sabato 30 gennaio 2010

Pasqua 2010


Ma guarda un pò, si hay toros no hay toreros, e viceversa naturalmente...
In ogni caso un sabato/domenica ricchissimo: una concorso succosa , Ana Romero e Miura in corrida e una novillada interessante.

Programma qui.

mercoledì 27 gennaio 2010

Juncal



Gli aficionados si dividono in.... toristi e toreristi ?
Si, anche, ma non è questo il punto. Il buon aficionado sa apprezzare il buon toro ed il buon torero, e spera sempre nell' eccezionale congiunzione astrale in cui essi coincidono nello stesso ruedo, e nello stesso momento, quando un buon toro ha fortuna nel sorteggio, e gli tocca un buon torero.

La vera, fondamentale differenza è fra coloro che sanno a memoria intere scene della serie televisiva Juncal, e tutti gli altri.

Il personaggio di Juncal, portato sul piccolo schermo in una riuscitissima serie di sette episodi, trasmessa nel 1989 dalla televisione spagnola TVE, nell'interpretazione del compianto Francisco Rabal, è la quintessenza della toreria, dell'essere torero e di vivere come tale, anche ( e soprattutto se) la vita è stata avara di successi professionali e personali.

Non era la prima volta che Paco Rabal vestiva i panni di un torero, lo aveva già fatto, da par suo, nei film Los Clarines del Miedo (1958), Currito de la Cruz (nella versione a colori del 1965) e Sangre en el Ruedo (1969), ma con Juncal dà vita ad un personaggio emblematico e grandioso, anche nelle sue miserie, un po' Rafael de Paula, un po' El Pana, ma senza i loro eccessi etilici.

La sua passione sono i tori, la sua debolezza sono le donne, e la sua natura di inveterato sciupafemmine segna le sue tragicomiche vicissitudini. Costretto da una fatale cornata a troncare una carriera più che onorata (che lo aveva portato anche a sposarsi con l’erede di un’agiata famiglia di Cordoba, da cui ha avuto due figli) Juncal si riduce a convivere con Teresa (Eva Penella), ostessa sivigliana di buon cuore ma di carattere, che lo mantiene, fino al momento in cui lo mette letteralmente sulla strada quando si accorge delle sue sfacciate infedeltà.
Juncal si trova costretto quindi ad affrontare una serie di patetiche peripezie, nella migliore tradizione del romanzo picaresco.
Inizialmente trova rifugio nell'umile casa di Bufalo, il lustrascarpe gitano (interpretato da Rafael Alvarez El Brujo) suo incondizionale e devoto ammiratore. Da lì parte alla riconquista della famiglia legittima, e di un tetto sicuro, spinto anche dal miraggio di poter guidare la carriera del figlio che ha deciso a sua volta di diventare torero.

La storia diviene quindi occasione di tracciare un magistrale affresco di vita taurina, e non solo, in cui compaiono personaggi indimenticabili, interpretati da un cast di attori di prim'ordine, fra cui Lola Flores (suocera del Bufalo), Cristina Hoyos, nota artista flamenca, nei panni della moglie di quest'ultimo, e con un altro grande, Fernando Fernan Gomez, sotto la tonaca del Padre Camprecio, singolare figura di prete catalano aficionado a los toros.
Il figlio di Juncal è interpretato da Luis Miguel Calvo, che era novillero nella vita reale, e tutt'ora lavora come banderillero, dopo aver recitato anche in Belmonte (1995) nella parte di Joselito El Gallo, mentre il personaggio di un oscuro maletilla è affidato al Sevillita, che sarà per anni banderillero de El Juli.

La donchisciottesca avventura di Josè Alvarez Juncal, matador de toros come ama sempre presentarsi, sembra volgere, tra mille tribolazioni, al lieto fine, fino al tragico e catartico finale nella Maestranza di Siviglia, nella corrida di alternativa del figlio.
Il regista Jaime de Arminan, aficionado di gran sensibilità, guida lo svolgersi della serie con mano sicura e ne fa un capolavoro che ebbe subito un successo travolgente, ed ha lasciato un segno profondo in tutti coloro che amano la fiesta de los toros.
L'opera è diventata un classico, un culto, un vero e proprio long seller, fin da quando fu disponibile in VHS, ed ora in DVD, tutt'ora in commercio in Spagna.
Conosco aficionados spagnoli che, nei fine settimana invernali senza tori, organizzano riunioni domestiche, per affrontare maratone-Juncal con la visione di seguito dell'intera serie, intervallata da pantagrueliche merende.
A casa mia rivederlo una volta l'anno è di rigore, e lo sarà fino al consumo totale delle videocassette.

