venerdì 29 luglio 2011

Resistere

"Questa attitudine torera che consiste appunto nel non fare nulla - non fuggire, non rinculare, non scomporsi, non tremare - è ciò che si chiama l'aguante. Uno dei rai termini intraducibili del vocabolario taurino. Noi abbiamo scelto reisstenza, che evoca la forza del combattente che protegge il suo territorio. No pasaran! Non passerà. Il nemico. Più modestamente, qui, l'avversario, il toro. O piuttosto: passerà, ma non su di me. Passerà ma là dove io lo farò passare."

Francis Wolff, Philosophie de la corrida - ed. Fayard 2007

Aguante è quello di Sergio Flores, imberbe messicano, che a Ceret di fronte a uno mostro di veragua non muove di un millimetro muscoli, nervi e pelle, con il corno di quello che gli accarezza la giacchetta.
Aguante é Cesar Rincon con i piedi piantati nella sabbia che mette la muleta davanti e si mette in mezzo ai binari sui quali un treno lanciato a tutta potenza corre per travolgerlo.
Aguante è José Tomas che rivolta la capa, la gira dietro le spalle e in mezzo alla pista offre prima il petto, il cuore, la vita, e solo poi la stoffa.

Aguantar è resistere. Tenere la posizione, sangue freddo, coraggio, immobilità.

Il 3 luglio a Parigi, nel parco delle antiche arene di Lutezia, un gruppo di aficionados del club taurino locale si è dato appuntamento per una sessione all'aria aperta di toreo de salon. Potremmo discutere parecchio sull'evanescenza di queste ambizioni, sul gusto un pò bourgeois che ha l'iniziativa, sul sentimento di disorientamenteo che lascia e in ultima istanza sull'opportunità di quell'incontro. Ma non è questo il punto, ed in ogni caso quelle persone avevano tutto il diritto di fare quello che erano intente a fare.

Un gruppo di attivisti anticorrida - venuti a conscenza della cosa - si è riunito in quello stesso spazio, quello stesso giorno, per protestare la sua contrarietà alla tauromachia. Potremmo discutere ancora parecchio sulla violenza di quei gesti e di quelle urla, sulla volgarità di quelle donne non più esili che sfarfallano in mezzo al gruppo irridendo l'impegno di quegli appassionati, sul senso di vomitevole fascismo che ha ogni gesto indirizzato ad impedire la libera espressione degli uomini, e in ultima istanza sull'opportunità di quella contro(?)manifestazione. E' già più questo il punto, ma non ora, ci torneremo.

Il punto è l'aguante.
Mentre i i fascioanimalisti soffiano nei fischietti e gridano slogan ignoranti, mentre qualcuno di loro scimmiotta grottescamente i gesti degli aficionados, mentre il gruppo di amatori viene circondato e stretto da persone ostili, cartelli, stricioni.
Mentre tutto questo, il maestro aguanta. Non replica, non reagisce, non si scompone.
Resiste, non cede terreno, comanda. Prosegue.
Torea.
Aguante.


domenica 24 luglio 2011

JT is back


Ne parlano tutti, evidentemente, e Rosa Jimenez Cano lo fa con la consueta lucidità.

A Valencia c'erano anche un paio dei nostri compagni.
Ieri verso le 11 di sera, non è dato di sapere in quali condizioni di euforia o emozione o angoscia, ci hanno inviato queste simboliche parole:

"Puro epos. Primo toro medio. Secondo, apre faena con estatuario. Voltereta terribile. Per un attimo sembra finita. Sul limite di fine carriere. Rientra e per un attimo sembra perso poi delirio. Puro acme della dimensione tragica del toreo."

venerdì 22 luglio 2011

Umili e fenomeni


Se conoscete il francese prendete questo libro e leggetelo.
Se non conoscete il francese fate un corso e studiatelo, e poi prendete questo libro e leggetelo.
Perché che Jacques Durand fosse una delle penne più ispirate, eleganti ed evocative della letteratura taurina lo sapevamo; ma che un libro, un solo libro, potesse toccare questi livelli di romantica poesia, di pienezza, ecco dovevamo leggere questo per scoprirlo.

