"Andate comunque nei dintorni di una plaza de toros durante una corrida, se non potete o non volete assistere alla tragedia tauromachica.
Andate e ascoltate perché qualcosa di straordinariopuò capitarvi.
Quel che accadde a me a El Espinar mentre la birra fresca scendeva giù, il padre di Francesco chiedeva pan con tomate, fette di pane coperte da succo di pomodoro olio e sale, e il pubblico nella piccola plaza accompagnava le azioni di tori e toreri.
Erano olé compatti, come se dentro ci fosse un direttore d’orchestra, non un mormorio indistinto, erano olé che venivano da una voce sola, possente e esaltata. Eppoi erano applausi scroscianti, lunghi e che, improvvisamente, quasi che ci fosse stato qualcuno a spegnere l’interruttore, si bloccavano in un silenzio irreale. E così veniva appunto la parte più stupefacente: il silenzio. Un vuoto quasi religioso. A tratti si sentiva una voce stridula o un vocione rauco gridare qualcosa e, dopo, risate sparse o grida inferocite e intolleranti richiami al silenzio: sssssssss, sssssssss. Ma c’erano momenti di silenzio così assoluto che venivano i brividi.
Saliva la curiosità, montava la voglia di capire perché. Cosa stava succedendo là dentro perché tutto fosse improvvisamente così vuoto, come se non ci fosse più nulla e non si potesse più parlare, quasi fosse uno spettacolo durante il quale non si può tossire o una cerimonia talmente unica che nessuno può neppure respirare?
Che capitava? Perché? Non avevo il coraggio di chiedere nulla ma tendevo le orecchie. E restai sconcertato quando, nel silenzio profondo e denso che si era creato dopo quasi un minuto intero di vuoto spezzato solo da sospiri, la musica suonò. Era una musica malinconica e dolce, sembrava accompagnare una specie di danza triste e solenne, sembrava tingere il pomeriggio spagnolo di un sottofondo di spaesamento tragico e speranza e, mentre questa musica suonava, gli olé ricominciarono, il pubblico riprese a esaltarsi e sembrò che una specie di consonanza perfetta si fosse stabilita fra pubblico e orchestra finché fu di nuovo silenzio. A questo punto qualcosa di serio, di terribilmente serio doveva essere sul punto di accadere e io guardai il padre di Francesco e lui mi disse: «Ci siamo. È il momento della verità». Non chiesi nient’altro. Il silenzio restò gonfio per qualche secondo ancora poi fu come se venisse giù tutta la plaza e gli applausi furono un boato e durarono a lungo tra strepiti e urla eppoi si gonfiarono ancora, si gonfiarono sempre più e continuarono per minuti, meno esaltati ma costanti, un rumore pieno, una gioia tesa e vibrante, fino a spegnersi in un brusio che durò qualche altro minuto, e la musica riprese a suonare in un breve stridio e il silenzio si ricompose e qualcosa stava ricominciando."
- da Il toro non sbaglia mai, di Matteo Nucci
(foto Ronda - Las Ventas)
lunedì 24 ottobre 2011
Andate e ascoltate
Categoria
Il toro non sbaglia mai,
Las Ventas,
Matteo Nucci
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