Sono ormai diventate di uso comune alcune tipiche espressioni del protagonista quali tomo nota (prendo nota), abitualmente usata in risposta ad una affermazione che lo contraria, e quieres que te eches otro polvete? (gradisci un'altra scopatina?) rivolta all'amante di turno, quando - data l'età già avanzata del proponente - ha la certezza che la risposta sia negativa.

Indimenticabile la scena, alla fine del primo episodio, quando Bufalo mentre gli lustra le scarpe, gli racconta la mitica faena che Juncal (soprannome del torero, che significa "splendido" in lingua gitana calò) ebbe a realizzare a Puerto de Santa Maria. E' la miglior faena di tutta la tauromachia, per come viene descritta.

Per chi ancora non avesse avuto la fortuna di apprezzare l'opera, c'è una gran notizia: la visione integrale dei sette episodi (la cui sigla è un pasodoble espressamente scritto per l'occasione, e intepretato dal gruppo Vainica Doble) è disponibile gratuitamente in streaming a questa pagina.
Per cui d'ora in avanti, se qualcuno vuole essere fra quelli che la conoscono quasi tutta a memoria, non ci sono scuse.

Se non altro, è un'ottima occasione per perfezionare la propria conoscenza della lingua spagnola (sopra tutto nella sua declinazione andalusa, con qualche elemento di idioma gitano), oltre che del gergo taurino, che trascende il ristretto campo in cui è nato, e si presta magnificamente a descrivere l'intera esperienza umana.

Un’ultima annotazione: se andate a Siviglia, cercherete invano il bar di ambientazione taurina dove sono state girate molte scene. Il bar in questione esiste, ma si trova a Madrid.


- testo a cura di Marco Coscia -

lunedì 25 gennaio 2010

Anche Javier Cercas

RIFLESSO

Lui è quello che ha scritto Soldati di Salamina, intenso e aggraziato romanzo che ci porta dentro la guerra civile spagnola, dentro le sue crude brutalità e i suoi squarci di incredibile umanità.

Javier Cercas, scrittore spagnolo e docente di letteratura all'Università di Girona, è intervenuto ieri dalle colonne de El Pais nel delicato e sentito dibattito circa le prospettive abolizioniste catalane.
Come già per il suo collega Javier Marias (*), una volta chiarito di non essere aficionado a los toros, Cercas produce argomenti solidi e ragionati.

L'articolo pubblicato sul Pais, in conclusione, dice una cosa semplice.
Due ragioni, una estetica e una etica, fanno della corrida un'esperienza umana fra le più alte, un patrimonio da conservare gelosamente, e che non è bene voler negare e disperdere.
La corrida è etica, e c'è un etica nella corrida, e Cercas ce lo svela con linearità e facilmente: "uccidiamo il toro come migliaia di altri animali, ma almeno il toro non lo uccidiamo in una forma indegna dopo averlo obbligato a vivere una vita indegna (i polli di allevamento vi dicono qualcosa? ndr), ed anzi gli viene reso onore prima di ucciderlo e dopo avergli permesso una vita felice e di morire dignitosamente e nobilmente, combattendo".

Un altro appoggio alla difesa della fiesta, autorevole e lineare.
Bene.
Rimane un solo dubbio: perché ci devono pensare Marias e Cercas, che premettono di non amare particolarmente le corride di tori, a costruire barricate per assorbire gli attacchi proibizionisti?
La nobile lista che tutti sappiamo recitare a memoria, Picasso-Hemingway-Goya, riferimenti che tanti hanno usato per sostenere uno statuto culturale alla tauromachia, è oggi sterile?
Tra gli uomini di cultura, tra i grandi uomini di cultura, nell'arte, nella letteratura o altrove ancora, non albergano più aficionados?

(foto Ronda - Riflesso)

domenica 24 gennaio 2010

Una buona domenica ad Istres




E' stato reso pubblico, venerdì scorso, il programma della Feria di Istres: tre corride ed una novillada da venerdì 18 a domenica 20 giugno.

Appetitosa la combinazione della domenica, novillos dei fratelli Tardieu (*) la mattina e lotto di Cebada Gago al pomeriggio.
Istres non è lontana, potrebbe essere un week-end da tenere in considerazione.


