martedì 30 dicembre 2008

2008: Top Five x2

Alla fine non ce l'abbiamo fatta: un'insopprimibile attacco di orgoglio quasi paterno ci ha impedito, pur dopo alcuni momenti di acuta tensione verso noi stessi, di selezionare le cinque foto per la top five del 2008.
O meglio, ne abbiamo sì scelte cinque tra tutte quelle prese fuori e dentro le arene ma, quasi a ripercorrere il paradosso dell'albergo infinito di Hilbert, per ognuna di queste ne abbiamo presa un'altra.
Risultato dieci foto, la nostra personale Top Five x2.

A voi, in rigoroso ordine sparso, eccole qua.


# 01_Arles

Feria di Arles, novillada di A. Palla della domenica di Pasqua.
E' vero che questa non è una classifica,
ma se l'abbiamo messa proprio in testa un motivo c'è...




#02_Madrid

Un Valdefresno del due maggio.
Per l'ombra ovviamente,
che taglia il ruedo come fosse lo specchio di un lago, e nel giallo il riflesso sull'acqua.








#03_Dax

Perchè a Dax meglio non fotografare i tori
e concentrarsi sul bianco e rosso delle gradinate.






#04_Ceret


Corsito, il primo novillo di Bucaré:
per come parte verso la capa, con la pica che ha già fatto (male)
il suo lavoro.








#05_San Sebastian

La fortuna di essere in barrera quel giorno, dura fare una selezione tra tutte le foto. Corrida di Nunez del Cuvillo: Juan Bautista in una delle faena dell'anno, le gambe immobili e il toro che carica, la macchina incapace di fissarlo.




#06_Bayonne

Sulla bancarella fuori dall'arena, prima dei Miura, per i colori.







#07_Madrid

Due maggio: l'attesa, l'ilusion e la miopia dell'aficionado.











#08_Arles

Ci piace per il toro che entra, impetuoso, nella muleta e nel campo visivo
e per l'ombra del torero, ferma e austera.






#09_Ceret

Perché rende bene l'idea della maestosità del toro di Ceret.











#10_San Sebastian

Il momento della verità, un solo istante prima.








(foto Ronda - cliccare sull'immagine per ingrandire)

domenica 28 dicembre 2008

Le foto del 2mila8




Prendendo spunto dall'amico Laurent che sul suo blog ha pubblicato un personale Best Off delle foto prese all'arena, dopo lunga e crudele selezione siamo pronti a presentare la nostra top five dell'anno prossimo a concludersi.
Ovviamente la scelta è stata condotta su criteri rigorosamente soggettivi: nei prossimi giorni metteremo su queste pagine le cinque immagini che a nostro avviso ci sono riuscite meglio, si sappia solo che ognuna di esse è nu pezz 'e core...quindi siate delicati nei commenti.

Nel frattempo, grazie all'insostituibile contributo del lettore viola, ecco come anticipazione un bel mosaico con alcune delle nostre fotografie del 2008.

(foto Ronda - elaborazione grafica Il Gigliato: cliccare sull'immagine per ingrandire)

mercoledì 24 dicembre 2008

Un buon 2009 (con i tori di Ceret)



Auguriamo a tutti quanti sono passati su queste pagine almeno una volta una buona fine ed un miglior inizio d'anno, sperando di rivedere i soliti amici sui gradini delle arene e di incontrarne di nuovi, sulla strada dei tori.

L'ccasione ci è gradita per la nostra personale e pagana annunciazione: le ganaderias di Ceret de Toros 2009

- corrida di sabato 11 luglio: tori di Manuel Assençao Coimbra (Portogallo) - encaste Parladé/Tamaron/Conde de la Corte

- novillada di domenica 12 luglio: novillos di J. Sànchez Fàbres (Salamanca, Spagna) - encaste Coquilla, uno dei rami Santa Coloma

- corrida di domenica 12 luglio: tori di Celestino Cuadri (Huelva, Spagna) - encaste Santa Coloma

Un buon 2009.

lunedì 22 dicembre 2008

Il toro Civilon (II)


La storia di Civilon prosegue.
L'epilogo lo lasciamo alla penna di Max David, che nel suo Volapié ce lo racconta con la solita prosa fluida e romantica.

