mercoledì 28 aprile 2010

Il diavolo veste colorado



Vinatero, secondo Prieto de la Cal di domenica: 570 kg, cinque anni e rotti di età, un toro magnifico.
Prada non avendo ancora inaugurato una linea di prodotti per toros bravos, Vinatero doveva accontentarsi di sfoggiare il suo manto colorado bragado, un bel castano spinto con qualche sfumatura più scura.

Un toro infernale.
Il diavolo.
Il pubblico lo accoglie con un'ovazione, Aguilar lo accoglie in ginocchio, in ginocchio al cospetto di Satana, e Vinatero ci mette poco: non gli interessa la capa, il corno punta alle tonsille del torero, la sfiora, salta ancora e punta alla gola.
Sui gradini adesso siamo uno in più: è arrivata l'angoscia.
Vinatero è un toro folle, scriteriato, inrtattabile come il più selvaggio dei selvaggi, bruto.
Panico in pista.
Entra il cavallo, il daivolo lo vede e gli punta addosso quegli occhi di fuoco, e decide che ce n'è anche per lui: lo assalta quattro volte, senza reale bravura ma con furia e brutalità, con urgenza.
Panico in pista.
Il diavolo entra una quinta, come niente fosse, come emerso dagli inferi più profondi e bui, come a resuscitare il ricordo di una tauromachia brutale e perduta.
Mette un paio di banderillas Savalli, un gran paio, Vinatero si accontenta di avvicinare il corno alla giacchetta, come a vedere se i colori si intonassero.
Non è lui che vuole, il diavolo è entrato per far fuori Aguilar, vuole Aguilar, cerca Aguilar.
Lo trova subito intanto che quello ha ancora i bastoni in mano, il corpo del torero rimane in mezzo alle corna, aggrappato alle corna, Vinatero lo spinge come un ariete che sfonda il portale di un castello, una botta enorme.
Aguilar è per terra, Lescarret accorso al quite è per terra.
Il diavolo, che veste colorado, è in mezzo alla pista, guarda Aguilar.
Lo aspetta.
Il piccolo torero prende la muleta, sui gradini si sospira, si trema, qualcuno ha freddo nonostante il sole quasi estivo.

Ecco.
La faena di Aguilar a Vinatero non passerà alla storia della tauromachia, nessuno o quasi ne parlerà più, in molto pochi se ne ricorderanno.
Ma la faena di Aguilar a Vinatero è la grandezza della tauromachia, è la verità della tauromachia, è l'essenza della tauromachia più maestosa.
E' il combattimento tra un toro selvaggio e assassino, forte e arrogante, e un uomo coraggioso e valoroso, è l'incontro tra la forza bruta della natura e l'intelligenza della ragione.
Dieci minuti di emozione elettrica, di pelle d'oca, di assurdità anacronistiche, di inspiegabili verità.
L'uomo e il diavolo si giocano la vita, e sicuramente entrambi sapevano che la propria vita passava necessariamente per la morte dell'altro.
Aguilar tira dei passi a sinistra che sono ognuno un miracolo, ed ognuno colossale.
Non mi ricordo l'ultima volta che mi erano usciti degli olé così profondi, così intensi, liberatori.
L'emozione di vedere un uomo e un toro che combattono, la gamba dell'uomo lì dove il toro mette il corno.
Vinatero avvisa Aguilar una volta.
Due.
Alla terza i cuori di tutti i presenti si fermano, il diavolo ha preso il torero, gli infila il corno sotto il costume, tra braccio e fianco, dai gradini si teme il peggio, che quel corno sia arrivato al polmone, dentro.
Aguilar è pezzi, pallido, sfinito.
Ma ritorna, e il grugno è quello di chi non vuole farsi vincere.
Ancora dei passi, poi la spada, e Vinatero torna all'inferno.

E poi c'erano gli altri cinque.
Se sono tutti così io esco, mi ha detto il mio vicino di posto.
La signora marchesa ha portato a Saint Martin una signora corrida, sei tori meravigliosi che valeva la pena pagare il biglietto solo per ammirarli correre per la pista.
Due jaboneros, due negros, un berrendo en negro e il diavolo.
Diciotto entrate al cavallo.
Tori duri, forti, pericolosi, selvaggi, vigliacchi, riservati, bravos, integri.
Bocca chiusa fino al pugnale.
Lucero, uscito per quinto, nero, tre volte nel cavallo: Gabin Rehabi, su quel cavallo, per tre volte ne conterrà la carica, tre picche perfette, sicure, tenaci, decise.
La banda suona la musica, e il picador saluta: e quando un picador sente gli ottoni, vuol dire che le cose sono state vere, che la corrida è una cosa grande, che la tauromachia non morirà.
A quel Lucero, un attimo prima che il toro mettesse a posto i tasselli del rebus, Aguilar taglierà un'orecchia.

Julien Lescarret ha trovato due tori complicati, poco propizi a concedersi al gioco, ma è pur vero che il torero che ha fatto poco per venirne a capo: un rinculo continuo, segno di paura, insicurezza, nessuna possibilità di dominio.
C'era anche Mehdi Savalli.
Ancora un passo avanti sulla strada della crescita: sobrio ed elegante alla capa, preciso e sincero alle banderillas, capace di tirare buoni passi tanto a destra quanto a sinistra ai suoi due avversari, il primo dei quali duro e malfidente e il secondo più ordinato.

Una signora corrida di Prieto de la Cal, sei tori da combattimento in un paesino sperduto nel sud della Francia, 11 mila anime, lontano dai riflettori del business taurino, dalle arene blasonate e dagli aficionados sigaro/champagne.
1200 km in due giorni, ma ne valeva la pena.

Cinque Prieto de la Cal e un diavolo.

Qua una galleria della corrida.

(foto Ronda - Vinatero, alla fine)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Fue un toro con temperamento y mucho caracter.
Tancredo

Anonimo ha detto...

Noi siamo più da Toscano e cognac, che infatti non mancavano per l'occasione.

Saluti

Marco