francese e poco dopo tradotto anche in spagnolo, e pubblicato con due azioni militanti da edizioni particolari che ne hanno reso possibile la diffusione ad un prezzo ridottissimo, Le cinquanta ragioni per difendere la corrida di Francis Wolff è un testo che merita la lettura tanto degli appassionato quanto di chiunque si interessi all'evoluzione del rapporto tra uomo ed animale.
Sì perché in queste cinquanta sezioni il filosofo francese, partendo dalla tauromachia che rimane il tema principale, di fatto compie un'operazione di analisi, discussione e critica sul sistema di relazioni che tra uomini ed animali si è nella storia sviluppato, con un attento ed equilibrato studio sugli aspetti di trasformazione e complessità che, oggi, ha questo rapporto.

Certo, è comunque la corrida al centro del testo e lo è come attività umana che per Wolff è possibile promuovere, giustificare e difendere con ragioni etiche, culturali, estetiche, umaniste, ecologiche.
Più che nel sontuoso e ridondante La filosofia della corrida (*), opera ambiziosa e densa, Wolff è con queste 50 brevi ragioni che riesce a raggiungere agilmente l'obiettivo di dimostrare lo statuto morale della corrida, e di dare spessore e sostenibilità alle idee in sua difesa.

L'onestà intellettuale che anima tutta la trattazione è nettamente esplicitata fin dall'introduzione, quando si riconosce che non c'è che un solo e vero argomento contro la corrida: quello della sensibilità. E' vero, chi non ama la corrida o anche chi ne desidererebbe l'abolizione soffre davvero all'idea delle ferite o della morte dei tori. Ogni aficionado deve riconoscerlo, questa sensibilità è del tutto legittima, oltre che del tutto normale.
Ma la sensibilità individuale non è un vero e proprio argomento, ed anzi la sensibilità contrapposta (che vede nella corrida la magnificenza della bravura o l'arte sublime del torero) deve godere della stessa legittimità e dello stesso diritto di cittadinanza.

Nel testo, una volta precisato il tema della sensibilità, Wolff si dedica a disegnare un percorso, diviso in 50 piccole tappe, lungo il quale le ragioni di essere della corrida si fanno man mano più solide, profonde, inattaccabili.
Sviluppate con lucidità e semplicità, le cinquanta ragioni restituiscono alla corrida dignità e spessore, portano dimostrazioni articolate e convincenti, respingono tutti i pregiudizi anti e gli attacchi abolizionisti, e in ultima istanza formano un corpo di argomentazioni solido e definitivo.

Un libro da leggere, rileggere, e studiare: si trova facilmente in internet, o generalmente su qualche banchetto alle ferias.
Indispensabile.


Ragione #1 - La corrida non ha per scopo di far soffrire un animale

La tortura ha per scopo di fare soffrire. Che la corrida implichi la morte del toro e in conseguenza delle ferite, questo fa innegabilmente parte della sua stessa definizione. Ma questo non significa che la sofferenza del toro ne sia lo scopo - tanto quanto la pesca, la caccia sportiva, il consumo di astici, il sacrificio di un montone durante una festa religioso, non hanno per scopo di far soffrire un animale, pur se si può credere che queste attività abbiano questo effetto.
Se vietassimo tutte le attività umane che hanno per effetto la sofferenza di un animale, bisognerebbe vietare un gran numero di riti religiosi, di attività di divertimento, e di pratiche gastronomiche, compreso naturalmente il consumo di carne e pesce.
La corrida dunque non è una tortura più che la pesca: si pesca per sfida, divertimento, passione, o per mangiare il pesce; si torea per sfida, divertimento, passione, e si può mangiare il toro.


(da Cinquante raisons de défendre la corrida, di Francis Wolff, ed. Suerte)


mercoledì 16 giugno 2010

Strategie




Pamplona e Bilbao hanno annunciato i loro programmi: combinazioni da tempo di crisi, si potrebbe dire, carteles senza anima, e senza colpi grossi.
I fuochi d'artificio rimarranno fuori dall'arena, per le strade e nella festa.

