mercoledì 15 settembre 2010

Sulla concorso francese di Arles




Il problema della corrida concorso è che l'aficion che si siede sui gradini arriva all'ora della Carmen bella carica di aspettative e piena di speranze, che poi soddisfare è affare complicato.
Apprezzabile ed apprezzata (arena piena tanto quanto la corrida di chiusura della feria du Riz dell'anno scorso, con tanto di Castella e Juan Bautista al cartel) l'idea di mettere in competizione sei allevamenti francesi, per tastare il polso della salute ganadera nazionale e per sfoggiare con orgoglio i prodotti del territorio.
Se a questo aggiungiamo che per quanto ci riguarda si trattava anche della grande curiosità di vedere in pista tre tori già ammirati nello splendore del campo...insomma, dall'arena siamo usciti con un retrogusto amaro, quello che hanno tutte le grandi incompiute, di quelli che durano per qualche tempo.

Sono mancati i tori: non tutti certo, ma di veramente degni di una concorso di questo livello ne abbiamo contati due, forse tre. Tra i quali non quel Margé che pure, incomprensibilmente, si è portato a casa il premio.
Sono mancati, soprattutto, gli uomini: i tre sulla sabbia non hanno compiuto la celebrazione che da loro, ovviamente, ci si aspettava - la valorizzazione del toro, la messa in luce delle sue qualità, la devozione alla sua bravura.
In una corrida concorso il torero deve essere al servizio del suo avversario, combatterlo come questo pretende e si merita, evidenziarne le doti, farne risaltare le virtù.
Aspettare un toro a porta gayola, evidentemente, non ha nulla a che fare con tutto questo.
Per margherite anche la giuria, che ha attribuito il premio principale ad un toro che sì, nella muleta di Tellez ha molto bene messo muso, corna e muscoli, ma che dieci minuti prima di fronte al cavallo ha esitato tanto da costringere il suo picador ad andarlo a cercare in mezzo alla pista.
Se un toro così vince una concorso, la tauromachia ha i giorni contati.
E piccola riflessione personale, è mancata anche lungimiranza all'impresa. Che senso ha programmare una corrida concorso e poi di fronte ai sei cornuti mettere tre maestros che banderigliano? Risultato, i tre erano più impegnati a brillare ai pali che non a mettere in valore il toro, in una serie di secondi atti lunghi, sfiancanti, completamente inutili.

Il premio al miglior toro poteva andare deserto e non ci sarebbe stato scandalo alcuno, d'altronde se su sei solo in due sono degni di partecipare alla competizione, tanto vale annullarla.
Detto questo, se premio doveva essere davvero nessuno ha ancora capito perchè non sia andato al Tardieu, il primo del pomeriggio. La roboante bronca finale rivolta alla giuria, una volta dichiarato vincitore il quinto, è stata eloquente.
Cinque anni e mezzo, 515 kg, Calendol sfoggiava una presentazione meravigliosa, degna delle più blasonate arene di prima, spagnole e del mondo.
Ben messo in suerte (questo sì) da Padilla, in tre riprese il Tardieu entrava con slancio e potenza nel cavallo, spingendo e mettendo le reni, in assalti carichi di autorevolezza ed intensità.
Inspiegabilmente, la presidenza gli rifiutava una quarta entrata, che sicuramente Calendol avrebbe preso dal centro dell'arena.
Il tercio de banderillas, condotto dai tre uomini d'oro, era inutilmente lungo e noioso, sia per noi che per il toro: e alla muleta Padilla non somministrava la lidia che Calendol richiedeva, avvitandosi in un toreo troppo ravvicinato e mai all'altezza dell'avversario.
Grossi applausi all'uscita della salma, e un'impressione diffusa che avremmo potuto vedere qualcosa di grande, ma ahimé...

Dopo il Tardieu veniva Santanderi di Gallon, manto sapone di Marsiglia, allure da bisonte.
Due picche, prese male, meccaniche; e alla muleta bocca aperta. Zero.
Poco più di zero anche per il toro di Christophe Yonnet, uscito per terzo, distratto e spaesato per tutti i venti minuti.
Fischi per tutti e due.

