giovedì 16 settembre 2010

Nel blu dipinto di blu



Possiamo dire tutto quello che vogliamo sulla corsa, ma la goyesca di sabato perlomeno ci ha lasciato qualcosa di grande: le foto che François Bruschet ha fatto dal callejon, una raccolta di scatti notevole per intenstità ed immaginazione, e che vanno viste.

Per il resto, quasi tutto da dimenticare, più o meno in fretta.
Il tappeto disegnato dalla sedicente artista Ena Swansea, americana, davvero orribile: cinquanta poveri tori che nuotavano in un meglio precisato blu, ridicolo.
Nessun sentimento anti-yankee per carità, perlomeno non in questa occasione, ma porcogiuda proprio una newyorkese a digiuno completo di tori bisognava ingaggiare?
La pista, così pitturata, era imbarazzante.
La corrida è una tragedia, non un'operetta di Broadway, finita la quale si va a ingollare un cocktail con l'ombrellino di ordinanza.
Terrificante.
Ma almeno, in questa valle di lacrime, una chicca gustosissima: la tipa dopo il primo toro ha lasciato in tutta fretta l'arena, sconvolta e disgutata dallo spettacolo.
Esilarante.

C'è anche stata la corrida vera e propria, sia chiaro, preceduta da una bella esibizione dell'orchestra Chicuelo II accompagnata per l'occasione da un coro che ha aggiunto spessore alle sue esecuzioni.
I sei Daniel Ruiz potevano essere peggio, francamente: perlomeno hanno tenuto, in un paio di occasioni hanno anche spinto forte mettendo due batacazos inaspettati.
Ma poi, niente. Vuoti, ordinati e light nelle cariche tanto da sembrare stupidi: insomma, sei tori che alla muleta arrivavano educati, molto ben educati.
Come studenti di un college dell'Upper East Side.

Si capisce dunque che, con tanto materiale, Juli e Juan Bautista (non certo gli ultimi arrivati) abbiano fatto il pieno: cinque orecchie ciascuno.
Certo, abbiamo visto cose belle, eleganti, artistiche, ispirate, ok.
Ma nessuna emozione.
In nessun momento abbiamo avuto quelle sensazioni di elettrica trepidazione, devoto rispetto e istintiva paura che un toro deve dare, e senza le quali la corrida perde di significato.
Tutto bello, tutto pulito, tutto molto americano.
E questa volta come altre, o forse di più, con l'angoscia di vedere El Juli sprecare così il suo talento enorme, prendere i suoi tre tori e metterseli in tasca, mortificare la grandezza della corrida che invece potrebbe celebrare, portare a nuovi e celestiali livelli, santificare.

Insomma tre ore all'arena nelle quali si salvano solo le due serie di JB al quarto, chiamato da quindici metri e poi aspirato nella muleta (qualcuno ricorda Rincon?), la sproporzione del Juli rispetto a tutto e tutti, e le sei-stoccate-sei che hanno chiuso le sei questioni: almeno tre spade (due JB, una Juli) notevoli e perfette.

Per il resto, tutto blu.
Tenebra.

(foto Ronda)

3 commenti:

JotaC ha detto...

Ciao luigi,
Ciò che dici è la pura verità sarebbe tempo che il più parte se ne rendono conto prima che sia troppo tardi.
"La corrida è una tragedia, non un'operetta di Broadway" ma viviamo in un mondo chi preferisco la futilità o la commedia che resto - t-egli della tauromachia in tutto ciò, il blu?
A presto, abrazo.
José

Anonimo ha detto...

Nelle foto di Bruschet si può ammirare un "julipiè" da antologia: non si può matar un toro con meno "verità", tappandgli il muso con la muleta e facendo un salto laterale così esagerato, pur lasciando la spada nel posto giusto. D'altra parte chi glielo fa fare di "entrar a matar" secondo i canoni, se anche così taglia le orecchie ? Il pubblico ha ciò che si merita. mangiano mortadella e credono sia caviale.

Saluti

Marco

RONDA ha detto...

Grazie Jotac per lo sforzo di scrivere in italiano.
In un mondo che preferisce la futilità della commedia, la tragica verità della corrida ha, temo, sempre meno posto.

Abrazo
ciao