venerdì 31 luglio 2009

La Francia, in settembre


Finite le vacanze, settembre è il mese in cui la temporada francese dà gli ultimi colpi di coda: in particolare sono programmate le ferie minori di alcuni grandi arene.
Un paio di queste sono vicine a noi, e negli anni abbiamo verificato essere un buon modo per chiudere la stagione e per fare ancora un pò di legna, in vista del lungo e buio inverno senza tori.

Il sud-ovest mette in campo Bayonne e Dax, che rifiniscono l'annata con due week-end di chiusura.
A Bayonne la Feria dell'Atlantico rinuncia quest'anno al tradizionale appuntamento torista (l'anno scorso furono i mostruosi Palha a seminare il terrore in città), per presentare due corride con figuras.
Se quella della domenica ha un cartel sì di lusso ma che sa di già visto, la solitaria de El Juli il giorno prima ha alcuni buoni motivi di interesse: primo fra tutti il fatto che il torero madrileno prenderà tre allevamenti con tre origini diverse, tra questi due Ana Romero di provenienza santacoloma.
Dax proporrà invece un pomeriggio per le star al sabato e una corrida di Victorino il giorno dopo: interessante il pacchetto proposto per la domenica, una giornata dedicata ai Victorino con al mattino la course landaise con vacche di questa casa.

Certo le due città non sono proprio a due passi, e spostarsi là per un week-end è affare piuttosto complesso.


Veniamo quindi al sudest, di più facile approccio.
La Feria du Riz di Arles parte forte con la corrida concorso del venerdì: Partido de Resina, Prieto de la Cal, Cuadri, Yonnet...certo è che programmare la concorso al venerdì è omicidio premeditato. Ci auguriamo ci sia una buoan entrata, la concorso di Arles rimane uno degli appuntamenti più interessanti della stagione francese.
Poi goyesca al sabato e corrida tutta francese la domenica, con il corollario del rejon la stessa mattina.
Se si aggiunge che in quei giorni sarà ancora possibile visitare il festival internazionale di fotografia, la feria del riso potrebbe essere un buon appuntamento.
Infine Nimes, con il ciclo più ricco dei quattro: la solita collezione di figurine, del gran domecq, un mano a mano mattinale che promette 12 orecchie e 6 code, insomma una Vendemmia in piena linea con le idee del suo organizzatore.
Quasi a giustificarsi, e a dare alla feria una parvenza di completezza, la corrida di Yonnet e la novillada de La Quinta: peccato che siano l'una il giovedì pomeriggio e l'altra il venerdì mattina, messe lì tanto per dire che ci sono.
C'è di buono che la festa a Nimes è sempre grande e coinvolgente, questo sì.

Quattro grandi arene francese, quattro ferias più intime di quelle titolari.
Chi può, scelga.

(foto Ronda)

mercoledì 29 luglio 2009

Forse non tutti sanno che





Ritorniamo alle normali attività, dopo l'alluvione di commenti della settimana scorsa e l'editoriale di pochi giorni fa: ma riprendiamo doucement, per ritrovare a poco a poco i soliti ritmi.

E quindi visto che agosto si avvicina, ecco il nostro omaggio alla compagna di tutti gli italiani sotto l'ombrellone, al complemento unico e inimitabile delle giornate sulla spiaggia, la gloriosa e immancabile Settimana Enigmistica.
Voilà le nostre spigolature.

Forse non tutti sanno che...

- l'articolo di Nucci a cui Paolo fa riferimento nel suo commento è uno scritto didattico, pensato e preparato per una lezione di letteratura in un liceo

- c'è un altro modo di parlare di corride e toreri in italiano: quello di Rotta a SudOvest

- domenica prossima a Torremolinos farà il suo debutto in novillada piccata Tairo Nono, un torero giapponese: ha anche un sito

- esiste un libro scritto da un italiano (tale Gherardo Casaglia) e che si intitola Manuale di tauromachia - breve guida per un futuro aficionado

- il toro monorchide di cui chiedeva notizie Marco in un suo commento qualche giorno fa sarebbe finito nella muleta e sotto la spada di José Tomas, a porte chiuse: mayoral dixit

- la foto qua sopra è finita sulla copertina dell'ultimo numero di Toros, e ritrae la piccola arena di Saint Perdon prima che sparisse sotto le fiamme di un incendio: l'autore è l'amico Laurent, per lui una prima volta che volentieri omaggiamo

domenica 26 luglio 2009

Sul blog




Avevo in mente un paio di post per aprire la settimana, ma proseguire come se niente fosse e senza tornare su quanto successo tra giovedì e venerdì sarebbe stato poco lungimirante.
Non ho nessuna intenzione di usare queste pagine per ribadire colpo su colpo ad alcune di quelle risibili bassezze di cui il sottoscritto e i pezzi che scrive (volontariamente e per passione, prima di tutto) sono stati bersaglio.
Sarebbe poco elegante, la mia qua è una posizione privilegiata e sarebbe meschino approfittarne.
E poi c'è che mi hanno insegnato che occorre dare alle parole il peso della bocca da cui escono, e quindi passo oltre.

L'orgia di commenti all'articolo di un paio di giorni fa, nel momento in cui scrivo ne conto 40 (record assoluto di A5DS), suscita e forse non solo a me qualche inevitabile pensiero: li condivido mettendoli qui, per chi avrà la pazienza di leggerli, senza troppo ordine e metodo nell'incatenarli.