"Quando Civilon ebbe fatto i quattro anni ed i quattrocento chili decisero di mandarlo a Barcellona, dove c'era una corrida. Civilon era bello, grosso, forte, potente e se non fosse stato per il suo carattere lo avrebbero forse inviato ad una plaza più importante, a Madrid, a Siviglia; ma si temeva che Civilon, sempre per quel suo carattere, avesse poca voglia di combattere.
Lo misero dunque in uno dei soliti cassoni e lo spedirono a Barcellona.
Con lui partì anche il capo dei bovari, il mayoral, tutto vestito alla campagnola, che questa è l'uniforme dei bovari quando vanno a vedere giostrare i loro tori. Il mayoral è qualcosa come il maggiordomo dell'allevamento o, per dir meglio, come il caporazza negli allevamenti dei purosangue.
Conosce genealogia, carattere, attitudini, preferenze, infermità, tare e capacità di ogni riproduttore e di ogni fattrice; conosce per nome e per numero ogni capo di bestiame.
Anche i tori lo conoscono e lo rispettano e da lui, qualche volta, si lasciano avvicinare.
Civilon toccò in sorte ad un espada che si chiamava Luis Gomez, el Estudiante.
Appena gli aprirono la porta dello stallo Civilon si buttò nell'arena ed ebbe inizio quello che doveva essere uno dei più memorabili tornei della storia taurina.
Civilon, instancabile, veemente, potentissimo si lanciò contro la gente a piedi, poi contro quella a cavallo (di cavalli ne stese non pochi); l'arena ammutolita seguiva la lotta disperata di quel toro che era il più bravo, il più audace di quanti se ne fossero visti fino allora.
Il mayoral seguiva con gli occhi il suo toro e gli veniva quasi da piangere per l'entusiasmo e la commozione.
Col cappello largo abbassato sulla fronte, gli occhi infilati nei buchi della barriera per non farsi vedere, al bovaro, assicurarono poi i presenti, gli veniva da piagere e da urlare: Civilon, Civilon de mi alma, alma de Dios, torito de mi alma...
Quando el Estudiante aprì la muleta il silenzio dell'arena divenne ancor più profondo.
Il toro, sanguinante per le banderigle, dilaniato dalle picche, ma ancora potente, non cessava di caricare, inesausto.
Allora avvenne quel che ora dirò, con la preghiera di essere creduto: il silenzio della plaza fu improvvisamente solcato da un urlo tremulo, quasi angoscioso.
Il mayoral non s'era potuto trattenere.
Civilooon, Civilooon, stava chiamando...
Civilon si fermò d'un tratto; alzò la testa, mosse solo un poco i ventagli delle orecchie.
Non ricordava bene. Quella era una voce che a Civilon diceva qualcosa, una voce che gli riportava alla memoria confuse visioni di campi pingui d'erbetta e di lunghe corse verso le sorgenti e di aurore opache di nebbia e di brina e di risa e di canti di bambini...
Però non ricordava bene; solo gli sembrava di sentire negli zoccoli il fresco della guazza e sulla testa uno scroscio di pioggia settembrina.
Si avvicinò trottignando alla voce che lo faceva sognare e allora avvenne questo: che il mayoral saltò nell'arena, e sollevando verso il Signor Presidente il suo cappello largo, chiese che a Civilon fosse risparmiata la vita.
Il che fu concesso e toro e bovaro uscirono insieme dall'arena."


