venerdì 30 maggio 2008

Siamo sulla notizia


Quasi che Alle cinque della sera con il suo ambizioso progetto di indicazioni per l’estate avesse suonato la carica, le imprese delle grandi plazas dei Paesi Baschi stanno definendo e rendendo pubblici i programmi di ogni rispettiva feria.
Pamplona, Vitoria, San Sebastian, Bilbao sono ormai in dirittura d’arrivo, per ora qualche anticipazione più o meno ufficiosa e qualche cartel già completato.

José Tomas si vedrà poco o niente da queste parti, El Juli prenderà i La Quinta a Bilbao, e i tori di Pamplona e Bilbao saranno ancora…i tori di Pamplona e Bilbao.
Kalimotxo, foulard rossi e otri di vino a fare il resto.

Dopo il ponte del 2 giugno, che vedrà la redazione in trasferta appenninica, Alle cinque della sera sarà pronto a pubblicare la seconda parte del servizio a puntate sull’estate di ferias e tori: i Paesi Baschi.

Nel frattempo, per restare in tema e in zona, segnaliamo la sezione dedicata a Bilbao di Schmaps (*).
La sorpresa è nell'immagine che fa da vetrina a Vista Alegre, la plaza de toros di Bilbao: la foto non è oggettivamente la meglio riuscita della trasferta dell’anno scorso, ma insomma è comunque una piccola soddisfazione.

mercoledì 28 maggio 2008

Feria Tv




Segnaliamo questo bel sito, Feria Tv, da pochi mesi online ma già ricco di contenuti.

Una volta entrati, consigliamo di accendere subito la televisione e far partire uno dei tanti video disponibili.
Sintesi delle corride e delle attualità di tutte le più importanti ferias francesi e spagnole, interviste, servizi dalla fiesta e dalle bodegas, reportage sui paesi taurini, musica, cultura: insomma, Feria Tv è un nome assai azzeccato per la testata.

A latere, ma notizia di non poco conto, tutto gratuito: bien.

lunedì 26 maggio 2008

Estate di feria e tori (parte 1): il Sud-Ovest


J'irai de Pampelune jusqu'à Bayonne,
J'irai de Dax jusqu'à Mont de Marsan,
Je ferai le plus grand pélerinage,
Des festayres de tous les temps...


Come richiesto dall’amico nonché (unico?) affezionato lettore Enrico, queste righe iniziano una serie di post dedicati all’estate ormai prossima: Alle cinque della sera proverà a fornire un elenco, incompleto per forza, di quelle ferias
spagnole o francesi, agostane più che altro, che meritano un viaggio dall’Italia.
Ci rifaremo soprattutto alle esperienze di questi anni, e in ogni caso a suggerimenti già arrivati da amici e aficionados transalpini e transpirenaici.

Si inizia con il sud-ovest francese, regione tradizionalmente ricca di feste e tori nei mesi caldi, e in particolare da fine luglio ai primi di settembre.

Partiamo col dire che qua si tratta di una terra bella e ospitale, dove si mangia divinamente, ricca di storia e cultura e posti notevoli (le spiagge sull’oceano, le Lande, i paesi baschi francesi) e città da vedere (Bayonne e Biarritz meravigliose - più Bordeaux e Tolosa, tra le altre): insomma il viaggio non lascia delusi, anzi.

L’estate delle corride inizia a Mont de Marsan (*), dove la feria della Madeleine (dal 19 al 24 luglio) è la prima durante l’anno ad ospitare i grandi nomi: qui il programma.
Motivi di interesse, i tori di Miura, La
Quinta e Victorino, e alcune figuras tra cui El Juli, Perera e Ponce.
La festa dicono sia
molto divertente e ricca, come tutte quelle della regione.

Ma nel sud-ovest l’apice di una stagione intera è attorno a ferragosto.

Bayonne (*), che pure ha già scaldato i motori e soprattutto violentato i fegati di centinaia di migliaia di persone durante le sue feste ai primi del mese, programma alcune corride interessanti nella prima metà di agosto.
Soprattutto sabato 9 agosto con il ritorno dei Miura (El Fundi, tra gli altri, davanti), il giorno successivo con la presenza di Ponce e il 15 con un cartel di figuras: El Juli e Manzanares più terzo ancora da definire.

Qui
il programma completo della temporada.
La città è molto bella, l’arena è famosa per essere tra le più serie di Francia e gli aficionados qui è gente appassionata e rigorosa.

