domenica 24 luglio 2011

JT is back


Ne parlano tutti, evidentemente, e Rosa Jimenez Cano lo fa con la consueta lucidità.

A Valencia c'erano anche un paio dei nostri compagni.
Ieri verso le 11 di sera, non è dato di sapere in quali condizioni di euforia o emozione o angoscia, ci hanno inviato queste simboliche parole:

"Puro epos. Primo toro medio. Secondo, apre faena con estatuario. Voltereta terribile. Per un attimo sembra finita. Sul limite di fine carriere. Rientra e per un attimo sembra perso poi delirio. Puro acme della dimensione tragica del toreo."

15 commenti:

Anonimo ha detto...

CONSIDERACIONES VALENCIANAS


Apareció en el portón de cuadrillas muy pálido y ojeroso, con una delgadez casi propia de la anorexia. Y mal vestido de torero: por primera vez en su carrera, pésimamente vestido de torero. Se pasó la tarde ausente, mirando al suelo. Su cara de sufrimiento era patente. Debió pasarlo fatal. Tuve la impresión de que solo reaparecía para que no se diga que el toro de Aguascalientes lo quitó del toreo. No pudo con su primero, un toro encastado que había que someter por abajo. La faena fue una sucesión de enganchones y desarmes. Con este toro no convenció a nadie. Pero en su segundo llegó el volteretón y se desató la histeria.
Mal asunto es que para triunfar haya de cogerte un toro. Triste sino el de los toreros patéticos: solo mantienen su fama a base de golpes. Y cuando consiguen dominar la técnica y el toro ya no los coge, dejan de interesar. Se trataba solo de un asunto de morbo.
Se ha hablado mucho sobre el valor del elegido. Sin embargo yo veo que cuando los toros lo cogen, se debe a su pésima técnica, a su mediocre conocimiento de los toros y a su nulo sentido de la lidia. Las volteretas llegan por su pésimo oficio, no por una voluntad deliberada de arrimarse.
Y, señores, a una figura del toreo se la debe exigir una técnica pulida y un buen conocimiento del toro. Estar a merced del toro, cual becerrista incipiente, no es de buen torero, por mucha clase que se tenga. Así se explica el miedo pánico a la televisión, el cuidado escrupuloso de las ganaderías a lidiar y las minitemporadas parcas en festejos. Con una temporada normal, como la de cualquier torero, con televisión, toros normales y corrientes y ochenta corridas, el fenómeno se derretiría como se derrite un helado en el calor de un día de verano. Hubo que tenerlo en el frigorífico. Jamás ha terminado una temporada. Y visto lo visto en Valencia, los dieciséis toros que le esperan me parecen demasiados. Vamos a ver si es capaz de llegar a Barcelona allá en septiembre.
Por todo lo dicho, es un agravio la dureza con que se trata a los demás toreros, mientras que al elegido solo se le dan palmaditas en el hombro.



Publicado por Domingo Delgado de la Cámara en http://lostorosensupunto.blogspot.com/

matteo nucci ha detto...

Be' Domingo Delgado qui ne sa proprio una più del diablo. Speriamo di vederlo presto nell'arena. Abbracci.

Anonimo ha detto...

Quel "diavolo" di Domingo Delgado è però stato un novillero sin caballos (sin exito, per la cronaca)...

Anonimo ha detto...

Non bisogna cadere nel frusto argomento per cui un critico o un aficionado che commenta una corrida deve aver toreato per poter valutare un torero. Domingo Delgado - che in genere è di tendenza "torerista", anche se sa apprezzare nella giusta miisura il toro - questa volta mi sembra abbia ragione, se mai altre volte è troppo indulgente con altri toreri.

Saluti.
Marco

matteo nucci ha detto...

