sabato 8 gennaio 2011

Tomasito e Aranjuez




Domenica 12 settembre Tomasito ha dedicato il secondo noviglio della mattinata all'orchestra dell'arena.
L'orchestra dell'arena, poco dopo, ha attaccato il Concierto de Aranjuez (1).

Io c'ero.

E quindi non fatemi più sentire quella musica, venite a prendere i miei dischi e portateli via.
Non fatemela più ascoltare.
Suonatela al mio funerale.

Non fatemi vedere il filmato di quel concerto, cosa volete che mi interessi oggi.
Quel concerto in quell'anfiteatro.
Quel concerto in quell'anfiteatro, con la luce di quel sole di settembre.
Quel concerto in quell'anfiteatro, con la luce di quel sole di settembre, e con quel giovane uomo là al centro, a combattere un toro.

Ispirato da quelle note, fuso a quelle note, il suo braccio ad aspirare la cariche del toro ed insieme a farsi guida e metro per la musica.

Non ricordatemi quella musica.
Una melodia straordinaria, un crescendo drammatico ed epico, uno spartito inadatto ad una plaza de toros eppure così giusto per Tomasito, quella mattina.
Quella musica che ti scatena i brividi giù per la schiena e ti bagna di lacrime gli occhi.

Non parlatemene più.
Non parlatemi più di come toreava per sé Tomasito, solo per sé, ipnotizzato lui anche da quegli istanti di sublime perfezione.
Non riesci a descrivere il mistero di un uomo che torea per sé, in mezzo a migliaia di altri uomini.
C'è dentro tutto il segreto della corrida.
Toreava per sé, Tomasito.
E forse non si è accorto che sui gradini dell'arena il tempo intanto si era fermato, eravamo fuori dal tempo, da qualsiasi tempo.
Contava solo il pulsare sinuoso degli ottoni là in alto, e quel ragazzo dritto, là al centro, sempre dritto, dritto a ritmare e imporre dei naturales a quel toro.

Non evocate più il ricordo di Tomasito e il Concierto de Aranjuez.
Quel suo toreo ieratico, quel suo volto eternamente triste e preparato alla ineluttabile tragedia.
L'orchestra dell'arena suonava il Concierto de Aranjuez e Tomasito lo reinterpretava, gli dava una nuova dimensione drammatica e lo trasformava una volta per sempre, offrendo la muleta a quel toro, lasciandosi guidare da quelle note, respirando al ritmo dello sfiato delle trombe.

Domenica 12 settembre ad Arles l'uomo è stato grande.
Domenica 12 settembre il Concierto de Aranjuez è diventato qualcos'altro, qualcosa di più.

Perché la corrida è arte.
Perché la corrida è una cosa grande.
L'ho visto con i miei occhi, l'ho sentito sulla pelle e nelle vene un giorno, una mattina di settembre.
L'ho visto una volta, e basta a valere per tutta una vita.
Non parlatemene più, il solo ricordo già mi riempie e strugge.


(foto Ronda, Tomasito quella mattina)


(1) Il Concierto de Aranjuez, dice Wikipedia, "è probabilmente l'opera più nota di Joaquín Rodrigo, uno dei compositori spagnoli più famosi del primo dopoguerra. Scritto all'inizio del 1939Parigi, in un'atmosfera tesa per le ultime vicissitudini della guerra civile spagnola e per l'imminente seconda guerra mondiale, costituisce la prima opera scritta da Rodrigo per chitarra e orchestra. La strumentazione è unica, dal momento che è raro trovare una chitarra solista che si confronta con il suono prodotto da un'intera orchestra. Ciò nonostante, la chitarra non viene mai coperta, pur rimanendo l'unico strumento solista per l'intera esecuzione".

Al di là di quello che dice Wikipedia, il Concierto de Aranjuez è un'opera d'arte altissima: con essa si sono misurati Paco de Lucia, Miles Davis e Fabrizio de André, le migliori orchestre, i migliori tenori, le migliori chitarre.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Era ora.
Quanto l'ho aspettato questo pezzo.
Grazie Luigi.
Ogni volta che penso a quel giorno ringrazio per essere stata lì.
Alla faccia dei grandi nomi, delle stelle, delle vedettes, un ragazzo piccolo piccolo con la faccia triste ci ha incatenati come solo un grande uomo poteva fare.
grazie Tomasito
grazie Arles

Anonimo ha detto...

non ho firmato ma sapevi che ero io vero?
:-)
Marzia

RONDA ha detto...

Claro que sì.

Angelo ha detto...

Finalmente Tomasito "cara triste" è sbocciato. Nel 2011 lo dovrà confermare definitivamente. Complimenti a te, Luigi, per l'ode epica che riscalda i cuori taurofili in questo grigio inverno!