giovedì 30 ottobre 2008

La mia prima corrida




La prima volta che ho visto un toro entrare in un'arena ho avuto, semplicemente, paura.
Non già per la mia incolumità, ché l'ignoto che si affrontava imponeva l'economicità dei gradini più alti, piuttosto invece perché quel così selvaggio ingresso era una fragorosa e inesorabile dichiarazione.
La conferma necessaria di una verità altrettanto necessaria: la corrida è una cosa vera, terribilmente vera, in cui l'avversario c'è, è lì di fronte, ed è lì perché la lotta e la morte non sono sublimate né immaginate né rappresentate ma accadono, inevitabilmente e davvero.
E' affare tra uomo e toro, e lo è nel reale.
E' affare, soprattutto, tra quell'uomo e quel toro, una volta e mai più.
E quell'animale nero, ora lì fermo e fiero in mezzo all'arena, il suo respiro le sue corna i suoi muscoli inumani, quell'animale era lì a confermarlo, ad avvisarmene.

Paura.
Di assistere a qualcosa che forse, intimamente lo sapevo, mi avrebbe segnato.
Di aver pagato, sì, come tutti gli altri, ma forse di non essere pronto, un bluff riuscito male e che presto avrebbero smascherato.
Più che altro la tensione ai nervi per l'essere al cospetto di qualcosa di irripetibile ed ineluttabile, così lontano e diverso da tutto il conosciuto, da tutta la finzione che i nostri anni mediati e mediatizzati ci hanno costruito attorno, bambagia in cui anestetizzare e nascodere pulsioni, istinti, verità.

Paura, ovviamente, della morte.
Che neghiamo e allontaniamo, nelle nostre misere giungle metropolitane, ma che quel giorno avrei visto proprio lì sotto a me, avrei legittimato con la mia presenza, addirittura forse avrei applaudito.

I primi venti minuti furono così, di paura, un uragano incontrollabile di emozioni inaspettate e immediate, la ragione incapace di averne ragione.

Arles, 26 marzo 2005.
Pioveva e c'era freddo.
Tori di Victoriano del Rio per Cesar Rincon, Sebastien Castella e Miguel Angel Perera.
Col senno di poi avrei capito, e con le lettura avrei saputo, che fu una corrida deludente e brutta.
Tori deboli, uomini poco ispirati e mal serviti, e gli elementi a sfavore.
La mia prima corrida.

Perché eravamo entrati, noi turisti da un terra a totale digiuno di tradizioni e tori?
Per caso, per curiosità.
Per una sorta di interessato e laico approccio alle cose.
Perché eravamo alla feria di Arles e tutto era toro, perché in una bodega la sera prima cento affiches sui muri, per l'abrivado sul boulevard.

Comprati i biglietti al mattino al botteghino, i meno cari per favore, alle 16.30 in punto sentii l'orchestra dell'arena attaccare l'aria della Carmen.
Bello, pensai, inadatto ad un macello.

Di quello che successe dopo non mi rimane che un confuso mosaico di immagini , sensazioni sulla pelle, reazioni impreviste, colori.
Paura, e già si è detto.
Ma non ci fu solo quella.
Vennero poi, o subito, o prima chissà, anche turbamento e confusione.
Totali, assoluti.
Eravamo entrati senza sapere nulla, in verità nemmeno se e quanti tori avremmo visto sacrificare.
Se, addirittura.
Confusione: nessun gesto conosciuto, nessun suono prima già ascoltato, nessuna prassi nota.
Nessun appiglio.
La solennità del paseo e però tutta quella gente in fila dietro gli alguaciles, vestiti come comparse a teatro, chissà cosa ci facevano tutti quei figuranti lì quel giorno; l'ingresso dei picador, uno spontaneo sorriso di sollievo, la speranza che adesso finalmente fosse arrivato qualcuno a mettere un pò d'ordine, finalmente un'autorità, e maledetto quel toro che correva a mettere le corna nel fianco del cavallo; il gesto atletico e sfrontato dei banderilleros, una scossa lungo la schiena, ma c'è qualcuno che invece li fischia.
E infine un uomo tutto solo davanti al toro, allora forse il torero è lui, il torero titolare.
Un inganno, un gioco a due, una sfrontata danza, amore e guerra.

