venerdì 17 luglio 2009

Coimbra, viva il Portogallo


Dicono che quando alla serata di presentazione, a Ceret, sul muro si sono alternate le diapositive dei tori di Coimbra selezionati per la feria, nella sala sia sceso un silenzio di morte.
Corna spaventose, larghe e lunghe, inedite anche per una piazza come quella catalana.
Dicono che in molti avevano dubbi sulla riuscita della corsa, la ganaderia ai più sconosciuta e non introdotta nei circuiti taurini anche meno battuti, e che gli impresari si guardano bene dal programmare.

Poi nei giorni prima della feria arrivavano le voci di chi era andato a vedere il lotto nei corrales, sulla testa i Coimbra hanno tanta legna da far caldo per tutto l'inverno era l'immagine più evocativa, e il venerdì sera gli amici incrociati alla festa confermavano che le sei bestie portoghesi erano armate come un esercito intero e poi piccole e basse, tignose, tori di un'altra epoca.

Signora scommessa quella dell'Adac, ormai investigatori romantici alla ricerca delle gocce di casta più pure ancora conserate nelle terre taurine.
Ampolla trovata, e scommessa vinta.

I Coimbra del sabato hanno regalato agli aficionados presenti un autentico, palpitante ed emozionante pomeriggio di tori, ridando senso all'espressione aficionados a los toros.
Sugli stretti gradini della piccola arena catalana, per una volta felici che le finanze ci impongano di scegliere i posti più in alto (ben sicuri al riparo da quei mostri), quel giorno ci siamo abbandonati a godere di un privilegio unico e prezioso, assistere allo spettacolo di tori che caricano e che combattono.
Lo sentono, gli aficionados, quando le cose vanno bene, sono capaci (loro e solo loro) di avvertire quell'impercettibile clic che scioglie l'ingranaggio, quella fortunata e così rara alchimia di elementi che rende una corrida un evento unico e da ricordare.
E' bastato che entrasse il primo, dei sei, e quel clic è scattato nella testa di tutti.

Tori, i Coimbra, tori che combattevano.
Sembrava avessero fatto il viaggio dal Portogallo con una sola missione: caricare come dei forsennati qualsiasi cosa sembrasse un cavallo, come già ha scritto qualcuno.
Roba che se Varenne passava da queste parti lo spedivano al creatore in un nanosecondo.
A Rendado, il primo, l'onore di aprire la corsa e mettere le cose in chiaro da subito: come un attore consumato, mantello nero e corna protese al cielo, Rendado con molta classe e molta autorevolezza assumeva presto il controllo della pista.
Qua è territorio mio, il primo che lo attraversa se la vede con me.
E quindi al cavallo bum!, un ariete, il picador che si arrampica sulla sua montatura e rimane aggrappato per miracolo, il toro che spinge giocandosi tutta la forza e tutta la vita, il cavallo è una trottola, portato a spasso per tutta l'arena, fino in mezzo, incapace di opporsi a quella valanga.
Applausi, grossi applausi.

Così Brasao, venuto per terzo, trascinato fuori dalle mule sotto la grossa ovazione del pubblico, così Nobre che riceveva all'ingresso un applauso a dir poco clamoroso (peccato che un infortunio lo obbligherà a uscire dalla pista, sostituito da un Fidel San Roman imponente e violento), così Bengala che chiudeva la corrida e la cui salma era gratificata da una vuelta che andava a tributare il combattimento suo e quello dei suoi fratelli.
I Coimbra sabato hanno trasudato casta, hanno portato sulla sabbia tre tonnellata di carattere e forza, ci hanno sfogliato idealmente sotto il naso il bigino del toro da combattimento, come deve essere fatto e come deve comportarsi, mobili, potenti, determinati.

Peccato, molto peccato, che gli uomini quel giorno non fossero chi per una ragione chi per un'altra all'altezza della sfida.
Gli uomini a piedi e soprattutto gli uomini a cavallo, colpevoli di un vero ed imperdonabile scempio con quelle picche assassine, vigliacche, coscientemente distruttrici.
Per ordine dei rispettivi maestri, senza dubbio.
Bizzarro pomeriggio per le banderillas, cose pessime e cose molto ben fatte, con tre subalterni che salutavano.
E poi i toreri.
La genuina toreria di Frascuelo, davvero grande in quelle quattro veroniche ad Avelar, avrebbe potuto rendere la giornata ancora più piena: ahimé, il sessantunenne matador è certo torero nei pensieri ma ormai il fisico non lo regge più.
Fernando Cruz ha mostrato parecchi limiti, non certo nella (buona) disposizione, ma nei fatti è sembrato dei tre il più impreparato, alla deriva.
Infine Morenito de Aranda, che invece da par suo ha sfoggiato una volontà sincera e un discreto bagaglio tecnico: approfittando della carica di Bengala ha ricamato alcune serie ben fatte, di ancor più grande valore tenuto conto che qua non eravamo al cospetto dell'ultimo dei domecq. Da rivedere presto, se possibile.

Curiosa la conclusione della corrida, con tre vueltas consecutive: a Bengala, a Morenito de Aranda, e al mayoral di Coimbra.
Dei tre giri d'onore, era questo il più applaudito e festeggiato.

Pomeriggio di tori, di quei pomeriggi da cui si esce pieni.
Una di quelle corride a cui si pensa ancora una settimana dopo, rividendo gli stessi brividi e le stesse emozioni, e credeteci non è cosa che capita spesso.
E dopo Camarito di Palha, spettacolare alle picche nella corrida concorso di Vic, ora i Coimbra: dev'essere l'anno del Portogallo.

(foto Ronda - corrida di Coimbra a Ceret)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Seciondo il direttore di TOROS, Joel Bertolotti, è stata la corrida più encastada e completa che ha visto negli ultimi tempi, e non è tipo che si spreca in complimenti.

Il toro bravo esiste ancora, per fortuna.

Saluti

Marco