lunedì 13 giugno 2011

Il toro intelligente

Tio Pepe, resto un pò scettico quando vi sento parlare dell'intelligenza del toro; molto meno quando dite che il toro è stupido. Tutto ciò mi sembra un pò confuso e anche, senza voler offendervi, piuttosto gratuito. Se potete, sarei felice che voi precisaste il vostro pensiero.

Non è facile, e riconosco che queste siano essenzialmente delle supposizioni. Nei venti minuti che trascorrono da quando il toro entra nell'arena fino alla dipartita della sua spoglia, si succedono un certo numero di fatti che ci aiutano a scoprire e a volte senza dubbi il mistero del toro.
Dire che il toro con casta è intelligente è affidarsi a un buon numero di constatazioni che mostrano come il toro ha decodificato le manovre di cui è l'oggetto, o come ha reagito per difendersi dalle scaltrezze dell'uomo. In effetti, il toro è un bruto. Non si può certo ammaestrare un toro de lidia per il circo come lo si fa per un leone, una tigre o un elefante.
E' la sua stessa natura che vi si oppone.
Nel toro bravo, cioè selvaggio, solo l'istinto di aggressività o di difesa, che in fin dei conti è la stessa cosa, è l'espressione della sua natura. E' un tratto che gli è proprio, perché essendo erbivoro non attacca certo per trovare il cibo.
Consegnato agli uomini in uno spazio senza uscita, il toro attacca con, senza dubbio, la segreta speranza che una volta spazzati gli ostacoli, troverà un modo per uscire di là e ritrovare la libertà che lo riporterà dai suoi fratelli.
Non c'è tauromachia possibile che nella misura in cui l'uomo si mostra capace di imporre durante alcuni momenti la sua volontà e la sua abilità a questo bruto spaesato in uno spazio sconosciuto, per il quale tutto è nuovo e di conseguenza minaccioso e ostile.
La capa e la muleta dei toreri sono gli strumenti dell'inganno.
Il toro non deve vedere che la capa o la muleta, mai l'uomo.
Ora,esistono tori che, a furia di essere ingannati, scorgono dietro il panno la presenza dell'uomo.
E' soprattutto una questione di età e di esperienza. Il toro non possiede l'esperienza del combattimento nell'arena, ma possiede quella delle lotte fratricide. Più i tori avanzano nell'età, più si battono tra di loro e la frquenza e la violenza di questi scontri nel campo raggiungono il loro apice verso i qattro o cinque anni di età.
I tori che arrivano al'arena sono evidentemente quelli che sono sopravvissuti o non hanno ricevuto ferite capaci di renderli inadatti al combattimento.
Sono tutti vergini per il toreo, ma non del tutto nuovi al combattimento. Il toro che io chiamo intelligente non è dunque per nulla innocente.
Sarà sufficiente allora che un'imprudenza, un gesto maldestro, una confidenza inopportuna da parte del torero lo mettano sulla strada della verità e l'animale scoprirà ciò che non avrebbe mai dovuto sapere, e questa scoperta sarà tanto più frequente quanto più di grande razza sarà questo animale.
Il matador Antonio Bienvenida disse un giorno che il toro che egli teme di più è il manso con casta, perché è il più intelligente o, se preferite, il più accorto.
Al contrario, quello che io chiamo toro stupido, o tonto, o ancora il toro insipido, soso, è quello che non comprende niente, quello che, in una parola, non ha carattere.
Ci sono anche degli uomini, così!
Il pericolo non è comunque mai assente, ed è lo stesso Bienvenida che dichiarò "Io comincio a respirare quando il toro smette di farlo".

- da Aficion, de El Tio Pepe -


(foto Ronda - corrida di Penajara, Las Ventas, 31 maggio)

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