La morte del toro, la spada che si affonda e quella bestia che si corica ed io ad applaudire, cristo, non me ne rendo conto, ad applaudire un uomo che ha ucciso un toro.
E pure era così giusto, lì, in quel momento, applaudire proprio quell'uomo, e fu così spontaneo.

Conobbi per la prima volta, quel giorno, anche l'aficion.
Che si presentò col volto scuro e le rughe di un signore non più giovane, gli occhi svegli, all'angolo della bocca un sigaro più masticato che fumato.
Seduto fianco a me, pazientemente e con discrezione mi spiegò, dal secondo toro in poi, cosa stava succedendo lì davanti a noi.
Cominciai a giustificarmi allora il perché di quei fazzoletti bianchi o degli applausi improvvisi, ricondussi a ragione quei fischi radicali, capii l'espressione tirata del torero.

Paura e confusione, ecco cosa rimane di quel sabato.
Più qualche immagine ancora oggi impressa nella memoria, e credo lo sarà per tanto tempo ancora.

I colori degli abiti innanzitutto, quei vestiti eleganti e unici, di luci davvero, opera certo di un sarto raffinato ed innamorato di loro, quegli abiti che mal si addicerebbero ad una volgare mattanza eppure così giusti per una corrida che è tutt'altro.
A sposarsi e morire, si va eleganti.

Il colore del sangue sul fianco del toro, rosso vivo di una vita che se ne va, a lucidare quel nero assoluto già sfavillante di sudore e fatica.
Poi la spada di Rincon, la prima spada che ho visto, quasi ridicola, esile ed inadeguata, un dito puntato sul petto di un gigante, una spada che nemmeno era speranza, solo sciocca illusione.
Ebbe ragione lei.

Il pase cambiado di Castella, il toro sempre più vicino e quell'uomo incosciente e immobile, il toro ormai gli è contro e improvviso si apre un panno di seta rossa, il nero la sfiora, passa, se ne va, e l'uomo è ancora lì, dritto.
Sembra fino sereno, da qua in alto.

E infine le donne e i bambini sui gradini dell'arena, a vedere la corrida.
Se va bene alle donne e ai bambini, va bene a tutti.

Alla fine fu più o meno come scendere dalle montagne russe.
Per un'ora, fino all'abergo e dopo la doccia finalmente calda, non ci dicemmo niente.
Poi il pastis al bar du Marché aiutò le parole, e cominciammo a parlare quasi inconsciamente dei tori e dei brividi, dell'emozione e dei toreri, dell'entusiasmo e della paura, della pena e dell'eccitazione.
Sono passati più di tre anni, non abbiamo ancora smesso.

Sono venute le letture, Hemingway in italiano prima, molte più cose in francese o spagnolo poi.
Sono venuti i viaggi e gli altri pomeriggi all'arena, sempre più spesso in compagnia, per una passione che ogni giorno si alimenta da sé, si fà spazio, cresce.
Una febbre, mi ha detto un giorno un aficionado italiano conosciuto proprio lì.

Arles, 26 marzo 2005.
Sono momenti di indescrivibile eccitazione quelli che sempre precedono l'ingresso all'arena: nei bar, per le strade, sulle scalinate, nei piazzali, un formicaio impazzito di aficionados che, forse coscienti di avere appuntamento con l'imprevedibile e la verità, rispondono agli istinti più puri bevendo e stringendosi, fumando, chiamandosi, toccandosi, parlando.
Fu in uno di quei momenti che l'anno scorso un aficionado da poche ore conosciuto mi disse, tra una birra e l'altra: con i tori nulla è dato per scontato, nulla si può sapere e prevedere.
Mai: con i tori è sempre, sempre un punto interrogativo.
E' vero, è proprio così, ho scoperto e verificato esere così.
Ma quel 26 marzo, quel sabato 26 marzo di tre anni fa ad Arles, la prima corrida fu per me invece un grande punto esclamativo, un duro, doloroso, eccitante e semplicemente incredibile punto esclamativo.

martedì 28 ottobre 2008

Le strade del toro



Un sito che è un vero e proprio viaggio nel campo bravo dove i tori nascono e crescono fino al giorno della prova nell'arena, dove viene conservato quel patrimonio unico al mondo che gli autori di queste splendide immagini vogliono aiutare a difendere.
Non solo tori in bella posa ma anche tutto quello che c'è intorno, dalla tienta alla marchiatura, dalle panoramiche sulle tenute ai dettagli più stretti.
Fotografie notevoli.

