domenica 30 settembre 2012
Taurus in terra
Sono tanti i passanti che si fermano curiosi e colpiti, i bambini scherzano attorno al bucranio, gli adulti abbozzano interpretazioni e letture, nessuno rimane indifferente.
Basta così poco, a volte, per rendere migliore e viva una città. Un'opera d'arte contemporanea, un'installazione, un guizzo di creatività.
Per chi passasse a Piacenza, fino al 15 ottobre è possibile ammirare Taurus in terra, enigmatica e affascinante opera di Brunivo Buttarelli.
Un corno tanto spoporzionato che sembra di stare a Ceret.
(foto Ronda)
giovedì 27 settembre 2012
La Biancaneve torera
Sarà una Biancaneve torera a rappresentare la Spagna ai prossimi Oscar: a Hollywood arriva Blancanieves, il film del regista basco Pablo Berger che ha trasposto la favola classica nell'ambiente taurino degli anni '20.
Qui qualche notizia e un primo trailer, qui qualche immagine.
mercoledì 26 settembre 2012
Italiani pratici
E' possibile mettersi in contatto con Javier cliccando qua.
(foto Ronda - Casa de Campo, Madrid)
lunedì 24 settembre 2012
Un sabato costituzionale
Metti un sabato di metà settembre, un viaggetto in treno fino a Alessandria con l'aria ancora fresca del primo mattino, e poi da lì, recuperato da due giovani piemontesi, in macchina fino a Nimes: tante ore e tanti chilometri, certo, ma meglio così, c'è stato il tempo per dirsi tutto e per godere dei panini ancora caldi e imbottiti di qualche fetta di salume di quello nostrano.
Metti che arrivi a Nimes a metà pomeriggio, che trovi il sole caldo e giallo del midi e che in hotel la colonna romana ti accoglie narrandoti tutto, la festa meravigliosa, la città stupenda, l'eccitazione per l'appuntamento del giorno dopo.
Metti che si stia facendo tardi, tra una doccia rigenerante e il cazzeggio di rito, e insieme si esca trafelati e si affretti il passo, e finalmente si entri nell'arena: per trovare una plaza de toros piena, meravigliosamente piena di gente e sospiri e passione.
Là in alto, negli ultimi ordini di quei gradini che hanno resistito alla storia degli ultimi due millenni, già sono installati i due cremonesi, che ora si sbracciano per salutarci e invitarci.
Ecco.
Da Piacenza e Nizza Monferrato passando per Alessandria, da Cremona costeggiando Genova, da Roma con una deviazione a Marsiglia, e poi ritrovarsi lì in quell'arena, felici di essere insieme ancora una volta, ancora una volta ai tori.
Sublime.
Là sotto i due toreri sfilano al suono della Carmen, la gente batte le mani e poi li chiama a salutare.
Morante è deciso a mostrarci il vero Morante, a suo modo uno spettacolo: sono in pochi a saper reggere con tanta ostentata indifferenza un paio di broncas perfette nella loro rotondità, e a uscire con tanta dignità a fine corsa, una volta spento l'enorme sigaro fumato dolcemente nel contropista.
Il toreo di Manzanares è l'elogio dell'eleganza, la figura armonica e le movenze sinuose e plastiche; ma il polso malandato fa cilecca e la stoccata è puntualmente difettosa, così che il passaggio della giovane stella risulta meno trionfale di quanto avrebbe potuto.
Metti che però, davanti a tutto questo, appollaiati là in alto si segua la corrida con uno spirito diverso, di distratta concentrazione e totale assorbimento, fermando ad ogni occasione il ragazzo delle birre e spartendosi generose porzioni di torta verde.
Metti che finita la corrida la città ti si apra lussuriosa, invitando a percorrere le sue strette stradine sulle quali si affacciano tentratrici bodegas di ispirazione flamenca o piccoli bistrò volutamente demodé: la serata comincia con qualche pastis, poi si passa al rosé fresco e profumato, e si prosegue bighellonando da un posto all'altro, sbocconcellando tapas e rivivendo i gesti del pomeriggio. Domani c'è José Tomas contro sei tori, nelle piazze e sul bolevard non si parla d'altro, siamo travolti da questa tensione eccitata.
Metti che la birretta di chiusura è consumata così, in piedi appoggiati ad una ringhiera a osservare la gente che passa ridendo, e che infine si decida di rientrare.
