martedì 28 settembre 2010

Da che parte stai



Secondo il torero catalano Serafin Marin, fra i più scossi di tutta la sempre più demenziale vicenda barcellonese, il PSC sarebbe come un toro di Palha.
Il PPC come un Juan Pedro o un Ventorillo.

Personalmente, tutto torna.



(foto Ronda - tramonto a Marrakech)


domenica 26 settembre 2010

Lagartijo e Frascuelo

Quell'anno in cui prese vita la rivalità tra Lagartijo e Frascuelo - a Madrid, naturalmente - raccontano le riviste dell'epoca che non essendo adusi a competere in mano a mano, si decise di organizzare a fine stagione, nel mese di novembre, due corride di sei tori, una per Lagartijo e una per Frascuelo.
Logicamente si cercarono dodici tori del medesimo allevamento, per livellare il più possibile le difficoltà, perché si voleva vederli competere in questo gigantesco e straordinario mano a mano, nel quale ognuno dei due avrebbe ucciso sei tori.
La prima corrida la toreò Lagartijo, in quanto più anziano, e la seconda Frascuelo.
I tori erano di don Antonio Hernandez.

Il 3 novembre Lagartijo fece il paseo, da solo, alla testa della sua cuadriglia, in un'atmosfera di grandissima aspettativa.
Frascuelo occupava un palco con la sua, per scendere a continuare la corsa se un toro avesse ferito Lagartijo.
Fortunatamente però questi uscì illeso e fu muy bien, però l'esito della corsa venne messo in discussione e la sua maestria in ombra perché i tori erano piccoli.
Era l'opinione degli aficionados e della stampa.
Il ganadero di discolpò, dicendo che si era a fine stagione e che aveva esaurito i tori di cinque anni, e per questo aveva mandato una corrida di cuatreños.

Frascuelo, che come detto assistette alla corrida, scrisse all'impresa dicendo che, visto che don Antonio Hernandez non teneva altro che tori di quattro anni, gli servissero un sestetto di cinqueños, di un allevamento qualsiasi.
Ma prevedendo l'accordo che i tori delle due corse dovessero provenire dallo stesso allevamento, si consultò dunque con Lagartijo, che disse chiaramente di no.
E questo rifiuto fu appoggiato dai lagartijistas, i quali saputo che Frascuelo chiedeva di toreare una corrida di cinque anni, si opposero dicendo che questo sarebbe stato un vantaggio.
Ma dopo lunghe trattative e accalorate discussioni tra le due fazioni, alla fine Lagartijo venne a Madrid e finalmente accordò il consenso a Frascuelo, e la domenica successiva questi si affrontò a sei tori di cinque anni del duca di Veragua.

La corrida fu magnifica.
I tori del duca grandi, bravos e di splendida fattura, come se il celebre allevatore li avesse scelti uno ad uno per rivaleggiare con quelli di Hernandez (competevano, i ganaderos, proprio come i toreri).
Frascuelo ebbe una grande giornata, ma questo non ci importa: ciò che conta è sottolineare il cilma e le gesta di questa fiesta de los toros.
Il gesto di Frascuelo, a chiedere una corrida di cinque anni; l'opposizione dei lagartijstas, esclamando "questo è un vantaggio!"; il gesto del duca di Veragua, che inviò una grandiosa corrida, e la influenza di pubblico e critica, che diede vita a tutto questo.


- liberamente tratto da Qué es torear?, di Gregorio Corrochano, ed. Bellaterra, 2009 -

(disegno Lagartijo di Eleazar)

venerdì 24 settembre 2010

I primi perché



"No existe en el mundo occidental ninguna ceremonia capaz de conmover y elevar con semejante fuerza al ser humano. [...] A lo largo de mi vida he gozado de las mejores expresiones del arte, en música, danza, ópera y teatro, pero nada es comparable al ritual taurino."

Albert Boadella (*)

Stanno arrivando i vostri primi scritti.
E' una cosa che nasce già grande,
bene,
avanti.
L'inverno è lungo, li leggeremo tutti su queste pagine.

(foto Ronda)

giovedì 23 settembre 2010

Popolo di santi, poeti, naviganti...e buddisti


Il Corriere nel suo inserto di oggi pubblica un'intervista a Fernando Savater, filosofo spagnolo: nella chiacchierata, condotta da Vittorio Zincone, Savater finisce per parlare anche di corrida, tema che gli è caro.
Ma ci dice anche di come gli italiani siano a maggioranza buddista...