Parentis en Born, un paese non lontano da lì, organizza una tre giorni di feria lo stesso week-end dei Miura a Bayonne.
I nostri contatti in loco parlano di una festa scoppiettante con un ambiente unico e caldo, e soprattutto di ottime novilladas: Parentis riceve regolarmente il premio dell’Anda per le mig
liori corride di novillos dell’anno, e questa volta programma due ganaderias già premiate negli anni scorsi, Pablo Mayoral e Raso de Portillo, qua il sito con il programma.

La festa esplode però a Dax (*), capitale per cinque giorni del divertimento e della tauromachia, per una Feria che ha pochi uguali tanto in Francia come in Spagna.

Dal 12 al 17 agosto la (piccola e bruttina, in realtà) città termale sarà ostaggio di centinaia di migliaia di persone che affolleranno le strade e le bodegas, un fiume bianco e rosso di festayres e aficionados che si snoderà tra l'arena e i bar, tra le bodegas e il lungofiume.
Cinque corride più una di rejon più tre novilladas: qui il programma della plaza de toros.
Quanto a tori, il 2008 è oggettivamente deludente: solo gli Hoyo de la Gitana, il giorno di ferragosto, fanno sperare qualcosa, e se gli Antonio Banuelos vengono spacciati come corrida torista le cose in effetti non vanno benissimo.

Ma la feria è da sempre più torerista che altro, e quindi ecco presenti Diaz, El Cid, Talavante, Adame, Ponce, Bautista, Luque, El Juli, Manzanares, Perera.

Insomma non è escluso di vedere grandi cose, l'anno scorso El Juli regalò una faena notevole e José Tomas fece proprio qui il suo ritorno in Francia.

Fuori dall’arena la festa è veramente incredibile, tante bodegas belle ed animate, fanfare per le strade, giochi e tradizioni taurine durante il giorno (esibizioni di course landaise, ad esempio), spettacoli, artisti di strada, alcool in quantità.

E poi c'è l'accoglienza tipica della gente della regione, calda davvero, che rende la festa ancor più incredibile, dal mattino a notte fonda.
Consigliatissima.

Insomma, in sintesi e facendo due calcoli con un viaggetto economico e comodo si riescono a incatenare ferias e corride a Bayonne, Parentis e soprattutto Dax, e pure c'è un pò di tempo per esplorare la zona o visitare qualche città, bagnarsi nell'oceano a Biarritz, assaggiare le meraviglie della cucina locale.
Già non è poco, ma se a questo si aggiunge che la Semana Grande di San Sebastian (a pochi km dai posti citati) coincide con la féria di Dax…si capisce facilmente che la regione sia parecchio allettante per chi volesse programmare una vacanza fatta di feste e tori.
Ci sono peraltro buone probabilità che la redazione di Alle cinque della sera, al gran completo, si applichi proprio nella rigorosa realizzazione di tale programma.

Sorvoliamo infine pur dandone notizia sui due week-end che Bayonne e Dax pure organizzano a cavallo di agosto e settembre, due ferias in tono minore che probabilmente non valgono il (lungo) viaggio.

Et voilà.
Questo grande servizio, rigorosamente gratuito per i lettori del blog, proseguirà a breve con un paio di altri post, dedicati ai Paesi Baschi spagnoli, al sud-est francese e al sud della Spagna: un'iniziativa a dir poco lodevole...

(foto Ronda - la feria di Dax del 2007: l'arena e la bodega Los Cantadores; un toro di Adelaida Rodriguez a Bayonne, 2007))

sabato 24 maggio 2008

Le foto di Vic



A suggellare la bella cronaca di Marco Coscia, ecco un paio di foto prese alla féria di Vic Fezensac dall'équipe di Campos y Ruedos.

Oltre a queste due, sul sito si trovano i servizi interi: la visita ai link qua sotto equivale a dieci minuti spesi bene.

I tori di Vic, una galleria di foto prese ai corrales, di Laurent Larrieu: qui.
La corrida concorso della domenica mattina, nelle foto di François Bruschet e Yannick Olivier: qui.
La corrida di Margé, foto di François Bruschet: qui.
E il pomeriggio degli Escolar Gil, ancora dall'obiettivo di François Bruschet: qui.


venerdì 23 maggio 2008

La Féria di Vic Fezensac


Meglio tardi che mai...
Questa volta il nostro inviato Marco Coscia ci inoltra questa bella carrellata sulla feria di Pentecoste di Vic conclusasi una decina di giorni fà.

Buona lettura.

- - -

Dopo tre anni di carestia dovuta alle limitazioni sanitaria al trasporto dei tori spagnoli, quest'anno in Francia si ricominciano a vedere tori importanti, e questo ha giovato a una Feria come quella di Vic Fezensac, da sempre nota per il suo marcato carattere torista.

