martedì 26 febbraio 2008

Adios, Maestro

Sembrava una persona perbene, Cesar Rincon, a vederlo dai gradini dell'arena.
Sembrava un torero di quella razza strana e inspiegabile, di quelli che amano il proprio mestiere e i tori e per cui toreare è prima un piacere, un godimento, una necessità, poi forse un lavoro.
E' stato il primo uomo che ho visto mettersi di fronte a un toro, armato di un'esile panno rosso e di una fede in qualche cosa che solo lui forse conosceva.
Era la sua la prima spada che ho visto, così sottile e sfrontata di fronte a quel nero ammasso di muscoli e cieca rabbia, quasi ridicola nel suo gesto.
Ebbe ragione la spada, e Rincon con lei.

Una cornata vigliacca, una volta anni fa, gli procurò una malattia dalla quale è difficile tornare: negli anni l'ha combattuta, vinta, ed è tornato, ripartendo da zero come un qualsiasi novillero di provincia, lui che aveva fatto fremere Madrid come forse mai nessuno, lui che aveva aperto quattro volte la Porta Grande di Las Ventas nello stesso anno.
Cesar Rincon.
Un torero con aficion, un torero con tanta aficion da possedere un allevamento di tori e da aver pianto un giorno, in un'arena, quando il presidente non volle vedere che quel toro, quel suo toro insieme al quale lui aveva insegnato a tutti i presenti i canoni della tauromachia più pura e vibrante, era un toro eccezionale, da graziare, da far ritornare al campo.
Il presidente non sventolò il fazzoletto arancione, il toro andava ucciso.
Rincon lo fece, torero, senza nascondere le lacrime.
Piangendo lì, davanti a 10mila persone, spada in mano e muleta nella sinistra.

Due giorni fa Cesar Rincon ha detto addio alle corride.
Venticinque anni di alternativa, segni indelebili in tutto il corpo, e segni indelebili nei ricordi di quei tanti tantissimi aficionados di tutto il mondo che l'hanno seguito e amato.
Rimane per me il primo torero, la porta per l'accesso a questa strana passione.
Il 26 marzo di tre anni fa ad Arles pioveva, il cielo era grigio e gonfio, e Cesar Rincon era vestito di celeste e oro.
Insolente contrasto.
A Bogotà due giorni fa dodicimila persone arrivate da tutto il mondo sono venute a portare l'ultimo omaggio a un torero vero, nei gesti e nell'anima, vero come solo la tauromachia più pura sa essere: e il suo secondo toro dedicato al padre commosso, in un lungo lunghissimo brindis, con una plaza muta e silenziosa, testimone di una liturgia misteriosa e senza finzioni.

Ha detto addio Cesar Rincon, nella sua città, nella sua terra, di fronte ai suoi tori.

Torero.

(foto Ronda - Rincon per l'ultima volta ad Arles, 6 aprile 2007)

8 commenti:

Laurent Larrieu ha detto...

Hola Luigi,
y gracias para todo...

Laurent

RONDA ha detto...

Merci à toi Laurent, meme si ces pages ne sont que un éssai pour l'instant.
Mais bon, il faut commencer et je suis heureux que le premier comment soit le tien.

Un Barco Ciego ha detto...

In bocca al lupo per il blog,credo sia il primo in italiano!
Isabella

Yannick Olivier ha detto...

Cher Luigi,

Enfin nous allons pouvoir admirer tes superbes clichés, plein d'admiration, d'amour pour la Fiesta et avec ce superbe coup d'oeil.

Yannick

Pablo García-Mancha ha detto...

Hola Luigi, bienvenido a la blogosfera taurina. Un saludo

Martina ha detto...

Merci Luigi, de rendre hommage à César, je crois que nombre de français ont oublié de le faire.

Suerte pour la suite !

RONDA ha detto...

Grazie Isabella.
Merci Yannick et Martina.
Gracias Pablo.

Tauro ha detto...

Caro Luigi, complimenti ancora per il nuovo blog. D'altra parte se il primo torero che hai visto toreare è stato Cesar Rincon, e ti è piaciuto, non potevi che diventare un buon aficionado. Un gran saluto.
Marco