(l'affiche della feria è firmata dall'artista Jean Pierre Formica: al centro del poster Sebastian Castella, protagonista di una doppietta in quei tre giorni)

venerdì 22 gennaio 2010

Capuchino nel silenzio


Venerdì 10 luglio 2009, verso le 11 del mattino, entravamo a Figueres: di strada verso Ceret, la tappa intermedia ci avrebbe permesso di visitare lo scoppiettante e folle Museo Dalì (*).
L'autoradio passò bruscamente da un non indimenticabile pezzo pop alla cronaca del giorno: a Pamplona era morto un ragazzo poche ore prima, vittima di una cornata durante l'encierro.
Dita sul cellulare e subito un messaggio al'amico Pietro, il nostro El Pana privato, che era proprio a San Fermin.
Poco dopo il bip-bip del suo sms ci rincuorò.

Con un pò di mesi di ritardo, ecco il suo racconto di quella cupa giornata.

Capuchino nel silenzio

San Fermin, 8 giorni di pura follia.

San Fermin,la festa resa famosa da Hemingway, 204 ore di alcol, tori e nottate ad aspettare le 8 di mattina, per vedere che il sole sorge ancora, per provare il brivido di correre di fianco ai tori.

San Fermin,12240 minuti vissuti tutto di un fiato,aspettati per un anno intero.

Stranamente quest'anno a San Fermin tutto si è fermato, la festa ha cessato di essere tale per un minuto, un minuto soltanto che però vale più degli altri 12239.

Tutto si è fermato alle 18,30 del 10 luglio.
La plaza de toros come sempre era gremita di aficionados, carichi di alcol e di cibarie e pronti ad assistere alla quarta corrida del 2009, però stasera il programma era diverso.
Dopo il paseillo ci sarebbe stato un minuto di silenzio per ricordare Daniel Jimeno Romeno, giovane di Alcala de Hemarez morto tragicamente nell'encierro di Jandilla.
Quella mattina siamo stati svegliati da un fiume di chiamate ed sms di amici che dall'Italia si sinceravano del nostro stato di salute, visto che la notizia di un morto durante la corsa dei tori era già arrivata in Italia.
Tutti a chiedersi: perchè eravamo li? perchè rischiare la nostra vita in modo così stupido, tutti a puntare il dito contro quegli ubriaconi che sfidano la sorte di fronte a dei tori.
La giornata è passata a chiederci cosa sarebbe capitato quella sera, se il clima di festa che si respirava nelle vie sarebbe cessato, e invece ci veniva detto che tutto sarebbe andato avanti come sempre, tranne per un minuto di silenzio prima della corrida.
Ma come? basta questo per ricordare la morte di un ragazzo?

Andando verso la plaza,alle cinque della sera, vediamo subito qualcosa di diverso. Alla fine dell'Estafeta,nel tratto di Telefonica in cui c'è stata l'incornata mortale, un pezzo di palizzata non è stata rimossa.
Si riescono appena ad intravedere i legni, visto che sono completamente coperti di foulard e sciarpe rosse, fiori, bicchieri di birra, magliette.
Nell'arena non si parla d'altro,e lo speaker invita il pubblico a partecipare al minuto di silenzio.
Poi entrano i toreri,seguiti dalla quadriglia. Arrivati davanti al presidente, ecco che tutto si ferma, e dal palco si alza un suono. E' il silencio di Roy Etzel. Tutti in piedi, immobili, ad onorare un nostro compagno, perchè tutti i mozos, tutti i corridori sentono tale il ragazzo morto quella mattina. Anche se di nazionalità diversa, di età diversa, sconosciuto, lo sentiamo vicino perchè come noi prende parte a questo delirio collettivo.
Tutta la piazza è immobile, tranne un cavallo, che continua rigirarsi su se stesso.
Tantissimi hanno lacrime che scendono sul viso, perchè in questi momenti è impossibile trattenerle.
Si sente qualche suono provenire da fuori dell'arena, dalle vie intorno, ma i 20000 presenti non fiatano.
E' un minuto che dura una vita, sentiamo quasi che il sangue si ferma nelle vene.
Poi un ultimo squillo di trombe, e si alza al cielo un applauso, quasi liberatorio, infinito, che dal ruedo si spinge verso il cielo.
Si, è bastato un minuto per onorare Daniel, e siamo fieri di farne parte.

Poi, purtroppo, veniamo riportati alla realtà.

Capuchino, il toro assassino, è il primo ad uscire, e ad attenderlo c'è El Fandi, un torero mediocre per un toro manso.
Ci sarebbe piaciuto vedere un Belador, un Bastonito di fronte a toreri che onorassero anche loro la memoria di questo giovane, senza cadere nel volgare e nello sterile autocompiacimento.
Non è stato così, purtroppo.


Però di questo Pamplona 2009 porteremo sempre nel cuore quel minuto fra i 12240, alle sei e mezza del 10 luglio, e un giovane che era nato per correre, e che ci ha lasciato correndo.