Alle 5 della Sera è nato poco più di un anno fa perché al sottoscritto, dopo tre stagioni di tori, è venuta voglia di parlare di questa inaspettata e virale passione.
Col tempo il blog si è modellato una identità sua, ha raccolto attorno a sé qualche lettore costante e qualcuno più episodico, ha fatto da collettore e motivo per incontri sempre calorosi, ha avuto collaborazioni e legami spontanei tanto qua da noi che di là dalle Alpi.
Fin qua tutto, relativamente, normale.
O forse no, poteva andar peggio, e mi compiaccio di quello che sono ora queste pagine.

Ora, spiace che qualcuno pensi che A5DS e le persone che ci girano intorno (sostanzialmente amici, prima che lettori) abbiano la pretesa dell'assolutezza o della verità.
Nessuno custodisce nessun graal, da queste parti, e nessun celodurismo per segnare il territorio.
Sono fatiche che personalmente lascio a chi ha più convinzione in sè e più tempo a disposizione.

Anzi, tutt'altro: per me A5DS è nato anche per sperimentare questa passione, per mettere a nudo e in pubblico emozioni e riflessioni, per stimolare una sana aspirazione alla ricerca, ed essenzialmente per saperne un pò di più.
Scrivere come via per capire.

Certo è che un lettore qualsiasi che fosse capitato per caso sul sito venerdì, bisogna ammetterlo, a leggere la metà di quei commenti si sarebbe fatto l'idea che in Italia il profilo dell'appassionato di tori è quello di una persona con una passione accesa e viva, e però dal carattere rissoso e incline più ai colpi bassi che altro.
Il lettore che si firma José, al di là delle sue reinterpretazioni della lingua spagnola e del lessico taurino, non ci va tanto lontano: concordo, è piuttosto bizzarro vedere che l'unico (non è peccato di modestia, è che credo proprio sia così) sito italiano che tratta di tori e corride con una certa costanza, sia teatro di una bagarre verbale che per usare un eufemismo è andata un pò fuori tema.
Così non mi piace.

Però in quei quaranta commenti c'era anche dell'altro, e per fortuna, e il famigerato lettore qualsiasi se ne sarà accorto: sotto la cenere c'era una brace viva, di quella buona, capace di scaldare ancora per tanto.

A5Ds infatti dice che in Italia c'è, inevitabilmente sottotraccia e nascosta ma c'è, una qualche forma di passione ai tori: in un paese a-taurino (Marco ha ragione, anche in questo), c'è voglia di parlare di corride, di chiedere, di confrontarsi, di rivivere quei brividi che forzatamente andiamo a cercare a migliaia di chilometri da qua.
Ho un osservatorio privilegiato: non solo i commenti ai post, che leggiamo tutti, ma anche le mail che arrivano da tante città e tante regioni italiane, o anche le statistiche che fissano il numero dei lettori quotidiani del blog.
A5DS dice che in Italia la passione per i tori è più diffusa di quanto uno si immagini.

Normale che un blog come questo, vista anche la diffusione e la praticità della rete, possa diventare un punto d'approdo.

Però attenzione.
Un blog, per sua natura, è essenzialmente unidirezionale: va da chi lo scrive a chi lo legge.
Certo ci sono i commenti che il curatore del sito può decidere di lasciare aperti e senza censure (come nel nostro caso) o di moderare o addirittura di impedire.
La mia scelta è chiara, e mi affido al buon senso di tutti affinché la pagina dei commenti non venga stravolta e quello spazio bianco non diventi un ring.
Perché A5DS questo vuole essere e continuare ad essere, un luogo dove si raccontano storie, si dà qualche notizia di attualità, si fa un pò di pedagogia taurina, si incuriosisce qualcuno, si scrivono reportage dalle visite agli allevamenti.
Dove si parla di tori e corride, in italiano.
Non un luogo di dibattito aperto e continuo, mi spiace: magari lo spunto per fare qualche riflessione insieme, magari l'occasione per condividere qualche notizia o per commentare una foto o una cronaca, ma non un'assemblea permanente.

Altri strumenti sono più adatti ad un confronto immediato, strutturato, ordinato.
Il forum, per esempio, che molto più di un testo scritto da una sola persona (e dal quale deviare per inserire altri argomenti o fare proprie valutazioni che magari poco hanno a che fare con il resto) può adattarsi allo scopo.
Non conosco l'esistenza, passata o presente, di forum taurini in Italia: chi ha più memoria o esperienza di me potrà correggermi, eventualmente.
Pensiamoci, gli strumenti informatici per crearne uno ormai sono alla portata di tutti.

Perché Alle 5 della Sera continuerà ad essere quello che è, un monologo e non un'assemblea aperta, un diario delle esperienze di un manipolo di amici e compagni, un servizio prima agli estensori e solo poi ai lettori delle sue pagine, una vetrina per le fotografie più riuscite.
Uno straordinario pretesto per organizzare cene enormi, bevute impegnative (anche ad Arles, sì, una volta parcheggiata la fiat Punto), spedizioni alle ferias più interessanti, visite alle ganaderias.
Incontri.