Gli Humbles et Phénoènes del titolo sono quegli uomini che fanno la corrida, quelli che si vestono di luci e quelli che se ne consumano nell'ombra, quelli a cui il toro ha regalato la vita e quelli che all'arena hanno trovato la morte, quelli che sognano, quelli che sudano, quelli che lottano e quelli che ricamano.
Toreri e areneros, albergatrici e vaccari, puntilleros e appassionati.
Jacques Durand ci dipinge le loro storie, storie che raccontano di polvere o di argenteria, di vino rosso o di champagne frizzante, di miseria o di lusso: e lo fa con la sua prosa barocca, avvolgente, unica.

Tra gli Umili e Fenomeni c'è El Cordobes che a Nimes, uscito in trionfo dall'anfiteatro e già all'apice della carriera, mentre in albergo lo aspetta un ricevimento dorato, fa fermare l'autista di fianco a un campo di pomodori e ancora vestito con il traje ci si infila furtivamente, ne ruba qualcuno che poi mangia dietro a un cespuglio, nascosto.
C'è Alain Steva che negli anni '60 provò ad essere torero di Francia, fallì e si tolse la vita: lasciò un biglietto, "vestitemi con il mio traje de luces". L'aveva indossato una sola volta.
C'è il misconosciuto El Pinturero che, spaventato più dall'acqua che dai tori, arrivava all'arena in paracadute. Morì annegato al largo di Cartagena, in Colombia, un colpo di vento lo fece precipitare nell'oceano.
Ci sono Dolores e Milagrosa, due sorelle du Burgos che a Madrid gestivano una pensione dove davano albergo ai maletillas che passavano di lì. C'era sempre un piatto di zuppa per ognuno di loro.
C'è Canelo, un passato da subalterno e un presente da muratore: sta costruendo un'arena in muratura, mattone per mattone, nel suo villaggio natale. Da solo. Servirà come spazio per una scuola taurina.
C'è quel torero che un giorno ad Arles brinda un toro a Picasso: il pittore, per ringraziarlo, gli autografa un suo disegno e glielo fa avere. Arrivato all'hotel, il torero è furioso: "questo pittore è un cane...gli brindo un toro e lui mi ripaga con questa crosta".

Ci sono queste e altre cento storie, straordinarie.

giovedì 21 luglio 2011

Il toro non sbaglia mai, alla radio


Ora di Matteo Nucci avete anche la voce: a questo link è possibile ascoltare la puntata di Fahrenheit (Radio Tre) con il nostro a parlare del suo libro e di tori.
Se l'è cavata alla grande, prendetevi una pausa e godetevi l'intervista.

martedì 19 luglio 2011

Il fiocco di Conchi Rios


Mi aveva colpito, un paio di settimane fa, la notizia che Repubblica online sparava in homepage: Conchi Rios, la novillera andalusa, incornata a Rieumes.
Si era alle solite, in Italia gli organi di informazione si occupano della corrida solo quando c'è da riferire di qualche episodio tragico, o che evidenzi il carattere cruento di una corsa di tori.
Con tutto il rispetto del caso, Rieumes non è certo il centro di gravità del mondo taurino, e nemneno una cornata lo sappiamo non è un evento straordinario: e pure Repubblica riprendeva il fatto, pubblicava una galleria di immagini, commentava.
Ecco, quei commenti davano davvero fastidio: in particolare quel passaggio preciso in cui si sentenziava che il grave incidente alla novillera riproponeva "il problema delle corride ormai proibite in molte località".
Ma pensa. Come se gli abolizionisti brigassero tanto perché hanno a cuore i lombi dei toreri.
E con lo stesso argomento, visto il numero di morti in allenamento o in partita in questi anni (senza parlare dell'ecatombe di cinquantenni panciuti e inadeguati che lasciano le penne con regolarità sui campi da calcetto), morti che per inciso sono ben di più dei toreri uccisi, anche il calcio dovrebbe chiudere.

Il Corriere, la Gazzetta e un buon numero di altre testate fecero da eco a quella vicenda.
Sembrava che in Italia non si dovesse parlare d'altro della cornata ricevuta da Conchi Rios a Rieumes.

