Capita, nella corrida, che un toro con qualità superiori incontri, negli ultimi suoi venti minuti di vita, un torero ispirato, o determinato, o capace. E viceversa.
E' fatto raro, lo sappiamo, ma quando questo accade allora ecco che la corsa dei tori diventa davvero un'esperienza umana grande e senza pari: si sfiora il sublime, il tempo si ferma, quei valori che la corrida intrinsecamente anela si fanno veri ed eterni.
Per quattro volte, quest'anno, abbiamo benedetto la mano della dea bendata che aveva guidato il sorteggio: per quattro volte ci siamo seduti all'arena e abbiamo visto quel toro, proprio quel toro, cadere nelle mani di quel torero, proprio quel torero.
Sono evidentemente i ricordi migliori di questa stagione.
David Mora e Perseguido, Ivan Fandiño e Podador, Javier Castaño e Cortesano, Morante e Cacareo.
Doppia-doppia coppia, se i pokeristi ce lo concedono.
Quattro confronti emozionanti e differenti, quattro modi di intendere il toreo e il toro, quattro momenti alti di tauromachia autentica.
Nella pampa della Crau, David Mora ha trattato Perseguido di Cebada Gago, che poco prima si era lanciato tre volte nel cavallo, con autorità e scioltezza. Toro da meritata vuelta, Perseguido metteva la testa bassa e si catapultava nella muleta con un appetito straordinario: il torero toledano gli offriva un gioco arioso e ispirato, sempre tenendo salde le redini del comando: a destra la giostra volteggiava a velocità pazzesche, a sinistra Mora piegava la carica del toro al suo volere.
Un'ottima stoccata chiudeva una faena geometrica, autoritaria e insieme aggraziata.
Gli assordanti olé di tutta Las Ventas non hanno messo in soggezione Ivan Fandiño, il 2 di giugno.
Mentre a casa nostra si festeggiava la Repubblica, lì sulla sabbia di Madrid Fandiño e Podador festeggiavano insieme la grandezza della corrida: piedi saldamente piantati per terra, il petto esposto, la mano salda, l'uomo capiva che per canalizzare tutta quella rabbia selvaggia ci volevano fermezza e volontà assolute. Sottoposto a questa cura, Podador certo non si spegneva: dopo due picche di forza, nell'ultimo atto il toro di Cuadri ancora schiumava furia e combatteva.
Ivan Fandiño, quel giorno davvero straordinario, costringeva Podador al suo volere, andando a chiudere un paio di progressioni con un pecho enorme e indescrivibile.
Tutta l'emozione di cui è capace la corrida concentrata in dieci minuti di verità: casta, coraggio, bravura, autorità.
Brividi.
Un'orecchia al torero, una grossa ovazione al toro dopo una faena maschia e selvaggia.
Ci mancava quel recibiendo inaspettato e folle, per chiudere il miracolo di Castaño a Ceret.
Gli Escolar Gil sono tori che pretendono molto da chi li affronta, vogliono che le cose siano fatte bene: altrimenti, castigano subito. Cortesano era un Escolar di quelli duri, le assi dell'arena tutte timbrate, tre picche con slancio, casta a fiumi. E nella muleta, un carrarmato.
Certo Castano rimarrà un pelo sotto le possibilità di quel toro meraviglioso, ma quanta classe, quanta abnegazione, quanta sincerità nei suoi gesti! La fiesta in tutta la sua grandezza, un toro bravo e un torero de verdad, per una faena ancestrale.
Due orecchie a Castano, giro d'onore per Cortesano, giro d'onore per il picador: il tutto a Ceret, dove vale doppio.
Infine, l'arte.
Cacareo chissà che cos'era, Cacareo è stato un mistero quel giorno a Bilbao e ancora lo sarà per sempre nei ricordi di chi c'era. Nessuno sa cosa, davvero, avesse dentro quel toro.
E solo un uomo, il 23 di agosto, l'aveva capito. Non ha senso raccontare ora quella faena, forse meglio ricordare l'eccitazione della gente che si agglutinava fuori dall'arena, all'uscita, per parlare, toccarsi, guardarsi negli occhi e ridere, o rimanere muti, o incantarsi con lo sguardo al cielo. L'aria elettrica in quei crocchi improvvisati e la frenetica mutevolezza di quei capannelli, due parole con un amico, poi tre passi per raggiungerne un altro, poi ancora in un nuovo gruppetto. Per dire, subito e con il cuore ancora in fibrillazione, di quella faena barocca, di quei gesti gitani, di quel Nuñez del Cuvillo indecifrabile, di quel braccio alzato, di quella serie a sinistra impensabile, di quegli olé, di quella spada.
Di quell'apoteosi, a Vistalegre.
Ecco.
Quattro uomini e quattro tori.
Grandi.
(foto Juan Pelegrin - Fandiño il 2 giugno a Madrid)
giovedì 29 dicembre 2011
Quatto uomini e quattro tori
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2 commenti:
Viste due su quattro. direi che sono stato fortunato a godermi due grandi spettacoli come sempre ben descritti. Sotto con il 2012 francia e spagna arriviamo.
Michele
Ivan Fandino come Leo Messi: pallone d'oro 2011
Marzia
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