lunedì 24 ottobre 2011

Andate e ascoltate


"Andate comunque nei dintorni di una plaza de toros durante una corrida, se non potete o non volete assistere alla tragedia tauromachica.
Andate e ascoltate perché qualcosa di straordinariopuò capitarvi.
Quel che accadde a me a El Espinar mentre la birra fresca scendeva giù, il padre di Francesco chiedeva pan con tomate, fette di pane coperte da succo di pomodoro olio e sale, e il pubblico nella piccola plaza accompagnava le azioni di tori e toreri.
Erano olé compatti, come se dentro ci fosse un direttore d’orchestra, non un mormorio indistinto, erano olé che venivano da una voce sola, possente e esaltata. Eppoi erano applausi scroscianti, lunghi e che, improvvisamente, quasi che ci fosse stato qualcuno a spegnere l’interruttore, si bloccavano in un silenzio irreale. E così veniva appunto la parte più stupefacente: il silenzio. Un vuoto quasi religioso. A tratti si sentiva una voce stridula o un vocione rauco gridare qualcosa e, dopo, risate sparse o grida inferocite e intolleranti richiami al silenzio: sssssssss, sssssssss. Ma c’erano momenti di silenzio così assoluto che venivano i brividi.
Saliva la curiosità, montava la voglia di capire perché. Cosa stava succedendo là dentro perché tutto fosse improvvisamente così vuoto, come se non ci fosse più nulla e non si potesse più parlare, quasi fosse uno spettacolo durante il quale non si può tossire o una cerimonia talmente unica che nessuno può neppure respirare?
Che capitava? Perché? Non avevo il coraggio di chiedere nulla ma tendevo le orecchie. E restai sconcertato quando, nel silenzio profondo e denso che si era creato dopo quasi un minuto intero di vuoto spezzato solo da sospiri, la musica suonò. Era una musica malinconica e dolce, sembrava accompagnare una specie di danza triste e solenne, sembrava tingere il pomeriggio spagnolo di un sottofondo di spaesamento tragico e speranza e, mentre questa musica suonava, gli olé ricominciarono, il pubblico riprese a esaltarsi e sembrò che una specie di consonanza perfetta si fosse stabilita fra pubblico e orchestra finché fu di nuovo silenzio. A questo punto qualcosa di serio, di terribilmente serio doveva essere sul punto di accadere e io guardai il padre di Francesco e lui mi disse: «Ci siamo. È il momento della verità». Non chiesi nient’altro. Il silenzio restò gonfio per qualche secondo ancora poi fu come se venisse giù tutta la plaza e gli applausi furono un boato e durarono a lungo tra strepiti e urla eppoi si gonfiarono ancora, si gonfiarono sempre più e continuarono per minuti, meno esaltati ma costanti, un rumore pieno, una gioia tesa e vibrante, fino a spegnersi in un brusio che durò qualche altro minuto, e la musica riprese a suonare in un breve stridio e il silenzio si ricompose e qualcosa stava ricominciando."

- da Il toro non sbaglia mai, di Matteo Nucci


(foto Ronda - Las Ventas)

giovedì 20 ottobre 2011

Grandezza e dignità

Per Costantino e tutti i tronisti e tutte le troiette cerebrolese che stanno dietro ai tronisti.
Per i calciatori che portano occhiali da sole enormi e ridicoli, si abbronzano sotto le lampade e in campo si pettitano e poi si gettano a terra gridando straziati se anche solo sfiorati.
Per tutti i giovani annoiati e sfigati, playstationizzati e mollaccioni e bamboccioni che affollano case e giardinetti e stuprano ogni memoria, rigettano ogni fatica, abbreviano e sopravvivono.

Lotterò fino all'impossibile e tornerò di fronte al toro, tornerò a vestirmi da torero perché così sta scritto nel mio mestiere.
Il toro mi ha fatto grande e mi ha permesso molti trionfi, il toro è la mia felicità: il toro mi ha dato questa cornata ma non conservo nessun rancore, per la professione e per il toro.

Per Costantino, i calciatori e gli sfigati sono la dignità quelle mani giunte, il coraggio di farsi spingere in carrozzina, la forza di parlare con quella mezza bocca ancora disponibile.
Di mostrarsi così, con quell'occhio cucito e quella faccia in paralisi.
E di dire queste cose.