Ecco, con una discreta meticolosità lunedì al ritorno da Ceret ho fatto passare quegli stessi giornali, ma non ho trovato una sola riga di nuovo sulla novillera.
Perché la ragazza domenica 10 luglio si è presa la briga di tornare a toreare niente meno che a Las Ventas, e con i punti ancora nella carne ha messo la muleta davanti e ha aperto la gamba di uscita, ha guidato le cariche del suo toro con autorità, ha chiuso con una spada sincera e totale.
Due orecchie per Conchi Rios a Madrid, un pundonor torero da antologia, gli aficionados del tendido 7 che si accalcavano all'uscita per applaudirla di là dalla porta grande.

Neanche una riga, appunto, su Repubblica & Co.
Quindi ci pensiamo noi, riprendendo quelle scritte da Juan Pelegrin sul suo blog: "Que no, que no me estoy pasando, que esta chica no inventó el toreo, pero fue a Las Ventas a dejarse todo lo que tenía con el muslo abierto por un cornadón de hace quince días. Resultó, además, que lo que tenía le valió para estar mejor que la mayoría de los matadores y novilleros que han pasado este año por Madrid. Ligó las tandas, toreó (bien) por los dos pitones y mató (en el primero se tiró más recta que una vela, pero pinchó) . Por supuesto, como todo novillero, necesita mejorar. Eso ya lo sabe ella. Un conocido aficionado, para mí el único con personalidad distinguible que queda en la plaza, sonreía contento y feliz como un crío gritándole desde la barrera. Luego estaba el primero para verla salir de la plaza. Rosco no acostumbra a regalar nada."

Juan Pelegrin è il fotografo di Las Ventas ed è l'autore della foto qui sopra: il fiocco di Conchi Rios quella domenica, un paio d'ore prima del trionfo.
Chi sa quella ragazza quanto deve aver desiderato di annodarlo di nuovo, in quei giorni sul letto dell'ospedale.

(foto Juan Pelegrin)

venerdì 15 luglio 2011

Javier Castaño e Cortesano

Esattamente una settimana fa, domenica, a Ceret.

Una domenica inebriante a Ceret, per il rosa del vino fresco che ha innaffiato aperitivo e pranzo e per il grigio piombo dei saltillos che hanno fatto tremare la terra al mattino e vibrare i cuori al pomeriggio.
Una domenica calda a Ceret, per quel sole che dominava i monti e il paese e che picchiava come un bastardo, e per il fuoco che avevano i tori nelle vene.
Una domenica infinita a Ceret, perché la grandezza della corrida non ha limite, e perché quel combattimento resterà per parecchio e forse per sempre nella memoria degli aficionados presenti.

Javier Castaño è un uomo di una settantina di chili, è nato nel settembre del 1980 e chi sa se ha dei tatuaggi, per ora non è dato saperlo: vestiva di bianco, d'altronde si era di domenica.
Cortesano era un toro grigio di 5 quintali e mezzo, e lui invece due tatuaggi li portava, il numero 67 e il ferro di Escolar Gil: cinque anni e rotti a pascolare nella campagna, ed ora eccolo qua.
I due si sono incontrati un pomeriggio a Ceret, a quell'ora in cui il sole comincia a mollare la presa e il rosé invece continua a lavorare nelle vene e nei pensieri.
Cortesano è uscito per secondo, ha girato a destra e subito ha galoppato per la pista: arrivato dall'altra parte ha sfasciato quattro assi, che sono finite per aria quasi fossero bastoncini dello shangai. Come per un immaginario fuoricampo, ha corso lungo tutto il perimetro andando a timbrare le basi: ogni burladero ha pagato pegno alla forza delle sue corna, e il prossimo inverno la gente di Ceret avrà il suo bel da fare per riparare quelle plance.

Javier Castaño osservava insolitamente calmo e distante, quasi l'avesse bevuto lui quel rosé bel fresco, fino a che non decideva di uscire dal suo angolo: i due si fermavano l'uno di fronte all'altro, a studiarsi immobili, per qualche secondo elettrico e plumbeo.
Poi l'uomo scuoteva la capa, il tempo riprendeva la sua marcia, e i muscoli di quel toro tremavano: un balzo in avanti, le corna dentro nella stoffa rosa, i primi olé rauchi dell'arena.
Veroniche, semplicemente.