(disegno di Isa Husson, di cui abbiamo visto una bella esposizione in agosto a Dax)

domenica 21 dicembre 2008

Il toro Civilon

Questa storia va raccontata, anche se non è certo fin dove arrivi la cronaca e dove inizi la leggenda, e su questo sottile crine è in compagnia dei mille altri racconti che popolano la storia della corrida.

Civilona era una vacca che viveva nella tenuta salmantina di Juan Cobaleda: come è tradizione, i vitelli che diede alla luce presero nomi derivati dal suo.
Civilero, Civilito, Civilin, Civil e Civilon.
Come capita al toro bravo venne il giorno per ognuno di loro di lasciare il campo ed entrare in un'arena, a combattere e rinnovare ancora una volta la secolare battaglia con l'uomo.

I figli di Civilona fecero onore ai geni e alla bravura, eccezionali disarcionarono i picadores e mangiarono la muleta che il torero metteva davanti ai loro occhi.

L'ultimo dei cinque destinato a lasciare i pascoli della ganaderia, Civilon, fu venduto per una novillada a Valencia: sarebbe caduto là.
Ma in uno dei frequenti combattimenti tra tori che ritmano le stagioni nelle tenute e che segnano di rughe i volti dei ganaderos, Civilon fu ferito da un altro novillo, il collo trafitto da un corno.
Due mesi durarono le cure.
E in questi due mesi furono tante le volte in cui la figlia del ganadero, una bimba di sette anni di nome Carmelina, accompagnò il padre e i veterinari da Civilon.
Li guardava medicare la ferita preoccupati, silenziosamente li osservava muoversi cauti intorno a quel corpo di muscoli e corna , guardinghi, pronti a mettersi al sicuro.
Restava lontano, Carmelina, perché così le diceva il papà conscio dei pericoli della vita al campo, restava lontana ma passavano i giorni e lo sguardo di quel toro le era sempre più familiare, vicino, quasi amico.
Finirono le cure, Civilon tornò a pascolare in attesa che don Cobaleda lo destinasse ad una nuova arena.
Carmelina tornava ugualmente a trovare il toro, ormai abituata al suo profilo, ogni volta più vicina che tanto il papà ora si preoccupava di altro.
E così un giorno fece uno di quei gesti che per i bambini sono del tutto naturali, guidati da una logica particolare che risponde alle leggi dell'innocenza e della spontaneità, ma incomprensibili alle categorie degli adulti.
Civilon pascolava a una trentina di metri da lei e la bimba, serena, prese a chiamarlo: Civilon, Civilon, vieni qui, Civilon.
Il toro alzò la testa e le corna si protesero a sfidare il cielo.
Civilon, Civilon.
Gli occhi dell'animale erano fissi sulla bambina, vestita di bianco nel mezzo del verde della ganaderia.
Subito un pastore, nei paraggi, gridò a Carmelina spostati, vieni via da lì, il toro ti attaccherà.
Ma Carmelina aveva occhi solo per Civilon, vieni Civilon, vieni che ti curo anch'io.
E a quel punto e per una volta sola qualcosa si ruppe nel secolare rapporto tra uomo e toro, qualcosa ribaltò tradizione e istinto, confuse e neutralizzò l'annosa sfida della ragione alla forza bruta: forse incredulo di sé, o forse arreso a tanta innocenza, Civilon percorse lentamente quei trenta passi e arrivò da Carmelina, abbassò la testa e si fece accarezzare, mentre quella gli sussurrava come sei bello Civilon, come sei bravo Civilon.
Lì nella campagna di Salamanca, nella tenuta di Cobaleda, la bimba stava lisciando con la mano il collo del toro Civilon, i cui fratelli avevano mandato per aria cavalli e picadores, un toro da combattimento.
Lo accarezzano poi i fratellini di Carmelina, lo avvicinarono il mayoral e i pastori, i propietari degli allevamenti vicini, e tutti coloro che venivano a vederlo, attratti dalla straordinaria notizia che presto si diffuse in tutta la regione.
Lo accarezzò anche Juan Cobaleda, un'ultima volta: Civilon dopo qualche tempo fu venduto all'impresa di Barcellona, annunciato per la corrida del 28 giugno di quel 1936.
Il giorno in cui lo imbarcarono Carmelina pianse e sospirò, chiedendo e gridando che non se lo portassero via.
Civilon partì per Barcellona e tutto tornò come era, prima che una bambina di nome Carmelina lo chiamasse per accarezzarlo.