Sola figura presente in entrambi i cicli, El Juli.
Che piaccia o no, il torero più dotato di quelli in circolazione, quello che più degli altri ha una capacità di lettura del toro immediata e chirurgica, quello che più di tutti dà concretezza al concetto di dominio.
Che poi il signor Lopez metta questa innata ed enorme scienza a disposizione di un toreo non impeccabile (eufemiso), e per affrontare tori comodi (altro eufemismo), beh questo è tutto un altro paio di maniche.
Certo il madrileno sa che per rimanere ai vertici, non è certo sul terreno dell'arte o dell'ispirazione che può difendere il suo primato: Juli non è torero da pelle d'oca, da guizzi di genio, Juli non è un torero artistico, non è un torero estatico, il braccio muove la muleta con la forza del dominio e non con l'ispirazione della creatività.

Non è un caso dunque che Julian Lopez stia guardando con sempre più interesse ad un encaste che potrebbe non solo permettergli di sviluppare a fondo tutta l'autorevolezza e la forza del suo modo di toreare, ma che pure sposterebbe in alto i termini del confronto, in un campo in cui oggi perlomeno non avrebbe rivali.
Ci sono in ballo i santacoloma, che El Juli ha cominciato a nasare e sperimentare da un paio di anni, sola figura del plotone a stoccarli durante la stagione.
Così anche in questa temporada, La Quinta a Madrid, poi a Dax e Bayonne - dove erano inizalmente previsti gli Ana Romero, santacoloma via Buendia - e probabilmente qualche altro cartel ancora da chiudere.
Ora, La Quinta e Ana Romero sono tra i ferri più blasonati di queste ultime campagne, vincitori di alcune corride concorso prestigiose e omaggiati di riconoscimenti vari.

El Juli insomma alza il tiro, obbliga le altre figuras a seguirlo su un terreno che è indiscutibilmente più suo che non di un Morante, di un Perera, di un Castella - tre personaggi a caso tra quelli che neanche per scherzo durante la stagione si allontanano dai consolidati binari della partnership domecqista - e parte mettendo in fila tutti.

Certo la strategia è chiara, pur se è bello credere che in fondo ci sia anche la sua aficion a muoverlo in tutto questo: ed ogni volta che una cosiddetta figura si mette di fronte a tori che non siano quelli standard e inspidi di sempre, personalmente me ne compiaccio.


(foto Ronda)


domenica 13 giugno 2010

Una curiosità




Quanti aficionados ci saranno, in Italia?


(foto Ronda)

venerdì 11 giugno 2010

Nel salone




Laurent Larrieu di Campos y Ruedos ci manda questa foto, fissata dal suo obiettivo nel corso di una visita alla ganaderia di Prieto de la Cal: nel salone della tenuta, su un tavolino in mezzo ad altre cornici, ecco l'istantanea del grande Aguardentero presa dal sottoscritto pochi secondi prima della quarta picca, alla concorso di Arles del settembre scorso.
Foto fortunata, quella, già finita sulla testata di un blog amico (*).

martedì 8 giugno 2010

Artisti





Chiaramente, le idee degli altri artisti che incontravo erano del tutto diverse dalle mie.
Cocteau cercava nella fiesta una forma poetica; Picasso si interessava a tutto ciò che è movimento, violenza, alle scene in cui si affrontano il toro e il torero.
Diceva spesso che avrebbe voluto essere picador pittosto che pittore.
Dalì vi vedeva l'immagine mitologica del Minotauro, e altre cose piuttosto stravaganti.
Bunuel infine vi scopriva una voluttà che era insieme mistica e erotica.
Tutte queste interpretazioni non mi sembravano sempre pertinenti, ma mi interessavano.
Cocteau per esempio pensava che la tauromachia fosse innanzitutto un balletto.
E io credo che il torero debba sempre essere un ballerino statico, immobile, con quel ritmo e quella cadenza che noi chiamiamo, in gergo, il temple e il mando.

Luis Miguel Dominguin in Des taureaux dans la tete, di François Zumbiehl

(foto Ronda)

lunedì 7 giugno 2010

Eternità




L'autore è SolySombra, al secolo François Bruschet, uno degli animatori di Campos y Ruedos: lo scatto è stato preso nella finca di Cesar Rincon, qualche settimana fa.

Un quadro profondo, struggente, fuori dal tempo.

Chapeau.