(foto Campos y Ruedos)

mercoledì 20 gennaio 2010

Costoletta e gli altri

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Costoletta.
Mica filetto o scamone, costoletta.
Anzi Costoletta, maiuscolo.
Joaquin Rodriguez, nato a Siviglia nel 1729 e al quale dobbiamo la primogenitura della veronica, l'intuizione del volapié e qualcos'altro ancora, era figlio di uno scorticatore del matattoio della città andalusa.
Divenuto torero, Joaquin Rodriguez decise di assumere come nome d'arte Costillares.
Costoletta, appunto.

Ora, naturalmente non basterebbe un saggio intero per scandagliare il tema dell'apodo, del nome d'arte in tauromachia, dello pseudonimo torero.
Le ragioni, le origini, le declinazioni.
Rimandiamo quelle riflessioni o quegli studi ad un altro tempo, ad altri momenti: ma c'è che Jacques Durand nell'antologia di suoi pezzi Chroniques du sable (ed. Atlantica) ha dedicato un paio di pagine all'argomento, tra aneddoti gustosi e ricerca rigorosa.
Due pagine irresistibili, pazzescamente romantiche, roba d'altri mondi e d'altri tempi.

Si scopre che insomma, oltre alle veroniche e al volapié, Costoletta ci ha lasciato anche la tradizione del soprannome, l'altro io attraverso il quale l'uomo si fa torero, il nome che è ora definizione, ora prospettiva, ora individuazione di quell'altro mitico sé.
Il nome del torero, il nome da torero, che popola l'immaginario mondiale della tauromachia, che dà quel tocco di esotismo supplementare e definitivo, che rende magica e ogni volta ricca di mistero la lettura del cartellone.
Oggi ne girano pochi, ne girano meno: El Juli, El Cid, qualche Morenito, e poco di più
El Fundi dice che del suo nome d'arte non ne sa nulla, e consiglia di rivolgersi al nonno per le spiegazioni.
Altri tempi, nuovi tempi.

Però aveva iniziato Costoletta.
E dopo di lui, il diluvio.
Nessun dominio umano ha avuto la possibilità di sottrarsi al saccheggio.

La geografia e la toponimia ci hanno lasciato un Niňo del Biafra (!), uno Smilzo di Cordoba (Finito), o degli Zingarelli di Triana.
Il mondo delle professioni ha visto sfilare Il Tassista, L'Esattore, Francisco Gonzales Patatero, o anche Il Sarto.
La zoologia di suo ha regalato alla tauromachia dei Galletti, dei Coniglietti (Conejito), dei Lupi, la Lumaca, un Puma, uno Scarafaggio.
La meteorologia poi ha scaricato nelle arene Il Sole (Carlos Malaga El Sol), Il Tuono (Antonio de Andres El Trueno), Il Tormenta e Il Fulmine.
Tutti toreri.
E siamo solo all'inizio.

La religione, prevedibilmente, non si è fatta scappare l'occasione: abbiamo avuto un Chierichetto, un Vescovo (El Obispo, grande), un Bimbo delle Monache, una manciata di Frati e anche Manuel Reyes El Catolico.
Avanti.
C'è stato un Nerone delle Cinque della Sera (enorme), un paio di Napoleone e pure quello Spartaco che deve il soprannome al manager El Pipo, che un giorno gli profetizzò: tu sarai il miglior gladiatore della tauromachia, come Spartaco lo fu a Roma.
A questo punto e' lecito pensare, mi viene da dire, che pure El Pipo fosse un soprannome non casuale.

Ma non è ancora il momento di fermarsi.
L'orticoltura ha prodotto Insalata, Melone, Limone e soprattutto l'ineffabile L'Ortolano.
Ancora, tutti toreri.
Sembra che L'Emozionante (il cordobese Rafael Munoz) non lo sia stato un granché e che Manuel Casado El Desconocido, Lo Sconosciuto, tale sia rimasto; un cancro al pancreas avrà ragione del messicano L'Impossibile e un novillo ucciderà nel 1944 Tomas Azcarraga L'Improvvisato.

Tutti toreri scesi nell'arena.

Desperdicios, Scarti, si fece enucleare l'occhio destro da Barabbas, toro di Concha y Sierra, nel 1857 al Puerto de Santa Maria: preso un fazzoletto in mano, recupera l'occhio dicendo appunto sono solo scarti.
Morirà a Siviglia una trentina d'anni dopo, e al funerale la bara sarà portata in spalle dalla crème dei toreri dell'epoca: Il Grassoccio, Testona, Il Marinaio, Checco.