- la storia di Civilon è ripresa da diversi blog e siti, tra cui Campo Charro e Don Miguel -

(foto Ronda: un Hernandez Plà a Ceret, immagine oggettivamente un pò ritoccata)

sabato 20 dicembre 2008

Anche l'uovo di Pasqua



Proseguiamo la nostra battaglia contro il cattivo gusto segnalando questa volta, sorte toccata già a quella di Siviglia, l'affiche della feria di Pasqua di Arles per il 2009.
E' un uovo di Pasqua, e a questo punto per fortuna che la feria non cade nel ponte dei morti.

Il comunicato ufficiale pubblicato sul sito ci informa che l'opera è a firma dell'artista californiano Mark Alsterlind e che la forma festiva dell'uovo si combina con l'ovale dell'arena (!) per un'affiche che concilia tradizione e modernità.

Abbiamo cercato qualche notizia su questo Alsterlind, per Wikipedia è uno perfetto sconosciuto visto che né la pagina in italiano né soprattutto quella in inglese gli dedicano nemmeno una riga.

Avanti il prossimo, il 2009 parte bene.

venerdì 19 dicembre 2008

Annunciaziò, annunciaziò


Non si sa bene come interpretarla: sensazionalismo, esigenza di rilanciarsi, folgorazione sulla via di Damasco, valor sereno, maturità, operazione commerciale, un insperato regalo agli aficionados...

Di sicuro la notizia ha quasi dell'incredibile.

L'anno prossimo a Siviglia la corrida di Victorino Martin sarà un mano a mano tra El Cid e...Morante de la Puebla!

Lo annuncia Mundotoro, con i commenti di Victorino jr.

(foto Mundotoro: Victorino Martin, El Cid e un Morante de la Puebla forse inconsapevole)

lunedì 15 dicembre 2008

Una foto di Esplà


E' di Juan Pelegrin, in arte Manon.
Ha una bella faccia Esplà, con quelle rughe sicure a convergere negli occhi neri.
Ha un bel sorriso, Esplà, un bel sorriso sincero.
Chiude l'anno prossimo, dopo trent'anni e passa a combattere tori duri e selvaggi tra Las Ventas e Ceret.

"Non credo al coraggio. All'inizio ti metti davanti a un toro per l'ideale. E' questo che ti rende temerario i primi anni. Dopo acquisisci una tecnica, una condizione fisica, una morale individuale.
Il coraggio è una finzione.
Non c'è che una sola cosa per la quale i toreri sono diversi e degni di ammirazione.
Ci sono diverse categorie di paura.
Una è dettata dall'istinto di conservazione, che appartiene ad ogni essere vivente.
Per questa abbiamo tutte i palliativi richiesti, la tecnica per esempio.
Altre paure sono generate dal toro.
Davvero, quando sei nella tua camera e ti ricordi del toro, i battiti del cuore accelerano.
Le altre sono le paure razionali, le creiamo noi stessi e nascono dentro di noi.
E' la paura del ridicolo, del fallimento, paure alle quali non esiste risposta.
Quando entri in un'arena come quella di Madrid, queste paure si impossessano di te come i nani di Gulliver.
E lì che i toreri sono diversi, per il fatto di non lasciarsi paralizzare dalle paure.
Appena entrato il toro, la paura svanisce e sei pervaso da un'agilità mentale sensazionale, riflessi, intuizione, tutto e tutto.
E' in questo che io garantisco che i toreri sono diversi da tutti i mortali."