A letto, ti addormenti subito e sereno, stanco per i tanti chilometri e sfiancato da tanta gioia, pur se non prima di aver scambiato una buonanotte virile con il tuo compagno di stanza (sogni d'oro, dolcezza).
Metti che hai la fortuna di vivere una giornata così, una giornata di quelle perfette e che non hanno prezzo e che non vorresti mai più nemmeno ricordare per la paura di guastarne la memoria.
Con la consapevolezza che se non fosse stato per i tori, nulla di tutto questo sarebbe mai stato tuo.
Metti però che, contestualmente, un gruppo di rancorosi e tristi personaggi voglia impedirti tutto questo, voglia convincere il mondo intero che questa giornata è sadico macello e nulla più, e che si rivolga addirittura alla Corte Costituzionale per dire che no, la cultura dei tori, l'amore per la natura e il rispetto per gli animali, la trazione della corrida e la meraviglia della condivisione, per dire che tutto questo va abolito, basta, cambiate hobby, assassini, per portare le sue patologiche ossessioni fino al più alto grado di giudizio, per giocarsi il tutto per tutto, per farla finalmente finita una volta per tutte.
Metti che, appunto interpellata, la suddetta Corte non vacilli e laicamente affermi che sì, il tuo sabato è perfettamente costituzionale, e che a Ceret, Arles, Bayonne o Roquefort tori ancora correranno e uomini e donne ancora festeggeranno la vita.
Agli abolizionisti non rimane altro che profanare, ancora una volta, la statua di Nimeño II.
Dedichiamo un brindisi anche a loro, poveracci.
(foto dal web: l'ultimo capolavoro delle milizie anticorrida)
sabato 22 settembre 2012
Atto di dolore

Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi
e molto più perché ho offeso Te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col Tuo santo aiuto
di non offenderTi mai più
e di fuggire le occasioni di peccato.
Signore, misericordia, perdonami.
- in regalo due articoli diversi e significativi: Pais e Midi Libre;
- nell'immagine, un'opera di Sylvain Fraisse
venerdì 21 settembre 2012
Ultim'ora
La corrida in Francia è giudicata conforme alla Costituzione.
Possiamo tornare tutti a Ceret, noi a vedere i tori, gli abolizionisti con il loro apocalittico banchetto fuori dall'arena.
Danza di vita e di morte
A proposito di confronti impossibili, Matteo Nucci ci propone questo interessante parallelo tra Manolete e José Tomas, che subito e volentieri pubblichiamo: l'encerrona di Nimes vista da un'altra e originale prospettiva, a confermare che la tauromachia è capace di suscitare ogni volta mille emozioni e sensazioni diverse.
Buona lettura.
Danza di vita e danza di morte - Il parricidio di José Tomas
di Matteo Nucci
Ci sono sere in cui, dai tori, si esce trasformati. È accaduto quello a cui aspira ogni incontro fra uomo e animale: produrre un trasalimento che dà una gioia sconfinata, una sorta di ebbrezza: l’impressione che la vita possa avere la meglio sulla morte. In quelle sere, i fortunati che escono dall’arena, in genere tentano di ripercorrere quanto è accaduto, di risalire alle origini estetiche del loro trasalimento. Chiunque li potrebbe vedere mentre camminano per strada e ridono, aprono le braccia, bevono, sputano disperatamente la coccia delle pipas che si è infilata tra i denti, eppoi cercano di ripetere qualche movimento, qualcuno dei movimenti magici che si sono manifestati come un dono divino nella plaza. Se vedete uomini che escono in questo stato dall’arena, sapete cosa sta capitando loro: sono impegnati in una delle più impossibili delle operazioni concesse ai mortali: fermare un istante con cui credono di aver vinto la morte, cercare di ritrovare il movimento plastico, di inaudita bellezza, quel movimento in cui l’uomo e il toro si sono uniti perfettamente e che è già scivolato via per sempre, è ormai andato a finire tra le estasi fuggevoli perse nell’eternità del tempo, è irrimediabilmente scomparso e non tornerà mai più. Eppure chi esce dall’arena non vuole saperne. Prova con un natural, seguito da un altro natural. Un cambio di mano. Una impressionante chicuelina seguita da una media che sembrava tagliare l’aria e annichilire di silenzio ogni cosa. Chi esce dall’arena non vuole crederci che la corrida sia finita e quella vittoria sulla fine sia passata e non ci saranno televisioni, video, testimonianze o racconti capaci di restituirla. Chi è appena uscito dalla plaza che consacrerà fra i luoghi elettivi di tutta una vita cerca di riprodurre il gesto, il desplante supremo, lo sguardo del matador, i due passi di toreria con cui si è voltato al termine di una serie impressionante. Non ne vogliamo sapere della nostra mortalità. Non vogliamo accettarla.

