venerdì 20 novembre 2009

Michelito mi fa pena




La storia la conosciamo: Michel Lagravere, 11 anni in arte Michelito, è il nuovo e clamoroso enfant prodige della tauromachia.
Ha debuttato pochi giorni fa in novillada con cavalli, per inciso prendendo una sonora scoppola dal suo primo opponente: infermeria e corrida finita prima del previsto.
A metà tra precoce genio e svergognata operazione commerciale, l'eco dell'affaire Michelito è arrivato da tempo pure in Europa: per ora però il bimbetto si esibisce solo quasi esclusivamente in Messico, dove le leggi del paese gli permettono di uccidere tori in pubblico pur alla sua tenera età.

Ora lungi da me appiattirmi su un conservatore moralismo da provincia: ma quello che non mi torna è il viso di Michelito.
La sua faccia.
La sua faccina rotonda, le gote belle piene, gli occhi vispi e affamati di conoscere il mondo e la vita.
Lineamenti ancora da farsi, pinguitudini prepuberali, una bella boccuccia.
Insomma la faccia di un bambino di undici anni.

Undici anni.
A undici anni non conoscevo ancora i piaceri dell'autoerotismo, i cartoni animati e i fumetti erano la compagnia del pomeriggio, le ragazzine le allontanavamo erché volevamo giocare a pallone: e a undici anni se non giochi a pallone sei inutile.
Anche se non hai figurine da scambiare, sei inutile.

Ammazzare un toro di 400 chili, a undici anni, è attività incongrua.

Certo, sulla questione ci si divide: l'infanzia negata è l'argomento che usano i detrattori, il genio non ha età risponde chi invece non pone limiti all'espressione dell'uomo.
Ed è pur vero che Mozart si era messo dietro da piccolo, a suonare e scrivere: e per fortuna.
La storia dell'uomo è costellata di geni precoci, che hanno fatto quella stessa storia, l'hanno cambiata, riorientata, disegnata.
Tra le eccellenze dell'esperienza umana ci sono anche quei bambini con doti divine.

Ma Michelito no, per favore.
Un novillo è una cosa pericolosa, grossa, con le corna: pur con tutta la predisposizione, l'innata dote, l'ispirazione precoce...ma non è affare per undicenni.
Mi vengono in mente i Sanchez Fabres di Ceret, quest'anno: elefanti neri, mastodonti con le corna, che superavano di gran lunga i 500, di kg.
Michelito a dire poco ci camminava sotto, in piedi, senza chinarsi.

E poi un novillero, pur se baby, deve essere torero: deve sfidare la selvaggia brutalità della bestia e venirne a capo, vincere la morte, comandare i subalterni.
Gli aficionados che conosco vanno a vedere un uomo, o un giovane uomo, sfidare un toro.
Non un bambino paffuto piroettare goffamente attorno a un animale sproporzionato.

Le foto di Michelito mi danno un senso di pena, niente da fare.

(foto presa dalla rete)

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