- da Des Taureaux dans la Tete di François Zumbiehl (ed. Autrement) -

sabato 13 dicembre 2008

Vic Fezensac, l'anno prossimo


Siamo nel pieno del periodo in cui le imprese vanno al campo, nelle ganaderias, a vedere e selezionare i lotti di tori per le ferias dell'anno prossimo.
Così già si conoscono gli allevamenti per Pamplona (con Miura, Dolores Aguirre, Cebada Gago tra gli altri), Siviglia con il solito dominio domecq e le novità Jandilla, Fuente Yimbro e El Pilar, e ancora Castellon, Valencia, Vitoria, Azpeitia.

Per gli aficionados questo è il tempo del riposo e della noia anche, si sistemano i taccuini con gli appunti presi all'arena, si sleggono libri e riviste, si guarda qualche video, si dibatte nei club...ma le commissioni taurine e i responsabili delle imprese sono febbrilmente al lavoro: c'è da prendere i contatti con i manager dei toreri, c'è da scegliere i tori per le corride, c'è da costruire le ferias.

La commissione di Vic Fezensac è ormai prossima a chiudere, con le ganaderias.
I nomi accreditati sono, come d'abitudine, altisonanti: novillada di Flor de Jara e corride di Fuente Yimbro, La Quinta e Escolar Gil più una corrida concorso, da sempre uno dei momenti più alti ed importanti di tutta la temporada francese, con Miura, Palha, Cuadri nei sei.

Flor de Jara non è altro che il nuovo nome dei Bucaré (*), ora di proprietà di Carlos Aragon Cancela, e che quest'anno sono usciti magnificamente in novillada a Ceret e Mont de Marsan.
Sangue santacoloma.
I La Quinta (*) e gli Escolar Gil (*) hanno ottenuto premi e riconoscimenti per la loro ottima stagione 2008, in particolare i secondi che hanno segnato la temporada con il livello e la continuità delle proprie corride.
Ma a suggestionare maggiormente è l'ipotesi di vedere una corrida di Fuente Yimbro (*) a Vic Fezensac: in questi anni i tori di Cadice si sono ritagliati il ruolo di ganaderia per figuras, sì, ma con forza e casta. Fino all'ottobre scorso quando per il solo di Perera (appunto) a Madrid, in sesta posizione è uscito un Fuente Ymbro che, a stare alle cronache, ha avuto più casta di tutti i Victorino del giorno dopo.
Quelli di Vic devono aver visto qualcosa, al campo, se hanno deciso di acquistare un lotto di questi tori per la loro feria: i Fuente Ymbro sono casta domecq (!), un sacrilegio per i toristi più integralisti vederli proprio a Vic, un'ipotesi quantomeno affascinante per tutti gli altri.

Vic Fezensac è con Ceret il santuario della tauromachia in Francia, qui si fanno le cose serie con tori duri, forti, con casta: la sua feria chiama a raccolta ogni anno migliaia di appassionati che qui cercano un combattimento vero, tori forti, picador leali.
Ne avevamo parlato a suo tempo, grazie al reportage scritto dal nostro inviato.
La feria 2009 sarà dal sabato 30 maggio al lunedì 1° giugno, se consideriamo che il 2 giugno in Italia è festivo...una trasferta a Vic è un bel modo per occupare il ponte.

(foto di François Bruschet per Campos y Ruedos: novillada a Vic Fezensac)

venerdì 12 dicembre 2008

Un pò meno buona



Dopo la bella sorpresa di sapere El Cid di fronte ai Victorino ad Arles, il lunedì di Pasqua, ecco che in piena linea con le spietate leggi di Murphy arriva a bilanciarla la notizia che nello stesso cartel sarà previsto...attenzione...Mehdi Savalli!