Vic è una plaza di aficionados come Ceret, e la gestione del Club Taurin Vicois (*) cerca sempre di offrire il meglio in quanto a tori, privilegiando il toro integro e con poder. Non sempre ci riesce, perchè si sa che nel toro non c'è mai certezza, l'unica è che se si fanno le cose bene, e con onestà, è possibile che riescano bene, se si fanno male il risultato è sempre nefasto. I carteles di questa edizione 2008 erano abbastanza interessanti in quanto ai tori, e per la verità appena sufficienti in quanto a toreri.
E' sempre così, si hay toros no hay toreros perchè sono poche le figuras che hanno voglia di spingersi in questo paese della Guascogna (si, quello di D'Artagnan), di appena 5000 abitanti, ma con un'arena di 8000 posti, sempre piena, dove devono affrontare tori impressionanti per corporatura, lunghe corna, e spesso cattive intenzioni.
Se poi pensiamo che in contemporanea c'è a S. Isidro a Madrid, ed in Francia la
Feria di Nimes, dove il toro è più piccolo, il cachet più grande, ed il pubblico meno esigente, è evidente che a Vic ci si va per il toro-toro e per i toreri che hanno il valore di affrontarlo, come a suo tempo Francisco Ruiz Miguel, la cui immagine in bronzo eternizza nel monumento davanti all'arena la verità nel toreo.

A Vic la vigilia della feria si va ai corrales della plaza dove i tori sono visibili al pubblico, aficionados, famiglie con il nonno ed il nipotino, tutti si mettono in fila per salire sulla balconata dei corrales e contemplare gli animali nei loro recinti, separati per ganaderia (ma i tori della concorso, benchè di origini diverse, erano mescolati tutti insieme, come se fossero della stessa famiglia).
E la sera del venerdì nel paese esplode la Fiesta, che trasforma questo quieto e sperduto villaggio della profonda provincia francese in una succursale anticipata di Pamplona, senza encierro mattutino, ma con lo stesso tasso alcolico e la stessa frenesia per le strade.

Il sabato mattina, durissima (per i novilleros) novillada di Perez de la Concha, ganaderia madre del encaste santacoloma.
Segue, ma questo è solo per pochissimi iniziati, il tradizionale aperitivo con i mulilleros di Hagetmau, che offrono alla plaza il servizio di arrastre con le mule più belle che si siano mai viste in tutto l'orbe taurino.
Dopo pranzo a base di specialità locali (siamo nella terra del foie gras, del confit d'anatra, dell'Armagnac e di altre innumerevoli leccornie) una corrida dell'allevatore francese Margè, di ottimo aspetto (la corrida) e fin troppo facile per i toreri che , cosa non comune da queste parti, hanno tagliato un bel po' di orecchie. Per la cronaca, due El Fundi, una Rafaelillo e una Julien Lescarret.

La mattina di domenica la tradizionale corrida concorso ci ha permesso di vedere stupende entrate dei tori al cavallo, tutti i concorrenti hanno fatto il loro dovere di prendere almeno tre varas ed alcuni quattro, ha vinto uno stupendo esemplare de La Quinta, lidiado da Luis Bolivar, che in altre mani più esperte avrebbe potuto persino sembrare migliore.

Il pomeriggio invece, l'unica nota positiva
è stata il bel tempo, che contrariamente alle previsioni negative ci ha assistito per tutta la Feria, perchè la corrida di Adelaida Rodriguez, contro ogni pronostico, si è rivelata un fiasco ganadero totale: tori grandi e ben presentati, ma assolutamente descastadi e invalidi, per cui poco hanno potuto fare i toreri, anche se fra di loro c'erano alcuni specialisti in banderillas come Ferrera e Sanchez Vara.

Non ci è rimasto che consolarci con le ostriche dell'Atlantico che venivano servite in un chiosco nel centro del paese, con vino bianco. Intanto il tasso alcolico complessivo dei ferianti, non quelli che vanno alle corride ma la massa che viene da tutto il Sud Ovest per divertirsi, e si accampa dove può, aveva raggiunto livelli inimmaginabili.

Rimaneva il Lunedì di Pentecoste, finalmente ritornato festivo in Francia (ora si rivendica il Martedì, ma sarà dura).
La mattina, colazione (in realtà una scorpacciata delle cose più succulente, salsicce, cuori d'anatra, pancetta alla piastra, formaggi, ed abbondante vino rosso) offerta agli abbonati alla feria, poi animazione taurina con becerros e vaquillas nella plaza, e ultimo banchetto fra amici prima di assistere alla straordinaria ed emozionante corrida di Josè Escolar, che ha lasciato a tutti uno splendido ricordo.