Carissimi.
Il frusto argomento era declinato in maniera spontanea tanto per dirvi che quando si va a una corrida none' questione di geometrie ma di emozioni. Credo che chiunque abbia seguito dal vivo (del resto non si puo' in tv e forse non e' un caso) la tarde sa di cosa parlo. Si puo' dire di tutto ma era da lacrime e io ho pianto. Ho pianto al brindis ai medici e ho pianto quando jt e' tornato nell'arena e dopo minuti in cui pareva perso per sempre si e' ripreso in mano. Erano anni che non piangevo a una corrida, per l'esattezza da una tarde a barcelona in cui si indulto' un toro. Cosa volete che vi dica? Penso che le considerazioni di Delgado manifestino sentimenti proiettivi e d'invidia. TUtto qui. Per questo - non per altro - ho fatto la frusta battuta. Eh eh. Abrazos. M

RONDA ha detto...

Non è del tutto così: Cesar Rincon, per dirne solo uno, costruiva la sua tauromachia sulla purezza delle geometrie (distanza, terreni, curve) e proprio per questo il suo toreo permetteva di toccare picchi celestiali di emozione.

Sono d'accordo con Matteo. José Tomas è torero, e personaggio, ed anche uomo del tutto diverso da quelli che popolano oggi il circuito della corrida: l'unico capace di scatenare questo culto, di fare piangere o provocare tanti brividi all'arena, l'unico a restituire alla corrida la sua grandezza di crudele e indefinibile tragedia. Personaggio enigmatico, profondo, sentimentale, serio. Per quanto mi riguarda, è questo che fa la grandezza di José Tomas. Nel modo che ha di uccidere, o nel modo che ha di mettere la muleta davanti, c'è dentro tutto. Sì, a vedere José Tomas si va con il cuore e non con la testa.

Dopodiché la corrida non è solo sentimento o emozione, è anche ragione e gemotrie. C'è anche la testa, che è parecchio importante.
José Tomas torea male, c'è poco da dire: la capa strappata, la muleta continuamente agganciata e violentata dal toro, un sitio inutilmente estremo. Cornate da novillero e cornate da suicida. Sono parecchi quelli che toreano meglio, sia come dominio, che come estetica e risultato artistico, che come profondità o purezza.

La voltereta di Valencia è la stessa che si è presa Tomasito ad Arles in aprile, ed è dire tutto.

matteo nucci ha detto...

Ok, basta. Vorrei solo sottolineare che nel bel post di oggi sull'aguante, hai omesso di sottolienare chi sia l'esemplare di questo atteggiamento torero per Wolff. E comunque certo che ce' testa e geometria, ma vengono prima. Rincon le emozioni sapeva crearle perche' non c'era pura geometria. Infine, siamo seri, qualche differenza fra jt e tomasito ci sara' pure no? Ma basta: giuro che non tornero' sulla questione. E' da pazzi polemizzare. E la muleta agganciata e jt che torea male. Ma insomma.

Anonimo ha detto...

Ma, senza polemizzare, anche io
mi chiedo cosa ci sia in JT (sopra tutto per come torea ora, non parliamo dei suoi inizi) per suscitare tanta passione.

Tecnicamente, lascia molto a desiderare, e di fronte al mezzo-toro commerciale che affrontano tutti i "big", JT compreso, o si torea con perfezione geometrica ( e per favore, senza trucchi come il "pico" e collocarsi di profilo, se no si è dei noiosi "pegapases") o per suscitare emozione bisogna alimentare il mito con cornate da novillero.

E con una sapiente costruzione di immagine, non del tutto da disprezzare (niente TV, anche perchè scopre i difetti, niente interviste, ecc.) perchè comunque molto più seria di quella dei toreri da rotocalco.

Meglio che la gente parli di JT che del Fandi, di Cayetano e del Cordobes, ma il Toro, quello integro, con casta e "poder", quello senza il quale nulla ha importanza, dov'è?

Certo la tecnica non è tutto, se manca l'ispirazione artistica, ma vice versa, senza una buona tecnica non si può creare arte, se non per puro caso, mentre di norma si può creare un mito morboso, un tremendismo in salsa classicista ed austera.