E chiudo venendo al merito, perchè una parte di quei famosi 40 commenti hanno però ribadito quello che scriviamo da un anno e più.
Questo blog, il suo curatore e le persone che in un modo o nell'altro ci girano intorno, hanno una sensibilità tauromachica ben precisa.
Se non piace, amen.
Parole tenere sui domecq o sul circo mediatico che gira intorno al Morante di turno, da queste parti, non se ne trovano.
E se la feria di Ceret può apparire provincialismo taurino, poco male: noi ci andremo ancora tutte le volte che ci sarà possibile, e a chiunque ci capiterà di parlare consiglieremo mille volte di più un week-end di due giorni a Ceret che una feria intera a Malaga.
Nessuno è obbligato a leggerci, se queste cose non piacciono.
Non rappresentiamo niente e nessuno, e questo già è un bene: soprattutto, quello che ho e abbiamo fatto in questi mesi è stato solo frutto di una passione vera, che si alimenta giorno per giorno e che cresce ricca e grassa.
Certo, libero chiunque di pensarla diversamente, e di preferire Malaga a Ceret o il Tavernello al Barolo: chi è abituato a frequentare l'aficion, quella seria, sa che l'aficionado è maestro di laicità e che la corrida insegna all'esercizio dell'obiettività e a rifuggere ogni fanatismo.

Nella corrida non c'è nessuna verità definitiva, inutile cercarne e sciocco accapigliarsi per essa.
O meglio, no.
Mi correggo.
Nella corrida c'è una e una sola verità: quella del toro.
Alle 5 della Sera parte da lì.

Non posso chiudere senza ringraziare tutti coloro che leggono queste pagine, a prescindere dai gusti personali di ognuno: come potete immaginare è fonte di grossa soddisfazione, davvero, sapere di essere seguiti ed apprezzati.

Avanti dunque, speriamo ancora per molto.
E come direbbe il Maestro...suerte!


(foto Ronda - cliccare sull'immagine per vedere meglio)

venerdì 24 luglio 2009

Oggi, Venerdì



E bravo Matteo Nucci.

(tra l'altro, Nunez del Cuvillo o mica Nunez del Cuvillo, il record dei commenti su questo blog te lo sei aggiudicato)

giovedì 23 luglio 2009

Domani, Venerdì

Alle 5 della Sera conta tra i suoi lettori, e per la precisione tra quelli più affezionati, Matteo Nucci.
Romano e romanista, splendido (quasi) quarantenne, Matteo Nucci sostanzialmente scrive.
Collabora alle pagine del Venerdì di Repubblica e di XL di Repubblica, ha pubblicato saggi su Empedocle e Platone e ha curato la nuova edizione del Simposio di Platone per Einaudi.
Suoi racconti sono usciti su riviste letterarie italiane (Nuovi Argomenti, o Il Caffé Illustrato) e il suo primo romanzo, Sono comuni le cose degli amici, uscirà in ottobre per Ponte alle Grazie.
Insomma, mica cazzi.

Succede che Matteo, che dichiara candidamente di spendere tutti i propri soldi in trattorie e viaggi, sia reduce da un giro nella Spagna dei tori: un tour tra arene e ganaderias, tra taverne e tradizione, a riempirsi i polmoni del respiro della tauromachia, a incontrare persone, a vedere, conoscere, capire ogni giorno un pò di più.
E sì perché nemmeno lui è immune dal virus dell'aficion.

E qui veniamo al titolo di questo post.
Pubblicità neanche troppo occulta: domani sul Venerdì di Repubblica uscirà un pezzo a firma di Nucci, il racconto della sua visita all'allevamento di Nunez del Cuvillo, dove pacifico vive quell'Idilico a suo tempo graziato da José Tomàs.
Inutile dire che domani c'è da comprare quel giornale: sono così rare le occasioni per leggere di tori nella lingua di Dante che c'è da non farsele scappare: e se poi la firma è quella di un appassionato, e per di più affezionato al nostro blog...

Quando ce ne ha avvisato, abbiamo chiesto a Matteo di raccontarci di questo suo articolo.
Risultato, ci ha scritto le righe qua sotto che ne costituiscono un ideale prologo, un'introduzione che A5DS pubblica in esclusiva: lo ringraziamo, ovviamente, e volentieri ve le mettiamo a disposizione.
E chissà che presto non ritroveremo la sua firma, ancora, su queste nostre pagine.

Domani, Venerdì: sul Venerdì di Repubblica, per tutti.

Oggi solo per noi:

