venerdì 15 luglio 2011

Javier Castaño e Cortesano

Esattamente una settimana fa, domenica, a Ceret.

Una domenica inebriante a Ceret, per il rosa del vino fresco che ha innaffiato aperitivo e pranzo e per il grigio piombo dei saltillos che hanno fatto tremare la terra al mattino e vibrare i cuori al pomeriggio.
Una domenica calda a Ceret, per quel sole che dominava i monti e il paese e che picchiava come un bastardo, e per il fuoco che avevano i tori nelle vene.
Una domenica infinita a Ceret, perché la grandezza della corrida non ha limite, e perché quel combattimento resterà per parecchio e forse per sempre nella memoria degli aficionados presenti.

Javier Castaño è un uomo di una settantina di chili, è nato nel settembre del 1980 e chi sa se ha dei tatuaggi, per ora non è dato saperlo: vestiva di bianco, d'altronde si era di domenica.
Cortesano era un toro grigio di 5 quintali e mezzo, e lui invece due tatuaggi li portava, il numero 67 e il ferro di Escolar Gil: cinque anni e rotti a pascolare nella campagna, ed ora eccolo qua.
I due si sono incontrati un pomeriggio a Ceret, a quell'ora in cui il sole comincia a mollare la presa e il rosé invece continua a lavorare nelle vene e nei pensieri.
Cortesano è uscito per secondo, ha girato a destra e subito ha galoppato per la pista: arrivato dall'altra parte ha sfasciato quattro assi, che sono finite per aria quasi fossero bastoncini dello shangai. Come per un immaginario fuoricampo, ha corso lungo tutto il perimetro andando a timbrare le basi: ogni burladero ha pagato pegno alla forza delle sue corna, e il prossimo inverno la gente di Ceret avrà il suo bel da fare per riparare quelle plance.

Javier Castaño osservava insolitamente calmo e distante, quasi l'avesse bevuto lui quel rosé bel fresco, fino a che non decideva di uscire dal suo angolo: i due si fermavano l'uno di fronte all'altro, a studiarsi immobili, per qualche secondo elettrico e plumbeo.
Poi l'uomo scuoteva la capa, il tempo riprendeva la sua marcia, e i muscoli di quel toro tremavano: un balzo in avanti, le corna dentro nella stoffa rosa, i primi olé rauchi dell'arena.
Veroniche, semplicemente.

Di nuovo fermi, da sotto al corridoio arriva il clangore dei metalli e lo scalpiccio degli zoccoli: entra il picador, si fa silenzio; uscirà dieci minuti dopo, lo accompagnerà un boato.
Ecco, in quel tercio de varas che regola i conti tra Paco Maria e Cortesano accadono alcune cose straordinarie, ma davvero straordinarie, che da sole raccontano tutta la grandezza della corrida.
Cortesano attacca quel cavallo con il cuore e con i muscoli, va a morire contro quel fortino con tutta la forza che millenni di battaglie nei campi gli hanno trasmesso, si catapulta contro quel gigante armato con bravura, rabbia, dignità.
Paco Maria per tre volte conterrà quella carica torrenziale, con una paradossale compostezza e un'eleganza rara.
E poi Javier Castaño.
Che è lì a difendere il cavallo, che è lì pronto ad allontanare il toro, che è lì ad osservare Cortesano ancora una volta in posizione.
Cortesano esita qualche secondo, tutta l'arena trattiene il respiro, il picador ha la lancia tesa.
Il tempo si ferma. Cortesano è fermo. Castaño si leva la montera dal capo, e con un gesto preciso la lancia verso il centro dell'arena, a cadere a poche spanne dal muso del toro.
Che, folgorato, scatta furiosamente verso il cappello, ora corre, poi vede il cavallo e lo travolge un'altra volta. Siamo in visibilio. Per Castaño non è ancora sufficiente, interviene subito e con un quite a una sola mano leva il toro dal castigo.
Tutta l'arena è in piedi.