Ora, ogni aficionado dotato anche solo di un minimo buon senso e che abbia frequentato l'arena di Arles negli ultimi anni sa perfettamente che Savalli non ha ad oggi i numeri per affrontare gli albaserrada di don Victorino: non ci sono molte altre considerazioni da fare.

Un futuro radioso alle spalle, Mehdi nelle due ultime stagioni si è perso nell'affannata ricerca di un toreo di successo che ben presto è trasceso verso lidi fastidiosamente populisti.
Certo mal assistito dai suoi protettori, Savalli ha dilapidato in poco tempo il pur congruo credito di cui era arrivato a godere dopo un paio di stagioni da novillero a tratti anche esaltanti, e che avevano fatto entusiasmare anche noi.

Oggi il suo nuovo apoderado e da poco ex- torero Denis Loré sembra deciso a rimetterlo sui da lui presunti giusti binari: nel ragazzo vede tante potenzialità, come ha recentemente dichiarato.
Forse davvero Mehdi ha bisogno di qualcuno in grado di canalizzare ed ordinare la grande energia e fame di cui spesso ha fatto mostra, ma che lasciate a sé lo trascinano in prove a metà tra il circense e il rimpianto per quello che potrebbe essere ma non è.

Va bene, noi ovviamente auguriamo che il lavoro di studio e preparazione che i due stanno facendo nelle fincas di Salamanca porti presto i suoi frutti.
Ma onestamente, per ora metterlo a combattere quei tori sa di azzardo.

Poveri Victorino, commenta qualcuno, povero Mehdi qualcun altro.
Povero pubblico, i più realisti.

(foto Ronda: Mehdi Savalli al paseo nel giorno della sua alternativa, ad Arles nel settembre 2006)

giovedì 11 dicembre 2008

Sevilla 2009: l'affiche


Nel mondo dei tori evidentemente non si perde tempo.
Siamo appena a metà dicembre ed ecco che la Real Maestranza di Siviglia ha già selezionato l'opera che si farà carico di rappresentare l'intera stagione 2009.
Il dipinto, a firma di Manuel Salinas misconosciuto pittore sivigliano, a nostro modestissimo parere è semplicemente brutto: nella scala dei valori, solo un filino più dignitoso del toro trafitto di Barcelò per l'anno 2008, sinceramente terribile.

Nel 2006, anno della nostra partecipazione alla Feria de Abril e delle nostre due comparsate alla Real Maestranza (corrida di JP Domecq e di Parladé), le cose erano andate meglio: occorrerà tornare presto.

mercoledì 10 dicembre 2008

23



Quasi che anche l'aficionado stringa un rapporto particolare con il destino, e la sorte, e la morte, pari a quello del torero, la storia di Carlo Federico Aguire y Sanchez è di quelle che alimentano il mito e il fascino della tauromachia tutta.
A proposito di descabello, di cui si diceva un paio di giorni fà.

La Havana e San Sebastian sono divise da un oceano intero, di acqua profonda e di costumi mondani: la ricca ed elegante regina basca è per Carlo la porta per l'occidente, la scoperta dell'Europa.
Siamo nel 1923, Carlo è nato il 2 settembre dell'anno zero, esattamente ventitré anni fa dall'altra parte dell'Atlantico.
Ventitré anni da festeggiare, l'ardore giovanile che a fatica si reprime nella bella ma altezzosa San Sebastian che con le sue spiagge mondane e i boulevard sontuosi non è cornice adeguata per una festa da ricordare, magari anche un pò eccessiva, perché no.
Carlo si annoia presto, oggi c'è da celebrare il compleanno a dovere.
Ventitré, in Europa.

Con gli amici noleggia una macchina e passa dall'altra parte della frontiera: a Bayonne è in programma una corrida, l'hanno letto sul giornale.
L'auto fila veloce lungo la costa, sale l'eccitazione, la giornata si mette sui giusti e desiderati binari dell'evento da ricordare.

