La questione è nota: qualche tempo fa Castella si trovava a Quito per partecipare alla feria della città, quella in cui da quest'anno è bandita la messa a morte del toro. Non pago, decise di rilasciare un'intervista al quotidiano locale Hoy nella quale si inventò una nuova figura dell'olimpo tauromachico: il torero che piange per i tori. "Non mi piace vedere soffrire gli animali, arrivo a piangerne. Vado all'arena per toreare, non per uccidere un toro".
Queste e altre perle contenute in quell'intervista suscitarono, per usare un eufemismo, un certo disappunto tra gli aficionados di tutto il mondo, e tra censure polemiche e sarcasmi vari la questione rimbalzò tra siti, blog, quotidiani, riviste.
Nell'affannato desiderio di rifarsi una verginità, lo stesso Castella ha colloquiato un paio di giorni fa con Midi Libre, testata del sud francese: sono stato frainteso, il succo di questa nuova intervista, e "non si può apprezzare una grande faena senza una buona stoccata. La morte del toro è il momento culminante del combattimento. E' un'autentica fiesta, e senza morte non ha alcun senso."
Ecco dunque, le cose sono sistemate.
Beh, insomma, non del tutto penserete voi.
In effetti che un torero che ha volato fino a Quito per legittimare quella vergognosa depravazione della fiesta, ora si abbandoni a dichiarazioni così seriose e impegnative è quantomeno bizzarro. Forse che laggiù la morte del toro non è l'apice di una buona lidia, e che in terra ecuadoregna il toro non merita una fine dignitosa?
Ma il vero capolavoro è la foto che accompagna il pezzo su Midi Libre: scommetto qualche centinaio di euro che il redattore del giornale è un antitaurino, no, anzi, è piuttosto un vecchio ammiratore di Castella ora profondamente deluso dall'involuzione del suo pupillo.
La morte del toro è il culmine e bla bla bla, e a corollare il tutto uno scatto in cui Castella...prende la tangenziale, arriva dal fianco, abbandona la muleta ad accecare il toro e scarta sul lato per poi infilare comodamente la sua stoccata, le corna del toro già sufficientemente lontane.
Straordinario.
Tanto valeva restare a Quito.
(ritaglio dell'articolo di Midi Libre)
giovedì 26 gennaio 2012
Esilarante Castella
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2 commenti:
Perché restare a Quito quando ad Arles ti pagano per fare i Garcigrande?
Andiamo ad Arles no?
Marzia
Orrendo "bajonazo, saliendo de la suerte", a lui, ed a tanti altri, conviene la pantomima alla portoghese, donde non si "mata" ma si può indultare (!), Comunque i Garcigrande-garcichico con c... che li vado a vedere.
Saluti
Marco
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