martedì 7 giugno 2011

Cartoline da San Isidro

Tendido alto del 6, con un cielo che passa agilmente dal grigio dei nuvoloni gonfi all'azzurro trionfale proprio della stagione, l'arena piena: prima dei Cuadri un altro paio di corse, a mò di aperitivo a introdurre il piatto forte.
In ordine, Peñajara e Palha.

Trionfo per Cesar Jimenez il martedì: Rodalito, il suo primo toro, ha una trasmissione enorme e una carica ordinata e vorace. Jimenez che fa correre bene la mano, dà profondità ai passi, taglia un'orecchia legittima ma la verità è che non riesce a strappare la seconda che pure un toro così offriva e pretendeva. La seconda appendice, quella che gli dà diritto a uscire sulle spalle di un nerboruto madrileno, aneddotica e giustamente protestata.

I trogloditi (*) del 7 lì a sinistra, la musica della banda che non può sovrastare l'incontenibile brusio, e Las Ventas piena per celebrare il rush finale della San Isidro di quest'anno.

Jesus Arruga, della squadra di Jimenez, che mette un paio di pali perfetti come se fosse la cosa più naturale del mondo, e che il pubblico obbliga a uscire e a togliersi il copricapo per salutare un'ovazione roboante.

Bicchieroni di gin tonic o coca e whisky al bar del tendido, o sui gradini.
Il runrun dell'arena. Gusci di granaglie indecifrabili sputati generalmente per terra. Generalmente, giacché una percentuale non secondaria viene scaraventata un pò ovunque.

Deludente la corrida di Palha del 1° giugno.
No, non deludente: brutta.
No, nemmeno brutta: fracasso totale.

Una famiglia di italiani di fianco a noi. Abbiamo accompagnato nostra figlia, noi avevamo visto un paio di corride trent'anni fa. Avete fatto bene, signora. Nostro genero non è voluto venire. Male il genero, signora. Però trent'anni fa il torero era molto bravo, faceva tutto in ginocchio, e faceva delle mosse bellissime, quasi saltava. Mi sa che avete sbagliato giorno, signora.

I Palha, che disastro. Una presentazione terribile, a metà tra il fisico del noviglio e il profilo di una vacchetta, deboli e senza iniziativa, casta non pervenuta. Ad eccezione di Arbolario I, capitato nelle sciagurate mani di Cortes e omaggiato di qualche applauso, tutti hanno meritato un apprezzamento che andava dal silenzio ai fischi.

Nella fila sotto la nostra ci dev'essere un meeting internazionale degli Amici del Sigaro Enorme. Fumano come ciminiere, e sembrano goderne parecchio. Per noi è come vedere una corrida in novembre qui nella bassa del Po, la nebbia che offusca la vista più o meno è quella.

Bolivar apre la giornata con un passo cambiato, poi più nulla. Lezirio, il secondo di Palha, è presto sostituito: dentro un Carmen Segovia.

Passa di mano in mano un mezzo plotone di chorizos fatti in casa, distribuiti assieme a generose fette di pane. Si mangia, si beve dalla fiasca, si fumano sigari: là in pista le cose sono poco interessanti.

Il toro migliore della corrida di Palha è un Aurelio Hernando. Esce a sostituire il sesto (e due...), si chiama Bombero, è jabonero e il sangue di cognome fa Veragua. Si è già fatto parecchi pomeriggi nelle cellette dell'arena aspettando venisse il suo turno, e come ogni toro corralero entra in pista, si guarda intorno, e subito ritorna indietro verso il suo stallo. Così per tre volte.
Da buon veragua non nasconde un amore spassionato per il cavallo, che attacca dove gli capita: al toril, dall'altra parte, sempre indisturbato ché la cuadriglia di David Mora è per margherite.
Bombero, finalmente un pò di fuoco. Manso con casta, mobile, vivo, bocca chiusa. Mora ci si mette di fronte con coraggio, inizia con un ginocchio a terra e cesella una serie a destra ben fatta. Il toro è difficile da canalizzare, tiene la testa alta, a sinistra il giochino si fa combattimento vero.
Nel gradino sotto di noi smettono di fumare e bere e mangiare, non ridono più, e non staccano gli occhi dalla pista. Bombero è un avversario duro che pure potrebbe, ad un torero ispirato e potente, dare una possibilità di successo.
Ahimé Mora lentamente cede terreno, provato, la faena decresce di intensità e arriva la spada.
Applausi per il toro, saluto fuori dalle assi per il torero.

Il giorno dopo, per fortuna, arriveranno i Cuadri.

Cuscini sulla pista, abbracci tra compagni e compaesani, fila per uscire.
Ci aspettano un paio di bicchieri al Waniku (*), poco fuori dall'arena.


(foto Ronda)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Finchè ce li lasciano godere, ce li godiamo, i tori ed i sigari enormi...

Poi arriverà qualche politico con manie igieniste, salutiste ed animaliste, appoggiato da una minoranza rumorosa, e zac ! non ci resterà più nulla. Ci hanno già cacciati dai bar spagnoli, che senza fumo di sigari hano perso il 40% del loro fascino, e ci cacceranno dalle arene: prima i fumatori di sigari, poi tutti gli altri.

"Cuando ves a la barba de tu vecino pelar, pon la tuya a remojar"

Saluti

Marco

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con Marco, finchè possiamo godiamo di tutto quello che forse un giorno sparirà.....

Saludos

Alessandro

RONDA ha detto...

Vi sbagliate.

La prospettiva peggiore, e terribile perché molto più probabile se non addirittura all'orizzonte di un qualche misero decennio, è che il tutto diventi un circo politically correct: niente più picca, banderillas di velcro, niente messa a morte.

Torelli ammaestrati per girare intorno, faenas di 200 passi, non una goccia di sangue, non un imprevisto e tutti felici.

Sono pronto a scomettere che a Barcellona finirà così.

Las Vegas è molto peggio di Atlantide.

Anonimo ha detto...

Se sarà come dice Ronda, tutto politicamente corretto, sicuramente sarà anche proibito fumare, e comunque la prospettiva è terrificante: che si mantenga tale circo, o lo si chiuda non avrà per me nessun interesse.

Saluti.

Marco

Anonimo ha detto...

non ci resta che riunirci tutti insieme, mangiare a quattro palmenti, mettere su i dvd del tempo che fu e criticare il malcostume del presente.

Ops, quello lo facciamo già...

:-)

Marzia