Sono un'incondizionata stima e un commosso rispetto i sentimenti che ci travolgono in questo momento.
Fuerza Padilla.



mercoledì 19 ottobre 2011

Le Regine alla finale







Domenica prossima, 23 ottobre, all'arena La Croix Noire di Aosta è programmata la finale della Battaglia delle Regine: considerando che dovrebbe esserci bel tempo e quindi la merenda sui gradini a base di fontina e vino rosso sarà particolarmente felice, consigliamo vivamente una gita fuori porta fino a là. Niente di meglio per una domenica di fine ottobre.


Per saperne qualcosa di più è bene consultare il sito dell'Associazione Amici delle Regine, dove abbiamo trovato tra le altre cose questa esauriente introduzione:

In Valle d’ Aosta le “ reines” sono i rappresentanti più battaglieri della razza pezzata nera a castana, quelli che animano le lotte all’ interno delle mandrie.
Esse posseggono caratteristiche morfologiche che le distinguono dalle compagne: corporatura possente e muscolosa, fronte larga dotata di corna robuste, orientate normalmente in avanti.
I combattimenti tra queste avvengono spontaneamente durante la mescolanza all’ interno di una stessa mandria o di più mandrie come in occasione della salita in alpeggio. Sono loro stesse che scelgono l’ avversaria ed il momento più propizio per l’ “attacco”.
Le “batailles programmate” sono invece organizzate dall’ Association Régionale Amis Batailles de Reines mediante concorsi pubblici ad eliminazione diretta, su di un’ area appositamente scelta ed adeguata e contro un’ avversaria assegnata a sorteggio.
Si svolgono ogni anno e le concorrenti meglio classificate sono ammesse a partecipare al concorso finale regionale per l’ assegnazione del titolo di “reina delle reines” di ogni categoria.
Durante lo svolgimento delle “Batailles de Reines” non c’ è forzatura a lottare da parte dell’ allevatore che rimane spettatore. La competizione è leale, l’ animale lotta contro un simile ad armi pari, non c’ è lo scopo di eliminare l’ avversaria ma di ottenerne la sottomissione con una più o meno onorevole sconfitta.
In Valle d’ Aosta questi combattimenti hanno assunto un grande interesse non solo nel mondo agricolo, fanno parte di una cultura e di una tradizione di cui noi valdostani siamo orgogliosi e tenaci assertori.


(foto Ronda - finale 2007)



martedì 18 ottobre 2011

Gorka Azpilicueta


Questo giovane aficionado di Pamplona, appassionato fotografo, è il vincitore del concorso di fotografia taurina indetto dall'impresa di Las Ventas.
Le foto sue e del suo socio Arsenio Ramirez si trovano qui sul loro sito di cui già avevamo parlato, e valgono davvero una visita.

Sfogliando le dieci immagini finaliste del concorso, si conferma che la giuria ha scelto bene.


(la foto vincitrice, di Gorka)

venerdì 14 ottobre 2011

Con la famiglia




Una troupe di Canal Sur stava registrando una puntata del programma 75 minutos che aveva per tema il torero Juan José Padilla, e tutto quello che gira intorno alla sua vita e alla sua professione.
Per un caso del destino le telecamere del canale erano a casa della famiglia Padilla proprio durante la corrida di Saragozza: il padre, la madre e il fratello raccontavano delle dolorose sofferenze di chi ha un figlio in un'arena, davanti a un toro.
Questo fino alla tragica cornata, che ha trasformato la registrazione in un documentario angosciante: il padre ha chiesto che la registrazione non si interrompesse perché fosse mostrato anche questo lato oscuro e sconosciuto della vita dei toreri e delle loro famiglie, e le telecamere non si sono spente.

Cliccando qui si accede alla visione della puntata.

mercoledì 12 ottobre 2011

Stakanovismo al nord


Mese intenso per il nostro Matteo Nucci, che sbarcherà nelle grigie lande del nord per un ricco tour di presentazione del suo Il toro non sbaglia mai.

Ecco gli appuntamenti di ottobre, gli aficionados locali e non sono avvisati.