Bayonne è altra cosa rispetto a San Sebastian, l'arena si intristisce tra i palazzi quasi di periferia, ma oggi non conta.
Il gruppo si procura i biglietti, i posti sono in alto, là in alto nella loggia.
Va bene lo stesso.

No, non va bene.
Per Carlo oggi tutto deve essere speciale.
Bagarino, breve trattativa, mano al portafoglio.
Seggiolino in barrera, prima fila.
Un'occhiata al biglietto: è incredibile.
Il posto è il numero 23.

Decisamente, il caso a volte è uno sceneggiatore da premio Oscar.

Dopo una corrida non male durante la quale Chicuelo impressiona il pubblico, il fotografo al quinto toro immortala Antonio Marquez concentrato, qualche istante prima di affondare il descabello per finire il toro.
In un angolo della foto si scorge Carlo Federico Aguire y Sanchez sorridere in barrera, è il suo compleanno, è con gli amici in gita a Bayonne, la sera torneranno a San Sebastian, e la corrida è stata buona.

L'ultimo sorriso di una vita che era misura del secolo.
Antonio Marquez abbassa con forza il braccio, il toro di Saltillo risponde con un colpo di testa fulmineo, la spada non entra e schizza per aria, verso il pubblico.

La camicia di Carlo si macchia di sangue.
La spada ha scelto il suo cuore a capolinea, è conficcata lì.

Il 2 settembre 1923, seduto al posto 23 della barrera dell'arena di Bayonne, Carlo Federico Aguire y Sanchez chiudeva la sua vita con un rotondo 23, né un giorno in meno né un giorno in più, la lama di un torero spagnolo nel petto.

(foto dell'arena di Bayonne presa da Arenes, blog dell'amico Laurent)

martedì 9 dicembre 2008

Una buona notizia per Arles


Della presenza dei tori di Victorino Martin per la feria di Pasqua ad Arles si era già data l'anticipazione qualche tempo fà.
Oggi su Mundotoro (*) arriva la notizia che ne è il miglior complemento: nella terna dei toreri che affronterà la corrida ci sarà pure El Cid.

Che è senza dubbio il miglior specialista dei tori dalla A coronata di questi anni.
Sul sito della ganaderia si può leggere un esauriente resoconto degli incontri tra i Victorino Martin e il torero di Salteras, provincia di Siviglia: qui.

Sul sito ufficiale de El Cid invece, i video di due tardes historicas di fronte ai Victorino: la Puerta del Principe a Siviglia con Borgones, il toro della feria, e soprattutto il suo solo a Bilbao, probabilmente due fra i più alti momenti in assoluto della stagione 2007.

(la foto è Laurent Larrieu per CyR, El Cid a Bilbao l'anno scorso)

lunedì 8 dicembre 2008

Sul descabello di un tempo



Descabello
: colpo di grazia assestato con il verdugo, spada appositache termina con un piccolo fermo orizzontale. Per estenzione è divenuto il sinonimo di verdugo.

(da La Tauromachie - HIstoire et dictionnaire, ed. Robert Laffont)


Ultimissimo atto della lidia, quando necessario, il descabello ha assai poco a che vedere con le fasi e le azioni che l'hanno preceduto: né arte né ispirazione né coraggio, il descabello ha per scopo di terminare velocemente l'agonia del toro ormai già ferito a morte.
E' il definitivo moto di rispetto del torero al suo avversario.

Una volta assestata la stoccata letale, se il toro rimane in piedi è al maestro che tocca di finirlo con il descabello. "Egli impiega, per lo scopo, il descabello. Il descabello è impartito con la spada o la puntilla. Il modo più sicuro di descabellar consiste nel cercare, con la punta della spada, l'origine della corna e di spingere fortemente per passare tra le due prime vertebre. La morte è istantanea"
Così recitava il trattato La tauromachie moderne di Leconce André, pubblicato nel 1913 a Nimes.

