Chi scrive è assolutamente convinto che sia un dovere civico ed umano garantire ad ognuno la libertà di espressione.
E' il sale della democrazia, e senza sale qualsiasi pietanza è incompleta.
Certo però non mi ascrivo fra quelli per i quali questa libertà dev'essere a prescindere totale ed incondizionata, quelli del non condivido la tua opinione però darei la vita perché tu possa esprimerla: i neonazisti, tanto per dirne una, la libertà di espressione per me se la infilano nel culo.
Il tutto comunque per dire che non mi disturbano, né spaventano o irritano le sensibilità e le espressioni, in tema di tori, opposte alle mie. Libero ognuno di esplicitarle.
En passant, mi limito solo a far notare che mentre nessun aficionado obbligherebbe mai qualcuno a vedere una corrida, gli antitaurini di fatto predicano l'abolizione tout court, candidamente progettando di andare a ledere la libertà altrui.
Ma non è questo il tema, adesso.
Il fatto è che nei due giorni di Ceret abbiamo avuto il piacere di avere tra noi anche uno sparuto drappello di antitaurini, che ci ha tenuto compagnia durante la feria: una bizzarra ed innocua presenza, ad essere sinceri, inaspettata visto il contesto del fine settimana.
Sinceramente, sul piano strategico mi sembra un'idiozia totale andare a manifestare a Ceret proprio quei due giorni, quando il paese accoglie duemila e passa aficionados che vengono qui apposta per i tori, che si sorbiscono centinaia e migliaia di chilometri per i tori, che mettono pesantemente mano al portafoglio per i tori, e che hanno per i tori una passione grande, enorme, convinta.
E comunque amen, i sette/otto personaggi se ne stavano lì, sotto la statua che omaggia tutti i toreri del mondo, con i loro cartelli e le immagini pulp per impressionare non si capisce bene chi, con i loro slogan contro la tortura e via con tutto il repertorio.
E passi.
L'intento è evidentemente provocatorio, perché se io sto entrando nell'arena e tu sei lì fuori che mi metti sotto il naso quel cazzo di volantino su cui scrivi che io sono un pazzo sadico che gode della sofferenza degli animali, o sei un artista situazionista geniale, o sei solo un provocatore.
Naturalmente, come è nello spirito e nello stile dell'aficion, nessuno degli appassionati ha replicato, o raccolto l'istigazione, ma insomma un pò la cosa rompe le palle.
E passi.
Ma il bello doveva ancora venire, e qua ci avviciniamo al racconto del capolavoro.
Corrida di Escolar della domenica pomeriggio, arena sostanzialmente piena, rullano i tamburi e suonano i clarines: si attende l'ingresso dell'alguacil.
Niente, sei o sette personaggi seduti fino ad un attimo prima in prima fila scavalcano la barrera, passano le assi e voilà sono in pista.
Qualcuno cerca di tirare fuori dalla tasca non si capisce bene se dei volantini o dei cartelli, qualcuno si butta a terra, si vede che quei ragazzi sono agitati.
Un paio di loro armeggia con una catena, vogliono legarsi tutti insieme e diventare un unico e monolitico grande corpo contro la tortura.
La gente fischia, ulula, ed è il minimo.
Ma a Ceret si bada alla sostanza, sempre, e gli areneros della plaza è gente solida: sono rugbisti e gente di montagna, gli addetti all'arena di qui, gente abituata ad andare al sodo.
Qualche secondo dopo sono già sul gruppo di manfestanti e...beh, diciamo che non si limitano a provare a convincerli a parole che il loro gesto non va bene.
Non ci pensano su troppo, e nel giro di pochi istanti gli eroici antitaurini sono portati fuori a forza, e se uno non ci sta, ecco, alla fine viene convinto.
Ora, mi chiedo.
Che senso ha pagare il proprio biglietto per prendere tre sberle?
Alla fine del grande blitz, le cifre parlano chiaro: una ventina di manrovesci, otto persone trascinate a forza fuori dall'arena, nessun aficionado conquistato alla causa antitaurina, e tre o quattrocento euro in più nelle casse dell'Adac.
Bravi gli strateghi antitaurini.
Ma attenzione perché in tutte le cose, in tutte le vicende umane, c'è sempre un coglione.
Quello che è un pò più coglione degli altri.
Il tipo, non si sa bene perché, se per un moto di esitazione dell'ultimo istante, o per una goffaggine innata, o per un imprevisto incidente, insomma non si sa perché non riesce a saltare via la recinzione.
Vede tutti i suoi eroici compagni già là sulla sabbia, loro sì dei leggendari martiri che si immolano per difendere gli animali, loro sì passeranno al mito.
E' chiaro che, invece, il tipo è un pirla.
E ancora di più perché, la temperatura della plaza ormai salita oltre il livello di guardia, il ragazzotto rimane lì tra gli aficionados suoi vicini di gradinata, comprensibilmente irritati, rimane lì mezzo in piedi mezzo seduto mentre quattro o cinque spettatori lo fronteggiano, qualcuno lo strattona, tutti ci tengono a comunicargli pacatamente il proprio disappunto (questo è un eufemismo), e lui rimane lì, quasi a voler accettare di espiare pubblicamente le proprie colpe, o più probabilmente perché a questo punto non ha la più pallida idea di cosa fare e il cervello gli è andato in pappa.
Insomma c'è qualche istante di caos, finché a mettere ordine non arriva una signora, una signora non più giovane e discretamente elegante, che finalmente risolve la situazione: gli molla due sganassoni a metà tra il coppino e la guancia, secchi, profondi.
Olé.
Ma lo fa senza rancore, senza cattiveria, lo fa in modo quasi gentile, sicuramente materno, come a dire oh baloss già vieni qua a provocarci, e in più non ne sei neanche capace?
Su, a casa, fai i compiti che domani vai a scuola, e stasera a letto senza cena.
Poi certo vedremo Robleno tagliare due orecchie, Aguilar dare tre vueltas e il mayoral di Escolar Gil salutare a fine corsa, ma il mio eroe personale del pomeriggio rimane il Coglione, un autentico fuoriclasse della cazzata che, lui sì, meritava orecchie e coda.
(foto Ronda)
martedì 13 luglio 2010
C'è sempre un coglione
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2 commenti:
Come hai ragione...!
Però scriviamoli sempre con la c minuscola perchè ci sono anche i Coglioni d' El Juli di lunedì scorso a Pamplona che non meritano di essere accomunati a questi pirla. Ciao!
IMHO deve scattare un cortocircuito logico come quello della tradizione dei "santi folli", o di s.Francesco che va a fare la parte del demente in Egitto. Devono goderci nell'umiliazione.
E adesso potranno dire che le verie bestie sono i taurini.
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