Por las rutas del toro è un ottimo indirizzo.

domenica 26 ottobre 2008

Gran menù



Nadie se ha muerto tomando fino y comiendo jamon de bellota.

Più che una frase un'autentico precetto, queste parole hanno ispirato la grandiosa cena di ieri, sabato, per una serata che ha avuto l'invidiabile merito di avear chiamato a raccolta una percentuale assai consistente di lettori de Alle cinque della sera.

Pacche sulle spalle, abbracci, e una volta aperta la prima bottiglia gli ingranaggi ormai oliatissimi hanno fatto il loro dovere, aiutati pure dagli ottimi vini che hanno reso fluide le parole e calorosa l'atmosfera.
Alle pareti le foto delle ferias consumate insieme e una galleria monografica su Joselito Adame, che curiosamente presso i nostri ospiti gode di una sottile forma di culto.

Il menù della serata, nell'immagine qua in alto, dà la misura dell'evento.

(cliccare l'immagine per allargarla)

mercoledì 22 ottobre 2008

L'attimo presente



Nonostante l'anacronismo dei costumi, la sclerosi del rito e le molteplici convenzioni che ne regolano i gesti, la tauromachia offre l'esempio di un'arte in cui nulla ha valore se non nell'attimo presente: ad ogni istante, aguzzo come la punta di uno stocco, il dramma si inarca tutto intero a balzi, scarti, galoppo sordo, fissità d'alberatura che lascia turbinare la tempesta, fuga precipitosa, folgorazione improvvisa o graduale emersioni dalla conca di tessuto che si vuole così bella per adescare meglio la sua vittima o materializzare, in spettro visibile per poco, il prestigio dell'attore.

Fra troppi spettacoli morti per mancanza di concessioni all'imprevisto, la corrida (quali che siano le sue scorie, trucchi, manovre illusioniste, gesti barocchi d'opera) appare dotata di quella qualità senza prezzo che è l'essere una tragedia reale.

- brano tratto da Specchio della tauromachia di Michel Leiris, ed. Bollati Boringhieri -


(foto Ronda - Finito de Cordoba e un Nunez del Cuvillo, San Sebastian 14.08.08)

lunedì 20 ottobre 2008

Le lacrime per Vermentino



Giovedì 18 settembre, a Nimes.
E' la corrida di apertura della feria des Vendanges 2008, sfilano toreri in cerca di una nuova opportunità o ad inseguire un riscatto, da monetizzare poi la prossima stagione.
Di fronte a loro sei tori di Margé (*), ganaderia del sud francese, tori di casa: anche per loro l'occasione è importante.
E' difficile il mestiere di ganadero quando sei francese, schiacciato tra la diffidenza dell'aficion e il peso delle case spagnole, che hanno nomi ben più blasonati e frequentati.
Si presentavano a Nimes, i tori di Margé, un'arena che è vetrina internazionale e che sta alla Francia come (con tutte le proporzioni e i distinguo del caso, s'intende), come Madrid o Siviglia alla Spagna.

Le cronache parleranno di sei tori magnificamente presentati, di qualche bel gesto di Curro Diaz e della quietud di Luis Bolivar.
Nel complesso, la corrida uscirà buona, molto buona.

Il tutto a prescindere da Vermentino.
Uscito in terza posizione, "beveva la muleta con una alegria frizzante" come scrive Toros, Vermentino si rivelerà un grande toro capace di crescere nel corso della lidia, innescato da una trinchera succulenta di un Salvador Vega che riuscirà ad accoppiarsi con quell'animale bravo e noble in una decina di minuti di ricami e confronto vero.
Qualche richiesta d'indulto, addirittura, fortunatamente e prontamente sedata dalla provvidenziale spada di Vega.
Un gran toro, comunque, Vermentino.

