domenica 2 gennaio 2011
Il 2010, finito
Come tradizione, ecco a stagione ormai tristemente conclusa le cose migliori che ci è stato dato modo di vedere all'arena, nell'anno che volge al termine.
Quattro le arene frequentate, per una temporada più esile del desiderato, ma tant'è: Arles (6 a Pasqua e 4 al Riso, tra novigliade e corride formali), Saint Martin de Crau (2), Ceret (4), Barcellona (1): per un totale di 17 corse, tra le quali 5 novilladas.
Tutti i giudizi che seguiranno, come sempre, si riferiscono dunque esclusivamente alle esibizioni viste all'arena.
Uomini
E' stata la stagione di Alberto Aguilar, torerazo. A Saint Martin de Crau, soprattutto a Ceret e poi anche ad Arles a settembre, Aguilar ci ha entusiasmato per grinta, coraggio, sincerità.
Con i Prieto de la Cal si è giocato la vita, con gli Escolar Gil è andato dritto all'essenza del toreo.
E proprio lì a Ceret, cone le due orecchie già in tasca, ha preferito rischiare tutto per preferire (dopo un pinchazo) ancora la verità della spada alla scorciatoia del descabello.
Ed evidentemente dobbiamo omaggiare anche Rafaelillo che ad Arles nella corrida di Miura ha onorato e reso una volta ancora grande l'appellativo di torero (*), che a lui si addice come a nessun altro. Torero.
Tra le sorprese dell'anno, la più felice arriva da Mario Alcalde, pressoché sconosciuto novillero, che a Ceret con i veragua del mattino ha messo insieme tecnica ancestrale e coraggio fuori dalla norma. Il suo mentore è Frascuelo, probabile e sperabile che lo rivedremo sui sentieri che siamo soliti battere.
Tori
Quella di Escolar Gil a Ceret la corrida dell'anno, di quelle corse che uno ricorda per tanto tempo: i sei tori una furia scatenata, potenti, selvaggi, una meraviglia insomma.
E tra quei sei un tale Cuidoso (*) che si prende quattro picche e in una rovescia il cavallo, e poi nella muleta di Aguilar mette incessantemente corna, muscoli e forza, la testa sempre bassa, dritto nel rosso della seta. Vuelta per lui, gran toro.
Ceret quest'anno ci ha regalato anche e soprattutto Oye Mucho (*), novillo di Fidel San Roman che ha fatto tremare la terra e che le assi dell'arena catalana ricordano ancora per la violenza con cui il cornuto scagliava cavallo e picador loro contro. Un toro completo, grande, che ha avuto la sola sfortuna di capitare in mani non ancora esperte: altrimenti, ne siamo certi, fra vent'anni saremmo ancora qui a parlarne.
E poi anche Espiao di Coimbra, indescrivibile per rabbia e intensità alla picca.
Superiore e completo, infine, anche il lotto di tori inviato da Prieto de la Cal a Saint Martin de Crau (*): una corrida che ha portato emozione e interesse dall'inizio alla fine, paura e entusiasmo, una signora corrida.
Gesti
E' stato enorme il paio di banderillas messe da Sanchez Valverde a Matacajas di Escolar (*), a Ceret. Un paio di bastoni mostruoso, a due dita dalla morte, perfetto, definitivo.
Mi ricordo ancora il frastuono dell'ovazione liberatoria che ha seguito.
Juan José Esquivel (Espiao di Coimbra, Ceret) e sopratutto Gabin Rehabi (Lucero di Prieto de la Cal, St. Martin) i due picadores che ci hanno regalato i migliori primi atti dell'anno: Rehabi in particolare ha anche ascoltato la musica, e quando l'orchestra suona per l'uomo a cavallo vuol dire che le cose sono state buone davvero.
Il 2010 è andato così, ed è finito.
Viva il 2011.
(foto Ronda - corrida di Miura la domenica di Pasqua, Arles)
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2 commenti:
Quello che io non dimenticherò della scorsa temporada è il sentimento che ho provato vedendo la faena di Tomasito tra le note del Concierto d'Aranjuez.
E' stato uno dei momenti più belli che abbia vissuto all'arena, un momento da brividi sulla pelle e da lacrime agli occhi.
Bello, intenso e commovente.
Elisa
Anche il salve Rociera un certo sabato nell'arena strapiena di Arles.
Degno dei migliori concerti oceanici a San Siro!
Marzia
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