(foto Fiore Galetti)
giovedì 20 settembre 2012
Cronaca ragionata di una tarde mattutina e trionfale
Una visione strategica impeccabile, passi e serie sempre misurati e adattati agli avversari: ora tocchi morbidi e invitanti, ora trincherazos secchi e autoritari, ora distanza e aria o invece prossimità e castigo.
Chissà se un giorno mai un altro torero potrà anche solo eguagliare tutta questa magnifica perfezione.
Queste cose, estremamente grandi e davvero indimenticabili, in una cornice altrettanto maestosa e per la storia.
Un anfiteatro pieno fino al suo limite, uomini e donne e bambini, gente venuta da tutto il mondo (Mexico presente! Colombia presente! Barcelona taurina presente!, scandivano questo e altro ancora voci isolate e applaudite durante la corsa), un'atmosfera indescrivibile di passione e festa e eternità.
Chi c'era porterà dentro per molto tempo le immagini di quell'arena viva e festosa.
Ma.
Ma uscito dal tunnel il primo dei sei (domecq di quelli rassicuranti, come tutti gli altri), nell'arena quel silenzio non svaniva, diventava invece imbarazzante e appiccicoso, e per chi scrive i brividi rimanevano, da quel momento e per tutta la mattinata, relegati all'ovazione assordante e partecipe che aveva accompagnato il paseillo.
Quel silenzio rimaneva ma cambiava di significato e diventava opprimente, perchè quel toro restava là, sulla sabbia e con le sue corne timide, senza riuscire a diffondere nel contropista, sulle tribune o sui gradini più alti quei sentimenti di paura, rispetto, ansia, tensione, che un toro da corrida deve suscitare e incutere.
Sei attori non protagonisti sono stati i tori di Nimes, sei comparse alle quali una regia poco coraggiosa aveva riservato un copione modesto e irrispettoso. Poca roba, davvero.
José Tomas ha affrontato, certo magnificamente, sei tori gentili, sei prodotti certificati domecq, sei avversari molto educati che non hanno posto alcun problema, che hanno fatto di tutto per non rovinare la festa annunciata: sì, la festa era annunciata e questo ha tolto mistero ed emozione, tutto era perfetto, tutto era comodo, tutto era previsto.
Uscito il primo toro nell'arena, la magia elettrizzante della mattinata è piano piano svanita, trasformata in ammirazione e godimento per i vertici di arte raggiunti dai panni di José Tomas, ma svuotata di turbamento e batticuore
Tutto è andato come previsto, proprio di fronte a questa evidenza io mi sono incagliato, i sentimenti si sono raffreddati e i brividi sono rimasti sotto la pelle.
Tutto è andato come previsto, tori facili e trionfo pieno, come se fossimo ad una rappresentazione studiata, ad uno spettacolo provato e riprovato, come se pagato (salato, in alcuni casi) il biglietto fosse lecito chiedere ed ottenere qualcosa di grande.
Si presagiva l'indulto da mesi, e l'indulto puntuale è arrivato, come se risparmiare la vita a un toro sia un trofeo aggiuntivo, sia un fatto obbligato per rendere una corrida riuscita, sia il bollino da poter esibire sulla tessera per poter dire io c'ero. Un indulto ingiustificato è un passo in più verso la decadenza finale della corrida, non è un evento da celebrare o ignorare con affettata sufficienza.
Non c'è reale grandezza nell'affrontare sei tori comodi, collaboratori, scrupolosamente buoni: nessuno di questi sei si era mai applicato sui testi di latino e greco, ma tutti avevano studiato con scrupolo il galateo delle buona maniere, con corna per una piazza di paese, educati fino al parossismo.
E l'unico toro con un briciolo di casta, il secondo (Jandilla), ha sbarrato la strada mancina al torero, che da quella parte non ha servito neanche un solo passo: e se dal palco cadono i due fazzoletti bianchi, per una faena senza un solo natural, mi si permetta di non gioirne e di non esercitarmi nei cinguettii isterici e orgasmici delle signore imbellettate per l'occasione.