Di nuovo fermi, da sotto al corridoio arriva il clangore dei metalli e lo scalpiccio degli zoccoli: entra il picador, si fa silenzio; uscirà dieci minuti dopo, lo accompagnerà un boato.
Ecco, in quel tercio de varas che regola i conti tra Paco Maria e Cortesano accadono alcune cose straordinarie, ma davvero straordinarie, che da sole raccontano tutta la grandezza della corrida.
Cortesano attacca quel cavallo con il cuore e con i muscoli, va a morire contro quel fortino con tutta la forza che millenni di battaglie nei campi gli hanno trasmesso, si catapulta contro quel gigante armato con bravura, rabbia, dignità.
Paco Maria per tre volte conterrà quella carica torrenziale, con una paradossale compostezza e un'eleganza rara.
E poi Javier Castaño.
Che è lì a difendere il cavallo, che è lì pronto ad allontanare il toro, che è lì ad osservare Cortesano ancora una volta in posizione.
Cortesano esita qualche secondo, tutta l'arena trattiene il respiro, il picador ha la lancia tesa.
Il tempo si ferma. Cortesano è fermo. Castaño si leva la montera dal capo, e con un gesto preciso la lancia verso il centro dell'arena, a cadere a poche spanne dal muso del toro.
Che, folgorato, scatta furiosamente verso il cappello, ora corre, poi vede il cavallo e lo travolge un'altra volta. Siamo in visibilio. Per Castaño non è ancora sufficiente, interviene subito e con un quite a una sola mano leva il toro dal castigo.
Tutta l'arena è in piedi.

Esce in trionfo, quel picador, e gli danno il cambio i subalterni: Cortesano ne ha anche per loro, li segue inarrestabile fino alle assi.
Javier Castaño dev'essere in stato di grazia, al terzo paio di banderiglie il suo uomo è inseguito dal toro, lui esce dal burladero: intervento a cuerpo limpio, a corpo nudo senza l'ausilio della capa.
Torero.

Poi i due si trovano soli: il bianco dell'abito, il rosso della muleta, il grigio del manto.
La faena è intensa, Cortesano è spalla e nemico, partner e avversario. Cortesano è un toro bravo, è un toro superiore, vede la muleta e si lancia, abbassa la testa, sbuffa e carica.
Il torero resiste, contiene, comanda. Si parte sul corno destro, serie di tre o quattro passi, e poi la chiusura con il petto. Gli olé fanno tremare i gradini.
A sinistra i due continuano a cercarsi, sfidarsi, combattere: a sinistra l'intensità di quell'incontro aumenta, ora è assoluta, è tutto così vero.
Un'ultima serie, con un ginocchio a terra, indescrivibile: gli olé ora fanno paura.
Tutti in piedi, tutti.

E' ora di morire.
Javier Castaño vuole vincere, trionfare, rimanere a Ceret per sempre.
Si profila, punta la spada, e succede l'incredibile: recibiendo.
Recibiendo a Cortesano, che è un toro bravo con ettolitri di casta nel sangue, che ha i muscoli che sono dinamite e che è duro come il marmo.
La spada entra nelle carni, Cortesano è vinto ma ancora non lo sa: ci penserà un descabello imperioso, rabbbioso, a completare quell'opera grandiosa.

La gente ora non è più in piedi.
E' in cielo, è in orbita, è nell'iperspazio.
Sventolano i fazzoletti ma non ce n'è nemmeno bisogno, dal palco della presidenza ne cadono insieme due bianchi e uno blu, certo, trionfo per Castaño , giro d'onore per Cortesano.

Passa il toro trainato dalle mule lentamente, molto lentamente , tutti lo omaggiano e Castaño lo accarezza: poi l'alguacil gli tende le due orecchie, il torero le stringe e inizia la vuelta: si fa accompagnare dal suo picador, e tutti li festeggiano.

Cortesano e Javier Castaño, una domenica a Ceret, dove la corrida è una cosa grande e le cose grandi non muoiono mai.

