domenica 17 aprile 2011
Tra Mongolia e Spagna
Ci è venuto a prendere l'allevatore, a pomeriggio ormai inoltrato, appuntamento in un baraccio sulla strada - quotidiano sportivo sul bancone, spina della birra, cicchi di sigarette.
Un bicchiere, due chiacchiere e qualche vigorosa stretta di mani, poi ci ha caricati sul suo fuoristrada e ci ha portati fino alla sua tenuta.
Spagna.
Le sue sopracciglia folte, la sua pelle olivastra, la pronuncia di quella s così inconfondibile e quel flamencaccio che gracchiava dalle casse dell'autoradio.
Talavera de la Reina dove Joselito terminò insieme la vita e l'Età dell'Oro è a pochi chilometri da qui, è sangue santacoloma mischiato a qualche ampolla di coquilla a scorrere nelle vene dei suoi tori grigi, e quel sole che scalda vergognosamente e illumina meravigliosamente questo pomeriggio di marzo non può che essere qualcosa che ha a che fare con il sud.
Guardi l'orizzonte e l'occhio si perde in una distesa di campi che profumano di erba fresca, solcati dalle ombre di quei querci alti e forti, e maiali e pecore e cavalli attraversano l'orizzonte galoppando, trottando, pascolando.
Spagna, ganaderia di Sagrario Huertas.
Poi ti giri, e un altro panorama si impone.
Mongolia.
Quella distesa enorme e infinita è steppa, è proprio steppa, l'erba bassa schiacciata dal vento, enormi tralicci che sostengono cavi chilometrici in una tabula rasa elettrificata che ha tutti i colori del vivido, dove è l'aria l'elemento e il vuoto la sostanza.
Mongolia, la sierra di Guadarrama là in fondo che circonda e ripara, i tori neri in controluce e le vette bianche a fare da contrasto: ti aspetti di trovare con lo sguardo la tende rotonde, le capre lì fuori, i bambini con abiti colorati e gote rosse.
Victor Benayas alleva tori di santa coloma in questo incredibile luogo che sa di Mediterraneo e Asia profonda, nella campagna a nord di Toledo.
Conosce i suoi tori uno ad uno, ce li presenta quasi fossero della famiglia, e quei suoi tori sono bassi e con lo sguardo sornione: la placita de tienta ha i burladero in cemento armato, non si sa se per un vezzo architettonico o per esigenze di cautela, visto il carattere bellicoso che, ci racconta, hanno i suoi animali.
Le origini sono contreras, poi inesorabilmente si fa spazio il santacoloma che pian piano assorbe e elimina il sangue iniziale: uno stallone Sanchez Fabres prima e uno albaserrada poi daranno alla mandria l'identità attuale.
E' qui che El Fundi ha rischiato di crepare, a seguito di quella caduta a cavallo nel 2009 che lo tenne fuori mezza stagione.
E' qui che, di tanto in tanto ci dice Victor, si radunano un pò di amici, qualche aficionados e qualche torero: si brinda, ci si copre di lana perché l'aria che arriva dalle montagne è gelida, e si va a toreare la notte.
Alla luce della luna.
Qualcuno a cavallo, qualcuno sul rimorchio, e lì in mezzo un uomo e un toro, alla luce pallida della luna.
Un uomo e un toro, alla luce della luna.
Steppa, campo, tori.
Non serve altro, forse, per essere felici.
Una galleria di foto prese da Sagrario Huertas è disponibile qui.
(foto Ronda)
Categoria
Campo,
Fotografia,
Sagrario Huertas
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