Quando il Parlamento catalano ha legiferato contro la mattanza di tori, lei è intervenuto con un’invettiva pro corrida, sostenendo che non la si può proibire.
«Ma perché, anche in Italia siete contrari?».
Abbastanza. Da noi le polemiche sono sul Palio di Siena, dove i cavalli rischiano di farsi male.
«Non sapevo ci fossero tutti questi buddisti».
Che c’entrano i buddisti?
«Una posizione così animalista è accettabile solo dai vegani o dai buddisti. Da chi porta una mascherina sulla bocca per non rischiare di uccidere un insetto, ingoiandolo. Da chi si fa crescere un tumore e non vuole estirparlo perché anche quella è vita».
Non basta essere contrari alla violenza sugli animali per opporsi alla corrida?
«No. Perché la corrida è una festa piena di arte».
Ogni anno muoiono 3.000 tori.
«Ogni giorno vengono sgozzati migliaia di polli».
Ma non c’è la gente che applaude.
«La gente applaude la sfida dell’uomo contro la morte. L’uomo conosce la morte, l’animale no. E nei confronti degli animali non abbiamo obblighi etici. Altrimenti come potremmo mangiarli?».

ps: l'intervista completa si trova sul blog dell'autore


mercoledì 22 settembre 2010

Perché andiamo a vedere la corrida




L'idea ci frullava nella testa da qualche tempo: interpellare i lettori del blog, trovare una qualche formula di interazione con queste pagine, rendere Alle Cinque della Sera più orizzontale, farne una cosa comune, un luogo di scambio, espressione, partecipazione.
E dunque eccoci qua.

Perché andiamo a vedere le corride.
Questo è il tema che vi sottoponiamo, semplice e complessissimo, banale e inesplorabile insieme.
Perché andiamo a vedere le corride.

Scrivetene, dieci righe o cento o quelle che volete, e i vostri testi finiranno qui, tra una foto e un racconto.
Perché andiamo a vedere le corride, non è mica facile da capire e figuriamoci da spiegare: ma ci proviamo, e chissà che qualcuno che capiterà su queste pagine, per caso, non ne sia interessato.

Pubblicheremo i pezzi quando arriveranno, senza fretta, senza scadenze, senza traguardi: uno a settimana, uno al mese, uno all'anno. Sta a chi scriverà stabilirlo.
Non è un concorso letterario, non è un romanzo a puntate, è solo un modo per rendere Alle Cinque della Sera più vivo ancora.

La mail a cui inviare i testi è quella solita: alle5dellasera@tiscali.it

Avanti.


ps: oddio, la formula che abbiamo scelto - tra le altre che ci erano venute in mente - non è originalissima, lo ammettiamo: ad una cosa simile sta già lavorando un aficionado francese, Marc Delon, dalle pagine del suo sito (*). Potere dell'aficion.

(foto Ronda)

lunedì 20 settembre 2010

Tana!


Gli amici di torear.blogspot ci segnalano che Juan Bautista lo scorso sabato 18 settembre doveva affrontare una corrida di Cuadri, a Sanguesa: ma ha inviato un referto medico che lo dava indisponibile ed è stato sostituito da Salvador Cortes.

Piccolo problema, lo stesso sabato 18 settembre Juan Bautista ha toreato a San Agustin de Guadalix, di fronte a un lotto di Sorando (origine domecq).

Una sorta di Alberto Sordi della tauromachia, a metà tra ammalato immaginario e medico della mutua.

E' davvero molto poco torero, tutto questo: e come si diceva da piccoli, a nascondino...tana!

ps: piccola nota, Salvador Cortes ha ricevuto dal sorteggio due tori con qualità, ha tagliato due orecchie ed è uscito in trionfo.

(foto Ronda - JB perso nel blu)

domenica 19 settembre 2010

Consigli per gli acquisti


C'è che l'aficionado è laico, per definizione.
Che sennò non esiteremmo a dirlo: questa è la bibbia, per l'appassionato ai tori.

Aficion è ora di nuovo disponibile, grazie a questa ristampa.
Tio Pepe aveava le idee chiare: insomma, da leggere e mandare a memoria.

giovedì 16 settembre 2010

Nel blu dipinto di blu



Possiamo dire tutto quello che vogliamo sulla corsa, ma la goyesca di sabato perlomeno ci ha lasciato qualcosa di grande: le foto che François Bruschet ha fatto dal callejon, una raccolta di scatti notevole per intenstità ed immaginazione, e che vanno viste.

Per il resto, quasi tutto da dimenticare, più o meno in fretta.
Il tappeto disegnato dalla sedicente artista Ena Swansea, americana, davvero orribile: cinquanta poveri tori che nuotavano in un meglio precisato blu, ridicolo.
Nessun sentimento anti-yankee per carità, perlomeno non in questa occasione, ma porcogiuda proprio una newyorkese a digiuno completo di tori bisognava ingaggiare?
La pista, così pitturata, era imbarazzante.
La corrida è una tragedia, non un'operetta di Broadway, finita la quale si va a ingollare un cocktail con l'ombrellino di ordinanza.
Terrificante.
Ma almeno, in questa valle di lacrime, una chicca gustosissima: la tipa dopo il primo toro ha lasciato in tutta fretta l'arena, sconvolta e disgutata dallo spettacolo.
Esilarante.