Tacciono le fanfare. Anche quella della de Les Armagnacs che nella plaza hanno suonato la jota aragonesa al sesto ed ultimo toro della Feria.
Se ne vanno anche gli ultimi ubriachi dei camping e dai parcheggi dove hanno passato gli ultimi tre giorni dormendo in auto o nei furgoni, i servizi municipali iniziano la colossale opera di pulizia delle tonnellate di spazzatura che sono rimaste a terra, e a lavare le strade.

Vic Fezensac, dove una notte si fermò a dormire Luigi XIV, il Re Sole, nel suo viaggio a St. Jean de Luz per sposarsi, ritorna ad essere un paesino sperduto del Gers che una volta l'anno diventa la capitale mondiale del toro.
In tre giorni, stranamente per queste parti, non ha piovuto, invece quest'anno a Siviglia, hanno avuto tempo pessimo e tori impresentabili.

Che il dio della pioggia sia aficionado?

(foto di Marco Coscia)

giovedì 22 maggio 2008

Anch'io a volte ho perso la testa

Sono andato a riprendere un altro pezzo di Esplà, questa volta tratto dal bel Des Taureaux dans la Tete di François Zumbiehl (ed. Autrement): i racconti e le testimonianze di nove toreri che, sollecitati con discrezione dall'autore, raccontano di sè e del proprio mestiere.

Ci sono anche queste parole di Esplà, che meritano una lettura.

"Anch'io a volte ho perso la testa, ma questo non capita che con due o tre tori nella vita di un torero
Concretamente, per me, questo è capitato con tre tori. Uno era Dadito, di Miura; l'altro, un toro di Salvador Domecq a Albacete, lo stesso anno, e poi è successo con un toro di Victorino, a Nimes.
E' come un processo di creazione pura, come quelle persone che entrano in trance e fanno della scrittura automatica.
Arrivi fino a uscire da te stesso e ti vedi come se ti contemplassi.
E ti sorprendi, perché non pensavi a niente di tutto ciò.
Tutto accade senza che tu decida nulla.
Di solito, sei attento e del toro pensi - bene, adesso lo porto là, faccio questo, faccio quello... -
Ma no, quella volta non è così, e tutto questo diventa magico.
E' una cosa che non si spiega, e che non ha niente a che vedere con tutto quello che si è detto rispetto alle connotazioni sessuali del toreo.
Si tratta di un processo in realtà molto più vicino all'entelechia (*), ma un'entelechia neoplatonica.
E' indescrivibile.
Sai che il toro non ti farà niente, che è un partner assoluto.
Non ti aspetti la minima reazione da parte sua.
Per tutto questo, niente è altrettanto bello d'aver tentato l'avventura di diventar torero, per queste tre esperienze in una vita intera.
So che questi meccanismi sono incontrollabili e imprevedibili.
Se conoscessimo i meccanismi che ci portano in un tale stato, passeremmo tutta la vita a ricercarli.
Per esempio, è successo qualcosa quando con il toro di Miura, alla prima picca, ho detto al picador - uccidilo !- perchè io non sapevo da che parte cominciare ad affrontarlo.
Ma poi quando ho preso in mano la muleta, non so cosa sia successo, ma è come se il tempo si fosse rallentato, e come se qualcuno creasse, per te, dai cieli."

(foto di Manon - Esplà a Madrid)

lunedì 19 maggio 2008

L'ultima di Esplà

Ieri sera verso le nove, dopo aver affrontato una corrida mansa di Samuel Flores a Las Ventas, Luis Francisco Esplà (*), 50 anni suonati, ha deciso che non avrebbe più toreato a Madrid.
Dopo aver fatto lì il paseillo 89 volte, dopo aver affrontato su quella sabbia per 28 volte i Victorino Martin.

Non ho mai visto Esplà vestito di luci, di fronte a un toro, ma ho letto alcune cose di lui e su di lui.
Personaggio affascinante, uomo di grande cultura, pittore diplomato all'Accademia di Belle Arti, torero capace di passare dai riflettori di Madrid ai combattimenti di Ceret con la stessa serietà e la stessa aficion.

Faenas (*) è una splendida rivista di letteratura e tauromachia delle edizioni Verdier, in francese.
Esce senza regolarità, ma ognuno dei sei volumi apparsi fino ad ora è ricco di pezzi e racconti eccellenti.
Nel quinto numero c'è la trascrizione di un dialogo tra Esplà e il pittore Miquel Barcelò, che vide impegnati i due, artisti ognuno a suo modo, nel corso di un incontro organizzato dal Comitato Regionale della Cultura in occasione del cinquantenario della féria di Nimes.