In quel periodo tra l'altro il destino ci va pesante con quegli audaci che a pseudonimo eleggono Pepete.
Il cordobese José Rodriguez Pepete (il numero 1, via) si fa uccidere da Cocinero di Miura a Madrid, il 20 aprile 1862.
Natìo di Siviglia, José Rodriguez Pepete 2 finirà di respirare incornato da Cantinero di Zalduendo, in un angolo della Navarra nel 1899.
A Pepete 3, quel José Gallego che aveva la tessera numero 13 del monte di pietà dei toreri, non andrà meglio: la luce si spegne a Murcia, il 7 settembre 1920, sotto i colpi di Estudiante.
Ci penserà Pepete 4, José Carvajal, a voltare pagina: morirà nel suo letto.

Il Chierichetto, Il Tassista, Il Marinaio...chi sceglie più, oggi, pseudonimi così romantici e assoluti?
Certo i tempi sono cambiati e blablabla, certo avere una pagina web con indirizzo www.ortolanoiltorero.com farebbe soffocare di risate il mondo intero...però è un peccato.
Si perde un pezzo di tutta la faccenda.
Ma se si affaccerà sulla scena un nuovo Nerone delle Cinque della Sera io, e questa è una dichiarazione ufficiale, sarò disposto a fare migliaia di chilometri in un solo giorno per sedermi all'arena.
Sarebbe il minimo.


(foto Ronda - Istres 2009)

martedì 19 gennaio 2010

Los Toros di Michael Crouser


Come per magia da ieri, 18 gennaio, fa bella e imperiosa mostra di sè nella libreria del nostro inadeguato salotto una copia di Los Toros di Michael Crouser.
Permettetemi la divagazione del tutto personale, ma da anni non sospiravo tanto l'arrivo di un libro: per una inaspettata e benedetta sorpresa ora eccolo qua.

Su queste pagine l'opera del fotografo americano aveva già fatto capolino un paio di volte: eravamo incantati a distanza da quelle immagini, sbirciate di nascosto su qualche sito internet (seguite i link, ne trovate qualcuna), rubate alla rete come fossero un gioiello inarrivabile, ritrovate poi in altre piazze virtuali grazie alle infinite trame della connessione mondiale.

Le foto di Crouser soffiano eternità su chi si sofferma ad contemplarle.
Lo sono, eterne.
Fissano attimi perfetti, congelano l'essenza della tauromachia in uno sguardo o in uno scarto, nel profilo di un corno o nell'ombra di un corpo, raccontano con parole gravi e barocche.
E' pellicola e non digitale e si vede: le sue immagini hanno uno spessore unico, una grana romantica e dimenticata, una luce severa e senza tempo.
Le senti respirare, le foto di Crouser, senti il loro cuore che batte.

Arte, eccezionale arte.


(foto Ronda - il sacro libro qui sul tavolo)

domenica 17 gennaio 2010

Macchie


Sud della Francia, Graud-du-Roi, nella provincia del Gard.
Pochi abitanti in inverno, che a stare alle parole del barista Mezy vanno moltiplicati per cento nei periodi estivi: e chi meglio di un barista per avere un occhio preciso sulla folla dei mesi caldi.
Graud-du-Roi è una stazione balneare, costumi, ciabatte, telline.
Un sacco di telline.
Telline.
Che non esistono né sulla costa Basca né nei ventiquattro volumi dell'Enciclopedia Britannica di Adam e Charles Black, edizione 1932.
Qua ce n'è un mare, di telline, preda estiva di pescatori, poi di frigoriferi e cartocci, infine di sonnecchiosi bagnanti che le gustano una ad una al fresco dell'ombrellone.
Un luogo inadatto alla tragedia, insomma, questo Graud-du-Roi.

Ciononostante, lì si danno di tanto in tanto delle corse di tori.
Corride lineari, modeste, senza particolari slanci o scariche di adrenalina, così come le vacanze al mare, la spiaggia e le stuoie, o così come l'arena di recente costruzione, sempliciotta, banalotta.
L'aficionado, costituzionalmente inquieto, qui mai vive la deliziosa e implacabile tortura di sapere se troverà o no un biglietto.

Il 17 maggio del 1992 l'arena balneare di Graud-du-Roi accoglieva una novillada.
Pochi minuti prima del paseo in quel corridoio sacrificato e stretto che conduce alla pista, Ramon Soto Vargas, banderillero gitano del novillero Marcos Sanchez Mejias, mostrava ai colleghi la macchia che ornava i pantaloni del suo abito di luci verde e nero, rifinito delle tradizionali palline bianche.
Si era pisciato addosso.
Dalla paura, lo faceva regolarmente.
L'incongruità di questo sentimento strideva col dolce rumore dei pedalò di Graud-du-Roi, appena di là dalle mura dell'arena, e faceva ridere anche lui.
Ramon Soto Vargas, banderillero modesto, quel giorno si era modestamente occupato dei novillos di Gilbert Mroz.