(foto Ronda, i due protagonisti)

giovedì 14 luglio 2011

Ceret: due giorni di tori




Come già l'anno scorso, l'Adac ha programmato subito per il sabato mattina la scommessa del ciclo: quattro novillos portoghesi di Irmao Dias hanno inaugurato l'edizione 2011 della feria di Ceret, in una mattinata disastrosa per l'allevatore ma che ha appassionato il pubblico presente. Irmao Dias, casta portuguesa, un allevamento che non esce in corrida a piedi, del tutto sconosciuto: un panino al lampredotto nell'era del dominio cheeseburger .
Corsa incredibile quella del poker lusitano: bassi e leggeri (per il più esile la bilancia segnava 340 chili), mobili e agili, i quattro erano l'apoteosi del manso da antologia, rifiutando il combattimento, fuggendo dalla picca, schizzando lungo le assi per tutto il tempo - il primo e il quarto meritandosi addirittura le banderiglie nere. Come anguille che scivolavano dalle mani di improvvisati pescatori, i novillos galoppavano instancabili per tutto il perimetro della pista, si avvicinavano al cavallo ma subito da lì scappavano al minimo contatto col ferro, impossibili da placare e trattare. Alla muleta arrivavano integri e selvatici, mettendo spesso in difficoltà gli uomini incaricati di trattarli. Una corsa da vedere una volta ogni tre o quattro anni, sia chiaro, che di bravura nemmeno ma nemmeno una goccia: ma per carità in quella volta, appunto sabato, non c'è un solo momento di noia e anzi si imparano più cose che in stagioni intere di piattume omologato.
Sconcertati i due novilleros e le loro squadre, in particolare i picadores che le hanno provate tutte per assestare qualche colpo a quei tori che rimbalzavano per la pista come biglie di un flipper: avremo contato almeno una quarantina di tentativi di piccata nel corso della mattina, tutti abortiti. Certo è che quei tori pur a loro modo al cavallo ci tornavano, e forse sarebbe stato opportuno andarsi a mettere al toril, andarli a cercare altrove e lì inchiodarli, ma chi sa.
Alla muleta poi i novigli evidenziavano insieme indecisione, resistenza e pericolosa scompostezza: un bel rebus. In tutto questo caos Miguel Angel Moreno non è riuscito a trovare il bandolo della matassa: due avvisi al primo opponente, silenzio dopo aver accorciato velocemente la pratica al secondo.
Prova confortante invece per il giovane Emilio Huertas, che con determinazione e coraggio è riuscito pian piano a controllare Nespero, uscito per secondo, in una faena sintetica ma intensa e meritoria: una spada intera messa con sincerità, un'orecchia.
Ottimo infine il lavoro della cuadrilla dello stesso Huertas, che ha assistito il giovane torero con precisione ed efficacia: e straordinarie le banderillas messe da Beltran a Nespero con il pubblico tutto in piedi in una grande ovazione che il subalterno ha salutato in pista.
Novigliada paradossale e indescrivibile per la sua atipicità, ma è stata una fortuna avervi assistito.

I Conde de la Maza erano di turno al pomeriggio: come la Valeria Marini di un tempo, belli da vedere ma con niente dentro. La presentazione era impeccabile e a tratti straordinaria - le corna di Limpiador toccavano il cielo protendendosi all'infinito - ma i sei erano insipidi e inutili come un'insalata di tofu.
Rafaelillo, elettrico, si è guadagnato una bronca immeritata al suo primo, un sostituto di Fidel San Roman dal corno rotto che il pubblico (dopo aver sonoramente fischiato la presidenza che non l'ha cambiato) ha chiesto di uccidere subito: ma allora è un errore lamentarsi che il torero non riesca a finire il suo avversario, arrivato alla stoccata con la testa inevitabilmente alta; descabeglio decisivo al pelo del terzo avviso; lo stesso Rafaelilllo ha ricambiato un saluto convinto al quarto del pomeriggio.
Di Serafin Marin il gesto più applaudito della giornata: la sfilata indossando la barretina catalana ha innescato l'entusiasmo sinceramente e profondamente identitario di buona parte del pubblico, con buona pace di Pontida dove invece fanno affari d'oro gli ambulanti che vendono elmi vichinghi o il martello di Thor. Soporiferi invece gli incontri del torero locale con i due avversari, nonostante l'evidente buona disposizione di un Marin che però nulla ha potuto data la povertà del materiale a disposizione.
C'era anche Paco Ureña, riuscito nel non facile compito di peggiorare le cose aggiungendo alla banalità dei suoi due tori una totale mancanza di mezzi e mestiere e un atteggiamento a tratti altezzoso e a tratti rinunciatario: pessimo.
I tori hanno sfilato al loro ingresso, sono stati applauditi, e poi sono scomparsi dalla scena.
Un pomeriggio noioso.