Ecco qualcuna delle parole di Esplà.

"Sai cosa mi ha salvato? E' stato quando a un certo punto mi sono reso conto che il toro, in fondo è una materia. Il toro risponde alla logica di un materiale sublime, di un essere vivente. E a partire da quel momento ho cominciato a pensare che avevo un impegno rispetto a questo materiale che capivo aver sfiorato fin da piccolo. Ho capito il coinvolgimento etico che è necessario per sublimare questa materia e mi sono detto: non resta altro che diventar torero."

"Nell'arena è la volontà del toro che occorre integrare nel processo di creazione, e questo ci obbliga a metterlo in primo piano nella tauromachia. Prima dunque la materia, poi qualche mezzo tecnico per sottomettere questo materiale, e si hai un pò di fortuna, cosa che non capita spesso, puoi anche mettere un pò di te, lasciar parlare la tua ispirazione."

"Se si vuole spiegare la tauromachia, comprenderla, partire dall'essenziale, occorre ritornare alla storia dei terreni, dove la si gioca veramente. E si ritorna sempre alla stessa cosa: il risultato finale che tu ottieni mettendo una mano qui o là, con il petto, con la vita, tutto questo è l apatina finale, è l'estetica, ma il fondamento della tauromachia sono i terreni. c'è qualcosa che si deve produrre perchè la tauromachia si sublimi, si avvicini veramente a questo concetto quasi miracoloso: abbiamo già parlato dei terreni del toro, le querencias, cioò che fa che il toro scelga una zona dell'arena piuttosto che un'altra. C'è una querencia ben conosciuta, che fa che il toro preferisca stare vicino alla porta del toril, come se avesse un cordone ombelicale que lo tiene legato ai chiqueros, attraverso il quale egli comunica con il suo mondo, quello in cui si riconosce. Come una sorta di contatto con il materno.
Poi ci sono le querencias che compaiono quando il toro definisce il suo terreno nell'arena, e si è visto che esse possono cambiare nel corso del combattimento.
Ci sono le querencias centrifughe, che provano a espellere tutto ciò che sta dentro al suo terreno.
E' una cosa che chiunque può vedere, nell'arena.
Queste querencias centrifughe, che respingono tutto ciò che entra, bisogna trasformarle in centripete: il torero inizia il passo con la muleta, entra in questo terreno, ne prende possesso, e quando il toro carica il torero è nel centro del suo terreno.
Quando il toro si accorge esserne così derubato, quando vede un essere umano entrare nel più intimo del suo terreno, ha una reazione evidente, la tendenza a mettere fuori questo elemento ostile. E così tu inverti la querencia. Che non è più centrifuga, ma centripeta.
Ed è in questa inversione che si produce la tauromachia essenziale.
Indipendentemente dalla qualità del torero, quando ciò si produce, la gente sente un'emozione, è la tauromachia autentica.
La gente non è magari capace di percepirne il meccanismo, ma quando sente l'emozione, è che si è prodotta questa inversione dei terreni."

"Strani gli avisos: mettere una misura all'arte!"

(foto di Manon - Esplà a Madrid, nel 2006)

sabato 17 maggio 2008

Prossimamente su questi schermi



Come richiesto dall'amico Enrico, evidentemente in craving, Alle cinque della sera pubblicherà nei prossimi giorni un elenco delle ferias estive, francesi e spagnole.
Ovviamente tale elenco non avrà la pretesa della completezza ma soprattutto i criteri per la sua composizione saranno del tutto soggettivi, e in esso si darà risalto alle esperienze dirette degli ultimi anni.
Un altro grande servizio di questo blog, ormai nell'olimpo dei siti taurini di tutto il mondo.

(foto Ronda - Nimes, féria des Vendanges 2007)

giovedì 15 maggio 2008

La Virgen


"Le valigie del torero non sono come le nostre. Dopo tutto quel che ci deve metter dentro, non bisogna dimenticare di aggiungere i santini, le Madonne, i candelotti, l'olio da lampada, gli amuleti, i feticci e le altre diavolerie che guai se non sono pronte, nella camera d'albergo del torero, al momento di partire per la plaza. A questo deve provvedere il servo di spada. Una dimenticanza potrebbe essere fatale.

Un giorno morì un matadore che si chiamava Espartero (hay, hay, hay, los toritos de Miura...), morì col petto squarciato da una cornata, ed era già morto quando lo trasportarono in infermeria.
Un amico gli aprì la camicia sporca di sangue, poi sussurrò qualche parola all'orecchio del medico e il medico guardò con gli occhi terribili ed accusatori il servo di spada che singhiozzava in un cantuccio.
S'era dimenticato di mettere al collo di Espartero lo scapolario della Vergine."

