lunedì 24 settembre 2012

Un sabato costituzionale

Metti un sabato di metà settembre, un viaggetto in treno fino a Alessandria con l'aria ancora fresca del primo mattino, e poi da lì, recuperato da due giovani piemontesi, in macchina fino a Nimes: tante ore e tanti chilometri, certo, ma meglio così, c'è stato il tempo per dirsi tutto e per godere dei panini ancora caldi e imbottiti di qualche fetta di salume di quello nostrano.

Metti che arrivi a Nimes a metà pomeriggio, che trovi il sole caldo e giallo del midi e che in hotel la colonna romana ti accoglie narrandoti tutto, la festa meravigliosa, la città stupenda, l'eccitazione per l'appuntamento del giorno dopo.
Metti che si stia facendo tardi, tra una doccia rigenerante e il cazzeggio di rito, e insieme si esca trafelati e si affretti il passo, e finalmente si entri nell'arena: per trovare una plaza de toros piena, meravigliosamente piena di gente e sospiri e passione.
Là in alto, negli ultimi ordini di quei gradini che hanno resistito alla storia degli ultimi due millenni, già sono installati i due cremonesi, che ora si sbracciano per salutarci e invitarci.
Ecco.
Da Piacenza e Nizza Monferrato passando per Alessandria, da Cremona costeggiando Genova, da Roma con una deviazione a Marsiglia, e poi ritrovarsi lì in quell'arena, felici di essere insieme ancora una volta, ancora una volta ai tori.
Sublime.
Là sotto i due toreri sfilano al suono della Carmen, la gente batte le mani e poi li chiama a salutare.
Morante è deciso a mostrarci il vero Morante, a suo modo uno spettacolo: sono in pochi a saper reggere con tanta ostentata indifferenza un paio di broncas perfette nella loro rotondità, e a uscire con tanta dignità a fine corsa, una volta spento l'enorme sigaro fumato dolcemente nel contropista.
Il toreo di Manzanares è l'elogio dell'eleganza, la figura armonica e le movenze sinuose e plastiche; ma il polso malandato fa cilecca e la stoccata è puntualmente difettosa, così che il passaggio della giovane stella risulta meno trionfale di quanto avrebbe potuto.
Metti che però, davanti a tutto questo, appollaiati là in alto si segua la corrida con uno spirito diverso, di distratta concentrazione e totale assorbimento, fermando ad ogni occasione il ragazzo delle birre e spartendosi generose porzioni di torta verde.

Metti che finita la corrida la città ti si apra lussuriosa, invitando a percorrere le sue strette stradine sulle quali si affacciano tentratrici bodegas di ispirazione flamenca o piccoli bistrò volutamente demodé: la serata comincia con qualche pastis, poi si passa al rosé fresco e profumato, e si prosegue bighellonando da un posto all'altro, sbocconcellando tapas e rivivendo i gesti del pomeriggio. Domani c'è José Tomas contro sei tori, nelle piazze e sul bolevard non si parla d'altro, siamo travolti da questa tensione eccitata.

Metti che la birretta di chiusura è consumata così, in piedi appoggiati ad una ringhiera a osservare la gente che passa ridendo, e che infine si decida di rientrare.
A letto, ti addormenti subito e sereno, stanco per i tanti chilometri e sfiancato da tanta gioia, pur se non prima di aver scambiato una buonanotte virile con il tuo compagno di stanza (sogni d'oro, dolcezza).

Metti che hai la fortuna di vivere una giornata così, una giornata di quelle perfette e che non hanno prezzo e che non vorresti mai più nemmeno ricordare per la paura di guastarne la memoria.
Con la consapevolezza che se non fosse stato per i tori, nulla di tutto questo sarebbe mai stato tuo.

Metti però che, contestualmente, un gruppo di rancorosi e tristi personaggi voglia impedirti tutto questo, voglia convincere il mondo intero che questa giornata è sadico macello e nulla più, e che si rivolga addirittura alla Corte Costituzionale per dire che no, la cultura dei tori, l'amore per la natura e il rispetto per gli animali, la trazione della corrida e la meraviglia della condivisione, per dire che tutto questo va abolito, basta, cambiate hobby, assassini, per portare le sue patologiche ossessioni fino al più alto grado di giudizio, per giocarsi il tutto per tutto, per farla finalmente finita una volta per tutte.
Metti che, appunto interpellata, la suddetta Corte non vacilli e laicamente affermi che sì, il tuo sabato è perfettamente costituzionale, e che a Ceret, Arles, Bayonne o Roquefort tori ancora correranno e uomini e donne ancora festeggeranno la vita.

Agli abolizionisti non rimane altro che profanare, ancora una volta, la statua di Nimeño II.
Dedichiamo un brindisi anche a loro, poveracci.

(foto dal web: l'ultimo capolavoro delle milizie anticorrida)





2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che tristezza aver profanato quella statua. Sicuramente chi l'ha fatto non conosceva la storia di Christian e la sua disperata bellezza... che dire, non si ricopriranno mai di luce...
Marco TV

Anonimo ha detto...

Poveri partigiani. Se la prende coi morti chi ha paura dei vivi.