E se la materia prima (il toro) non è di prima qualità, ma è un succedaneo, siamo all'"arte povera".

Oppure la materia prima è troppo raffinata e manipolata: siamo alla cucina molecolare di Ferran Adria', fenomeno culinario che mi ricorda molto JT in campo taurino: non a caso piacciono anche una certa "élite" intellettuale (in genere di anoressici e potenziali antitaurini) ed entrambi hanno avuto la loro consacrazione a Barcellona.

Comunque è un piacere intrattenere una tertulia così, discettando dei massimi sistemi.

L'articolo di Domingo Delgado è forse troppo duro, sopratutto in rapporto alla delicatezza con cui invece tratta altri toreri di suo gradimento, nei confronti dei quali mi piacerebbe usasse lo stesso criterio di esigenza.

Al di fuori degli opposti fanatismi (si sa che certi critici taurini hanno le loro preferenze, e non sempre per motivi artistici, ma per motivi più banalmente venali, per esempio quelli legati al circo di Canal+), bisognerebbe attenersi al criterio per cui si applaude ciò che è fatto bene e si critica ciò che è fatto male, senza preconcetti, ma sempre avendo il Toro come metro di misura per valutare il torero che c'è davanti. Se invece ci si emoziona "a prescindere" (e ricordo che fare un brindisi è un bel gesto e può anche essere emozionante, ma non è toreare) il discorso non è più taurino, ma è sociologico o psicologico.

Saluti

Marco

matteo nucci ha detto...

Non rispondero' a tutto quel che scrive Marco. Magari un giorno cerchero' di farlo. Per ora, ci terrei solo a dare due sicurezze. La prima e' che io - come molti aficionados a JT - non siamo anoressici e anzi a dire il vero non mi e' mai parso di vederne alle corride di JT. La seconda, ben piu' interessante forse, e' che neppure esiste nessuno che ha mai sostenuto: il brindisi e' il toreo. Pero' sostenere invece che il toreo e' solo quando il torero e' di fronte al toro e' altrettanto banalizzante. C'e' qualcosa che chiamiamo toreria per esempio. Qualcosa che e' ovunque e non solo nell'arena. E soprattutto c'e' quella cosa che raccontava Hegel cosi' "Il vero e' l'intero". In un'opera d'arte non si puo' prescindere dall'insieme. Non si puo' prendere un pezzo e portarlo via perche' si sottrae all'opera il suo senso.
Quanto alla difficolta' di capire cio' che suscita Jose' tomas, forse l'unica sarebbe andare a vedere e toccare con mano.
Un abrazo da Sevila.
M

RONDA ha detto...

Ma assolutamente nessuna polemica, al contrario: come dice Marco, è per il piacere della discussione.

Certo che ci sono differenze tra Tomasito e JT, ed evidentemente sono abissali. Nelle due rispettive cornate però non ne ho viste.

Conosco e ho sperimentato l'inarrivabile tasso di emozione e trasporto che una corrida con José Tomas, per quel suo modo incredibile di stare davanti a un toro, può suscitare.
Questo però non mi impedisce di osservare che, per rimanere nel registro delle figuras, Manzanares o Juli o Ponce toreano decisamente meglio di JT.

E' la conferma che c'è altro, in JT, che sennò non si spiegherebbe il culto di cui gode.

El Pana ha detto...