Oggi sappiamo che tocca al maestro il descabello quando il toro rimane in piedi e a un peone invece la puntilla quando questi invece si accasci, una volta portato il colpo di spada.
E soprattutto sappiamo che per il descabello il torero non usa né la puntilla né soprattutto la spada: ma fino al 1936 il descabello era portato con la spada ordinaria.
Quella stessa, affilata e letale, usata qualche istante prima per la stoccata.
Il problema era che il toro in un ultimo sussulto poteva assestare una frustata con il collo che non di rado respingeva e addirittura faceva volare la spada che lo stava finendo.

Ci furono addirittura degli incidenti mortali.
Nel 1915 la spada di Joselito schizzò fino ai gradini dell'arena dove uccise uno spettatore, ironia della sorte proprio un amico dello stesso torero.
Analogo il caso di Manolo Martinez, che nel '30 a Tortosa provocò così la morte di un aficionado seduto in tribuna.
A Bayonne un'identica tragedia pose fine, nel 1923, alla giovane vita di uno spettatore che finì con la spada di Antonio Marquez nel cuore, proiettata lì dall'ultimo colpo di testa del toro.

Ma l'incidente che segnò la svolta accadde il 6 agosto del 34, a La Coruna: la lama di Juan Belmonte, sfuggita al suo controllo dopo che il toro l'aveva respinta furiosamente con uno scatto del collo, attraversò il petto di uno spettatore e la coscia di un giornalista, l'uno all'altro accanto sui gradini.
Ignacio Sanchez Mejias (*) il giorno dopo dichiarò che da quel momento avrebbe portato il descabello con l'arma fissata al polso.
Fu ferito mortalmente nell'arena l'11 agosto, quattro giorni dopo, morì il 13 senza aver potuto realizzare questa idea di rendere più sicuro il momento terminale dell'uccisione.

La sua idea fu subito abbandonata, troppo pericolosa per il torero, e si arrivò dunque alla spada a cruceta di Vicente Pastor che da quel momento, con il fermo orizzontale (la piccola croce) in prossimità della punta, divenne l'arma definitiva per il descabello.
Di fatto, quella che i toreri utilizzano ancora oggi.

- la gran parte delle notizie di questo articolo sono tratte da Toros 1839 -


(foto Ronda - El Cid al descabello, a Siviglia il 25 aprile 2006 con tori di Juan Pedro Domecq)

mercoledì 3 dicembre 2008

Il toro è un animale selvaggio




"Bisognerebbe fare un elogio circostanziato del toro selvaggio, o piuttosto dello stato selvaggio del toro da combattimento, se questo non sembrasse inutile sia presso coloro che considerano il toro come una priorità, che non hanno bisogno di essere convinti, sia presso coloro che hanno calato le braghe in favore di un animale spalla di cui già si è detto tutto.
Contentiamoci di ricordare che è la natura selvaggia del toro da combattimento che sta all'origine della corrida, e di affermare che ne rimane il fondamento. (...)
Il torismo non è attaccarsi a delle etichette, a dei nomi, è semplicemente riferirsi a una certa concezione del toro da combattimento mettendolo al centro della corrida, da ovunque esso arrivi.
Non per assegnargli un posto privilegiato rispetto a quello del torero, perché le regole del gioco vogliono che sia l'uomo che esca vincitore (sono gli avversari della corrida che vogliono il contrario), ma per dare un senso a questo combattimento.
Il toro non è, per natura, un animale domestico come il cane, il cavallo o il gatto.
E' un animale selvaggio che il torero deve affrontare.
E a volte, negli allevamenti, si incontra un toro che il tempo ha addomesticato: è fastidioso e penoso da vedere."

- dall'editoriale Le toro est un animal sauvage di Manolillo, apparso su Toros 1839, del 17 novembre -

(foto Ronda: Tomizo di Hernandez Plà a Ceret, il 13 luglio)