lunedì 18 giugno 2012
Il nobel e il presidente: cose che fanno bene alla fiesta
Che poi sono, rispettivamente, Mario Vargas Llosa e Matias Gonzalez: erano presenti ieri a Vistalegre, uno per passione e uno per dovere, per la corrida di chiusura del ciclo di festeggiamenti per il cinquantesimo dell'arena bilbaina.
Il nobel e il presidente fanno bene alla fiesta, entrambi e per ragioni diverse, e vanno celebrati.
Il mondo della cultura si sta allontanando dai tori, lentamente ma continuamente, e invece c'è ancora bisogno che scrittori e poeti raccontino delle gesta dei toreri e della bravura selvaggia, che pittori ne dipingano e che musicisti ne cantino. C'è una necessità vera e attuale che quel legame indissolubile e naturale che unisce tauromachia e cultura non si affievolisca, perché l'una trova la sua grandezza anche grazie all'altra.
Vargas Llosa ha ritirato il premio Nobel montera in mano, ha scritto di tori e difeso la corrida, ieri ha ricevuto il brindis di Padilla e ha goduto della (dicono straordinaria) faena di Enrique Ponce: un nobel per la letteratura in barrera, olé maestro.
E mai come oggi c'è urgenza di rigore e serietà, per fare argine alla febbre letale di trionfalismo: la corrida è grande quando grandi uomini vincono tori grandi, quando le orecchie tagliate sono una conquista eroica del coraggio o una creazione altissima dell'arte, e non un cartellino da timbrare necessariamente; stappare tavernello ogni giorno a pranzo e a cena facendo credere che sia champagne equivale a banalizzare il secondo e a diffondere viralmente il primo, e non va bene.
Bilbao è un'arena ancora fondamentale e rispettata perché al posto di comando siede un capitano autorevole e ortodosso, che guida la nave facendola rollare sulla rotta della serietà : per quello i trionfi su quella sabbia griga sono veri e importanti e risuonano ai quattro angoli del pianeta taurino, perché attraversare la porta grande di Vistalegre significa aver convinto Matias a sventolare i due fazzoletti bianchi.
Tengano duro allora il nobel e il presidente, continuino ad andare all'arena con la stessa passione e con la stessa coscienza, continuino a difendere la corrida con la penna e con i pañuelos.
Anche grazie a loro, vivrà.
ps: Vargas Llosa e Matias Gonzales sono anche protagonisti, loro malgrado, di un editoriale...come dire...rocambolesco... apparso oggi su Mundotoro: è un pezzo che avrebbero potuto scrivere Feltri o Sallusti, se solo si occupassero di vicende taurine
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