mercoledì 23 maggio 2012
19 maggio, Tejela quando vuole fa le cose buone
Madrid, sabato 19 maggio
Sei tori marchiati con il ferro di Torrestrella, di presentazione assolutamente degna per Madrid, dal comportamento difforme: motore e qualità per il sesto, buona disposizione per il secondo, difetti e inadeguatezze varie per gli altri. Corrida, a conti fatti, insapore: poca forza, poco morale, poco interesse.
Il pomeriggio iniziava sotto una pioggia fastidiosa e intermittente, per qualche minuto trasformata in grandine, e si concludeva con un lancio di cuscini all'indirizzo del giovane messicano El Payo, travolto dal tifone Malbajito, il sesto della giornata, uno splendido esemplare sardo di 570 chili.
Corsa irregolare quella di Torrestrella, con tori perlopiù insapori e vuoti ma anche con un paio di bestie che hanno lasciato l'impressione che, se toreati a dovere, avrebbero potuto lasciare un ricordo molto buono.
Juan Bautista un fantasma con il primo della serata, toreato a strappi e senza volontà: male, perché Pocosol dava l'idea di conservare dentro, in un qualche luogo che occorreva andare ad esplorare, buone cose da esprimere. Gradinate lasciate con l'acquolina in bocca, silenzio.
Il francese si lasciava vincere alla capa da Valenciano, che usciva forte e si proiettava come un missile nella stoffa di Juan Bautista: ma dopo due picche non impeccabili il toro si spegneva presto, e la faena si trasformava velocemente in un lavoro inutilmente noioso, fino a concludersi con un silenzio deluso.
Tejela, da sempre fanaticamente dedito ad un toreo laterale e insapore, accoglieva Respondon con un ottimo lavoro alla cappa, approfittando della carica tenace del suo avversario. Alla muleta quel toro burraco con un corno sinistro spaventoso sfoggiava buone qualità su ambo i lati, e Tejela questa volta decideva di darsi da fare: qualche serie molto buona a destra, con gusto e finalmente applicazione: profondo, applicato, serio, Tejela aspirava la voracità del toro costruendo traiettorie gustose e decise. Ma la sua muleta pian pino perdeva di ispirazione e serietà, le linee tornavano a farsi rette, e la faena si spegneva, peccato.
Una spada efficace e più che corretta e una vuelta che avrebbe potuto essere altro, se solo il maestro ci avesse messo più cuore.
Male con il quinto, di fronte al quale Tejela si applicava all'esecuzione del solito campionario fatto di toreo laterale, distante, senza passione.
El Payo, dopo aver maltrattato il terzo del pomeriggio meritandosi i fischi del pubblico, capitava su un toro che faceva scrosciare gli applausi dell'arena all'ingresso e che meritava un'ovazione all'uscita: il sogno di tutti i toreri, sorteggiare un toro così a Madrid. Peccato che il ragazzo abbia dimostrato non solo assoluta incapacità e fragilità nei mezzi, ma anche clamorosa mancanza di voglia e di valore. Male, malissimo, per lui fischi al limite della bronca.
Malbajito usciva dunque sotto gli applausi convinti del teatro, dopo venti minuti di dominio totale degli spazi, delle strategie, del confronto: il giovane torero naufragava di fronte a un toro che certo non farà la storia di Las Ventas ma che almeno ha portato, in pista, qualche gene di bravura, coraggio, personalità.
Pioggia di cuscini alla fine, e per quella non c'è mantella che tenga.
(foto Juan Pelegrin)
Categoria
cronache,
Las Ventas
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