La domenica-saltillo nei mesi scorsi aveva fatto venire l'acquolina in bocca a parecchi aficionados e provocato dolorosi cerchi alla testa ai toreri e alle loro cuadrillas: Moreno Silva è oggi il nome che più di tutti gli altri ha il potere che aveva un tempo quello di Miura, basta evocarlo per suscitare reazioni di spavento e terrore; e le novilladas apocalittiche degli ultimi anni a Las Ventas devono evidentemente aver allarmato grandemente i consiglieri dei tre ragazzi
Quella del ferro cordobese avrebbe potuto essere una grande corsa: i sei novillos, autentici carrarmati con le corna, sono entrati in pista con la propulsione di una cannonata e la forza di una locomotiva lanciata a tutta velocità. Forti, selvaggi, enormi. Bravura poca, mansedumbre ma di quella dura, e calce viva nelle vene: casta, parecchia casta, 20 picche in totale. Palmerito, uscito per primo, spediva per aria El Dani uscito dal burladero per offrirgli qualche veronica: bastava questo a convincere le cuadrillas che non era cosa, e da quel momento iniziava il sabotaggio scientifico e premeditato della corsa. E' uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo, insomma, e quel qualcuno è stato ad esempio il picador di Adrian de Torres che, viste la forza e la rabbia con cui Librado si era presentato, ha pensato bene di massacrarlo alla picca: bronca furiosa per il picador, fischi finali al torero, applausi a Librador che nonostante il trattamento sadico riusciva a combattere alla muleta, mettendo il difficoltà l'uomo.
A proposito di uomini, Sergio Blanco e Adrian de Torres hanno dato entrambi la brutta impressione di non aver nessuna intenzione di andare a fondo e combattere, lasciando distruggere i propri avversari alla picca e poi non volendo nemmeno vedere le qualità che questi pure avevano ancora nell'ultimo tercio.
Solo El Dani, la sorpresa della mattinata, ha accettato la sfida e, pur senza venire mai definitivamente a capo dei suoi due opponenti, ha toreato con sincerità e impegno: saluto al primo, vuelta al secondo.
Nonostante il duro trattamento ricevuto, quattro novillos sono stati applauditi (nel caso di Valeroso anche fortemente) all'arrastre. I Moreno Silva sono tori da combattimento, veri e duri: c'è solo bisogno di trovare tre uomini che abbiano gli attributi sufficienti per mettercisi di fronte. Ne verrebbe fuori qualcosa di grande davvero.

Infine Escolar Gil, la domenica pomeriggio. Tre corride a Ceret negli ultimi quattro anni, tre giri d'onore per il loro tori, tre grandi giornate. Senza toccare le vette di drammaticità della corsa di un anno fa, anche quest'anno dalla provincia di Avila sono arrivati sei guerrieri grigi, venuti a vendere cara la pelle e a far tremare i cuori degli appassionati: e il combattimento tra Cortesano e Javier Castaño è già da subito rubricato tra le pagine migliori della piccola arena catalana e resterà per parecchio nei pensieri degli aficionados presenti. Riparleremo dell'incontro tra i due, per ora basti ricordare la vuelta applauditissima di Cortesano, o le ovazioni alle spoglie di Ventero e Castellano; o il giro d'onore che Paco Maria faceva insieme al suo torero dopo aver piccato Cortesano, o gli applausi scroscianti a José Doblado, cavaliere ai servizi di Robleno; o infine il tributo al mayoral dell'allevamento, portato in trionfo insieme a Javier Castaño lungo la pista.
Corrida completa ed emozionante quella di Escolar Gil, con tori che (ad eccezione del primo, senza morale e macchinoso) si esaltavano in assalti brillanti al cavallo, dimostrando forza e morale, e nell'ultimo atto avevano energia e animo per mettere la testa nel panno e attaccare senza sosta. Fernando Robleño festeggiava domenica dieci anni di presenza sulla sabbia di Ceret, e lo faceva regalando a tutti un toreo al natural struggente e intenso al quarto del pomeriggio, finito con una spada decisa e un descabello da pelle d'oca: orecchia, giro di pista, entusiasmo sui gradini. Infine Alberto Aguilar, a cui evidentemente l'aria che viene giù dai Pirenei fa bene: il piccolo madrileno sembra aver ritrovato, proprio di fronte al ferro che qui l'anno scorso gli permise un trionfo enorme, quel coraggio e quel trasporto che gli avevano permesso di conquistare parecchie arene.
Casta, bravura, passione: gli Escolar Gil a Ceret, un corridon.