Ecco, il palco. Undici orecchie, una coda, una grazia. Sono cose che vanno bene per Sanlucar de Barrameda, prima di andare a ingozzarsi di gamberetti, ma non per un'arena che si pretende la prima di Francia, d'Europa e del mondo, e non per un torero che è fra i più grandi e influenti di sempre.
Una mattinata indimenticabile (ma che cattivo gusto mettere il solo di José Tomas all'ora dell'aperitivo e dei noviglieri), una mattinata in cui il toreo ha toccato vertici di incantata bellezza, una mattinata che ha rilassato e appagato.
Dalla quale l'estensore di queste è uscito disteso, felice e pieno, ma non trepidante, non sconvolto, non segnato.
Niente brividi appunto, nessuna traccia di quella eplosiva adrenalina, di quel tremore nei nervi, di quella eccitazione elettrica che invece ci avevano attanagliato altre volte, fuori da altre arene, all'uscita da altre corride, a Bilbao, o Madrid, o Ceret o altrove ancora.
Il solitario di José Tomas è stato un evento storico, senza dubbio, ma appunto un evento: mediatico, mondano, commerciale. Artistico, sicuramente e grandemente, il capolavoro di un uomo capace di rendere eterni gesti effimeri, ma costretto ad un recital di toreo puro e perfetto, tanto bello (enormemente bello) quanto già senza sorprese.
La mattinata ha celebrato la grandezza definitiva e chissà se mai più equagliabile del toreo.
Ma appunto in questo sta il senso di questo sentimento di incompletezza: del toreo, e non della corrida.
José Tomas è un torero grande ed eccelso, peccato solo che non voglia prendersi le responsabilità che la sua statura pure gli imporrebbe: non è toreando una manciata di corride all'anno, con allevamenti di garanzia e in arene di provincia, ingrassando le tasche dei bagarini, che si difende il futuro della corrida.
(nella foto: volantino del viaggio organizzato Calahorra-Nimes-Calahorra)
martedì 18 settembre 2012
Buongiorno
Ci ho messo 631 km, che è esattamente la distanza che separa il parcheggio di Nimes dalla via in cui quattro cremonesi gentili e pazienti mi hanno recapitato, qua nella bassa padana: 631 km con un buco nella pancia, il dubbio di non aver capito nulla, con un senso sottile di disorientamento a controbilanciare un sentimento generale, ma anche mio, di meraviglia e piena armonia.
José Tomas domenica è stato straordinario, sul serio.
Serio e sobrio, compreso e concentrato, efficace e elegante.
Cinque spade intere, né un descabello né un avviso, faenas essenziali e calibrate senza troppe concessioni alla follia regnante nell'ambiente, sei confronti adattati al materiale a disposizione, un gioco di capa infinito e barocco, e poi una muleta ora imperiosa ora delicata, piedi incollati a terra, più di tre quarti che di profilo, de frente in non poche e sublimi occasioni.
José Tomas era in stato di grazia, in uno stato di grazia assoluto e realizzato, magistrale, monumentale.
Eppure.
Eppure?
Sì, eppure.
Eppure per 631 km un vermetto impertinente mi ha disturbato viaggio e chiacchiere, profanato i pensieri, interrotto gli entusiasmi.
Non che non ci abbia dormito, no, ma stamattina girando svogliato il cucchiaino nella tazzina, ecco.
Buongiorno, ti sei riposato un pò?
Sì.
Sei stanco?
Eh beh, gli anni cominciano a farsi sentire.
Hai capito, allora?
Sì.
Non ho avuto brividi, domenica mattina.
Undici orecchie, una coda, un indulto, torero torero! dagli spalti, sei quites diversi, tutto perfetto, l'arena strapiena, tutto grande, tutto bello, bello sul serio, indimenticabile sicuramente, un momento storico, ma neanche un brivido.
La pelle d'oca.
Quella che all'arena ti fulmina d'improvviso o ti sale piano dalla schiena, quella che ti paralizza per un momento e ti fa arrossire perché tutti possono smascherarti, possono vedere le tue braccia raggrinzirsi e i peli rizzarsi elettrici, quella che ti inchioda e ti rivela.
Niente pelle d'oca, domenica.
Certo, le signore eleganti hanno provato orgasmi travolgenti per tutta la durata della funzione, senza farne mistero, certo gli uomini hanno gorgogliato mille olé liberatori e eccitati, certo quindicimila persone hanno vissuto un'estasi totale, ed è giusto che sia così, è bene che sia così, la tauromachia è sentimento irrazionale e passione travolgente, è esperienza unica e irripetibile, è una questione privata.