- Parma, giovedì 13 ottobre: ore 17, presso Libreria Fiaccadori - strada Duomo 8

- Piacenza, venerdì 14 ottobre: ore 18, presso Sosushi - c.so Vittorio Emanuele II 174

- Milano, sabato 15 ottobre: ore 17,30, presso Club Taurino Milano - via Farini 55

- Torino, giovedì 27 ottobre: ore 18,30, presso Libreria Zanaboni - c.so Vittorio Emanuele II 41

- Pinerolo (To), venerdì 28 ottobre: ore 18, presso Libreria Volare - c.so Torino 44

- Torre Pellice (To), sabato 29 ottobre: ore 17, presso Libreria Claudiana - p.le Libertà 7

- Nizza Monferrato (At), lunedì 31 ottobre: ore 21, Auditorium La Trinità - via Cordara

lunedì 10 ottobre 2011

Questo non è un coccodrillo

In primis, perché nessun cronista taurino si sarebbe mai sognato di prepararne uno per il Ciclone di Jerez. Nei cassetti delle redazioni e nei dischi fissi dei pc sono pronti quelli su toreri attempati e ottuagenari, al limite quello su José Tomas. Quello l'hanno già scritto tutti, ma c'è da scommettere che nessuno abbia ancora mai preparato il de profundis per Padilla.
Secondariamente, e per una logica stringente, perché nessuno è morto.
Non l'uomo che ride e sdrammatizza con amici e colleghi e medici, e piange invece quando rimane solo con la moglie: e questo significa essere, veramente, uomo.
E non il torero che già ha chiesto, sbruffone, di pianificare la campagna americana e che prima o poi, in qualsiasi condizione, rivedremo davanti a un paio di corna.

Del coccodrillo non sono nemmeno le lacrime: quelle per una volta sono vere, e sono di uomini sopraffatti dal dolore, dall'angoscia, dal sentimento.
Sono le lacrime di Miguel Abellan che in giugno ha avuto la bocca squarciata da un toro a Madrid e che venerdì ha tenuto per braccio Padilla con la faccia aperta in due. Piangeva dietro al burladero Abellan, funereo a fine corrida, immensamente solo in quell'arena in cui Fandino stava terminando con l'ultimo del pomeriggio.
Sono le lacrime di Jaime Padilla, che si china disperato a stringere la montera che Daniel Luque gli ha affidato brindandogli un toro pochi giorni fa: animo a tu hermano.
E sono quelle di tutti quegli aficionados che all'arena e altrove, a Siviglia e qua in Italia, non sono riuscite a trattenerle.

Ecco, le lacrime.
Da quanto tempo la corrida non ne faceva versare.
E pure tutta la grandezza della tauromachia sta nella tragedia, nel sacrificio del toro e nell'offerta che ad esso fa il torero: della propria carne, della propria dignità, della propria intimità.
Nella sua verità più assoluta e totale, che è quella della vita che combatte la morte.
La corrida è la cosa più grande perché rifiuta ogni finzione e ci obbliga ad affrontare l'orrore della morte, ogni volta, per ogni volta esorcizzarlo.

La salverà Padilla, la tauromachia.
Illa illa illa Padilla Maravilla, la salverà lui di cui tutti noi prima o poi abbiamo criticato gli eccessi caciaroni, Padilla che indossa trajes estrosi e sacrileghi, il Ciclone di Jerez che ogni arena seria ha fischiato almeno una volta perché troppo.
Che però è quello stesso Padilla che ogni anno mette in fila santacoloma e albaserrada e miura e altri toracci di categoria, quello stesso Padilla che salverà la fiesta perché all'ultima corrida dell'anno, nell'ultima feria dell'anno che altro non serve se non a rischiare di sputtanare il lavoro di una stagione intera, una volta ancora senza più nulla da dimostrare si è messo in mezzo alle corna del toro e l'ha affrontato con verità e abbandono e coraggio, perché un torero deve essere inevitabilmente così.

E la salverà l'occhio sinistro di Padilla, la tauromachia.
Quell'occhio sinistro che non guarderà più in mezzo alle corna di un toro e che ogni volta che noi sbirceremo guardoni ci ricorderà di questo sacrificio inspiegabile ed enorme, e ci verranno i brividi e sentiremo di nuovo sulle labbra il sapore salato delle lacrime, e di nuovo ancora e per sempre la corrida sarà una verità tragica e grande.