"Chi se l'immaginerebbe, fra gli animalisti italiani, una strada come quella che da Jerez de la Frontera a Medina, la mitica Ruta del Toro? Guidare fra campi sterminati, colline che digradano fra sugheri e ulivi, qualche roccia, crestoni giallastri di erba bruciata e, ovunque, tori. Punteggiano i campi, s'intravedono dietro gli alberi, sbucano come silhouette pubblicitarie in controluce, escono fuori all'improvviso nella loro nobiltà, calmi, attenti, tranquilli dominatori dei loro campi.
Chi se l'immaginerebbe, fra chi sfila gridando contro la corrida de toros, che gli allevamenti dove questi animali unici vivono incontrastati siano paradisi terrestri, microcosmi dove la natura è salva, il tempo è fermo e gli allevatori fanno attenzione a non disturbare gli animali, non tenere i motori accesi troppo a lungo, né troppo vicino alle bestie che riposano, presi solo dalla necessità di accorgersi che qualche capo sia in difficoltà, magari si sia ferito in un combattimento con un altro animale o qualche infezione ne abbia minato un occhio?
Chi, fra i tanti che combattono contro l'estinzione di razze rare, avrebbe il coraggio di ammettere che è grazie a questi innumerevoli allevamenti che si è salvata la razza dei tori selvaggi?
E chi troverebbe la forza, fra quelli che si denudano per contestare i crudeli uomini dedidi all'ancestrale arte della tauromachia, di spiegarsi come accada che alcuni tori da corrida possano tornare da trionfatori nei loro allevamenti, dopo una tarde in cui hanno incontrato un matador capace di esaltarne le grandi doti, al punto da farli tornare a casa come padroni del resto dei loro giorni (e delle decine di vacche con cui si accoppieranno)?
C'è molta ignoranza, dicono spesso in Spagna.
E figuriamoci quanta può essercene in Italia.
Parlare di tori allora è quasi una missione.
Alle 5 della Sera lo fa quotidianamente, con una sapienza straordinaria che invidio. Io ho cercato di farlo, raccontando quel che capita in una ganaderia che ora va per la maggiore nei circuiti taurini spagnoli. Legata a doppio filo al moderno eroe dei toreri, José Tomas, la ganaderia di Nunez del Cuvillo è balzata all'onore delle cronache di tutto il mondo con l'indulto concesso a Idilico, toro nato a gennaio del 2004, lo scorso settembre alla Monumental di Barcellona.
Commozione e titoli a tutta pagina per l'animale che non smetteva di seguire il panno, e che José Tomas ha accompagnato con grazia fino alla porta dietro cui gli si apriva la libertà.
Tra Medina e Vejer de la Frontera, la finca El Grullo è dominata da una bella casa bianca cperta dalla buganvillea, circondata da limoni e aranci. Basta percorrere qualche centinaio di metri su una breve strada sterrata in deviazione della statale. Per entrare nel paradiso di aironi, conigli, pernici, falchi, nella calma irreale di posti che non ci si immaginerebbe di trovare mai più.
Uomini al lavoro. Duemila capi sparsi nei vari appezzamenti. La tranquillità e la gentilezza e la passione di chi dedica tutta la sua vita ai tori. Questo ho trovato e questo ho cercato brevemente di raccontare.
Ma le parole non bastano. Chiunque - e soprattutto chi si batte con violenza contro le corride - dovrebbe concedersi qualche minuto di libertà per passeggiare senza pensare più a nulla respirando l'aria frizzante di una ganaderia. Il mondo sarebbe migliore".

(Matteo Nucci)

(le foto della ganaderia sono di Tommaso Ausili, fotografo che ha seguito Nucci in Spagna)



mercoledì 22 luglio 2009

Lezione magistrale


Si è chiuso ieri con una corrida deludente e fiacca di Zalduendo il ciclo di Mont de Marsan, uno degli appuntamenti chiave della stagione nel sud-ovest francese.
Gestita quest'anno da una nuova società con alla testa l'ex rejoneadora Marie Sara (e dietro di lei don Simon Casas), l'arena dele Lande presentava un programma interessante e ricco, e a sentire dalle voci che sono arrivate pure qua da noi, durante la feria si sono viste cose a tratti anche buone: tra tutte, la corrida di Fuente Ymbro con il trionfo meritato di Sergio Aguilar e Luis Bolivar, a dire dei presenti una signora corrida con casta e motore.

La feria aveva debuttato venerdì, con quello che era uno dei cartel sulla carta più interessanti di tutta la stagione: tori de La Quinta per El Fundi, El Juli e Juan Bautista.
Ovvero la combinazione sognata da ogni aficionado, tori e toreri.
El Juli di fronte a dei santacoloma, fatto più unico che raro, era poi motivo sufficiente per dare al pomeriggio un fascino inedito e allettante.

Sui gradini in cemento dell'arena di Plumaçon era presente pure El Tito, caro amico del sudovest già incrociato a Dax o a Vic e pure protagonista di un soggiorno divertente e rocambolesco chez nous, lo scorso inverno.
El Tito aveva firmato per qualche tempo le cronache taurine su "L'indipendant du Cap de Gascogne", ormai defunto, e radiomercato lo dà in partenza per CyR, da dove continuerà la sua esperienza di giornalista taurino.
E' quindi con sommo piacere che traduciamo e pubblichiamo la sua cronaca di quel venerdì 17 luglio, tori di La Quinta per tre signori toreri.