- brano liberamente tratto da Volapié di Max David, ed. Bietti -

(la foto di questo post è di Juan Pelegrin, in arte Manon, che sta espondendo in queste settimane a Madrid: su Flickr e sul suo blog altre immagini, splendide)

martedì 13 maggio 2008

Alessandro Baricco

"Se si vuole, è questo il segreto della corrida: che è, di base, un combattimento, e spesso purtroppo un macello puro e semplice, e che pure, dal cuore di quella lotta deduce, alle volte, una danza, con l'assurda pretesa di trasfigurare la bestia, il sangue, l'uomo uccisore e tutto in una icona di bellezza purissima, antica. Non è che la corrida sia, a priori, atroce o sublime: può essere tutto. Quel che si può dire è che è un orrore grottesco che alcuni toreri tramutano in spettacolo sublime. Se ci pensi bene è la stessa cosa che puoi dire, sostituendo cantante a torero, se parli di un'opera seria di Rossini, o di una romanza di Puccini."

Nel 2000 Alessandro Baricco aveva scritto, per Repubblica, un paio di articoli sulla corrida.
Si trovano ancora qui e qui.

"Josè Tomas è appunto uno di quei toreri. E lì, a Barcellona, al quinto toro, indovina tutto. Sparisce il combattimento, è danza pura. Animale e uomo sempre più vicini, fino a diventare i due elementi di un unico movimento. La pelle nera, il sangue scuro, i riflessi del traje , le corna, le assurde scarpette da ballo che il torero porta ai piedi, la spada e la muleta: sulla carta non c'è nessuna possibilità di mettere insieme roba del genere. Lì, diventano un solo, bellissimo mostro della fantasia, che volteggia al ritmo di se stesso. Poi, dato che quando è sublime la corrida lo è fino all'eccesso, entra in scena la morte. Che storia, eh? Venti minuti per danzare la meraviglia e per uccidersi."

Da quanto scritto in quei due pezzi, provando a ricostruire un pò con l'aiuto di Internet, Baricco era alla corrida di Jandilla per Finito de Cordoba, José Tomas e El Juli, il 7 maggio del 2000: ne parla Portaltaurino, qui.

"Il toro carica. El Juli lo aspetta. Mezza tonnellata di rabbia nera attraversa l'arena, sfiora in velocità il ragazzino in ginocchio, finisce in un frullare di capote giallo e viola da cui esce con niente davanti e nella testa, niente. Il ragazzino è ancora in ginocchio e butta indietro la testa come se non avesse fatto nient'altro negli ultimi quarant'anni. Tutti in piedi. Olè."


(foto Ronda - novillada di Palla, Arles 23.03.08)

domenica 11 maggio 2008

Curro Molina tra le Pinturas Negras


Venerdì da no hay billetes quello del due maggio a Las Ventas, col senno di poi ne sarebbero rimasti invenduti parecchi.

Tori di Valdefresno ben presentati per carità, ma senza motore, nessuna emozione, né forza né bravura.
Nessuna razza.
Toreri presto svuotati di ogni residua volontà, invero anche con poca iniziativa in partenza e pomeriggio noioso, noioso.


"Povero Goya" titolava un articolo a commento della giornata, su un sito francese.
Corrida goyesca, il giorno del bicentenario del Due Maggio, che per Madrid è data sacra (*).
Corrida che di Goya ha fatto venire in mente più che il vigore delle tele consacrate ai giorni dell'insurrezione (*), quell’inquietante cupezza così impetuosamente dipinta nelle Pinturas Negras (*), che stanno al Prado, non lontano da qui.
Un primo toro che arriva noble e toreabile alla muleta di Uceda Leal, che pure ne approfitta ma non tanto come avrebbe potuto (regalando comunque gli unici olé del pomeriggio), e poi il nulla.
Il primo de El Cid un autentico assassino, gli altri flosci, senza forza, senza casta.

Castella è sembrato più che altro l'ombra di sé stesso, senza idee, senza un posto preciso nell'arena, pase cambiado e qualche numero ad effetto ma con scarsi risultati.


Due ore così, poi Curro Molina.
Un peone della cuadrilla di Castella, l'unico torero che il 2 maggio ha fatto esplodere Las Ventas: al sesto toro, con due paia di banderillas da manuale.
In mezzo alle corna, senza compromessi, secche e precise.
Due paia di banderillas e due boati della plaza, poi la gente in piedi e lui a togliersi il cappello e salutare.

Per il resto un Due Maggio grigio, quello del bicentenario, a Las Ventas.
Nero, anzi.