(foto Bruschet)

venerdì 4 giugno 2010

Toros dixit

Nel suo numero doppio (1787 - 88) del 21 maggio scorso, la Vecchia Signora, al secolo la rivista Toros, ci dice che:

"Qualche corsa selezionata là dove bisogna e quando bisogna, anche se io sono il primo a criticare la scelta del mono-encaste per non dire della mono-ganaderia (Nunez del Cuvillo) e il rifiuto netto di qualsiasi vera competencia con i due che contano di più, un Enrique Ponce che invecchia ma rimane ancora sé stesso e un Juli più forte che mai; qualche corsa selezionata dunque a Nimes, Bilbao, Madrid, Barcellona o San Sebastian, a Nimes quindi, fanno del maestro un torero già mitico pur se ancora in vita".
(a proposito di José Tomas, in un fondo di Bartolotti)

"Corrida di alti e bassi, ombre e luci. Fino a quando da vero padrone, Julian Lopez decide di prendere in mano le cose, nell'intervallo, e nessuno ci sperava più.
Per toreare veramente, come si deve. Nel rispetto totale del toro, del pubblico, del toreo. Come vorremmo che fosse ad ogni occasione, quando invece siamo condannati a constatare che non è che in rare occasioni. Il torero impone la sua volontà, senza un gesto di cattivo gusto, legando un passo all'altro, in un insieme perfetto di sicurezza e savoir-faire che, insieme in uno stesso registro, mostra tutta la differenza tra chi torea e chi dà dei passi".
(a proposito della corrida di Torrealta a Siviglia del 20 aprile, due orecchie per El Juli, nella cronaca di Manolillo)

"Una manciata di toreri inglesi ha toreato in pubblico; sembra che il primo sia stato John O'Hara e il primo a prendere l'alternativa Henry Higgins, detto Enrique Canadas".
(a proposito dei toreri britannici, in un pezzo di Pierre Dupuy)

"Gran bel sestetto di Prieto de la Cal, dal pelame variegato (negros, jaboneros, colorado, berrendo), solido e potente (da 520 a 580 kg). Tutti tre volte al cavallo (cinque il secondo), con forza, partendo da lontano ma spingendo poi con qualche reticenza, durante dei tercios ben orchestrati per metterli in valore, con una menzione speciale ai picadores Gabin (al quinto, ovazione enorme e musica) e Monnié."
(a proposito della corrida di Prieto de la Cal a Saint Martin de Crau, nella cronaca di B.F.)

"Rafael Rubio Rafaelillo ha offerto davanti ai Dolores Aguirre una lezione di coraggio e di toreria, ricordando in modo clamoroso che l'essenza del toreo non è altro che l'arte che nasce dal combattimento."
(a proposito della corrida di Dolores Aguirre a Madrid, 9 maggio, nella cronaca di P.C.)

"Jaime Marco El Choni è morto il 24 aprile a Murcia, all'età di 90 anni e senza dubbio il decano dei matador de toros."
(a proposito di un articolo sul Choni, di Pierre Dupuy)

"Barcellona, 4 luglio: tori di Carmen San Lorenzo e San Mateo per Ponce, Perera, Cayetano;
Ceret, 10 luglio: tori di Coimbra per Rafaelillo, Sergio Aguilar, Morenito de Aranda."
(a proposito dei carteles in Spagna e Francia)


(foto Ronda - Alberto Aguilar festeggia Gabin, Saint Martin de Crau)

mercoledì 2 giugno 2010

Tori a Catania




Non so se ci sia, tra gli sparuti lettori di questo blog, qualche siciliano: e tantomeno qualche catanese.
Ma questo avviso è principalmente per loro: dal 3 al 24 giugno, alla Terrazza Ulisse di Catania, sarà allestita una mostra del fotografo taurino valenciano Antonio Sevi.
Non sappiamo di preciso in quale contesto sia organizzata questa esposizione, ma è tanto rara l'attenzione in Italia per il mondo dei tori che valeva la pena segnalarla.


A proposito di foto, sono online le gallerie di Vic Fezensac: quelle di Campos y Ruedos (Escolar, concorso, Palha e Victorino) e quelle di Christophe Moratello (corrida concorso e Palha).

(foto di Antonio Sevi)