Viva Ceret.


(foto Ronda)

mercoledì 13 luglio 2011

Pamplona: un racconto per sms (fine)


Sms del 13 luglio, ore 21:06

Anche quest'anno è finita, almeno per noi. Pamplona è come José Tomas , come Curro Romero. O la ami alla follia o la odi, però è così estrema che non può lasciarti indifferente. Ya falta menos!

Pietro El Pana


(foto Sanfermin.com)

martedì 12 luglio 2011

Pamplona: un racconto per sms


Sms del 12 luglio, ore 15:08

Mentre Fandiño aspetta il toro a porta gayola, sentirsi dire dal vicino "ehi Pana questo è il tuo passo" non ha prezzo...

Pietro El Pana


(foto Laurent Larrieu per CyR)

lunedì 11 luglio 2011

Una foto (11)




Ceret, Conde de la Maza.


(foto Ronda)

Pamplona: un racconto per sms


Sms dell'11 luglio, ore 11:10

Scusate l'interruzione, ma il week-end a Pamplona ha poco da raccontare. I turisti rovinanopiù del normale la festa, quindi meglio stare alla larga. Gli encierros continuano veloci e con pochi feriti, mentre alla plaza continuano a latitare i tori. Per adesso solo un paio di Dolores Aguirre valevano il prezzo del biglietto. Padilla e Rafaelillo hanno provato a infiammare la plaza ieri, ma con i Miura di quest'anno c'è poco da fare. In compenso sugli spalti si continua a bere mangiare cantare ballare e copulare.

Pietro El Pana

(foto: Laurent Larrieu per Campos y Ruedos)

Pamplona: un racconto per sms


Sms del 9 luglio, ore 16:31

(censurato)

Pietro El Pana


(foto: Sanfermin.com)

venerdì 8 luglio 2011

Pamplona: un racconto per sms


Sms dell'8 luglio, ore 14:04

No hay tregua, el rey, la chica yé yé, help ayudame. Calimocho sangria birra. Andanada 10, la jarana, el bullicio. Questo è la corrida a Pamplona. Poi ci sono anche i tori e i toreri, ma poco importa. Stamattina un australiano ferito nell'encierro: probabilmente pensava che le corna dei tori fossero di carta...

Pietro El Pana


(foto: Chuches di Mikel Goni)

Por fin, Ceret




Ti accorgi di quanto sia lungo un anno quando sei in partenza per Ceret.
52 settimane dall'ultima Santa Espina al prossimo Els Segadors: lunghe, lunghe queste 52 settimane però via, ora e finalmente ci siamo.

Non ci saranno invece i Coutho de Fornilhos, inizialmente previsti per il sabato pomeriggio.
Dicono che i tori siano arrivati scappucciati dalle loro belle fundas, e che le corna nei tre giorni ai corrales si siano aperte come carciofi debosciati: rispediti indietro, e chapeau all'integrità e serietà dell'Adac.

Al loro posto sfileranno sei Conde de la Maza, che nella foto qui sopra (da CyR) si godono l'ombra sotto le frasche. Il tipo lì davanti, rossiccio, ha l'aria di avere qualche consapevolezza in più della sua condizione di toro con le corna.

Poi Irmao Dias, Moreno Silva e Escolar Gil.
Ceret, insomma.

giovedì 7 luglio 2011

Pamplona: un racconto per sms


Sms del 7 luglio, ore 13:50

7 de julio, San Fermin! Per i giornali italiani San Fermin è sesso, alcool e donne nude, peccato omettere che per i neonati, i giovani, gli adulti e gli anziani è anche convivialità musica ballo devozione religione buona cucina civiltà canto cultura storia tradizione rivendicazione orgoglio basco indignazione. E in mezzo a tutto questo una distesa di bianco con qualche pennellata di rosso, vive la festa e festeggia la vita...

