giovedì 28 aprile 2011

Gioie e dolori delle corride commerciali





Venerdì 22 aprile, Arles, corrida di Garcigrande

Tomasito si è diplomato torero accogliendo Deslinguado alla porta, ed è diventato uomo abbandonando orizzontale l'anfiteatro, con due cornate di 15 centimetri nella coscia destra.
In mezzo c'è stata una corrida di tori sorprendente: 13 picche che avrebbero potuto essere anche di più con una presidenza illluminata, forza al cavallo, nobiltà solida ma anche complicazioni nel panno rosso. Certo, stupirsi di questo in una corrida di tori è come sorprendersi che alla luna segua il sole, ma il ferro di Garcigrande francamente fa pensare alle peggiori cose quando lo si legge sui manifesti.
Thomas Joubert, di bianco vestito come prevede il cerimoniale quando si passa da studenti a dottori, ha ereditato in prima posizione un avversario che non era certo un regalo di laurea: due picche prese con slancio e spingendo il cavallo, e carica viva ed esigente alla muleta. Il ragazzo ha costruito una faena fatta di momenti ispirati, armoniosa e mossa dal sentimento pur se non definitivamente dominatrice, e conclusa malamente tra spade e descabellos vari.
Per secondo usciva Pasion, targato Domingo Hernandez, che da Salamanca era partito con un biglietto di andata e ritorno. Torneremo più avanti sulla follia collettiva che ha convinto il presidente a concedere l'indulto: c'è da dire che il colorado era certo un buon toro, due picche prese bene (alla prima il cavallo si trovava catapultato contro le assi, dopo un viaggio di sette/otto metri), potenza e motore fino all'ultimo. Non ci poteva essere sorteggio più fortunato: tanto materiale era quello che da troppi anni gli aficionados del mondo intero si aspettavano capitasse nelle mani de El Juli, in quelle mani benedette capaci di tessere la trama di un lavoro fatto di dominio e fantasia, grazia e potenza, arte e scienza, geometria e improvvisazione. Trincheras, naturales con la muleta a terra, statuari, circolari, distanza, autorità, leggerezza. Dieci minuti di celebrazione alta e irripetibile. Fino a ubriacare il pubblico, che confonde le straordinarie doti del Juli con le buone ma di fatto ordinarie qualità del toro, e quindi agita i fazzoletti, e il torero rovina tutto prestandosi al gioco, e il presidente rovina tutto concedendo il gioco, e tutti rovinano tutto. Pasion torna vivo nei recinti, e quella che poteva essere ricordata come una coda storica rimane tristemente una mezza pagliacciata pueblerina.
José Maria Manzanares incontrava a questo punto Miliciano, titolare di una buona prima picca e che finirà i suoi giorni sotto una stoccata potente dopo aver seguito la mano sinistra ispirata del suo conduttore, in un paio di buone serie.
Molto interessante la lidia di Fermentado, che obbligava El Juli a sudare qualche camicia prima di riuscire ad aspirare il cornuto nel suo panno autoritario. Il julipié indecoroso con il quale il madrileno infilava (peraltro con un bajonazo sonoro) la sua lama in quel fianco nero chiudeva nel modo peggiore il confronto.
Manzanares si ripeteva con eleganza, soprattutto e di nuovo a sinistra, al quinto della serata: anche per Tostado un primo passaggio alla picca rimarchevole, prima di mettere reni e corna nella muleta sobria e profonda del torero. La cannonata finale (anche per questo, come per il precedente, Manzanita non aveva bisogno del descabello) liberava la strada ad un'orecchia non inopportuna.
Milagrero, numero 38, negro bragado di 530 chili nato nel dicembre 2006, è infine il toro che spediva il signorino Thomas Joubert all'infermeria, dove l'équipe medica lo operava di urgenza.
Fino alla chiusura della feria, il lunedì sera, gli aficionados nei bar e nelle bodegas, per le strade e all'arena, mimavano quell'esitazione fatale, si chiedevano come fosse potuto succedere, attribuivano responsabilità ai subalterni, parlavano di un buco nero in cui il ragazzo fosse piombato per quei due secondi fatali.
Fatto sta che, appena brindato al pubblico, il toro investiva come un treno Tomasito, rimasto inspiegabilmente immobile, quasi pietrificato, di fronte a quella carica. Due cornate, e stagione finita. El Juli prendeva i ferri del mestiere in un'atmosfera carica di tensione, e dopo un paio di serie chiudeva la faccenda.
Una corrida inaspettatamente interessante e buona, una faena da ricordare il prossimo inverno, nelle serate nebbiose e fredde, e un pomeriggio di emozioni, di uomini e di tori.