Esce in trionfo, quel picador, e gli danno il cambio i subalterni: Cortesano ne ha anche per loro, li segue inarrestabile fino alle assi.
Javier Castaño dev'essere in stato di grazia, al terzo paio di banderiglie il suo uomo è inseguito dal toro, lui esce dal burladero: intervento a cuerpo limpio, a corpo nudo senza l'ausilio della capa.
Torero.

Poi i due si trovano soli: il bianco dell'abito, il rosso della muleta, il grigio del manto.
La faena è intensa, Cortesano è spalla e nemico, partner e avversario. Cortesano è un toro bravo, è un toro superiore, vede la muleta e si lancia, abbassa la testa, sbuffa e carica.
Il torero resiste, contiene, comanda. Si parte sul corno destro, serie di tre o quattro passi, e poi la chiusura con il petto. Gli olé fanno tremare i gradini.
A sinistra i due continuano a cercarsi, sfidarsi, combattere: a sinistra l'intensità di quell'incontro aumenta, ora è assoluta, è tutto così vero.
Un'ultima serie, con un ginocchio a terra, indescrivibile: gli olé ora fanno paura.
Tutti in piedi, tutti.

E' ora di morire.
Javier Castaño vuole vincere, trionfare, rimanere a Ceret per sempre.
Si profila, punta la spada, e succede l'incredibile: recibiendo.
Recibiendo a Cortesano, che è un toro bravo con ettolitri di casta nel sangue, che ha i muscoli che sono dinamite e che è duro come il marmo.
La spada entra nelle carni, Cortesano è vinto ma ancora non lo sa: ci penserà un descabello imperioso, rabbbioso, a completare quell'opera grandiosa.

La gente ora non è più in piedi.
E' in cielo, è in orbita, è nell'iperspazio.
Sventolano i fazzoletti ma non ce n'è nemmeno bisogno, dal palco della presidenza ne cadono insieme due bianchi e uno blu, certo, trionfo per Castaño , giro d'onore per Cortesano.

Passa il toro trainato dalle mule lentamente, molto lentamente , tutti lo omaggiano e Castaño lo accarezza: poi l'alguacil gli tende le due orecchie, il torero le stringe e inizia la vuelta: si fa accompagnare dal suo picador, e tutti li festeggiano.

Cortesano e Javier Castaño, una domenica a Ceret, dove la corrida è una cosa grande e le cose grandi non muoiono mai.

(foto Ronda, i due protagonisti)

5 commenti:

almaplena ha detto...

Lo so che non "rende" come dal vivo ma giusto per farsi un'idea:
http://www.dailymotion.com/video/xjv2es_cortesano-de-pepe-escolar-i-la-seva-tercera-entrada-al-cavall-a-la-placa-de-braus-de-ceret_creation.
Saluti

RONDA ha detto...

Grazie per il tuo contributo Almaplena.

Però video di queste picche o di questa faena se ne trovano parecchi in internet, come se ne trovano di ormai tutte le corride: ma raramente qua pubblichiamo dei filmati o degli spezzoni, perché ancora ci piace la suggestione evocativa della parola scritta, del racconto, della narrazione.

Anonimo ha detto...

Bellissimo l'articolo che rende pienamente l'idea dell'emozione che ci ha trasmesso. Peccato per chi se l'è persa
Michele

Anonimo ha detto...

Comunque la stoccata a mio avviso era più "al encuentro" che "recibiendo".

In ogni caso il toro era bravo e si è mosso incontro alla sua morte.

Saluti.

Marco

Anonimo ha detto...

in un ruedo così piccolo come Ceret quello che sembra un gran toro, a las Ventas non sarebbe che un toro discreto (e forse Cortesano non avrebbe passato il reconocimiento). Il toro ha aperto la bocca a metà faena. Non caricava alla muleta in modo brillante ed encastado come un saltillo doc. Certo 3 varas (ma la terza col trucco della montera....) e molta casta. Vuelta al ruedo discutibile per una plaza come Ceret. Poi la faena di Castaño sempre por alto e abbassando poco la mano. Ottima la estocada recibiendo (non si è mosso coi piedi).
La grandezza del toreo è questo, ma molto altro (e molto di più).
Per fortuna.

Ceretano