Nello stesso costume verde e nero, il 13 settembre, toreava a Siviglia agli ordini del debuttante Leocadio Dominguez.
Secondo paio di bastoni ad Avioncito, novillo di Conde de la Maza.
Ramon Soto Vargas si fa prendere, giravolta, cade.
Ma si rialza velocemente, riprende la sua capa, e si rimette all'opera: un paio di passi per fissare Avioncito, il suo mestiere.
E' a quel punto che un altro subalterno, Juan de Triana, si accorge di una piccola macchia di sangue sulla camicia del collega.
Gli consiglia di andare all'infermeria, Ramon Soto Vargas esita ma poi ci va, a piedi, camminando.
E borbottando tra sé e sé per quel fastidioso contrattempo, dà un occhio all'orologio della plaza: otto meno dieci.
Alle dieci e tre quarti Ramon Soto Vargas moriva sul lettino dell'infermeria.
Il corno di Avioncito gli aveva bucato i polmoni, e accarezzato il cuore.

(foto Ronda)

giovedì 14 gennaio 2010

A Ceret le corna sono corna

CERET 2009

Si sa, questo blog ha una predilizione per un paio di arene francesi, Ceret tra queste.
Sul sito dell'Adac, l'associazione degli aficionados ceretani, è comparso da qualche giorno un comunicato di cui ci facciamo volentieri megafono, tanto più che non solo merita di essere messo in circolo, ma pure (paradossalmente o no?) gli aficionados franco-catalani lamentano il fatto che la stampa specializzata non abbia dato eco alla cosa.

"Come ogni anno l'Adac, di concerto con i veterinari taurini fa procedere (quando il regolamento dell'Unione delle Città Taurine di Francia non l'impone per arene di seconda categoria) ad un'analisi sistematica delle corna dei tori combattuti a Ceret. La scelta dei tori è lasciati agli stessi veterinari, con criteri che sono solo loro. I membri dell'Adac ignorano quali siano gli animali che saranno analizzati, e non intervengono mai in questa scelta.
Ogni anno durante l'inverno i veterinari vengono a commentare durante una serata pubblica i loro risultati, punte delle corna al seguito.
I media taurini e gli aficionados sono invitati alla serata.
Nonostante questi sforzi di trasparenza, unici in Francia e probabilmente in ogni altra parte, non possiamo che deplorare l'assenza dei media a queste serate.
L'Adac ha dunque deciso di pubblicare sul suo sito queste analisi, così ogni aficionado potrà trarre le sue proprie conclusioni."

Seguono i dati emersi dalle analisi, che vi risparmio ma che potete leggere sul sito, dai quali in ogni caso emerge lo stato di integrità delle corna prese in esame.

Le conclusioni sono chiare: "Conformemente al regolamento dell'UVTF, non avendo nessun toro avuto perdita di sostanza da entrambe le corna, non ci possono essere sospetti di afeitado".
Occorre ricordare che per afeitado si intende una endemica malattia della corrida, o meglio di una certa corrida: quella nelle mani di impresari e toreri, di manager e superstar, che non esitano a far passare dal barbiere i tori per addolcire le loro asperità, mettiamola giù così.
Una frode di cui già ci parlava Hemingway.
Ma qua sotto ai Pirenei la limatura delle corna è una barzelletta, una notizia di cronaca che arriva da arene lontane, una brutta storia di cui parlano di là dai monti: qui non è di casa.

Come sottolinenano in chiusura quelli di Ceret, sapendo che da un lato "è molto difficile, se non impossibile e soprattutto quando sono molto armati, trasferire sei tori dal campo all'arena senza incappare in qualche piccolo incidente", e dall'altro che "i veterinari scelgono in assoluta libertà gli animali, in funzione dei dubbi che potessero avere", c'è da "essere legittimamente soddisfatti dai risultati di questi analisi", che spingono l'Adac a proseguire lungo la strada della difesa dell'integrità del toro da combattimento.

All'Adac sono aficionados seri: che proseguano così, con amore per la corrida e rispetto e devozione verso il toro.
Secondo week-end di luglio, feria di Ceret: anche per queste notizie, la caldeggiamo.


