mercoledì 2 novembre 2011

Servizi deviati


Niente resterà impunito era una delle più fantastiche rubriche del mai troppo compianto Cuore: le sue pagine verdi hanno lasciato un vuoto incolmabile e sì, sono sempre i migliori che se ne vanno...
E se Alle Cinque della Sera fosse stato un blog di satira taurina l'articolo qua sotto avrebbe dato materiale per tutto l'inverno: ce lo manda dopo faticose ricerche il compagno Francesco da Bologna, è il pezzo uscito sul Carlino all'indomani dell'ultima corrida barcellonese.

Da leggere, con gusto.



L'ultima corrida, olè


di Vincenzo Pardini (da Il Resto del Carlino del 25/9/11)

OGGI, NELLA PLAZA de Toros di Barcellona, uomo e toro duelleran­no per l'ultima volta, incrociando spada e corna. Perduto il fascino di un tempo, la corrida è stata ripudia­ta da molti spagnoli. Scrittori, tra cui Hemingway, le hanno dedicato fiumi d'inchiostro. Pagine in cui si parla sempre di uomini e mai di to­ri, giocattoli animati per dilettare le folle e mettere in bella mostra il to­rero eroe. Nell'arena, più che coraggio, occorrono freddezza e crudeltà. Si colpisce un essere innocente, feri­to e sfiancato dai banderilleros e fra­stornato dai colori che gli balenano attorno, tra cui il drappo rosso, die­tro al quale si nasconde il ferro che gli squarcerà il cuore. Ma se provia­mo a entrare dentro di lui, avvertia­mo quanto la sua eroica e primitiva ingenuità abbia il potere di farci tor­nare indietro nel tempo, ai giorni al­lorché non eravamo gli esseri evolu­ti che saremmo diventati, tanto da riuscire a dominare gli altri anima­li, dei quali abbiamo finito con l'ap­profittarci, fino alla malvagità più efferata e blasfema, perdendo quel­la sensibilità e quell'amore verso il Creato, noi stessi e il prossimo, quindi verso il mondo, che conti­nuiamo a illuderci di asservire ai no­stri peggiori intenti. Manto nero e forme atletiche dei campioni umani sollevatori di pesi o pugili pesi massimi, il toro della corrida ha la testa larga, cespugliosa di pelo e le corna bianche; le zampe sono robuste, agili, lo zoccolo largo e flessibile.

CRESCIUTO al pascolo, ha fiducia in se stesso, e altro non pensa che alle sue esigenze vitali, ai suoi istin­ti, tra cui l'amore per le giovenche. Nel viaggio verso l'arena si sente sperduto, prigioniero di non capi­sce cosa, e vorrebbe tornare brado. Gli uomini che lo scortano, li consi­dera una via di mezzo tra conoscen­ti e amici, avvertendone le intenzio­ni dal tono di voce. Stare nell'arena, in mezzo alle urla, ai colori della fol­la che lo assedia, deve infondergli disorientamento, tanto più quando iniziano a ferirlo le punte dei banderilleros. Poi scorge il drappo rosso e un uomo che lo provoca e lo incalza. Allora gli subentrano paure e furore e carica con tutta la forza di se stes­so. Vuole allontanare un pericolo, un avversario che non è andato a cercare, ma si è trovato di fronte. I minuti passano, le forze comincia­no a venirgli meno. Non più nero e lucido, il mantello è una maschera di sangue rappreso. Ha il respiro grosso e corto. Barcolla. Implacabile e determinato, il torero gli pianta il ferro fino al cuore; il suo collo lar­go, muscoloso e nobile è infranto, sfigurato alla stregua di un'opera d'arte. Si piega, e cadendo guarda il cielo; gli ultimi sprazzi di memoria rivolti ai pascoli, alla libertà. Creatura di Dio, anche lui ha un'anima. Sono innumerevoli, mandrie che occuperebbero un con­tinente e forse di più, i tori uccisi nelle corride. Qualche volta hanno avuto la meglio, incornando il tore­ro; alcuni hanno tentato addirittu­ra di fuggire, arrampicandosi sui palchi e tra la folla. Mai l'hanno fat­to per spirito di vendetta, ma per dirci che non ne potevano più.

MESSAGGI che si recepiscono con la calamita della sensibilità, con quel qualcosa che parte da noi e si trasferisce nel prossimo, che non è soltanto il nostro simile, ma anche l'animale, di cui dobbiamo com­prendere il linguaggio, fatto di sguardi e atteggiamenti. Lo sguar­do dei tori delle arene non è catti­vo, è triste alla stregua di quelli ven­duti al mattatoio, da dove può acca­dere cerchino di fuggire come i lo­ro fratelli dalle arene. Infatti non sa­rebbe nella loro natura e intenzioni scontrarsi con l'uomo, col quale niente hanno da spartire. L'uomo, invece, vuole impossessarsi di ogni cosa. Tra cui vita e destino di chi riesce a sottomettere e schiavizzare. La corrida ne è la dimostrazione. E lo sarà finché non verrà abolita ovunque.

IL GIRO d'affari delle corride, è un'industria con 200 mila ad­detti e vale oltre 2,5 miliardi di euro all'arino, contribuendo per lo 0,25% al Pil nazionale. Ma negli anni lo spettacolo che ispirò artisti e scrittori del cali­bro di Pablo Picasso e Ernest Hemingway ha perso il suo appeal. Secondo un sondaggio del 2010, solo il37% degli spagnoli si dichiara interessato alla corri­da, mentre il 60% boccia addi­rittura lo spettacolo. Dal canto loro, gli appassionati catalani della corrida hanno raccolto 300mila firme in difesa della "Fiesta".


(nell'immagine la prima pagina, straordinaria, di un numero del novembre '91)



4 commenti:

Anonimo ha detto...

"Infatti non sa­rebbe nella loro natura e intenzioni scontrarsi con l'uomo"

Questo signore dovrebbe provare a passeggiare in mezzo ai tori di Cuadri prescelti per la prossima stagione a Madrid. Forse cambierebbe idea.

Saluti.

Marco

Spyros ha detto...

Per questo caso, anche i JuanPerros andrebbero benissimo!!

Anonimo ha detto...

Non lo so, io ho camminato in mezzo ai juanperros di Sanchez Arjona e non c'era molta differenza con le vacche da latte delle alpi piemontesi.

Saluti.
Marco

Spyros ha detto...

!!!!