LEZIONE MAGISTRALE

Il cielo era grigio quando siamo arrivati al Plumaçon (l'arena di MdM - ndt) per questa prima corrida del ciclo, così come i tori che tutti avevamo voglia di ritrovare, dopo la loro eccellente presentazione e il loro esemplare comportamento dell'anno scorso.
Quest'anno l'evento era caricato dalla presenza del Juli che, come ci avevano raccontato gli organizzatori (veri professionisti della comunicazione), aveva deciso di fare un gesto per questo pubblico montois.
In effetti questa storia d'amore tra il capoluogo delle Lande e il madrileno dura fin dal suo debutto e non si è mai sopita, El Juli venendo regolarmente ogni anno a far visita ad una pena che porta il suo nome e i cui utili sono distribuiti ad associazioni solidaristiche.
Una volta ancora dunque, quando El Juli è a Mont de Marsan, non resta più un solo centimetro di cemento disponibile all'arena. A maggior ragione se le sue comparsate di fronte a tori di origine santacoloma sono del tutto sporadiche, cosa che d'altronde vale per tutte le altre figuras .
Il resto del cartel era altrettanto attraente, con la presenza de El Fundi (le cui qualità di combattente non hanno più bisogno di essere dimostrate) e di quel Juan Bautista che successivamente al suo ritorno fa mostra di un repertorio largo, classico ed interessante di fronte a questo tipo di toro.
E a Nimes, qualche mese fa, proprio JB aveva perso tutti i trofei con la spada, di fronte ad un altro allevamento conosciuto per la sua tignosità: Miura.
C'erano tutti gli ingredienti dunque per una tarde indimenticabile...ma tutti conoscono il famigerato detto corrida de expetacion, corrida de decepcion (corrida di grande attesa, corrida di delusioni - ndt), et il rischio aleggiava continuamente.

Entrando all'arena ci veniva consegnato il sorteo, sul quale campeggiava un'intervista al ganadero, nella quale gli era posta più o meno questa domanda: la venuta del Juli di fronte ai vostri tori ha avuto una qualche influenza sulla loro scelta e sulla presentazione?
Alvaro Condari Martinez rispondeva dopo una risata che questa cosa non aveva nessuna influenza e che i tori sarebbero stati come sempre.
Non so cosa significhi questa risata, ma vista la presentazione dei tori del pomeriggio si può legittimamente dubitare della sincerità del caro Alvaro, così come di quella di Marie Sara. Circolano voci secondo cui l'allevatore avrebbe avuto tre tori feriti poco tempo prima della corrida e che non gli restavano che quelli già selezionati per Bilbao, a meno di non andare a pescare nelle seconde o terze scelte. Non avendo voluto giocare uno scherzo cattivo ai baschi, avrebbe dunque preferito conservare intatto il lotto previsto per l'arena spagnola e mandare qualche sardina a Mont de Marsan.

Di fronte a questo lotto diseguale e al limite di presentabilità, ad essere cortesi, El Fundi è apparso davvero altrove. Occorre dire che era al rientro da una cornata vigliacca, peraltro successiva ad una riapparizione prematura dopo la caduta da cavallo e un trauma cranico preoccupante. La sua testa ne diceva molto e le sue gambe pure, perché durante tutto il pomeriggio non gli sono riuscite che due sole serie a destra senza ritrarre la gamba, comportamento del tutto anomalo in lui. Dopo queste due serie, la decisione di passare alla mano sinistra: ma il toro gli comunicave che di lì c'era qualche complessità in più, e tanto bastava per convincere El Fundi a non insistere.
Una stoccata assai mediocre al suo primo, un'altra più corretta al quarto, silenzio e applausi di incoraggiamento per un Fundi ancora convalescente ma a cui tutti hanno velocemente perdonato la pallida prestazione.

Juan Bautista non tornava da una ferita ma sembra ferito nella testa, da qualche tempo.
L'arlesiano, che fino a poco tempo fa infiammava le gradinate da non importa quale lato dei Pirenei, ha totalmente perso la sua tauromachia.
E nonostamte questa non sia mai stata troppo espressiva, i suoi muletazos sono diventati ormai insipidi malgrado qualche sollecitazione da buona distanza e qualche elegante dettaglio, ma sempre senza grande connessione con il pubblico.
Di fronte a lui, va detto, due avversari noblotes ma che diventavano velocemente vuoti, e ai quali avrebbe potuto tagliare qualche orecchia senza l'ennesimo fallimento con la spada.

Idem per Juliann Lopez, molto dignitoso davanti ad un secondo pure lui velocemente virato all'insapore. El Juli si dedicava ad una faena gradevole mettendo in campo tutta la sua scienza, sfoggiando un repertorio vario ma sempre classico.
La stoccata, nel suo stile, era di effetto lento ed è senza dubbio per questo che il presidente non esibiva il fazzoletto bianco che nella vicina città termale (Dax, famosa per la generosità dei suoi trionfi - ndt) sarebbe uscito senza dubbio alcuno.

Ma il grande momento del pomeriggio arrivava con l'uscita del quinto toro, che fuggiva il minimo richiamo della capa e che metteva in mostra tutte le caratteristiche di un grande manso!
Una parte del pubblico reclamava addirittura il cambio, come se la mansedumbre costituisse una ragione di sostituzione...
Durante i due primi tercios, il Juli economizzava al massimo l'animale, ed ordinava alla sua cuadrilla di fare altrettanto.
Ma, presa la muleta, El Juli iniziava con due serie destrorse piuttosto slegate, di fronte a questo toro caracollante che non riusciva a fissare.
Alla fine della seconda serie si voltava, e mostrava un viso nero di collera per non riuscire a fermare questo toro tanto da incatenare i passi.
Si rimetteva al lavoro e cominciava facendo abbassare la testa al La Quinta, la cui sola qualità era di avere un pò di motore, e gli insegnava a caricare dritto, a fermarsi, a rispondere ai suoi richiami somministrandogli una lezione magistrale e maestosa.
Inventava questo toro, cosa che ben pochi maestros sono capaci o hanno voglia di fare.
E già che c'era, regalava un corso di toreo ai suoi colleghi che lo guardavano ammirati dal burladero, esattamente come noi sugli spalti.
El Juli metteva in campo tutto il suo mestiere e tutti i ricami per aggraziare la sua faena, che non trascendeva mai nella volgarità pur di fronte a un toro senza grande razza.
Rimangono quelle stoccate di cui lui solo ha la ricetta ma che non sono certo un modello del genere, anche se è pur vero che in giro si vede di peggio.
Ma via, visto che questa era di un effetto immediato, le due orecchie cadevano simultaneamente.
Porque no?

