venerdì 23 maggio 2008

La Féria di Vic Fezensac


Meglio tardi che mai...
Questa volta il nostro inviato Marco Coscia ci inoltra questa bella carrellata sulla feria di Pentecoste di Vic conclusasi una decina di giorni fà.

Buona lettura.

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Dopo tre anni di carestia dovuta alle limitazioni sanitaria al trasporto dei tori spagnoli, quest'anno in Francia si ricominciano a vedere tori importanti, e questo ha giovato a una Feria come quella di Vic Fezensac, da sempre nota per il suo marcato carattere torista.

Vic è una plaza di aficionados come Ceret, e la gestione del Club Taurin Vicois (*) cerca sempre di offrire il meglio in quanto a tori, privilegiando il toro integro e con poder. Non sempre ci riesce, perchè si sa che nel toro non c'è mai certezza, l'unica è che se si fanno le cose bene, e con onestà, è possibile che riescano bene, se si fanno male il risultato è sempre nefasto. I carteles di questa edizione 2008 erano abbastanza interessanti in quanto ai tori, e per la verità appena sufficienti in quanto a toreri.
E' sempre così, si hay toros no hay toreros perchè sono poche le figuras che hanno voglia di spingersi in questo paese della Guascogna (si, quello di D'Artagnan), di appena 5000 abitanti, ma con un'arena di 8000 posti, sempre piena, dove devono affrontare tori impressionanti per corporatura, lunghe corna, e spesso cattive intenzioni.
Se poi pensiamo che in contemporanea c'è a S. Isidro a Madrid, ed in Francia la
Feria di Nimes, dove il toro è più piccolo, il cachet più grande, ed il pubblico meno esigente, è evidente che a Vic ci si va per il toro-toro e per i toreri che hanno il valore di affrontarlo, come a suo tempo Francisco Ruiz Miguel, la cui immagine in bronzo eternizza nel monumento davanti all'arena la verità nel toreo.

A Vic la vigilia della feria si va ai corrales della plaza dove i tori sono visibili al pubblico, aficionados, famiglie con il nonno ed il nipotino, tutti si mettono in fila per salire sulla balconata dei corrales e contemplare gli animali nei loro recinti, separati per ganaderia (ma i tori della concorso, benchè di origini diverse, erano mescolati tutti insieme, come se fossero della stessa famiglia).
E la sera del venerdì nel paese esplode la Fiesta, che trasforma questo quieto e sperduto villaggio della profonda provincia francese in una succursale anticipata di Pamplona, senza encierro mattutino, ma con lo stesso tasso alcolico e la stessa frenesia per le strade.

Il sabato mattina, durissima (per i novilleros) novillada di Perez de la Concha, ganaderia madre del encaste santacoloma.
Segue, ma questo è solo per pochissimi iniziati, il tradizionale aperitivo con i mulilleros di Hagetmau, che offrono alla plaza il servizio di arrastre con le mule più belle che si siano mai viste in tutto l'orbe taurino.
Dopo pranzo a base di specialità locali (siamo nella terra del foie gras, del confit d'anatra, dell'Armagnac e di altre innumerevoli leccornie) una corrida dell'allevatore francese Margè, di ottimo aspetto (la corrida) e fin troppo facile per i toreri che , cosa non comune da queste parti, hanno tagliato un bel po' di orecchie. Per la cronaca, due El Fundi, una Rafaelillo e una Julien Lescarret.

La mattina di domenica la tradizionale corrida concorso ci ha permesso di vedere stupende entrate dei tori al cavallo, tutti i concorrenti hanno fatto il loro dovere di prendere almeno tre varas ed alcuni quattro, ha vinto uno stupendo esemplare de La Quinta, lidiado da Luis Bolivar, che in altre mani più esperte avrebbe potuto persino sembrare migliore.

Il pomeriggio invece, l'unica nota positiva
è stata il bel tempo, che contrariamente alle previsioni negative ci ha assistito per tutta la Feria, perchè la corrida di Adelaida Rodriguez, contro ogni pronostico, si è rivelata un fiasco ganadero totale: tori grandi e ben presentati, ma assolutamente descastadi e invalidi, per cui poco hanno potuto fare i toreri, anche se fra di loro c'erano alcuni specialisti in banderillas come Ferrera e Sanchez Vara.

Non ci è rimasto che consolarci con le ostriche dell'Atlantico che venivano servite in un chiosco nel centro del paese, con vino bianco. Intanto il tasso alcolico complessivo dei ferianti, non quelli che vanno alle corride ma la massa che viene da tutto il Sud Ovest per divertirsi, e si accampa dove può, aveva raggiunto livelli inimmaginabili.

Rimaneva il Lunedì di Pentecoste, finalmente ritornato festivo in Francia (ora si rivendica il Martedì, ma sarà dura).
La mattina, colazione (in realtà una scorpacciata delle cose più succulente, salsicce, cuori d'anatra, pancetta alla piastra, formaggi, ed abbondante vino rosso) offerta agli abbonati alla feria, poi animazione taurina con becerros e vaquillas nella plaza, e ultimo banchetto fra amici prima di assistere alla straordinaria ed emozionante corrida di Josè Escolar, che ha lasciato a tutti uno splendido ricordo.

Tacciono le fanfare. Anche quella della de Les Armagnacs che nella plaza hanno suonato la jota aragonesa al sesto ed ultimo toro della Feria.
Se ne vanno anche gli ultimi ubriachi dei camping e dai parcheggi dove hanno passato gli ultimi tre giorni dormendo in auto o nei furgoni, i servizi municipali iniziano la colossale opera di pulizia delle tonnellate di spazzatura che sono rimaste a terra, e a lavare le strade.

Vic Fezensac, dove una notte si fermò a dormire Luigi XIV, il Re Sole, nel suo viaggio a St. Jean de Luz per sposarsi, ritorna ad essere un paesino sperduto del Gers che una volta l'anno diventa la capitale mondiale del toro.
In tre giorni, stranamente per queste parti, non ha piovuto, invece quest'anno a Siviglia, hanno avuto tempo pessimo e tori impresentabili.

Che il dio della pioggia sia aficionado?

(foto di Marco Coscia)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

escolar è FRASCUELO?

Anonimo ha detto...

No, Josè Escolar Gil è un allevatore di tori, encaste Albaserrada, gli stessi di Victorino o Adolfo Martin, vengo tutti dall'estinta ganaderia di Escudero Calvo.

E' anche il suocero del Fundi

Marco