Sabato 23 aprile, Arles, corrida di Nuñez del Cuvillo

Nessuno dei Nuñez del Cuvillo ha fatto invece il viaggio di ritorno e questa è una buona notizia: soprattutto per l'allevatore che di quei tori non avrebbe saputo che farsene.
Già con la lingua fuori dopo pochi minuti, genuflessi addirittura prima delle picche, vuoti e invalidi, del toro i sei andalusi avevano a malapena la morfologia e niente altro: quando sei all'arena e continuamente rimpiangi di aver interrotto la siesta pomeridiana, che dopo quel pranzetto con formaggio olive e vino bianco fresco era così rotonda e riposante, allora vuol dire che la corrida quel giorno non è corrida e che anzi tutto il circo ha preso una strada poco rassicurante.
Juan Mora ha portato quel sabato all'arena il sapore di una toreria di altri tempi, e qualche gesto solenne e sontuoso, lento ed elegante: ma nel complesso, vista anche la miseria a cui si opponeva, il tutto si risolveva in poca roba. E la spada de verdad con cui conduceva il combattimento (?) e con cui uccideva al termine dell'ultima serie a sinistra, in questo caso sembrava più l'obbligato tormentone del cabarettista che non invece il maestoso tributo alla tauromachia autentica che dovrebbe essere.
Pallido anche Juan Bautista, che pure iniziava la sua prima faena chiamando il toro da lontano ma poi si risolveva per un toreo fatto di trucchi e risibili (in virtù del peso specifico - nullo - del suo toro) sensazionalismi: due orecchie, obiettivo raggiunto, sbadigli. Il secondo toro si infortuna a una zampa, e l'arlesiano spegne la luce velocemente.
E poi c'era El Fandi. El Fandi. Mioddio, El Fandi.
Una corrida da dimenticare, anche nelle sere di inverno quando ci si attacca a tutto pur di sognare un pò: da dimenticare velocemente.


(foto Ronda - Tomasito con il toro dell'alternativa)


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come rovinare una serata che sembrava promettere grandi cose. L'indulto inutile e forzato ha spento tutti gli entusiasmi del pubblico che sembrava proprio carico. Maledetto grande Julian.
Pulito e preciso come non mai Manzanita sorpresa positiva. Tomasito l'ho visto e rivisto e ancora non capisco come abbia fatto a farsi infilzare mah !
Juan Mora mi è sembrato sprecato con dei tori così flosci hai detto bene sembra un torero d'altri tempi. Bautista non mi sembrava così male. El fandi hai detto bene mioddio !
michele

Krystarka ha detto...

Personalmente El Juli mi ha entusiasmata davvero molto, indulto o non indulto.
Per Tomasito ci sono invece rimasta male, anche se quello che mi ha stupito di più è stata la frase, ripetuta da tutti, senza mettersi d'accordo prima "investito come da un treno"... non mi spiego come sia potuto succedere... boh?
Manzanares... ehm... io sono femmina, non sono obiettiva!
La corrida di sabato mi ha deluso su quasi tutta la linea e la domenica ero già sulla strada di casa.
In definitiva avrei gradito un po' più di bel tempo, ma mi sono divertita ed è andata bene!
Aspetterò con impazienza di avere altre occasioni... nel frattempo seguo il blog e ti ringrazio per tenerci sempre aggiornati!