(foto Ronda - recinti di Ceret, 2009)

martedì 12 gennaio 2010

Cesar Rincon e Bastonito

Era il 7 giugno del 1984 e a Madrid il caso diede appuntamento a Cesar Rincon e Bastonito, di Baltasar Iban.
Il loro rendez-vous è da allora trasceso dalla cronaca alla leggenda: per gli aficionados il nome di Bastonito evoca suggestioni quasi mitologiche, i presenti a Las Ventas quel giorno sono assurti al rango di testimoni della storia, e le vhs clandstine sono passate di mano in mano per decenni, preziosa eredità da trasferire alle nuove generazioni, inestimabile patrimonio da condividere.

Avevamo visto Bastonito e Rincon a Parigi, una sera di ottobre.
A volte all'arena capita di scoprirsi la pelle d'oca, sotto il cotone della camicia o a fior di pelle sotto il sole del pomeriggio: ma quando i brividi bucano lo schermo, allora davvero si è di fronte a qualcosa di grande.
Cose che capitano raramente, molto raramente, la corrida costituzionalmente impossibilitata a sopportare la riduzione ai 20 pollici, la differita, lo zoom estremo e il rewind.

Quelli della Cabana Brava di Saragozza, sia lode a loro, hanno messo online il video di Rincon e Bastonito.
Finisce subito qui, sulle pagine di Alle cinque della sera.
Per le stesse ragioni di cui sopra, il blog non ospita video: in ormai due anni di attività l'onore è toccato, sino ad ora, al solo Clavel Blanco.
Questa seconda eccezione era cosa obbligata.

Guardate Bastonito e Cesar Rincon combattere, è un'ode alla tauromachia.

domenica 10 gennaio 2010

Week-end a Rimini




Qualcosina si trova anche lì.

(foto Ronda)

giovedì 7 gennaio 2010

Scelte precise

CERET

Arrivano le prime notizie, quelle ufficiali e quelle che filtrano, sulle scelte delle arene francesi rispetto alla nuova stagione che si avvicina al debutto.
Conforta vedere che la scelta di ganaderias interessanti, di encastes rari e sempre meno appetibili alle star, di ferri duri e bravos, è confermata con ostinata passione di là dalle Alpi e di qua dai Pirenei: soprattutto le piazze più piccole tengono duro, bene.

Se Arles, di cui diremo presto, per Pasqua passa dalle tradizionali 4 alle 5 corride previste , con la novità di una corrida concorso alla domenica mattina, e se da Nimes, Bayonne, Mont de Marsan o Dax ancora non trapelano che poche sfilacciate indiscrezioni, è dalle plazas della provincia e dei paesi che giungono le notizie più gustose e appetibili.

Così San Martin de Crau, per la sua feria dell'ultimo week-end di aprile ha prenotato un lotto di Prieto de la Cal: di quei tori per i quali il sottoscritto si farebbe volentieri centinaia di km; alla corrida della marchesa si aggiunge una novillada con tre allevamenti francesi.
E così anche, da Parentis en Born comunicano che le due novilladas che compongono la tradizionale feria di inizio agosto saranno per i veragua di Prieto de la Cal (anche qui) e i saltillo di Moreno Silva: certo Parentis non è dietro l'angolo, ma chi si trovasse in zona non si lasci scappare la doppietta.
Istres (terzo week-end di giugno), a stare alle parole di Viard su Terres Taurines per ora solo debolmente smentite dall'impresa, dovrebbe far correre un encierro di Cebada Gago e due corride più commerciali: se così fosse, l'arena perderebbe la connotazione torista che l'aveva caratterizzata nelle ultime stagioni, e ce ne dispiaciamo.
A Ceret pare invece che stiano lavorando al ritorno dei Coimbra, e visto il successo dell'anno scorso l'idea è felice, e ad una novillada di un'altra divisa portoghese quasi sconosciuta. La rosa di nomi che filtra, e dalla quale usciranno i tori per gli altri due appuntamenti (sì, quest'anno una novillada in più), è allettante: Fidel San Roman al mattino, per esempio, è un buon modo per iniziare la giornata. Dal 9 all'11 luglio.
A Vic invece si confermano scelte precise ma francamente di poca fantasia, per la Pentecoste taurina: Palha, Victorino ed Escolar le possibili corride, Flor de Jara la novillada più la concorso ancora da comporre, perlomeno a stare a qualche indiscrezione filtrata qui e là.
Il tutto ha un pò il sapore del già visto, e qualche dose di fantasia o coraggio in più non avrebbe guastato.
Ma oggi su Terres Taurines è definitivamente diventata di dominio pubblico una notizia che gli aficionados si comunicavano quasi segretamente per mail o sms: l'arena del Gers potrebbe vedere quest'anno la clamorosa presenza de El Juli.
Già l'avevamo visto nel callejon l'anno scorso, durante la concorso, e i più smaliziati avevano ipotizzato che il suo passaggio non fosse del tutto casuale: in ogni caso El Juli potrebbe davvero essere presente nel ciclo vicois, tradizionalmente popolato di gandaderias dure e toreri gladiatorii, e pur con tutti i retropensieri del caso (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende, diceva qualcuno) il suo nome associato a quello di una ganaderia per Vic è notizia succulenta.
Infine pare che a Carcassonne si confermerà una novillada di Miura e l'altra sarà di Dolores Aguirre o di Palha, il tutto a fine agosto.