Ma per me, niente pelle d'oca.
Che è giusto e bene anche questo.
Neanche un brivido.
Ma come, ti servono un pranzo a champagne e caviale e tu storci il naso?
Sì.
Champagne e caviale sono cibi poveri, in fondo.
Tu non sai i brividi, quelli sì, che dà una fetta di pancetta unta su un trancio di pane caldo, con un buon vino di rosso forte, quello dei nostri vecchi, che segna le dita di viola.
Altro che bollicine.
(foto Fiore Galetti)
lunedì 17 settembre 2012
Buonanotte
Ciao tesoro, sono tornato.
Ciao. E' tardi.
Sì, c'era coda a Savona.
Mi spiace. Racconta.
José Tomas?
Sì, dimmi.
Qualcosa di grande.
Dimmi.
Lui impeccabile per tutta la corrida.
Davvero?
Sì, davvero. Unico, straordinario.
I tori?
Gentili.
Dimmi la verità.
Molto gentili.
Ah.
Nove orecchie in cinque tori.
Nove?
Nove.
Non capisco.
Il quarto è stato indultato.
Ah.
Già.
Quindi?
Ridicolo.
L'arena?
C'era gente da tutto il mondo.
Che bello.
Sì, un clima indescrivibile.
Però.
Però cosa.
Però non mi convinci.
Spiegati.
Quando sei tornato da Ceret eri più entusiasta.
Sì. 15 luglio.
Avevi una voce diversa.
Sì, è vero.
Dai, domani mi racconti meglio.
Ok.
Spengo?
Sì.
Ah no, ecco: l'anno prossimo ci torno anch'io, ai tori.
Certo. Casomai facciamo i turni.
Spengo.
Sì.
Buonanotte.
Buonanotte tesoro.
Ti amo.
(foto: primissimo piano del fazzoletto del presidente)
sabato 15 settembre 2012
Abrazo
"Ti interessano due biglietti per José Tomas, posti numerati?"
"Sei pazzo? No, grazie, non ho voglia riempire d'oro i bagarini"
"Niente reventa, li ho trovati io per te, a prezzo di costo"
"Tienimeli. Arrivo. Abrazo"
"Abrazo"
Fenomeno mediatico o torero per la storia?
Tocca andare a vedere.
(foto Campos y Ruedos)
venerdì 14 settembre 2012
Oggi sul Venerdì
Bravo Cicala: "Ma allora perché la gente diserta le arene? Perché, in versione decaffeinata, la tauromachia non emoziona più, non sorprende, annoia".
Oggi su Il venerdì di Repubblica, "La corrida e la Spagna", un interessante pezzo di Marco Cicala sulla decadenza della fiesta nacional.
Cliccare sulla foto per leggere meglio.
giovedì 13 settembre 2012
La vie en rose
In alcune zone del paese le disposizioni di legge vennero applicate in maniera rigorosa e restrittiva, mentre in altre (al sud essenzialmente) i divieti erano eccezionali e rari, fatto questo che permise alla pratica tauromachica di svilupparsi e mettere radici in alcune regioni in particolare.
Nel 1951, per porre fine a questa situazione ibrida, il legislatore precisò che le inibizioni previste dalla legge Grammont rispetto alla corrida non si potessero applicare laddove esistesse una tradizione ininterrotta; nel 1959 un nuovo e definitivo intervento di correzione fissò in maniera ultimativa questa specificazione, arrivando a esigere una tradizione locale e ininterrotta.
In soldoni: al sud le corride sono consentite in deroga alla legge del 1850, proprio in virtù di questa tradizione locale e ininterrotta, nelle altre regioni di Francia sono vietate.
Bene.
Un'azione politica condotta dal Crac, Comitato Radicalmente Anti Corrida (per gli stomaci forti, qua), ha portato pochi giorni fa davanti al Consiglio Costituzionale di Stato un quesito di incostituzionalità: la leva è quella dell'indivisibilità della Repubblica e dei principi di uguaglianza nello Stato, e per questo gli abolizionisti chiedono al Consiglio un pronunciamento di incostituzionalità.
L'11 settembre scorso una sessione di audizioni si è tenuta in seno al Consiglio, dove sono stati ascoltati rappresentanti dell'Unione delle Città Taurine di Francia (*), dell'Osservatori sulle Culture Taurine e naturalmente del Crac Europa.