Ma non è di questo che si vuole parlare.
Quel giorno nel callejon c'erano le telecamere di Signes du Toro, che oggi mette in rete la puntata del 18 ottobre, con il servizio su quel pomeriggio: qui.
Bene, quei pochi minuti inziali sono una delizia per chi sa riconoscere il lato più umano di tutta la faccenda taurina, il lato delle emozioni autentiche, inevitabili, inaspettate anche.

Olivier Margé è il mayoral della ganaderia: è un ragazzotto del sud, e le immagini ce le restituiscono rigido e goffo nel tradizionale traje campero che fà da divisa, stretto nel callejon tra le assi e le pietre.
E' lì a rappresentare il nome e il ferro del suo allevamento, lì a pochi metri da quei tori che ha visto nascere, di cui conosce ogni ascendenza, che ha cresciuto fino a sceglierli per quel giorno, che ha accompagnato all'arena.

Olivier Margé osserva Vermentino mangiare la terra e mangiare la muleta, le telecamere osservano Olivier Margé.
Inizia la faena, le prime serie e il ragazzo sgrana gli occhi.
Compiaciuto.
Poi lentamente l'affare si fà serio, Vermentino è un gran toro e il giovane mayoral ad ogni passo trattiene il respiro, sorride, finalmente poi i muscoli del volto si rilassano.
Ma tutto riprende un istante dopo, che Vermentino ha già di nuovo messo le corna nella seta.
Sorride, e ad ogni passo è un riso più carico, al tempo teso ed estatico.
Soffre, forse come ogni mayoral, ma di certo quel giorno c'è qualcosa in più.
C'è un ganadero di trent'anni che ha scelto una vita così diversa dai suoi coetanei, c'è un allevamento che si presenta per la prima volta in un'arena così mediaticamente importante, c'è un toro lì davanti che non smette di attaccare
Quattro anni al campo, ogni giorno a visitare i tori e Vermentino, ogni giorno a prendersi cura dei tori e di Vermentino, ed ora Vermentino è lì.
Fiero, forte, grande.

Passano i minuti e passano i sorrisi, gli oohh di vanitosa meraviglia, gli schiocchii delle dita.
Olivier Margé finisce la faena di Vermentino, osservando gli ultimi istanti della sua vita, in silenzio.
Gli occhi infossati e lucidi.

Da vedere.

domenica 19 ottobre 2008

Bianco e rosso



Che poi sono nient'altro che i colori della feria di Dax, che ricorrono inevitabilmente spesso nelle foto prese là quest'estate: slideshow e link qua a destra.

La festa a Dax è impetuosa ed elettrica, per le strade e nelle bodegas, davvero da mattina a notte fonda: così è stato anche quest'anno, con in più la fortuna di avere in loco la fanfara de Les Taupes Modeles, che abbiamo seguito come piccoli fans.
I tori di Dax sono assai meno impetuosi e assai meno elettrici, una conferma anche in questo: ne abbiamo già parlato.

Qualche giorno prima c'era stata per noi la miurada di Bayonne, con un Fundi magistrale, e tre giorni sull'oceano dall'amico Remi, baciati dalla fortuna con un sole caldo e luminoso per tutto il soggiorno.
Pure, puntate serali alla (mini) feria di Soustons ed a quella di Parentis.

Parecchi bicchieri di birra e sangria, il foie gras alla griglia e il fino di Soustons, le tapas della pena Campo Charro e gli eccessi alcoolici a Les Cantadores a fare da delizioso contorno.

Ferie d'agosto.

(foto Ronda - l'arena di Dax per la corrida di chiusura)

venerdì 17 ottobre 2008

In Italia


Che non è il refrain dell'orribile e massacrante pezzo a firma Nanini/Fabri Fibra, usurpatore delle frequenze estive in fm.
Piuttosto e invece la più sbrigativa sintesi di ciò di cui si parla ne La tradition tauromachique en Italie di Giorgio Ponticelli, edito dall'Union des Bibliophiles Taurins de France (*).

Abbiamo acquistato il testo alla recente feria settembrina di Nimes, ai banchi della Boutique des Passionés per l'occasione in trasferta.
Sulla quarta di copertina si legge che l'autore ci racconta della cazza del toro a piazza San Marco, delle feste diaboliche di Firenze, della Festa di tori a Verona o dei tornei napoletani.
Secoli di tradizione taurina nella provincia italiana.
Con un ultimo capitolo ed un epilogo dedicati alle fugaci apparizioni della corrida spagnola nel Belpaese.
Affascinante, perlomeno affascinante.