La salva Padilla la corrida, il suo entusiasmo di fronte a tori che nessuno vuole vedere nemmeno in foto e il suo occhio di vetro: non certo il week-end ipocrita e drogato di Barcellona o le reventas assurde per vedere JT o gli abiti che Armani disegna per Cayetano, no, il futuro della tauromachia poggia solido su quell'occhio di vetro.

Ode al Pirata, la corrida è una cosa grande.
Vivrà.


(foto Ronda - Arles 2006)

sabato 8 ottobre 2011

Lacrime




In quegli occhi bagnati c'è dentro tutto.

Suerte, matador.

venerdì 7 ottobre 2011

Tori per bambini


Esattamente una settimana fa, nel cuore della notte, nasceva la mia prima nipotina. Lea. Un cinghialotto di quattro chili che oggettivamente, non è orgoglio di zio, è la bambina più bella del mondo.
A insaputa dei suoi genitori, che già da ora sono un mamma e un papà meravigliosi ma che la mala sorte ha crudelmente privato dell'aficion ai tori, appena la piccola sarà in grado di stare seduta sulle ginocchia dello zio io e lei ci metteremo davanti allo schermo del portatile e faremo passare tutto Toros para niños.
I disegni, le animazioni, i bozzetti da colorare.
Lea indicherà col ditino, lo zio le farà il verso del toro e mimerà una finta con la capa, e a 80 anni dopo una vita passata tra arene e visite al campo e cene e bevute si ricorderà di questa prima volta.

giovedì 6 ottobre 2011

Sui monti





Non è tanto per quella foto del veragua di Aurelio Hernandez che accompagna l'articolo, è che il tutto è successo a un km dal mio buen retiro in montagna: una delle due vittime mungeva il latte che io e mio fratello da piccoli andavamo a prendere la sera passando per un sentiero buio, dell'altro ricordo il volto già vecchio quando ancora era un ragazzo che pascolava le vacche, e in quei posti ogni anno torno a cercare funghi e pace e aria fresca.
Così.


(su Piacenza Sera, qui e qui)

domenica 2 ottobre 2011

Spunti

"Nel frattempo, il dibattito pubblico è diventato sempre più fumoso e, a mio parere, la confusione ha una causa metafisica. La gente non conosce quei concetti che consentirebbero di capire le profonde differenze tra animali ed esseri umani.
Le vecchie idee di anima, libero arbitrio e giudizio divino - che rendevano la distinzione tra uomini ed esseri umani così importante e chiara - hanno perso la loro autorevolezza e nulla di conforme a siffatta esigenza le ha sostituite.

Una volta, gli esseri viventi si dividevano tra creature dotate o prive di anima razionale; oggi, il distinguo è tra animali domestici e infestanti, non contraddistinti dalle loro abitudini bensì dal loro aspetto. Ai primi si concede uno status onorario nella comunità umana che, per poterli accogliere, si lascia collocare essa stessa in una sorta di mondo alla Walt Disney; fra di essi si annoverano dunque cervi, volpi, tassi e visoni - quattro specie tra le più nocive per le nostre campagne.
Tra gli animali infestanti troviamo il rospo, il topo di fogna, la biscia e il ragno; tutti e quattro utili all'umanità, fondamentali per la vita del sistema ecologico e in costante declino.
Se agli occhi di molte persone - sotto altri aspetti razionali e rispettabili - i topi possono essere lecitamente usati per esperimenti di laboratorio, altrettanto non vale per i gatti; i topolini possono essere cacciati dai gatti, ma non le volpi dai segugi; i polli possono essere pigiati nelle stie, ma i vitelli non devono essere stipati nelle stalle; i suini possono essere allevati per la loro carne, ma lo stesso non vale per i cani.
Va da sé che questo distinguo tra animali domestici e infestanti non ha una base nella realtà e non può essere d'aiuto agli animali stessi, che possono trarre beneficio dal nostro modo di trattarli solo se non sono obbligati a comportarsi come membri della specie umana."


da Gli animali hanno diritti? di Roger Scruton, Raffaello Cortina Editore


(foto Ronda - allo zoo di Londra)