E' facile immaginare le posizioni espresse, mentre interessante è sapere che un sentimento di stanchezza sta crescendo in Francia presso quelle istituzioni o quegli enti chiamati sempre più spesso a deliberare o giudicare sul tema corrida, sollecitati dall'attività frenetica e isterica degli animalisti.
Perentorio, quello stesso 11 settembre il ministro degli interni francesi, il socialista Manuel Valls, ha avuto il coraggio e l'onestà intellettuale di spendere parole nette e limpide a favore della cultura taurina del Midi, e a sostegno della legge Grammont.
Il ministro ha messo il carico da undici, e mi perdonerete il pessimo gioco di parole.
Il Consiglio Costituzionale si esprimerà il prossimo 21 settembre.
I casi sono due: o le corride in Francia verranno abolite, o gli abolizionisti subiranno una pesante e rumorosa respinta, e chissà che un poco non si ridimensionino.
Nel frattempo, la feria settembrina di Nimes, con il fenomeno José Tomas a fare da traino, genererà un beneficio economico per la città stimato in 20 mlioni di euro.
Che per una comunità di 140.000 persone non è poca roba.
C'è da credere che non siano solo gli aficionados, questi personaggi antistorici e crudeli, a interessarsi alla difesa della corrida.
(foto Ronda - muri di Arles)
martedì 11 settembre 2012
A partire dal coniglio
- Pepe, cosa diresti di un carré d'agnello con me?
- No, Luis, fa Bergamìn. Posso mangiare tutte le lumache che vuoi, gamberi, piccoli volatili...ma per me, a partire dal coniglio, assomiglia troppo al toro."
A partir du lapin di Francis Marmande, uscito qualche anno fa per le edizioni Verdier, è una gustosa e romantica collezione di piccole storie rubate al mondo dei tori, aneddoti e racconti brevi, tutti legati da una poesia leggera e da un senso di delicata grazia.
Uno di quei libri da tenere vicino alla poltrona, e da aprire di tanto in tanto a caso per leggere il primo raccontino che capita sotto gli occhi.
(foto Ronda)
domenica 9 settembre 2012
Spigolature
* Confermata per il 15 settembre la corrida dell'orgoglio catalano a Ceret, con tanto di presentazione ufficiale a Barcellona in presenza di Tomas Prieto de la Cal e Serafin Marin. Pare che i catalani potranno godere di una riduzione di 10 euro sul prezzo di vendita del biglietto. L'Adac si è premurata di far conoscere, attraverso un comunicato ufficiale, la sua totale estraneità all'organizzazione dell'evento: titolo del dispaccio, "Diffidate delle contraffazioni".
* Corrida benefica ad Aranjuez venerdì scorso: David Mora si è chiuso nell'arena con sei tori, in solitaria, per raccogliere fondi e sostegno da destinare a El Chano. Costretto alla carrozzina da qualche tempo, dopo che un novillo de La Glorieta l'aveva travolto ai primi di giugno nella plaza di Avila, il banderillero ha accompagnato Mora per la porta grande al termine del pomeriggio, naturalmente trionfale.
Il giorno dopo il torero madrileno Miguel Abellan ha diffuso una nota in cui, senza troppi giri di parole, ha denunciato la mancanza di spirito solidale di alcuni degli attori di quella encerrona: "gentaglia senza cuore, canaglie".
* La corrida è tornata in televisione sulla rete pubblica, in Spagna, dopo sei anni di esilio: un milione e mezzo di spettatori per la tarde in diretta da Valladolid, alcuni giorni fa, 2 punti e rotti di share in più rispetto alla media di quella fascia oraria
* Il 14 ottobre prossimo a Dax si organizzerà una giornata dedicata a Victorino Martin: al mattino 12 vacche senza corde per gli ecarteurs landesi, e al pomeriggio sei tori per un festival cui parteciperanno, tra gli altri, Ferrera e Bolivar. Gli organizzatirori dell'evento avevano proposto alla direzione regionale di Emmaus (rete di solidarietà fondata dall'Abbé Pierre) di donare all'associazione gli eventuali utili della giornata, perché questi potessero servire a sostenere l'attività in favore dei più sfortunati. Tuoni e fulmini! Le squadracce dell'Alliance Anti Corrida si sono mobilitate e hanno sommerso la dirigenza di Emmaus di email indignate e apocalittiche, quei soldi sono macchiati col sangue di povere bestie e via con tutto il campionario. Risultato, Emmaus ha risposto no grazie agli organizzatori. Con buona pace dei suoi assistiti.