Sarà, il libro, fra i protagonisti delle nostre letture autunno-invernali, e con ogni probabilità anche di queste pagine.

"Coloro che amano la fiesta taurina e la sua storia saranno forse sorpresi nell'apprendere che l'Italia fu un paese taurino a tutto tondo, e molto al di là dei rari eventi sempre associati al paese di Dante come il gesto fugace di Cesare Borgia, le famose stoccate di Luis Mazzantini o le notti romantiche di Lucia Bosé e Luis Miguel Dominguin." (dalla prefazione)


mercoledì 15 ottobre 2008

Con qualche ritardo



Nei prossimi giorni arriverà la galleria di foto prese durante la calata nel sud-ovest dell'agosto scorso.
Il bianco e il rosso, ovviamente, a farla da padrone.

(foto Ronda - Dax, feria 2008)

martedì 14 ottobre 2008

Cortesie d'altri tempi




Tutto è riverbero sulla blogosfera, ed ecco che l'amico Laurent ci ha dedicato sulle sue pagine l'onore della contro-citazione (*).
Un motivo in più per affezionarsi al suo blog.

domenica 12 ottobre 2008

I blog di Laurent



I link sono presenti dai primi giorni nella colonnina qua a fianco, ma ancora non li si aveva pubblicizzati.
I due blog fotografici dell'amico Laurent di Mont de Marsan sono indirizzi sicuri per chi cerca belle foto e aggiornamenti dal sud-ovest.

Personaggio bonaccione e graffiante, divide le sue passioni tra tori e palla ovale: dopo mesi di contatti telematici l'abbiamo incontrato la scorsa estate a Dax (per lui terra nemica, come un pisano a Livorno) per una sera alcoolica e lunga, con parole in libertà su corride e fotografia, politica e politiche, sempre trovandoci in linea.

Arenes è il blog su cui Laurent pubblica le sue immagini delle arene francesi, di quelle più piccole e provinciali, in quei paesini del sud dove con chiesa e boulangerie si dividono la responsabilità dell'essere riferimento: blog da visitare.

Su Photaurines invece stanno le foto delle corride: quelle della Madeleine di Mont de Marsan innanzitutto, e altre dalla regione.
Ha un buon occhio Laurent, sia per quello che succede nel ruedo che per quello che si muove lì attorno.

giovedì 9 ottobre 2008

Farolero


1941.
Dona Concepcion della ganaderia di Concha y Sierra, dicono le cronache e soprattutto le voci dell'epoca, è una donna terribile almeno quanto i suoi tori.
Conosciuti e temuti in tutto il mondo taurino, famosi per la casta e un pelaggio meraviglioso, sono i tori che hanno inaugurato la plaza de toros di Bilbao, Vista Alegre, alla fine dell'800.
Divisa bianca, grigio piombo e nera, oggi stanno di casa ad Huelva, in Andalusia.
1941.
Pascual Marquez Diaz è un torero sivigliano che si arrabatta tra qualche corrida in piazze non sempre di prima categoria, conoscuito più per il suo coraggio che per il suo stile e che pon passerà alla storia del toreo, insomma.
Con ogni probabilità ne è consapevole.

Nel '41 Madrid programma per il 18 maggio a Las Ventas una corrida di Concha y Sierra, Pascual Marquez Diaz è al cartel.
Il torero qualche tempo prima decide di andare a vedere i tori già scelti per quella corrida al campo: in sella al suo cavallo passa in rassegna i sei animali previsti per quel giorno.
Il numero 52, un grigio cardeno forte e violento, si stacca dal gruppo e attacca deciso cavallo e cavaliere: che riesce, con qualche prodezza in sella (lui, figlio di un mandriano) ma non senza fatica, a distanziare quel toro che continua a caricare lui e il suo cavallo.
Il torero, ormai al sicuro, raggiunge il mayoral della ganaderia e gli impone di sostituire quel maledetto 52 dai tori previsti per la corrida: questi prende nota sul taccuino, fa un grave cenno con la testa e acconsente.
Farolero non sarà a Madrid, il 18 maggio.