(foto Ronda - Uceda Leal vestito goyesco con il primo della corrida, 2 maggio 2008 a Las Ventas)

venerdì 9 maggio 2008

Gli olé de Las Ventas


La fermata della metro è quasi omonima, Ventas.

Line rossa o linea verde, a seconda.
Pochi gradini per arrivare alla luce e lì a sinistra enorme, austera, elegante, Las Ventas.
Un colosso di mattoni e ricami, un monumento vivo alla grandezza del toro e del toreo, il tempio sovrano della tauromachia.
La plaza de toros più importante del mondo il non ovviabile ritornello, abusato ma vero.
Las Ventas, la mas grande.

Las Ventas quando è piena, sol y sombra, i tendidos e le gradas di sopra, è una comunione di sentimenti, un teatro a cielo aperto per una prima irripetibile, una barocca cattedrale pagana, a suo modo e allo stesso tempo dogmatica e blasfema.

Los olés de Madrid son únicos. Y los silencios, también. Cuando te estás cruzando con el toro y la gente pide silencio, y se produce esa expectación tensa, ese runrún, y luego cada muletazo explota en un olé, no hace falta música, ha detto una volta Cesar Rincon.

Gli olé di Las Ventas sono una scarica elettrica, il primo sorprende e stordisce, ma dal secondo ti penetrano nel corpo e nello spirito per attaccarsi infine alla pelle, il ricordo più indelebile, il brivido più eccitante, la partecipazione unisona a una liturgia effimera, che mai sarà più.

Gli olé di Las Ventas sono un mormorio al primo muletazo, poi quasi un grugnito, e infine finalmente ruggito, gli olé di Las Ventas sono un ruggito sordo e cavernoso che unisce sole e ombra, che spinge le corna del toro nella stoffa rossa, che sostiene come un appoggio invisibile, dritto nel suo abito di oro e riflessi, il torero.

Gli olé di Las Ventas sono musica, e infatti a Madrid no hace falta musica, non c’è bisogno di musica, e la banda tace quando il toro è in pista.

Durante la Feria de la Comunidad se ne sono sentiti pochi, quest’anno, di olé a Las Ventas.
Ma quei pochi sono bastati a depositarsi là dove non verranno cancellati: che senza, il ricordo di Madrid e della sua plaza sarebbe meno giusto, incompleto, irrispettoso.



(foto Ronda - Las Ventas il 2 maggio 2008)

mercoledì 7 maggio 2008

Dos de mayo



(foto Ronda - Las Ventas, cartel della goyesca del 2 maggio 2008)

martedì 6 maggio 2008

Saragozza: una concorso trionfale

Da Marco Coscia, presente a Saragozza per l'avvenimento, riceviamo e volentieri pubblichiamo la cronaca della corrida concorso del 26 aprile, già celebrata su parecchi blog francesi e spagnoli.
Alcuni video della corrida si possono vedere sul sito della Cabana Brava di Saragozza (qui), su Campos y Ruedos (qui) ci sono le foto di Laurent Larrieu.

La corrida concorso di Zaragoza è stato un avvenimento importante per l'aficion, anche se dolosamente sottovalutato dal settore più commerciale a purtroppo predominante del mondo taurino.
La corrida è stata preparata con cura, i ganaderos hanno mandato quello che di meglio avevano a disposizione al momento, i toreri, meno uno che poi diremo, sono venuti con la consapevolezza di quello che dovevano fare.

Al comprare il biglietto lo spettatore riceveva un opuscolo contenente il dettagliato regolamento del concorso, dove si dà gran importanza al tercio de varas, nella valutazione del toro, coinvolgendo anche il ganadero nella direzione della lidia.
I ganaderos sono venuti tutti, meno Cuadri, alla tertulia del mattino di presentazione della corrida, illustrando le caratteristiche della loro ganaderia e del toro presentato, e confrontandosi liberamente con gli aficionados.
Con queste premesse, e con l'impegno di tutte le parti coinvole, si sono potute vedere grandi cose.


Al primo toro, di Concha y Sierra, Encabo e il suo picador hanno dato una lidia impeccabile, ma dopo il secondo puyazo il toro proprio non ne voleva sapere, e nonostante gli sforzi si è fermato lì. Squalificato per il concorso alla prova del cavallo, nei seguenti tercios è stato poco brillante, come era da prevedere.