C'è anche stata la corrida vera e propria, sia chiaro, preceduta da una bella esibizione dell'orchestra Chicuelo II accompagnata per l'occasione da un coro che ha aggiunto spessore alle sue esecuzioni.
I sei Daniel Ruiz potevano essere peggio, francamente: perlomeno hanno tenuto, in un paio di occasioni hanno anche spinto forte mettendo due batacazos inaspettati.
Ma poi, niente. Vuoti, ordinati e light nelle cariche tanto da sembrare stupidi: insomma, sei tori che alla muleta arrivavano educati, molto ben educati.
Come studenti di un college dell'Upper East Side.

Si capisce dunque che, con tanto materiale, Juli e Juan Bautista (non certo gli ultimi arrivati) abbiano fatto il pieno: cinque orecchie ciascuno.
Certo, abbiamo visto cose belle, eleganti, artistiche, ispirate, ok.
Ma nessuna emozione.
In nessun momento abbiamo avuto quelle sensazioni di elettrica trepidazione, devoto rispetto e istintiva paura che un toro deve dare, e senza le quali la corrida perde di significato.
Tutto bello, tutto pulito, tutto molto americano.
E questa volta come altre, o forse di più, con l'angoscia di vedere El Juli sprecare così il suo talento enorme, prendere i suoi tre tori e metterseli in tasca, mortificare la grandezza della corrida che invece potrebbe celebrare, portare a nuovi e celestiali livelli, santificare.

Insomma tre ore all'arena nelle quali si salvano solo le due serie di JB al quarto, chiamato da quindici metri e poi aspirato nella muleta (qualcuno ricorda Rincon?), la sproporzione del Juli rispetto a tutto e tutti, e le sei-stoccate-sei che hanno chiuso le sei questioni: almeno tre spade (due JB, una Juli) notevoli e perfette.

Per il resto, tutto blu.
Tenebra.

(foto Ronda)

mercoledì 15 settembre 2010

Sulla concorso francese di Arles




Il problema della corrida concorso è che l'aficion che si siede sui gradini arriva all'ora della Carmen bella carica di aspettative e piena di speranze, che poi soddisfare è affare complicato.
Apprezzabile ed apprezzata (arena piena tanto quanto la corrida di chiusura della feria du Riz dell'anno scorso, con tanto di Castella e Juan Bautista al cartel) l'idea di mettere in competizione sei allevamenti francesi, per tastare il polso della salute ganadera nazionale e per sfoggiare con orgoglio i prodotti del territorio.
Se a questo aggiungiamo che per quanto ci riguarda si trattava anche della grande curiosità di vedere in pista tre tori già ammirati nello splendore del campo...insomma, dall'arena siamo usciti con un retrogusto amaro, quello che hanno tutte le grandi incompiute, di quelli che durano per qualche tempo.

Sono mancati i tori: non tutti certo, ma di veramente degni di una concorso di questo livello ne abbiamo contati due, forse tre. Tra i quali non quel Margé che pure, incomprensibilmente, si è portato a casa il premio.
Sono mancati, soprattutto, gli uomini: i tre sulla sabbia non hanno compiuto la celebrazione che da loro, ovviamente, ci si aspettava - la valorizzazione del toro, la messa in luce delle sue qualità, la devozione alla sua bravura.
In una corrida concorso il torero deve essere al servizio del suo avversario, combatterlo come questo pretende e si merita, evidenziarne le doti, farne risaltare le virtù.
Aspettare un toro a porta gayola, evidentemente, non ha nulla a che fare con tutto questo.
Per margherite anche la giuria, che ha attribuito il premio principale ad un toro che sì, nella muleta di Tellez ha molto bene messo muso, corna e muscoli, ma che dieci minuti prima di fronte al cavallo ha esitato tanto da costringere il suo picador ad andarlo a cercare in mezzo alla pista.
Se un toro così vince una concorso, la tauromachia ha i giorni contati.
E piccola riflessione personale, è mancata anche lungimiranza all'impresa. Che senso ha programmare una corrida concorso e poi di fronte ai sei cornuti mettere tre maestros che banderigliano? Risultato, i tre erano più impegnati a brillare ai pali che non a mettere in valore il toro, in una serie di secondi atti lunghi, sfiancanti, completamente inutili.