El Juli è un grande professore di tauromachia, o non è piuttosto sacerdote, stregone, sciamano?

El Tito


(la foto è di Laurent Larroque, di Photaurines: corrales a MdM)

domenica 19 luglio 2009

La galleria di foto




Ecco disponibile la nostra galleria di foto da Ceret de Toros 2009.
E' capitato, un pò come l'anno scorso, che l'attenzione ai tori fosse tanta da dimenticare da volte di prendere le foto, o di perdere l'attimo buono.
In altre parole, questo è il meglio che siamo riusciti a fare.

(foto Ronda)

venerdì 17 luglio 2009

Coimbra, viva il Portogallo


Dicono che quando alla serata di presentazione, a Ceret, sul muro si sono alternate le diapositive dei tori di Coimbra selezionati per la feria, nella sala sia sceso un silenzio di morte.
Corna spaventose, larghe e lunghe, inedite anche per una piazza come quella catalana.
Dicono che in molti avevano dubbi sulla riuscita della corsa, la ganaderia ai più sconosciuta e non introdotta nei circuiti taurini anche meno battuti, e che gli impresari si guardano bene dal programmare.

Poi nei giorni prima della feria arrivavano le voci di chi era andato a vedere il lotto nei corrales, sulla testa i Coimbra hanno tanta legna da far caldo per tutto l'inverno era l'immagine più evocativa, e il venerdì sera gli amici incrociati alla festa confermavano che le sei bestie portoghesi erano armate come un esercito intero e poi piccole e basse, tignose, tori di un'altra epoca.

Signora scommessa quella dell'Adac, ormai investigatori romantici alla ricerca delle gocce di casta più pure ancora conserate nelle terre taurine.
Ampolla trovata, e scommessa vinta.

I Coimbra del sabato hanno regalato agli aficionados presenti un autentico, palpitante ed emozionante pomeriggio di tori, ridando senso all'espressione aficionados a los toros.
Sugli stretti gradini della piccola arena catalana, per una volta felici che le finanze ci impongano di scegliere i posti più in alto (ben sicuri al riparo da quei mostri), quel giorno ci siamo abbandonati a godere di un privilegio unico e prezioso, assistere allo spettacolo di tori che caricano e che combattono.
Lo sentono, gli aficionados, quando le cose vanno bene, sono capaci (loro e solo loro) di avvertire quell'impercettibile clic che scioglie l'ingranaggio, quella fortunata e così rara alchimia di elementi che rende una corrida un evento unico e da ricordare.
E' bastato che entrasse il primo, dei sei, e quel clic è scattato nella testa di tutti.

Tori, i Coimbra, tori che combattevano.
Sembrava avessero fatto il viaggio dal Portogallo con una sola missione: caricare come dei forsennati qualsiasi cosa sembrasse un cavallo, come già ha scritto qualcuno.
Roba che se Varenne passava da queste parti lo spedivano al creatore in un nanosecondo.
A Rendado, il primo, l'onore di aprire la corsa e mettere le cose in chiaro da subito: come un attore consumato, mantello nero e corna protese al cielo, Rendado con molta classe e molta autorevolezza assumeva presto il controllo della pista.
Qua è territorio mio, il primo che lo attraversa se la vede con me.
E quindi al cavallo bum!, un ariete, il picador che si arrampica sulla sua montatura e rimane aggrappato per miracolo, il toro che spinge giocandosi tutta la forza e tutta la vita, il cavallo è una trottola, portato a spasso per tutta l'arena, fino in mezzo, incapace di opporsi a quella valanga.
Applausi, grossi applausi.

Così Brasao, venuto per terzo, trascinato fuori dalle mule sotto la grossa ovazione del pubblico, così Nobre che riceveva all'ingresso un applauso a dir poco clamoroso (peccato che un infortunio lo obbligherà a uscire dalla pista, sostituito da un Fidel San Roman imponente e violento), così Bengala che chiudeva la corrida e la cui salma era gratificata da una vuelta che andava a tributare il combattimento suo e quello dei suoi fratelli.
I Coimbra sabato hanno trasudato casta, hanno portato sulla sabbia tre tonnellata di carattere e forza, ci hanno sfogliato idealmente sotto il naso il bigino del toro da combattimento, come deve essere fatto e come deve comportarsi, mobili, potenti, determinati.