Le cose andavano un pò meglio con Tanguisto de l'Astarac, un pedrajas di 580 kg.
Di nuovo ben messo in posizione da Padilla, per due volte il toro partiva con allegria e sfrontatezza, spingendo il cavallo con forza e decisione: c'era stata anche una picca-zero, nel senso che una prima volta Tanguisto era entrato, il picador non era riuscito a somministrargli il ferro e si era trovato presto per terra, il cavallo demolito da quell'assalto.
Ma anche stavolta la presidenza decideva per interrompere prematuramente la sessione, e la terza picca che tutto il pubblico si aspettava rimarrà nella nostra immaginazione.
Padilla alla banderillas, e il toro alla muleta arriva con poche idee e poca convinzione. Applausi all'uscita.

Il quinto è Bourgogne, di Margé, quello che vincerà il concorso. Entra e si ferma, annusa la sabbia, sente l'odore del sangue, non risponde alle sollecitazioni delle cape.
Prima picca, se ne va subito. Seconda, esita prima di entrare. Terza, non ne vuole proprio sapere, viene messo in suerte due volte, ma niente: Gabin Rehabi, il cavaliere, deve andarlo a cercare ben oltre la linea. Basterebbe questo, in un mondo normale, per escludere un toro da un concorso.
C'è che poi alla muleta Bourgogne va crescendo, è ricettivo, muso al suolo, le gambe pronte a partire, le corna nella stoffa. Tellez, messicano alla sua prima apparizione in Europa, non ha sufficiente mestiere per canalizzare questa energia: se la cava con una buona dose di onestà, non rincula, non abdica, ma con più capacità di dominio e più sicurezza avremmo visto un'altra faena. Uccide però meravigliosamente bene, catapultandosi in mezzo alle corna: applausi al toro (?) e orecchia applaudita all'uomo che si fa accompagnare nella vuelta dal suo picador, a cui va l'ovazione più grande.

Infine Fandango di Pedras Rojas, che Savalli accoglie in ginocchio e questi ancora un pò gli salta nella testa. Tre picche, spingendo anche, ma con poca emozione.
Alla muleta poi Fandango è assatanato, si gira fulmineo alla fine dei passi, e infine vede l'uomo. Savalli la chiude subito. Fischi al toro, e francamente non capiamo perché.

Questi i sei della concorso.
Premio al migliore picador per Gabin Rehabi, il quinto del pomeriggio.


(foto Ronda - Sandanteri di Gallon)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Purtroppo la giuria, composta da personalità al di sopra di ogni sospetto, e dal prestigio consolidato (J.J. Baylac, presidente del Club Taurin di Vic, Alain Bonijol e l'allevatore Mahilan) non ha votato il Margè per fare un basso favore ad un taurino potente, il cui allevamento pare sarà abattuto per la TBC e quindi deve alzare il prezzo dell'indennizzo.

Magari fosse così.

Purtroppo hanno veramente creduto che il toro da premiare dovesse essere un animale che aveva ampiamente dimostrato la sua condizione di manso al cavallo, ma che nella muleta ha permesso al torero, sia pure con difficoltà, con la difficoltà del manso, di tagliare un'orecchia.

I tre "illuminati" della giuria ci hanno chiaramente fatto capire che è finita l'epoca in cui la bravura del toro si misurava nel "tercio del varas", se poi in muleta si presentano le complicazioni della casta, come è stato il caso di Calendal, di Tardieu, che senza essere eccezionale, era, sia pure per eliminazione, il miglior toro di un concorso che poteva pure andare deserto nella premiazione senza suscitare clamore.

Peccato che la "vandea" di toristi recalcitranti abbia manifestato sonoramente il proprio dissenso da questo sorprendente verdetto, che contraddice quanto da sempre hanno predicato i difensori della tradizione e del "tercio de varas", come il Club Taurino di Vic, il cui poresidente era nella giuria.

Adesso capisco perchè anche lì, a Vic, quest'anno si è visto "meno toro" (certo più che a Nimes) a si sono tagliete più orecchie (certo meno che nella circense goyesca delle 10 orecchie del sabato).

Le posizioni si avvicinano, ma al ribasso.

Non ho mai visto ad Arles una premiazione sotto un diluvio di fischi come domenica scorsa... Qualcosa vorrà dire.

Saluti

Marco