domenica 26 aprile 2009

Dove vanno i Victorino?



Aveva tutti i titoli per essere la principale candidata al ruolo di corrida dell'anno, ed invece non è riuscita a sottrarsi all'implacabile legge: corrida de expetacion, corrida de decepcion.
Giovedì scorso alla Real Maestranza di Siviglia era in programma un mano a mano esplosivo: Morante de la Puebla ed El Cid uno di fronte all'altro, a fare da arbitro i Victorino Martin.
Il genio e l'arte gitana opposti alla tecnica e alla profondità del toreo classico, il tutto con sei tori sei di Victorino Martin, la ganaderia per antonomasia.
C'è gente che ha pagato ai bagarini 1500 euro per vedere la corrida di giovedì.
Fiasco totale, Morante e El Cid costretti a felicitarsi di aver dato qualche buona veronica isolata, o qualche paio di passi incatenati.
Tori non difficili ma insapori, mansos, disimpegnati al cavallo, distratti alla muleta.
Una corrida intera da dimenticare, anzi sette sono stati i tori della delusione perché è pure uscito un sobrero se possibile ancora peggio.

Come può essere successo, come può essere che don Victorino, conosciuto in tutto il pianeta taurino per conoscere alla perfezione ogni singolo toro e per essere capace di non fallire gli appuntamenti che contano, abbia portato questi sette a Siviglia?
Velonero dalle sue pagine fà tre ipotesi: un bluff dell'impresa concertato fin dall'inizio con i due toreri; la lucida volontà di Victorino di sabotare la corrida, per non creare il pericoloso precedente di una victorinada torerista; infine la possibilità che Victorino e figlio abbiano perso il tocco, la capacità di selezionare e di disegnare il futuro dell'allevamento.
Bene, se le prime due opzioni paiono sinceramente forzate, la terza è quella che pare più credibile e logica e che giustamente preoccupa di più l'aficion.

E' stato inevitabile, lette le cronache della serata di Siviglia, riandare con la memoria alla recente victorinada vista nel teatro romano di Arles.
A parte che, col senno di poi, Victorino probabilmente invertirebbe i lotti: i sei della Provenza in Andalusia, e viceversa...
Ci rimane di quel lunedì di Pasqua una sensazione contraddittoria, di aver assistito quasi ad una incompiuta di schubertiano sapore, una corrida con alcuni motivi di buona soddisfazione ma almeno altrettanti di delusione e rammarico.
Era la nostra prima victorinada, e ingenuamente pensavamo di trovare della celeberrima combinazione di sangue santacoloma-saltillo qualche traccia in più che non il solo grigio melange del manto o quelle corna dalla forma così particolare.
Certo, non si è trattato di sicuro di una brutta corrida: non solo la magnifica presentazione, con sei tori dai muscoli vivi sotto il pelo lucido, proporzionati e armati, ma anche alcune (rare) entrate al cavallo o la rapidità e fissità nella carica ci hanno stupito ed entusiasmato.
Delle tigri, sembravano i Victorino di quel pomeriggio: fulminei nell'attaccare, testa e corna basse a sfiorare la sabbia, pronti a torcersi in un millesimo di secondo per ritornare con le punte sulla muleta o sulle caviglie del torero.
Ma a dire il vero, solo il primo e il magnifico sesto (Dirigido, che ha permesso il rotondo trionfo di Savalli) hanno convinto il pubblico di essere al cospetto di veri Victorino.
Il resto della corrida è stata sì una discreta corsa, imparagonabile certo ai Domingo Hernandez del venerdì o a tutte le altre con il domecq sul palcoscenico, ma è mancato qualcosa, quel quid che fa di una corrida qualunque una tarde de toros.
E' mancata l'emozione, è mancata la trasmissione per usare un termine tipico di quel bizzarro vocabolario della tauromachia: i tori non trasmettevano, non mettevano elettricità nell'aria, non alzavano la temperatura, non arrivavano sui gradini.
Siamo consci certamente che non sono più i tempi delle victorinadas mostruose e terrificanti degli esordi, il toreo si è evoluto e con esso i gusti dell'aficion (o viceversa).
Ma al netto delle difficoltà messe in mostra della coppia di tori del Cid (difficoltà che, beninteso, non sono un aspetto negativo a prescindere), rimane la sensazione amara di aver assistito ad una corrida un pò floscia, con poco carattere, e non troviamo miglior sintesi che non dire che ci è sembrata un'ottima corrida moderna: tori fatti per la muleta, dalla carica incessante e anche viva, ma poco altro.
Una corrida che in altre mani, questa sì, avrebbe fatto sfracelli: il dominio del Juli, con il toro capitato a Ferrera o a Savalli, avrebbe tirato giù l'arena.
Insomma, una signora corsa per i gusti moderni e non le pagliacciate che troppo spesso le figuras ci propinano, ma nulla più: un primato, ma in una serie minore, un pò come la capolista della serie B.
E' questo dunque che cerca Victorino nelle sue tientas?
L'anno scorso il sangue santacoloma che scorreva nelle vene dei Bucaré, a Ceret, aveva portato all'arena sei novillos coraggiosi e selvaggi, capaci di impressionare e spaventare con la sola presenza in pista, terribili completi nei tre tercios: una delizia per gli aficionados.
Non abbiamo vissuto veri momenti di noia con i Victorino di Arles, ma di normalità , ma i Victorino (con quella storia e quella fama) debbono rifuggere la normalità: è questa l'evoluzione della linea che il ganadero ha in mente, o siamo solo di fronte ad un'annata iniziata male?
Buona la seconda, speriamo.

(foto Ronda - un Victorino ad Arles, Pasqua 2009)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Magnifique photo Luiggi!

Anonimo ha detto...

Ils sont même programmés à Dax... quelle débandade!

el IX

Anonimo ha detto...

A prescindere dal fato che i Victorinos non sono più quelli di una volta, con Morante in pista non ci si poteva aspettare di meglio, è uno di quei toreri che quanto sono annunciati inesorabilmente provoca il "baile de corrales" alla ricerca del toro più comodo, e Victorino si è prestato al gioco.

Attualmente il sangue Albaserada (Satacoloma-Saltillo) rimane all'altezza solo nella ganaderia di Josè Escolar Gil, e forse, visto il toro della concorso di Madrid, qualcosa in Adolfo.
Saluti

Marco