venerdì 29 aprile 2011

La domenica (sedicente) torista


Domenica 24 aprile, Arles, corrida mattutina di Scamandre

Fossero stati ciclisti, i tori di Riboulet sarebbero stati molto più adatti ad una Parigi-Roubaix che non a una tappa in linea di pianura. Il fisico del bisonte, la forza del bulldozzer, i sei di Scamandre sembravano ruspe progettate solo per rovesciare il cavallo: certo la loro carica era più selvaggia che realmente brava, ma sono da ascrivere a questi tori i momenti più spettacolari, alla picca, del ciclo pasquale. Esemplare l'atteggiamento del primo, Molinero: quattro veroniche inseguendo la capa, alla quinta si stanca e si allontana - come se ritenesse fatica sprecata rincorrere un panno più veloce ed agile di lui, inafferrabile. Messa la testa nel peto, finalmente la soddisfazione di colpire e incornare l'avversario, finalmente della sostanza, e dunque giù a spingere e cavallo e cavaliere subito per terra. Ben presentati a parte lo stato non irreprensibile di qualche corno, tutti intorno ai cinque anni e con una bizzarra disomogeneità morfologica, i sei Scamandre però si sgonfiavano presto dopo il primo atto e diventavano riservati e pesanti nei movimenti, quasi che il ferro sotto cui avevano spinto pochi minuti prima avesse colato piombo nelle loro vene e nei loro muscoli. Nel complesso una corrida mediocre.
Luis Vilches ha trovato, unico nella mattinata, gli argomenti per convincere i suoi recalcitranti avversari a seguire la muleta, toreando con un gusto non scontato per questo genere di corse: il sivigliano ci ha regalato i momenti migliori della mattinata, con un toreo preciso e a tratti fiorito, in due lavori però andati inevitabilmente in decrescendo. E peccato per quel vizio insopportabile di accompagnare ogni passo a gridolini, grida, versi e versacci, che avranno magari la capacità di calamitare l'attenzione del toro, ma che alla lunga sono davvero snervanti.
Lo staff di Israel Tellez distribuiva, all'ingresso, un volantino sul quale agli aficionados si spiegava che come Cortes conquistò secoli fa il Messico, oggi il giovane torero voleva vendicare cinquecento anni di occupazione conquistando, a sua volta, l'Europa. Roba da sganasciarsi dalle risate se non si conoscesse il genuino entusiasmo e l'ammirevole volontà del ragazzo. Il quale però, perlomeno per ora, ha pochi altri assi nelle maniche della chaquetilla: i mezzi sono ancora da perfezionare, e l'orecchia che il pubblico gli concede al quinto è solo frutto di una grande stoccata, portata con sincerità e verità.
Marco Leal, grasso e impacciato, era l'arlesiano del giorno, alla sua prima corrida dopo l'alternativa mal riuscita dell'anno scorso. Non c'è da augurarsi altro che il giovanotto si decida presto a passare dall'oro all'argento e provare ad officiare agli ordini di qualche matador, e che chi gli sta attorno glielo consigli velocemente.

Domenica 24 aprile, Arles, corrida pomeridiana di Fuente Ymbro

Chi avesse avuto dubbi sul significato di astifino, domenica se li è tolti: nel complesso il lotto più bello della feria, con delle fatture proporzionate e armoniche, i Fuente Ymbro sfoggiavano delle teste di tutto rispetto con due pugnali affilati e minacciosi. Astifinos lo erano, altroché.
Ma venduta come corrida per aficionados, quella di Fuente Ymbro nei fatti era una corsa di tori assenti nel primo tercio e con qualche complicazione ma con una carica viva e vibrante nel panno rosso. Bicchiere mezzo vuoto, in sintesi.
Miguel Abellan, che non conoscevamo, ci ha davvero impressionati. Carattere, idee chiare, sobrietà e incisività. La sua faena al jabonero uscito per secondo, iniziata ginocchia a terra al centro dell'arena per una serie sì spettacolare ma anche concreta, è proseguita dando distanza al toro e chiamandolo con la muleta ben messa davanti: ben cruzado a sinistra, serie corte, passo col petto, e toro conquistato. Bene, davvero bene, orecchia meritata e applausi al toro. Con Pelicano, il suo secondo dalla presentazione stupefacente (già giovedì ai corrales si era guadagnato il nostro premio di toro più avvenente), Abellan si ripeteva in un toreo deciso e autoritario, classico e rotondo, prima sottomettendo con dei doblones imperiosi e poi istigando ancora una volta il Fuente Ymbro da lontano e dunque piegandolo sotto un polso robusto e fermo. Orecchia meritata (e fanno due) e applausi a Pelicano. Miguel Abellan, tomo nota.
Victor Puerto lasciava inesplorate le potenzialità dei suoi due, e anzi il quarto del pomeriggio lo superava facilmente mangiandogli terreno e costringendolo a ricorrere a qualche misero trucco per guadagnarsi due applausi: che però erano infinitamente meno dei fischi sibilati da un pubblico giustamente critico.
Il terzo del giorno, Matias Tejela, prima non si concedeva che ad un volgare toreo di profilo, e poi con l'ultimo del giorno naufragava sotto le cariche potenti dell'avversario, andando però a guadagnarsi un'orecchia di poco peso con un finale di faena più corretto. Levantisco barattava la sua orecchia con una vuelta al ruedo che ci è parsa, francamente, un pò generosa.

Col senno di poi, e con un approccio di laboratorio di mendeliana memoria, si sarebbe dovuto operare una fusione tra le cose migliori degli Scamandre e dei Fuente Ymbro: la mattina l'avremmo dedicata a passeggiare per le soleggiate vie della città o seduti agli accoglienti tavolini dei bar, e al pomeriggio saremmo stati spettatori di una signora corrida.


(foto Ronda - Abellan passeggia l'orecchia)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gli scamandre mi hanno illuso:fino al cavallo strepitosi poi puf! da rivedere.
a me vilches ricordava la seles dei tempi migliori e non mi è piaciuto. Tellez invece non mi è dispiaciuto. Leal invece fa parte della categoria: terrificanti !
Abellan che non avevo mai visto è stato proprio bravo complimenti a lui.Puerto disperso; tejela, ben aiutato da fuori, con l'ultimo toro ha fatto buone cose con il natural.
Michele