Peccato, molto peccato, che gli uomini quel giorno non fossero chi per una ragione chi per un'altra all'altezza della sfida.
Gli uomini a piedi e soprattutto gli uomini a cavallo, colpevoli di un vero ed imperdonabile scempio con quelle picche assassine, vigliacche, coscientemente distruttrici.
Per ordine dei rispettivi maestri, senza dubbio.
Bizzarro pomeriggio per le banderillas, cose pessime e cose molto ben fatte, con tre subalterni che salutavano.
E poi i toreri.
La genuina toreria di Frascuelo, davvero grande in quelle quattro veroniche ad Avelar, avrebbe potuto rendere la giornata ancora più piena: ahimé, il sessantunenne matador è certo torero nei pensieri ma ormai il fisico non lo regge più.
Fernando Cruz ha mostrato parecchi limiti, non certo nella (buona) disposizione, ma nei fatti è sembrato dei tre il più impreparato, alla deriva.
Infine Morenito de Aranda, che invece da par suo ha sfoggiato una volontà sincera e un discreto bagaglio tecnico: approfittando della carica di Bengala ha ricamato alcune serie ben fatte, di ancor più grande valore tenuto conto che qua non eravamo al cospetto dell'ultimo dei domecq. Da rivedere presto, se possibile.

Curiosa la conclusione della corrida, con tre vueltas consecutive: a Bengala, a Morenito de Aranda, e al mayoral di Coimbra.
Dei tre giri d'onore, era questo il più applaudito e festeggiato.

Pomeriggio di tori, di quei pomeriggi da cui si esce pieni.
Una di quelle corride a cui si pensa ancora una settimana dopo, rividendo gli stessi brividi e le stesse emozioni, e credeteci non è cosa che capita spesso.
E dopo Camarito di Palha, spettacolare alle picche nella corrida concorso di Vic, ora i Coimbra: dev'essere l'anno del Portogallo.

(foto Ronda - corrida di Coimbra a Ceret)

mercoledì 15 luglio 2009

Una foto (1)



(foto Ronda - Ceret 2009)

martedì 14 luglio 2009

Ceret, Ceret e ancora Ceret


Se partire è un pò morire, tornare da Ceret è peggio ancora: e cosa c'è di peggiore della morte, penserà qualcuno.
Semplice, sapere che ci manca un anno alla prossima feria del paesino catalano.

Nei prossimi giorni qualche articolo e qualche foto sul week-end.

ps: dimenticavo...corridone di Coimbra, sabato

(foto Ronda - all'arena di Ceret)

mercoledì 8 luglio 2009

Bob Rock e i tori duri



Se da una parte il dibattito secolare tra gli aficionados su quale sia il Numero Uno nel plotone, oggi José Tomas o Ponce o Juli, ieri Dominguin o Ordonez, Belmonte o Joselito e via così senza nessun'investitura ufficiale e definitiva, insomma se quel dibattito è regolarmente sospeso...dall'altra il mondo della tauromachia ha trovato senza possibilità di dubbio alcuno il suo Bob Rock.
Come non riconoscere infatti nel volto di Rafaelillo lo stesso profilo deciso (eufemismo), lo stesso grugno arcigno e determinato, la stessa collerica grinta del prode Bob Rock, funambolico pilastro dello storico Gruppo TNT?
E mal gliene incolga, ça va sans dire, ai disgraziati che non sanno di cosa (meglio, di chi) stiamo parlando: delitto imperdonabile non accogliere generosamente nella propria libreria, e poi non custodire gelosamente, curare con amore, leggere e rileggere le avventure del Gruppo, frutto impagabile della fervida mente del mai troppo compianto Max Bunker!

Ma non divaghiamo.
Abbiamo visto Rafaelillo quest'anno ad Arles, al cospetto dei Miura: stoico, ha offerto quel giorno i momenti migliori, mai abdicando e soprattutto cercando la sintesi tra rispetto dei canoni e esigenze della battaglia.

A Vic il torero di Murcia ha approfittato prima della carica di un Escolar davvero superiore, agile come una pantera e potente negli assalti, poi con Negrero, La Quinta pericoloso e indomito, ha dato dimostrazione di profonda serietà e autentico coraggio.
Un'orecchia ed un'orecchia, meritate e festeggiate.

Ma soprattutto ad Istres abbiamo potuto godere al meglio delle qualità di un torero che certo non ha nelle corde l'ispirazione gitana di un Morante o la classe cristallina di un José Tomas, ma che pur con meno grazia riesce ad elevare la tauromachia ai suoi livelli più alti.
Burgueso I di Escolar Gil è per me, fino ad ora, il toro della stagione: ben fatto e applaudito all'ingresso, deciso nei due assalti al cavallo e in particolare in quel primo durante il quale spingerà il gruppo equestre fino al burladero, enorme per intensità alla muleta.
Una macchina da guerra, un rullo compressore, una motore da fomula uno al servizio delle due corna affilate.
Rafaelillo con Burgueso I sfoggia la migliore combinazione delle sue capacità, in dieci minuti di emozione e di pienezza, quei momenti che ripagano di tutti gli sforzi e i sacrifici che l'aficion inevitabilmente pretende..
La muleta bassa, bassissima a solcare spirali sulla sabbia, il torero piegato a guidarla, e il toro dentro, senza sosta negli attacchi, un congegno meccanico perfetto.
Il crescendo epico di Aguero accompagna questa pericolosa, appassionante e vorticosa danza di amore e di morte, la plaza segue in apnea: Rafaelillo si mette in mezzo e da lì non si toglie, la muleta è padrona, e con l'ultima serie a sinistra il toro è dominato, vinto, chapeau.
Grande stoccata, portata con tutto il corpo, due orecchie per l'uomo e meritato giro d'onore per il toro.

Bob Rock alias Rafaelillo, un torero.

