Niente resterà impunito era una delle più fantastiche rubriche del mai troppo compianto Cuore: le sue pagine verdi hanno lasciato un vuoto incolmabile e sì, sono sempre i migliori che se ne vanno...
E se Alle Cinque della Sera fosse stato un blog di satira taurina l'articolo qua sotto avrebbe dato materiale per tutto l'inverno: ce lo manda dopo faticose ricerche il compagno Francesco da Bologna, è il pezzo uscito sul Carlino all'indomani dell'ultima corrida barcellonese.
Da leggere, con gusto.
L'ultima corrida, olè
di Vincenzo Pardini (da Il Resto del Carlino del 25/9/11)
OGGI, NELLA PLAZA de Toros di Barcellona, uomo e toro duelleranno per l'ultima volta, incrociando spada e corna. Perduto il fascino di un tempo, la corrida è stata ripudiata da molti spagnoli. Scrittori, tra cui Hemingway, le hanno dedicato fiumi d'inchiostro. Pagine in cui si parla sempre di uomini e mai di tori, giocattoli animati per dilettare le folle e mettere in bella mostra il torero eroe. Nell'arena, più che coraggio, occorrono freddezza e crudeltà. Si colpisce un essere innocente, ferito e sfiancato dai banderilleros e frastornato dai colori che gli balenano attorno, tra cui il drappo rosso, dietro al quale si nasconde il ferro che gli squarcerà il cuore. Ma se proviamo a entrare dentro di lui, avvertiamo quanto la sua eroica e primitiva ingenuità abbia il potere di farci tornare indietro nel tempo, ai giorni allorché non eravamo gli esseri evoluti che saremmo diventati, tanto da riuscire a dominare gli altri animali, dei quali abbiamo finito con l'approfittarci, fino alla malvagità più efferata e blasfema, perdendo quella sensibilità e quell'amore verso il Creato, noi stessi e il prossimo, quindi verso il mondo, che continuiamo a illuderci di asservire ai nostri peggiori intenti. Manto nero e forme atletiche dei campioni umani sollevatori di pesi o pugili pesi massimi, il toro della corrida ha la testa larga, cespugliosa di pelo e le corna bianche; le zampe sono robuste, agili, lo zoccolo largo e flessibile.
CRESCIUTO al pascolo, ha fiducia in se stesso, e altro non pensa che alle sue esigenze vitali, ai suoi istinti, tra cui l'amore per le giovenche. Nel viaggio verso l'arena si sente sperduto, prigioniero di non capisce cosa, e vorrebbe tornare brado. Gli uomini che lo scortano, li considera una via di mezzo tra conoscenti e amici, avvertendone le intenzioni dal tono di voce. Stare nell'arena, in mezzo alle urla, ai colori della folla che lo assedia, deve infondergli disorientamento, tanto più quando iniziano a ferirlo le punte dei banderilleros. Poi scorge il drappo rosso e un uomo che lo provoca e lo incalza. Allora gli subentrano paure e furore e carica con tutta la forza di se stesso. Vuole allontanare un pericolo, un avversario che non è andato a cercare, ma si è trovato di fronte. I minuti passano, le forze cominciano a venirgli meno. Non più nero e lucido, il mantello è una maschera di sangue rappreso. Ha il respiro grosso e corto. Barcolla. Implacabile e determinato, il torero gli pianta il ferro fino al cuore; il suo collo largo, muscoloso e nobile è infranto, sfigurato alla stregua di un'opera d'arte. Si piega, e cadendo guarda il cielo; gli ultimi sprazzi di memoria rivolti ai pascoli, alla libertà. Creatura di Dio, anche lui ha un'anima. Sono innumerevoli, mandrie che occuperebbero un continente e forse di più, i tori uccisi nelle corride. Qualche volta hanno avuto la meglio, incornando il torero; alcuni hanno tentato addirittura di fuggire, arrampicandosi sui palchi e tra la folla. Mai l'hanno fatto per spirito di vendetta, ma per dirci che non ne potevano più.
MESSAGGI che si recepiscono con la calamita della sensibilità, con quel qualcosa che parte da noi e si trasferisce nel prossimo, che non è soltanto il nostro simile, ma anche l'animale, di cui dobbiamo comprendere il linguaggio, fatto di sguardi e atteggiamenti. Lo sguardo dei tori delle arene non è cattivo, è triste alla stregua di quelli venduti al mattatoio, da dove può accadere cerchino di fuggire come i loro fratelli dalle arene. Infatti non sarebbe nella loro natura e intenzioni scontrarsi con l'uomo, col quale niente hanno da spartire. L'uomo, invece, vuole impossessarsi di ogni cosa. Tra cui vita e destino di chi riesce a sottomettere e schiavizzare. La corrida ne è la dimostrazione. E lo sarà finché non verrà abolita ovunque.
IL GIRO d'affari delle corride, è un'industria con 200 mila addetti e vale oltre 2,5 miliardi di euro all'arino, contribuendo per lo 0,25% al Pil nazionale. Ma negli anni lo spettacolo che ispirò artisti e scrittori del calibro di Pablo Picasso e Ernest Hemingway ha perso il suo appeal. Secondo un sondaggio del 2010, solo il37% degli spagnoli si dichiara interessato alla corrida, mentre il 60% boccia addirittura lo spettacolo. Dal canto loro, gli appassionati catalani della corrida hanno raccolto 300mila firme in difesa della "Fiesta".
(nell'immagine la prima pagina, straordinaria, di un numero del novembre '91)
mercoledì 2 novembre 2011
Servizi deviati
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Anti,
Catalogna,
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4 commenti:
"Infatti non sarebbe nella loro natura e intenzioni scontrarsi con l'uomo"
Questo signore dovrebbe provare a passeggiare in mezzo ai tori di Cuadri prescelti per la prossima stagione a Madrid. Forse cambierebbe idea.
Saluti.
Marco
Per questo caso, anche i JuanPerros andrebbero benissimo!!
Non lo so, io ho camminato in mezzo ai juanperros di Sanchez Arjona e non c'era molta differenza con le vacche da latte delle alpi piemontesi.
Saluti.
Marco
!!!!
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