Farolero è a Madrid, il 18 maggio.
Un incidente al momento di imbarcare i sei tori, un concorso di sfortuna, maldestria, caso e leggerezza fanno sì che quel 52 così turbolento e violento parta per Las Ventas.

Poco male c'è ancora il sorteggio , avrà pensato Pascual Marquez Diaz vedendo quel 52 nel lotto dei sei.
Male, invece.
Il sorteggio assegna, e come potrebbe essere stato altrimenti, quel 52 di Concha y Sierra proprio a lui.

18 maggio 1941.
E' il secondo incontro tra Pascual Marquez e Farolero.
Non ci sono più gli spazi aperti della ganaderia, gli occhi vigili del mayoral, il cavallo su cui fuggire.
C'è solo questa capa rosa e gialla, tra toro e torero.
Non basta: due passi e Farolero pianta il corno sinistro nel petto di Pascual Marquez Diaz.
Sei giorni di agonia, poi la morte.

martedì 7 ottobre 2008

Generazioni


Ho trovato questa foto qualche giorno fa sul web.
Plaza de toros de Arnedo, la settimana scorsa: con il traje de luces un novillero ferito, una cornata di 25 centimetri nella gamba.
Accanto a lui, a reggerlo e intanto vigilare che il toro non si avvicini ancora, suo padre.
Che è Luis Francisco Esplà, di cui abbiamo già parlato (*), un signor torero con più di trent'anni di alternativa e che ne ha viste davvero parecchie.

Mi piace la foto, non è come le mille altre.
C 'è qualcosa di diverso nel modo in cui quei due occhi cerchiati dalle rughe dell'età guardano preoccupati al centro dell'arena , nel modo in cui quelle braccia si preoccupano di quel corpo pesante, nel modo in cui il giovane Alejandro si abbandona a quell'abbraccio.
Bella.

domenica 5 ottobre 2008

Fino all'ultima pagina


Ci prenderemo, nei mesi invernali senza troppa attualità, il tempo per raccontare la storia di Christian Montcouquiol Nimeno II, forse il più grande sicuramente il più amato torero francese di tutti i tempi.
Lo faremo anche grazie alle parole dure e dolci, e commoventi sempre, che suo fratello Alain ha fissato nei suoi libri, che inevitabilmente lo ricordano.
Tanto Recouvre-le de lumière era emozionante e fino straziante, tanto il nuovo Le sens de la marche è delicato e triste: pubblicato da poche settimane, è di quei libri di cui sai, arrivato all'ultima pagina, che presto lo rileggerai.

Torneremo sul mite sorriso di Nimeno II perché la sua è una storia da conoscere, passionante e tragica come tutte le più grandi storie del toreo, e di queste fra le più commoventi grazie anche alle parole senza vergogna del fratello, che la raccontano e fissano per sempre.

"Riposi quel libro e poi mi girai alla mia destra, tendendo il braccio verso l'altro comodino. Afferrai una pila di documenti accumulati lì, sera dopo sera, dal giorno del mio arrivo.
Manifesti di corride, cartoline, lettere già timbrate, articoli di giornale, foto, e poi il mio libro Recouvre-le de lumière, ancora intonso, portato all'ultimo momento da Nimes per regalarlo qui, se l'occasione si fosse presentata.
Portai il libro all'altezza dei miei occhi. Illuminato da quel neon violento, il titolo e il mio nome si stagliarono così nettamente sulla copertina gialla che mi parvero strani, quasi misteriosi...
Ho aperto il libro alla prima pagina e l'ho letta a bassa voce, lentamente, tutta, poi la successiva fino a leggere Un colpo di corna, un colpo di corda, la crudezza delle mie parole mi ha trafitto l'anima. Ho lasciato che le lacrime mi colassero sul volto, e invece di chiudere il libro o di buttarlo come avevo fatto ogni volta dopo la sua pubblicazione, ho ripresso la lettura dalla pagina che il mio pollice continuava a tenere socchiusa.
Lessi lentamente, piansi, lessi, piansi ancora.
Respiravo male e interruppi la mia lettura solo per chiudere gli occhi e rivedere...
Ore dopo, arrivato all'ultima parola dell'ultima pagina, scoprii che non era più solo la luce del neon che faceva luce alla mia lettura, ma quella dei raggi di sole che riempiva ora la camera e cominciava a riscaldarla.
Mi sentii per qualche secondo sollevato, trasportato dalla perfetta consapevolezza di stare vivendo qualcosa di prezioso che non sarebbe mai più accaduto.
Questo sentimento mi riempì il cuore di compassione e coscienza, e potei fino teneramente sorridere all'idea che questo fratello, che non smettevo di cercare dal giorno della sua morte, raramente era stato così vicino a me come in questa notte..."

