domenica 28 ottobre 2012

Natural de frente

Il corpo ben collocato nell'asse preciso del toro, nel centro geometrico delle corna, il petto esposto, le gambe affiancate.
Dritto, la cintura perpendicolare al corso dei binari.
Il braccio destro abbandonato con malcelata noncuranza a cadere lungo il fianco, il gomito solo un poco piegato e la mano appoggiata all'anca a reggere lo spadino, in parte nascosto dietro la gamba.
La mano sinistra che regge la muleta al centro del bastone, il braccio sinistro che avanza teso verso l'animale, il panno rosso tenuto davanti, piatto, parallelo al corpo e di traverso alla dorsale del toro, in asse.
Ora il volto si abbassa verso terra, gli occhi ancora fissi sul toro ma il mento che arriva quasi a toccare il petto e le labbra che si increspano in un grugno maschio e di sfida.
Il tocco, l'animale che scatta e sbuffando parte.
La gamba di uscita che adesso si apre e diventa ostacolo e capo da doppiare, la muleta che aggancia il toro e lo aspira, lo costringe a deviare la sua carica travolgente e mortale, lo obbliga all'ubbidienza.
I piedi che rimangono inchiodati a terra, la cintura che non vacilla, e il busto che ruota.
Il braccio sinistro che scivola lieve e si allunga a indicare la via, il braccio destro ancora arcuato e la mano ancora appoggiata all'anca.
La muleta che ora si abbassa, si offre e sfugge, si impone.
I brividi, in tutti, gli olé.

Quanta poesia struggente in un natural de frente, quanta verità in un solo passo, quanta grandezza.

Natural: passo di muleta disegnato con la sola mano sinistra. (Claude Popelin - La Tauromachie; ed. Seuil, 1970)

Fernando Robleño a Ceret, il 15 luglio, di fronte a Calerito di Escolar Gil, cinque anni di rabbia e follia all'attivo. Davanti ci saranno due ore di battaglia totale con gli altri cinque albaserrada, e pure già ora la muleta  è tenuta a sinistra, piatta e ben davanti, il corpo oscenamente fermo, le gambe pronte a pesare sul passaggio della bestia, per piegarla lì dove è più difficile.

Natural: il passo di muleta considerato il passo-base e il più estetico. Si chiama naturale perché in origine, quando il matador si presentava davanti al toro, teneva la spada nella mano destra e il panno in quella sinistra. (Robert Berard - La Tauromachie, histoire et dictionnnaire; ed. Laffont, 2003)

Diego Urdiales sulla sabbia grigia di Bilbao,a fine agosto, con l'ultimo toro della feria. Pachuqueño è un Victorino Martin con non troppo entusiasmo, la mancina di Urdiales lo va a cercare con pazienza e fermezza: il panno si svolge davanti al muso dell'animale che ora passa proprio di fianco alla gamba sinistra di quell'uomo, senza accorgersi che quel piccolo torero sta cesellando un natural, un singolo natural, perfetto.
Domenica 26 agosto quel passo con la sinistra, quello, ha dato senso alla intera vita di un toro.

Il cuore di un lavoro di muleta ben eseguito è il natural. Il natural è il passo completo, il più pericoloso perché non si può mai sapere come entrerà il toro nel panno, ma anche il più armonioso; è dunque il passo fondamentale nel toreo di muleta. (Tio Pepe - Genèse de la corrida moderne; ed. Cairn, 2000).

Ivan Fandiño che piazza lontano Laurel di Fuente Ymbro il lunedì di Pasqua, nel cuore della Provenza. Seduti sui gradini dell'anfiteatro di Arles, il 9 aprile migliaia di aficionados vedono quel toro sbranare schiumando i metri che lo separano da quel panno rosso, teso provocatorio proprio davanti ai suoi occhi, armeggiato da un torero statico, sicuro. Il braccio teso e la muleta reggera spezzano quella corsa, vorticando attorno all'uomo che rimane in posizione, ancora orientato verso il suo nord.


(foto Ronda - Vistalegre, Bilbao 2012)




1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti è proprio un bell'articolo. Michele