Il premio al miglior toro poteva andare deserto e non ci sarebbe stato scandalo alcuno, d'altronde se su sei solo in due sono degni di partecipare alla competizione, tanto vale annullarla.
Detto questo, se premio doveva essere davvero nessuno ha ancora capito perchè non sia andato al Tardieu, il primo del pomeriggio. La roboante bronca finale rivolta alla giuria, una volta dichiarato vincitore il quinto, è stata eloquente.
Cinque anni e mezzo, 515 kg, Calendol sfoggiava una presentazione meravigliosa, degna delle più blasonate arene di prima, spagnole e del mondo.
Ben messo in suerte (questo sì) da Padilla, in tre riprese il Tardieu entrava con slancio e potenza nel cavallo, spingendo e mettendo le reni, in assalti carichi di autorevolezza ed intensità.
Inspiegabilmente, la presidenza gli rifiutava una quarta entrata, che sicuramente Calendol avrebbe preso dal centro dell'arena.
Il tercio de banderillas, condotto dai tre uomini d'oro, era inutilmente lungo e noioso, sia per noi che per il toro: e alla muleta Padilla non somministrava la lidia che Calendol richiedeva, avvitandosi in un toreo troppo ravvicinato e mai all'altezza dell'avversario.
Grossi applausi all'uscita della salma, e un'impressione diffusa che avremmo potuto vedere qualcosa di grande, ma ahimé...

Dopo il Tardieu veniva Santanderi di Gallon, manto sapone di Marsiglia, allure da bisonte.
Due picche, prese male, meccaniche; e alla muleta bocca aperta. Zero.
Poco più di zero anche per il toro di Christophe Yonnet, uscito per terzo, distratto e spaesato per tutti i venti minuti.
Fischi per tutti e due.

Le cose andavano un pò meglio con Tanguisto de l'Astarac, un pedrajas di 580 kg.
Di nuovo ben messo in posizione da Padilla, per due volte il toro partiva con allegria e sfrontatezza, spingendo il cavallo con forza e decisione: c'era stata anche una picca-zero, nel senso che una prima volta Tanguisto era entrato, il picador non era riuscito a somministrargli il ferro e si era trovato presto per terra, il cavallo demolito da quell'assalto.
Ma anche stavolta la presidenza decideva per interrompere prematuramente la sessione, e la terza picca che tutto il pubblico si aspettava rimarrà nella nostra immaginazione.
Padilla alla banderillas, e il toro alla muleta arriva con poche idee e poca convinzione. Applausi all'uscita.

Il quinto è Bourgogne, di Margé, quello che vincerà il concorso. Entra e si ferma, annusa la sabbia, sente l'odore del sangue, non risponde alle sollecitazioni delle cape.
Prima picca, se ne va subito. Seconda, esita prima di entrare. Terza, non ne vuole proprio sapere, viene messo in suerte due volte, ma niente: Gabin Rehabi, il cavaliere, deve andarlo a cercare ben oltre la linea. Basterebbe questo, in un mondo normale, per escludere un toro da un concorso.
C'è che poi alla muleta Bourgogne va crescendo, è ricettivo, muso al suolo, le gambe pronte a partire, le corna nella stoffa. Tellez, messicano alla sua prima apparizione in Europa, non ha sufficiente mestiere per canalizzare questa energia: se la cava con una buona dose di onestà, non rincula, non abdica, ma con più capacità di dominio e più sicurezza avremmo visto un'altra faena. Uccide però meravigliosamente bene, catapultandosi in mezzo alle corna: applausi al toro (?) e orecchia applaudita all'uomo che si fa accompagnare nella vuelta dal suo picador, a cui va l'ovazione più grande.

Infine Fandango di Pedras Rojas, che Savalli accoglie in ginocchio e questi ancora un pò gli salta nella testa. Tre picche, spingendo anche, ma con poca emozione.
Alla muleta poi Fandango è assatanato, si gira fulmineo alla fine dei passi, e infine vede l'uomo. Savalli la chiude subito. Fischi al toro, e francamente non capiamo perché.

Questi i sei della concorso.
Premio al migliore picador per Gabin Rehabi, il quinto del pomeriggio.


(foto Ronda - Sandanteri di Gallon)

giovedì 9 settembre 2010

Il riso di Arles



Da domani iniziano i tre giorni della Feria del Riso, quest'anno più incline a gusti toristi: La Quinta venerdì, goyesca sabato, concorso francese domenica.
Piccola concessione ai ricordi personali, tre tori di quelli previsti per la concorso domenicale li abbiamo visti al campo: il che accresce la curiosità di misurarli alla prova della pista.

A Les Andalouses dovrebbe essere tutto pronto: la nuova affiche è già lì a testimoniarlo.

mercoledì 8 settembre 2010

Da leggere




Il filosofo Fernando Savater sul Pais di ieri: notevole e limpido il passaggio su compassione ed etica.


(foto Ronda - la plaza de toros di Tangeri, Marocco)