Pietro El Pana


(foto: Sanfermin.com)

mercoledì 6 luglio 2011

Pamplona: un racconto per sms


Sms del 6 luglio, ore 9:13.

Giorno 6, la quiete. Oggi è come le prove di un gran premio, non si può sbagliare niente. Ore 8 taquilla. Ore 12 chupinazo. Ore 16.30 riau-riau. Ore 21 musica in piazza. Fra questi appuntamenti: locali, bocadillos, baci e abbracci. Ovviamente alcool 0-24...e senza neanche accorgercene i tori domattina ci sfioreranno.

Pietro El Pana


Nota: a partire da domani sul sito di Rtve, la diretta degli encierros


(foto: El Pais)

martedì 5 luglio 2011

Alcool permettendo


Riceviamo e immediatamente, oltre che molto volentieri, pubblichiamo.


Ormai ci siamo,il conto alla rovescia nel negozio di kukuxumusu alla fine di calle Estafeta è agli sgoccioli. In questo momento mancano meno di 24 ore al gran giorno, alle 12 del 6 di luglio, il momento in cui un razzo sparato dal municipio di Pamplona annuncia l’inizio della festa di San Fermin. Da lì in poi 204 ore di puro delirio, che nè la globalizzazione, nè la crisi, nè il progresso, nè gli animalisti sono riusciti a scalfire. Si, sicuramente oggi aggirandosi per il centro città americani con improbabili cappelli di paglia, australiani già riversi nei vari praticelli cittadini, italiani lamentosi come sempre rendevano il pre-festa un pò meno autentico rispetto al passato, ma l’anima della festa è rimasta invariata. Oggi i Corrales del Gas erano gremiti, è uno degli ultimi momenti in cui si possono vedere i tori senza commenti ignoranti alle spalle, nell’intimità e nel silenzio che l’aficion spesso mi ha insegnato.
Mancano ancora i tori degli ultimi 2 giorni, quelli per le figuras, perchè chi ha rinnovato i corrales alcuni anni fa deve aver fatto qualche errore di calcolo ,costruendo 6 spazi distinti anzichè 8,cioè il numero di corride di San Fermin. Il lotto migliore sembra essere quello di Fuente Ymbro, sia per la varietà di colore,s ia per la stazza. Non ci fossero stati i cartelli si potevano scambiare tranquillamente per dei Miura. Proprio loro, che nella mezz’ora in cui sono stato lì non si sono nemmeno degnati di alzarsi, tutti quanti spaparanzati a terra a godersi la siesta, speriamo non sia un brutto segnale.
Le impressioni negative sicuramente arrivano dai Victoriano del Rio, uno di loro ad occhio sarà 450 kg, e subito sulla bocca di tutti si parlava dei Cebada, che nonostante siano una delle ganaderias più presenti alla feria del toro, hanno presentato un lotto di tori rifiutato praticamente nella sua totalità dai veterinari navarri.

Oltre ai tori, i preparativi sono agli sgoccioli. Il bar Iruna stava ultimando il secondo bancone così da sopportare l’enorme afflusso di guiris di questi giorni, i vari bar e ristoranti effettuavano scorte colossali di alcol, il vallado è già totalmente posizionato.
Da domani, alcool permettendo, cercherò di tenere aggiornato il blog e tutti i suoi lettori con un SMS al giorno, per descrivere la fiesta più che i tori, perchè, alla fine, anche se aficionado a Pamplona si viene sopratutto per disfrutar la fiesta.

Pietro El Pana


venerdì 1 luglio 2011

Perché andiamo a vedere la corrida






Riprenderemo a breve la pubblicazione dei vostri testi sulle ragioni che ci portano ogni anno inesorabilmente, e ogni anno di più, a percorrere le strade dei tori: già ne abbiamo potuto leggere una bella collezione, proseguiremo ancora.

Ricordiamo che i racconti e gli scritti dei perché vanno inviati al nostro indirizzo mail.

Avanti.


(foto Ronda -
picadores a Las Ventas)