* Per fortuna abbiamo Mario Vargas Llosa: la sua risposta ad un articolo pubblicato su El Pais, in cui si invocava l'abolizione delle corride (*), merita la lettura.
(foto Ronda - Vistalegre, Bilbao)
martedì 4 settembre 2012
Sorridi, click, macello
Si è combattuta una novillada di Prieto de la Cal domenica scorsa a Madrid: era il primo appuntamento di un interessante ciclo di corse giovanili che propongono un ventaglio di encastes differenti e nobili, linee di sangue relegate ai margini di un circo che tende sempre di più all'omologazione e alla edulcorazione e che, coscientemente e colpevolmente, le porta alla sparizione.
I veragua dell'altro giorno appunto, poi graciliano e buendia (Escobar), vasquez (Concha y Sierra), coquilla (Sanchez Fabres), e altro ancora.
Una meraviglia. Certo, si potrebbe obiettare che l'impresa si premura di dedicarsi queste operazioni meritorie lontano da San Isidro, infilando questi nomi in un angolo nascosto della stagione, ma passiamo.
Ora, i cinque Prieto de la Cal (fazzoletto verde per il primo) non hanno dato lo spettacolo che ci si attendeva da loro, via, è uscita una mala corrida.
Un pomeriggio di delusione amara e cocente per gli aficionados accorsi a Las Ventas, richiamati dal blasone della divisa giallorossa.
Decepcion, senza mezzi termini.
Capita.
Forse addolora assistere a una corsa di Prieto de la Cal che si trasforma in pallore e noia e fiasco, ma capita.
Bene.
La stampa prezzolata e organica al mundillo non ha esitato un solo secondo ad affondare le proprie zanne nel corpo ancora caldo, a far vibrare il colpo ultimo, a chiudere la faccenda.
Titolo di Mundotoro: Para la foto...y el matadero.
I sei (cinque) Prieto de la Cal andavano bene per la foto e per il macello.
Così, tranchant, definitivo.
Allineato, in fin dei conti.
Ora, sarebbe divertente mettere in fila i botti che hanno fatto negli ultimi anni Zalduendo e Juan Pedro e compagnia genuflettente, botti così clamorosi che li si è sentiti fino a qua; e sarebbe irresistibile andare a rileggere le cronache benevole quando non trionfalistiche, comunque e a priori.
Perché quando un toro si inginocchia, o quando ubbidisce a comando e stupido per genetica, o quando ripete settecento giri nella muleta, allora certo siamo al cospetto di un gran toro, di un toro collaboratore che è l'apoteosi della virtù ganadera e non invece, come sarebbe in un mondo normale, un insulto irricevibile.
Ma quando un toro di casta delude, no, va bene per il macello.
E per la foto, certo, così che anche le superstar dell'escalafon si facciano un pò di cultura taurina e si ricordino che esistono anche quelli.
Avanti così, e dovremo dire esistevano.
(foto Ronda - divisa di Prieto de la Cal)
domenica 2 settembre 2012
Le foto di Josephine Douet
Conosciamo l'opera di Josephine Douet da qualche tempo, le sue fotografie sono tra le migliori che si possano ammirare di questi tempi: e non c'è aficionada che non abbia sfogliato almeno una volta, magari di nascosto o pudicamente ma certo trasalendo, la sua opera Peajes.
Ma per una combinazione fortuita e fortunata ci siamo trovati a scambiare qualche birra e qualche parola con lei, lo scorso week-end a Bilbao, in uno di quei locali improbabili in cui gli aficionados sono soliti incrociarsi: ci siamo dunque ricordati che le sue fotografie non erano ancora finite su queste pagine, male, e dunque ecco un invito a dedicare a loro un pò di tempo.
Non solo tori, naturalmente, ma è su quelle che certo si fisserà per primo lo sguardo.
L'immagine qua di fianco ritrare Juan José Padilla e suo padre, in un abbraccio che pare eterno, il giorno in cui il pirata ha rimesso i piedi in un'arena, nel marzo scorso ad Olivenza.
Per scattarla occorre preparazione, un buon occhio e molto cuore: Josephine Douet fotografa soprattutto con questo.
Per di qua, e poi per di qua.
(foto Josephine Douet)