Il secondo, della ganaderia portoghese di Palha, era andato con una certa veemenza ma senza classe al cavallo per due volte, quando al torero di turno Jesus Millan non non viene migliore idea che chedere al presidente di cambiare il tercio, e quel che è peggio il presidente lo concede, mentre Joao Folque, il ganadero, nel callejon , lancia grida di protesta al cielo, con tutte le ragioni, perchè non è stato consultato, come prevede il regolamento, e perchè così facendo il toro è automaticamente squalificato. Cosa pensava di fare Millan? lasciare il toro crudo per fare una brillante faena, facendosi bello a spese del concorso ? Fatto sta che Millan, che evidentemente non aveva capito dov'era, brinda il toro al pubblico e suscita una bronca monumentale, e tutta la faena la esegue con il pubblico contro. Credo che Folque lo stia ancora cercando per bastonarlo.

Ma al terzo toro cambia la musica: il prezioso jabonero di Prieto de la Cal, di encaste Veragua, con il solo difetto di avere poche corna rispetto al trapio complessivo, viene messo in suerte per il cavallo due volte dal centro del ruedo, poi, sempre seguendo i consigli del ganadero, Serafin Marin lo porta direttamente a toriles, cioè agli antipodi di dove sta il picador, ed al massimo della controquerencia. E così per altre quattro volte quattro, il toro parte e va dritto al cavallo, dove il picador saggiamente amministra il castigo e non procede al massacro che solitamente si fa nelle corride normali d'oggidì. Sei varas in tutto, e a partir dalla quarta il pubblico in piedi ad applaudire, molti si sono commossi e qualche furtiva lacrima è filtrata dallo sguardo di vecchi aficionados.
Il toro in banderillas e muleta è duro da toreare, non ha la embestida facile da toreo moderno, Serafin lo affronta con tutte le precauzioni del caso ma degnamente, e il toro muore con la bocca chiusa e viene applaudito nell'arrastre con qualche peticion de vuelta.

Tocca di nuovo ad Encabo con il toro di Cuadri, purtroppo il picador è diverso dal primo, e pica trasero, rovina il toro che pure aveva qualche interesse (comunque, 4 varas) nonostante Encabo sia sempre corretto nel ponerlo in suerte.

Al toro di Adolfo Martin tocca lo sciagurato di Jesus Millan, che stavolta non si permette di cambiare il tercio alla seconda vara e così ne fa dare 4, poi alla muleta il toro, che è pur sempre un Albaserrada e non una suora della carità, non gli ispira confidenza e se ne tiene prudentemente alla larga facendo il minimo indispensabile.

L'ultimo toro è di Fuente Ymbro, la più commerciale, anche se encastada, delle ganaderie in concorso. Va cinque volte con allegria al cavallo, anche se non da così lontano comme il Prieto de la Cal, e poteva andare di più, pero il ganadero non ha voluto. In banderillas comincia a tirar fuori la lingua e si duole dei pali. In muleta è un treno ad altà velocità, Serafin gli dà delle distanze immense, ed il toro va e viene con allegria, anche se la bocca e sempre aperta e la lingua ondeggia di quà e di là. Purtroppo ispira troppa confidenza, ed in uno di questi viaggi il torero si distrae o calcola male le distanze, e viene preso e sollevato in aria. La caduta è di quelle brutte, con la testa, come quelle di Julio robles o di Nimeno II, insomma si teme il peggio quando lo vediamo portato in infermeria privo di sensi. Per fortuna si riprenderà in breve senza conseguenze. Encabo fa il suo dovere di direttore di lidia e mata l'animale.

Vince il concorso il toro di Prieto de la Cal, ma molti speravano il Fuente Ymbro, che forse viene incontro ai gusti più moderni. Ma quando si parla di tori di 5 o 6 varas ben date, è comunque un successo, come si è detto nella tertulia serale di commento, in cui abbiamo di nuovo avuto il piacere di vedere, oltre che il vincitore, con il meritato trofeo, anche Adolfo Martin, che si è comunque felicitato con il collega.

Il giorno dopo, nel corso del II incontro degli aficionados aderenti al Manifesto (*) espressamente dedicato alla rivalutazione della suerte de varas (*) tutti ricordavano ancora con emozione la memorabile corrida concorso del giorno prima.

(foto di Laurent Larrieu per CyR - il jabonero di Prieto de la Cal vincitore della concorso)

lunedì 5 maggio 2008

Si riprende

Finito il ponte si torna alle normali attività, e anche Alle cinque della sera riprende con rinnovato vigore.

Nei prossimi giorni a questo indirizzo, innanzitutto, una cronaca completa e documentata della ormai celebre corrida concorso di Saragozza, redatta dal nostro inviato speciale.

A seguire arriverà il resoconto della trasferta madrilena che ci ha visti impegnati nei giorni scorsi per la Feria de la Comunidad, ovviamente integrata da una galleria di immagini prese in loco: era il debutto a Las Ventas, un momento da ricordare.

Segue.