Altre arene stanno scegliendo i tori da combattere per il 2010, e mancano ancora notizie da altre tradizionali roccaforti toriste (Beaucaire, dove sembra torneranno i Palha), o Alès, o Roquefort: ma sta di fatto che la Francia si conferma luogo privilegiato per vedere corride di tori che siano tori, per corride in cui la bravura è il primo motivo di emozione e interesse, per corride vere.

Mano alle agende, c'è da programmare la temporada.

(foto Ronda - a Ceret sul burladero viene disegnato il ferro della ganaderia che combatte)

martedì 5 gennaio 2010

Manolete al cinema


Su premurosa imbeccata di un lettore segnaliamo che dopo un'orgia di rinvii, peripezie, annunci e smentite, il tanto vituperato film su Manolete uscirà in Italia venerdì 22 gennaio.
Pare che Adrien Brody, a cui è toccato impersonare il torero cordovese, si sia allenato un paio di mesi alla scuola taurina di Madrid.
Qua una sintetica scheda e il trailer.

lunedì 4 gennaio 2010

Sterminatori di animali

TARDIEU

Attraverso il blog di Rosa Jimenez Cano (*) abbiamo letto un nuovo pezzo pubblicato da El Pais, il tema è quello caldo di questi giorni: il dibattito in Catalogna e la prospettiva abolizionista.
Autore è quel Javier Marias affermato scrittore di fama internazionale che qualche anno fa raccolse un sucesso completo, di critica e pubblico, con il suo Domani nella battaglia pensa a me (in Italia per Einaudi, credo).
Marias, che premette con onestà di non amare le corride di tori, e che il loro divieto non gli cambierebbe la vita, pone però alcuni argomenti di solida sostanza in opposizione a questa iniziativa antitaurina.
L'articolo, Los Extedminadores de Toros, merita una lettura: qua diamo traduzione di un paio di passaggi, a nostro avviso i più significativi.

"Così premetto che non sono aficionado alle corride e che si contano sulle dita di una mano le volte in cui ho assistito ad una di esse, e avanzerebbe pure qualche dito.
Non tengo nemmeno nessun contatto con il mondo del toreo e neppure ho mai ricevuto un euro da nessuno introdotto in esso.
Se si proibissero le corride, non cambierebero né la mia vita né le mie abitudini.
Ma neppure ho nulla contro di esse, e nell'iniziativa popolare catalana che ha fatto sì che i politici della regione acconsentissero a dibattere della loro possibile abolizione in quel territorio, vedo solo la brama di proibire ciò con cui non si è d'accordo, una ulteriore prova che lo spirito dittatoriale e franchista continua a inondarci e avvelenarci."
(...)
"Coloro9che vogliono farla finita con le corride, insomma, quello che pretendono (o che rischiano di ottenere senza rendersene conto) è estinguere una specie, che senza di esse non sopravviverebbe.
Al massimo si destinerebbero a riproduttore qualche torello, e sicuramente si sacrificherebbero alla nascita la maggioranza dei maschi.
Invece di farlo in un'arena, dopo aver dato loro una vita piena e libera di quattro anni, si farebbe in segreto, appena partoriti.
Se questo lascia tranquilli gli antitaurini, mi spieghino perché.
Perché, supponendo che i taurini siano "torturatori di animali", i nemici della corrida sarebbero sterminatori di animali.
E francamente tra i primi e i secondi, preferisco di gran lunga quelli che almeno danno la morte in un combattimento, dopo aver concesso una vita.
Gli altri non solo non darebbero questa vita, ma nemmeno la sopravvivenza al toro bravo."

(foto Ronda - ganaderia di Tardieu Freres, Arles)

domenica 3 gennaio 2010

Partiamo male




Ok si ricomincia, finita la (cortissima) settimana di vacanza si ritorna alle attività: lavoro e blog.
Il duemiladieci lo iniziamo male, d'altronde non c'è mai limite al cattivo gusto.

Qua sopra, il cartel per la feria de Abril a Siviglia: terribile.