sabato 10 aprile 2010

Rafaelillo. Viva.




Queste brevi e insufficienti righe, per quel poco che valgono, omaggiano un torero.
Rafaelillo da Murcia.

Omaggiano quelle tre veroniche a Chorlito, secondo Miura.
I cinque passi cinque strappati alle idee assassine di quel toro assassino.
Ognuno di quei cinque un miracolo, un monumento.

Omaggiano i passi con la capa imposti a Intruso, il quinto, ad ogni carica un brivido elettrico giù per la schiena.
Quel lavoro con la muleta, fatto di scariche nervose, di sincerità e devozione.
La gamba di uscita, quella gamba che nessuno mette, quella gamba che carga la suerte, quella gamba che messa a Intruso è un'ode al valore, al coraggio, alla disumanità dei toreri.
Il naso rotto, all'uscita di un giro a destra, il naso rotto.
Il sangue suo e quello del toro.
E quelle due serie con la sinistra.
Non belle, non artistiche, non romantiche, no, semplicemente enormi, impossibili, apocalittiche.
Eterne, per chi era domenica ad Arles, eterne.

Queste righe omaggiano quella spada e quel piccolo corpo che si tira dietro, in mezzo a quelle due corna da incubo, alla fine del mondo.

La foto di François Bruschet, qua sopra, è il momento della giornata, della feria, di tutto l'anno.
E' la grandezza della corrida.
Rafaelillo sta uccidendo Instruso, Intruso non ne può più di quella giostra e ha deciso di fermarla.
L'occhio dell'uomo mira alla cruz, l'occhio destro di Intruso punta alla carotide dell'uomo.
L'occhio di Rafaelillo segue la lama, la sua lunghezza, e là dove l'immagine si sfuoca sa che c'è la X, sa che è lì che deve affondarla, sa che o lì o la tragedia.
L'occhio destro di Intruso continua a tenere d'occhio la carotide di Rafaelillo.
La sinistra porge la muleta, e l'abbassa.
Intruso fa un passo, l'occhio destro sulla carotide.
Rafaelillo si lancia come sputato da un cannone, come se per spingere dentro quella spada ci volesse la forza di cento uomini.
Si butta in mezzo alle corna, spadino in mano, braccio destro proteso, gli occhi chiusi tanto ormai guardare è un lusso inutile.
Intruso tiene d'occhio ora il suo corno destro, perché il suo corno destro adesso è a due centimetri dalla carotide dell'uomo, ora ad uno solo, ora ci siamo.
La spada entra, il corno destro di Intruso accarezza solo la gola di Rafaelillo, non la apre, non la squarta, la gola di Rafaelillo che balza di lato, indietreggia, si porta la mano alla carotide e non sente sangue e dunque ritorna, è vivo, vive, ha vinto Intruso, che ora cade.

Rafaelillo: torero, torero, Torero.

(foto François Bruschet, per Campos y Ruedos)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Eppure Rafaelillo dopo aver ucciso Intruso è uscito tra i fischi e ha fatto segno con la mano come per dire "ci vediamo dopo", al prossimo toro. Anche al momento della proclamazione tanti fischi, il pubblico si aspettava che il riconoscimento andasse a Savalli. Comunque è vero: Rafaelillo è stato commovente nella sua semplicità e nel suo coraggio con la muleta. Alla fine sembrava quasi sopreso di essere ancora vivo e quasi chiedeva scusa al pubblico... Il migliore.
p.s. Grazie a Luigi per avermi fatto scoprire la feria di Arles.
Marco.

Anonimo ha detto...

Purtroppo il pubblico della domenica di Pasqua comprende anche gli ignoranti che vanno ad applaudire solo il torero locale, ma posso assicurare che i buoni aficionados di Arles erano tutti concordi che Rafaelillo è stato immenso.
Sono contento che ti sia piaciuta Arles e la sua Feria.
Saluti
Marco

RONDA ha detto...

Peraltro il torero locale, Savalli, domenica con i Miura ha dimostrato che la crescita verso la serietà e il buon toreo, pur se a piccoli passi, prosegue.
Bene.