La prima volta che ho visto El Fundi c'era il sole di settembre, l'aria era tiepida e profumata, ed eravamo arrivati all'arena dopo un pranzo lungo e piacevole: alle cinque del pomeriggio El Fundi in mezzo all'arena era solo e vestiva di verde, sua moglie sugli spalti vestiva di verde, e tutti si chiedevano come avrebbe trattato i sei tori che lo aspettavano schiumanti nelle loro cellette.
Era la prima volta che assistevo ad una corrida concorso e alla fine pensavo che quello, con un uomo solo, fosse il modo unico per mettere davvero in competizione sei ganaderias.
A dire il vero, alla fine della corrida più che altro pensavo che El Fundi era un torero con due palle così, affascinante e sincero, maschio e deciso: liquidò i suoi opponenti con un totale di sette spade (un pinchazo all'ultimo toro lo privò del percorso netto), valorizzò al meglio un Tardieu superiore, si occupò delle sue responsabilità per tutta la corsa e uscì in trionfo tra gli applausi degli aficionados.
Era la feria del Riso di Arles del 2006, e quel breve ciclo fu anche l'occasione per vedere all'opera, per la nostra prima volta, Juan José Padilla.
L'uno di Fuenlabrada, l'altro di Jerez, due tauromachie diverse ma unite dalle muletas offerte ai tori duri e armati e encastados che sempre si sono digeriti: ci è capitato di incrociarli ancora parecchie volte sulla strada delle ferias, El Fundi magistrale con un Miura nel 2008, Padilla sempre indeciso tra fanfaronerie e lidias classiche e precise.
La prossima stagione El Fundi sfilerà per l'ultima volta i paseillos delle arene spagnole e francesi, Padilla chissà se riuscirà a vestirsi ancora di luce.
Tutto questo farà, di quello che sta per iniziare, un anno triste.
(foto Ronda)
martedì 27 dicembre 2011
El Fundi se ne va
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