(foto Ronda - Rafaelillo e Callejero I di Escolar Gil, a Vic)

martedì 7 luglio 2009

Ancora Ceret


Il calendario parla chiaro: pochi giorni all'appuntamento con il Toro, a Ceret.
Che poi sarà anche rendez-vous con i tanti amici, virtuosi scambi di pastis e birre, una capatina al mare e una visita al museo Dalì di Figueres, più ovviamente i pomeriggi all'arena all'ombra dei Pirenei.
Quelli di Campos y Ruedos scommettono sui Sanchez Fabres, vedremo: sta di fatto che il programma è come al solito allettante, alla ricerca delle ampolle della casta più pura, e noi di nostro non nascondiamo di avere curiosità e voglia di vedere i portoghesi Coimbra, al sabato.
E' di nuovo ora di Ceret, olé.

(foto Ronda - all'arena di Ceret)

lunedì 6 luglio 2009

Chupinazooooo!




Alè, partiti.
Con il tradizionale e folle chupinazo di questa mattina la San Fermin 2009 ha preso il volo: su Repubblica una galleria di immagini dell'evento, e su El Pais uno specialone.
Sul Diario de Navarra le foto migliori.
Uno di quei puntini per ora ancora biancorossi, a fine festa il bianco tenderà inesorabilmente al rosa da tanto vino versato, è il nostro inviato Pietro: se tutto va bene ci aggiornerà con qualche sms dalla feria nei prossimi giorni.

Per seguire da casa gli eccessi sanfermines di questi giorni niente di meglio che connettersi all'ottimo sito San Fermin.com, che sfoggia immagini, video, racconti e parecchie altre cose.

E per chi volesse vedersi in diretta gli encierros, benché sprovvisto di parabola, sarà sufficiente attaccarsi ogni mattina al sito di Rtve.

Viva San Fermin, con un pò di invidia per chi è là.

venerdì 3 luglio 2009

Istres, i Miura




Esattamente due settimane fa sei tori di Miura correvano, per la prima volta, sulla sabbia dell'arena di Istres.
Successo al botteghino per la piccola arena francese tanto è vero che, in seguito alla lunga (e non prevista?) coda di aficionados che si accalcava alla biglietteria o che ingolfava i cancelli dell'arena, lo spettacolo iniziava con un quarto d'ora di ritardo.
Buon segno, per certi versi.

Passate due ore e mezza abbondanti Mehdi Savalli usciva in trionfo dopo aver tagliato due orecchie (decisamente generose) all'ultimo del sestetto.
Successo che certo farà bene al giovane francese, almeno sul piano della promozione, ma che rischia di inquinare il suo nuovo percorso fatto più di approccio consapevole che di ricerca spasmodica e incondizionata del trionfo.
Miurada triste per diversi aspetti, tori nel complesso arrendevoli, meno complicati e combattivi di quanto la leggenda racconti, svogliati alle picche e addirittura a tratti generosi e collaborativi.
Alla muleta, fatta eccezione per Rabanero che consentirà il successo di Savalli, pesantezza e carica corta. Tercio de varas non pervenuto.
Insomma e' mancata quell'emozione e quella sensazione di pericolo che una corrida di Miura riesce a trasmettere agli spalti, e il forte vento ha fatto la sua parte rendendo il tutto più complicato ancora.

Che ne è stato degli uomini?
La sorpresa della giornata, perlomeno a livello personale, è venuta da J.I. Ramos: torero che non conoscevo, ne ho apprezzato la serietà e la sobrietà. Mi ha ricordato El Fundi, in più di un passaggio, e non è paragone da poco si intende. Al quarto toro, ascoltata la musica, rovinava con una messa a morte macchinosa un lavoro apprezzabile alla muleta, premiato "solo" con un saluto al tercio. Da rivedere.
Padilla ha recitato al quinto uno show un pelo più dimesso del solito, ma pur sempre capace di essere sufficientemente populista da conquistare le gradinate: un'orecchia per lui, a dire il vero piuttosto vuota di significato e di ragioni se consideriamo che la faena è stata condotta quasi tutta a destra e che l'uccisione non è stata certo impeccabile.
Infine Savalli, intelligente nell'approfittare di un secondo avversario che aveva quel motore mancato ai cinque precedenti: 1 picca leggera per non sciupare tanto insperato capitale, un buon quite di chicuelinas e almeno due buone paia di banderillas, e qualche serie ben portata, perlomeno finché il toro ha avuto gas.
Il resto lo faceva il pubblico, sinceramente affettuoso fin dal paseillo con il torero arlesiano, e che invero non faticava troppo a convincere il presidente a esibire i due fazzoletti bianchi.
Così iniziava la feria di Istres.

Come preannunciato, è online la galleria di foto della corrida.

(foto Ronda)


ps: c'è di buono che l'overbooking fatto registrare alla taquilla mi aveva lasciato senza il biglietto regolarmente prenotato dall'Italia: ed è cosa buona perché come risarcimento per l'inconveniente il direttore dell'arena mi proponeva di sistemarmi nell callejon...massì si può fare, monsieur, mi ci metto.

giovedì 2 luglio 2009

Avanspettacolo




Da domani, con un certo ritardo lo ammettiamo, la galleria della corrida di Miura di Istres.
Questa foto valga da anticipazione.

(foto Ronda)