domenica 10 giugno 2012

12 albaserradas a Madrid

Privilegio raro assistere, a Madrid e nello spazio di un paio di giorni, alla sfilata di una dozzina di rappresentanti della linea albaserrada.
Escolar Gil e Adolfo Martin hanno fatto correre sul finale di San Isidro e sulla sabbia di Las Ventas dodici loro pupilli, rispettivamente giovedì 31 maggio e sabato 2 giugno scorsi: gli apostoli del cardeno hanno portato in pista il buono e il cattivo che, tradizionalmente, accompagna le uscite della casa.
Che quando un albaserrada è buono, è buono davvero...ma quando non è buono, beh allora sono cazzi.

Prendiamo Madroñito, l'Adolfo uscito per terzo al sabato: corsa potente e elegante tanto da permettere prima a Juan Bautista e poi a Fandiño di esaltarsi alla capa, il toro entrava un paio di volte al cavallo con bravura e forza, la prima volta caricandosi tutto il peso del bastione sul collo e alzandolo da terra. Nel secondo atto Madroñito metteva classe e foga nella rincorsa ai banderiglieri, e i primi passi col panno rosso facevano pensare ad una faena grande: un corno destro da favola, una profondità rara, energia e eleganza, il toro aveva tutto quanto occorra per far aprire la Porta Grande. Peccato che il torero francese, forse sopraffatto da tanta qualità, non andasse oltre a un toreo di circostanza, abusando della posizione di profilo, senza metterci né anima né polso.
Madroñito usciva sotto un'ovazione rumorosa, Juan Bautista si ritirava dietro le assi, mesto.

E prendiamo invece Cariñoso IV, un Escolar Gil che Robleño si è digerito al giovedì: un toro duro, tignoso, capace di capire le cose a una velocità pazzesca e di mettersi presto in difesa. Dopo un tercio de varas in cui il cavallo arginava tre entrate energiche, Cariñoso faceva sudare ben più di sette camicie ai subalterni che provavano ad infilzargli i bastoni: e alla muleta, ormai mandati a memoria i canoni delle lingue romanze, il toro si prendeva la soddisfazione di rendere impossibile la vita al torero, concedendogli solo qualche isolato passo, e sempre esponendolo al pericolo delle sue corna pazzesche.

Due corse diverse, si intenda, quelle di Escolar e Adolfo: come Juve e Milan in questo campionato, a livello di individualità meglio i secondi (Madroñito e Mulillero due tori da trionfo), come collettivo superiori i primi.
Quella di Escolar Gil è stata una corrida di tori, forse non all'altezza delle aspettative (e lontana dal pathos selvaggio delle escolaradas di Ceret) ma comunque appassionante, con tori intelligenti e perciò pericolosi, nervosi, cattivi, forti. I sei avevano quella capacità unica dei santacoloma di girarsi con la rapidità felina della tigre, di incollare il muso alla capa e di non toglierlo prima di aver spossato l'uomo, e infine di vendere cara la pelle nell'ultimo atto. Una buona corrida, palpitante e interessante, ma senza neanche un grande toro.
Discorso diverso per gli Adolfo Martin: detto dei due fuoriclasse, due tori di qualità superiore, per il resto la corrida è stata sorprendentemente fiacca, con animali deboli, insapori e rarissima emozione. Ovazione e applausi per Madroñito e Mulillero, fischi per gli altri quattro: e generalmente l'aficion madrilena non si sbaglia.

Gli uomini, generalmente, messi alle corde: chi per mancanza di mezzi (JM Lazaro, JL Moreno), chi per non aver voluto o potuto vedere le qualità degli avversari (Lopez Chaves e Juan Bautista).
Solo Fandiño e Robleño, ormai due valori sicuri, ci hanno gratificato di appassionanti momenti di toreria e serietà.
Ivan il basco è stato protagonista del lavoro migliore di tutto il miniciclo torista che ha concluso San Isidro: Mulillero messo regolarmente a quindici metri, muleta piatta e ben cruzado, Fandiño ha toreato secondo i canoni, con dignità e serietà, aspirando quelle cariche lontane. Molti olé, tutti meritati, e gli olé di Las Ventas suonano diversi, niente da dire.
Peccato che Mulillero avesse un corno solo e che il polso del torero non sia stato fermo nel momento di chiamare la morte. Un ottimo momento di tauromachia, in ogni caso.
Fernando Robleño affronterà da solo sei Escolar Gil a Ceret, a metà luglio: queste di Madrid devono essere state le prove generali, e se nel paesino pirenaico saranno sei tori come Palomito, per il ragazzo sarà una domenica difficile. Certo è che a Robleñ onon mancano né il coraggio né la volontà per affrontare l'impossibile sfida. Palomito entrava sotto gli applausi dell'arena, si catapultava nella capa del torero ma l'uomo non cedeva terreno, e anzi spingeva il toro verso il centro. Bene. Alla muleta, il duello assumeva toni drammatici: sempre incollato alla stoffa, Palomito esitava un tempo a entrare ma poi si catapultava, testa bassa e energie disumane, ma il torero resisteva e accettava il combattimento. Lunghissimi minuti di trasporto e tensione hanno trasferito l'arena in un'altra dimensione, quella della tauromachia ancestrale, quella della lotta vera e depurata di qualsiasi accento artistico o liturgico: Robleño e Palomito erano semplicemente un uomo e un toro che si giocavano la vita, e quella dell'uno pregiudicava quella dell'altro.
Giù il cappello, per tanto coraggio e tanto valore torero.


(foto Ronda)


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