Da Le sens de la marche di Alain Montcouquiol

giovedì 2 ottobre 2008

Pilar a Saragozza


Tra pochi giorni inizia a Saragozza la feria del Pilar: sulla pagina web della plaza de toros tutte le informazioni circa il programma all'arena.

E' di fatto la feria che chiude la stagione taurina europea, anche per questo capita che alcuni grandi nomi la disertino: non ci sono più contratti da guadagnare o prime pagine dei giornali da occupare, la campagna sudamericana è alle porte, un trionfo qua è meno capitalizzabile che nelle ferie di inizio anno o nelle grandi piazze.
Ne guadagna il toro, ed infatti la critica ricorrente alla programmazione è che c'è troppo toro (sic): probabilmente invece è vero che a Saragozza il cartel si regge su un invidiabile equilibrio tra l'idea torista e le esigenze più commerciali, stabilità raggiunta a seguito delle lunghe ed a tratti estenuanti trattative tra i rappresentanti degli aficionados locali e l'impresa.
Una prima parte più torista, con le ganaderias di Adolfo Martin e Valdefresno tra le altre, e un finale che invece soddisfa l'aficion più sensibile al toreo artistico.
Spicca la miurada di conclusione, la doppia presenza de El Fundi, e la solitaria di Morante de la Puebla, il piatto forte del ciclo.

Per chi può, comunque, è venuto il momento di indossare il cachirulo, il foulard a scacchi rossi e neri che nel costume regionale aragonese si calza in testa come una bandana.
E quindi di riprendere la strada verso il secolare Coso della Misericordia (la plaza de toros, ndr), la cui copertura mobile ci garantisce dalle eventuali intemperie, e dove all'uscita del sesto toro la banda intona la Jota, tradizione poi estesasi a Pamplona e più di recente anceh a Vic Fezensac e Cenicientos.
Senza dimenticare poi la tertulia della Cabana Brava, la mattina per la presenzatione della corrida alla presenza del ganadero di turno, la sera a commento della funzione giornaliera, e poi le tapas nel Tubo (il centro storico), i concerti nelle piazze, il ternasco di Aragon (agnello da latte) e il prosciutto di Teruel.

Un bel modo per finire la stagione taurina.

Alle cinque della sera
sta decidendo giusto in queste ore se piazzare in loco un proprio inviato o no: per chi rimane a casa comunque, Canal Plus offre la possibilità di vedere sia in diretta che in differita tutte le corride del ciclo (qui).




(grazie a Marco Coscia per le informazioni e la foto del cachirulo)

mercoledì 1 ottobre 2008

Segni




Questo blog è tendenzialmente francofono, per studi e contingenza: è all'aficion e alla cultura taurina francese che più spesso, forzatamente, ci indirizziamo.

Segnaliamo questa volta l'iniziativa della rete televisiva nazionale France3, che ha da poco inaugurato Signes du Toro: un progetto multimediale che comprende tra le altre cose un nuovo sito internet (*), gli archivi taurini di France3, e una trasmissione televisiva diffusa anche sul web (*).

E' proprio quest'ultima che caldamente consigliamo: Signes du Toro riparte dalle ceneri di Tercios e Face au Toril, due progetti interessanti di France3 che davano spazio alla cultura taurina dei sud della Francia e che negli anni avevano fatto la storia della tradizione tauromachica francese.
Le équipe dell'una e dell'altra sono ora insieme per firmare questo nuovo programma.

A questa pagina si possono vedere in differita le varie puntate: servizi dalle ferias, reportage sulle ganaderias, incontri con i toreri, storie e aneddoti.
Il tutto va in onda, se non abbiamo capito male, il primo e il terzo sabato del mese.