Come dire guardando un Picasso o un Fontana che altri diegnano meglio...

matteo nucci ha detto...

grande pana!
al volo soltanto due cose:
innanzitutto non riesco a capire quest'argomento che in molti tirano fuori e che marco sostiene: jt non vuole tv per non far vedere gli errori. ma che significa? lui non le vuole in diretta. dopodiche' tv ce ne sono. ci sono telecamere in quantita' e ci sono quelle amatoriali. tanto che appunto potete dire che la sua voltereta e' come quella di tomasito. ecco. dico: mi spiegate in che consiste quest'argomento?
eppoi, non ho proprio capito quest'altra storia del tremendismo. tutti quelli che hanno assistito a jt a porte serrate dicono che e' impressionante perche' fa esattamente le stesse cose che fa nell'arena, prende gli stessi rischi e anche li' a volte ne becca. per cosa lo farebbe? per la fama?
boh, non capisco. capisco tutto (no, che ponce sia piu' bravo no, diavolo) ma queste due cose mi paiono prive di fondamento proprio nella logica.
e comunque per concludere credo che la frase del pana spieghi oni cosa - in tredici caratteri.
gracias
m

Anonimo ha detto...

Comunque, Picasso disegnava benissimo, Fontana, per quello che ho visto, non potrei dire....

Saluti.

Marco

El Pana ha detto...

Sicuramente Picasso disegnava benissimo,però non si può parlare di lui estrapolando la parte tecnica da tutto il resto.E neanche dalla parte sociale e storica.I Beatles sono stati i Beatles perchè hanno fatto certe cose in un certo modo in un certo periodo storica,tecnicamente molti miei amici sono meglio di loro.Non si può parlare dei girasoli di Van Gogh in modo tecnico,perchè migliaia di persone sarebbero capaci a riprodurli perfettamente.L'arte,ed è innegabile che la tauromachia sia arte,non può essere analizzata in modo tecnico,ma deve essere presa nel suo insieme e nel contesto sociale in cui avviene . A mio avviso anche il brindisi è tauromachia,come è tauromachia l'ansia del ritorno di un torero che è stato sul punto di morire,come è tauromachia l'attesa fuori dall'arena,come è tauromachia i sigari,i gin lemon,i fazzoletti bianchi e sopratutto sono tauromachia le lacrime. Io negli ultimi 10 anni raramente ho pianto,e JT è riuscito a farmi piangere,a provocare emozioni.Sono il primo a dire che non è stata una tarde storica a livello di tori,tecnico,che la seconda orecchia chiesta dal pubblico unicamente per ripagare il maestro della sofferenza di questo anno e mezzo sarebbe stato uno scandalo,però alla fine io da quella sera sono uscito con qualcosa,e tante altre volte dalla plaza de toros sono uscito assolutamente indifferente.

Anonimo ha detto...

Con 'sta storia dell'arte non si può giustificare tutto. La tauromachia è un rito, un rito sacrificale, che si deve eseguire con le "regole dell'arte" (arte di lidiar y matar a un toro bravo) e rispettando una etica che non deve mai essere sottomessa all'estetica.

Il primo di questi principi etici, che sono quelli che giustificano la corrida e la differenziano da un gratuito maltrattamento di un animale, è la necessaria presenza di un toro di casta (e quindi "casto", puro, non manipolato ed integro nelle sue difese fisiche e morali). Poi è necessario che l'uomo lo affronti lealmente, secondo le regole, e arrivi a dominarlo e a ucciderlo nel miglior modo possibile. Se poi il tutto viene iscritto in un contesto estetico e di buon gusto, si ha la corrida perfetta.

Ma se per creare presunta "arte" si fa a meno del toro integro e del toreo puro, e si fa appello al contesto, all'accessorio, all'atmosfera (tutte cose di per se non da condannare, ma non fondamentali) ci si allontana dai fondamenti etici e diventa sempre più difficile giustificare l'uccisione, nemmeno tanto precisa, di un animale selezionato per essere collaborativo, dalle difese spesso spuntate, dopo aver composto passi estetici in sua presenza, ma senza averlo nemmeno "toreato", ciè dominato (scriveva Corrochano che una cosa è toreare, un'altra è giocare con il toro).

Non che JT sia l'unico e nemmeno il peggior esponente di questa corrente ultramaggioritaria, gli riconosco un quid che manca agli altri famosi pegapases del mezzo-toro che passano per campioni, quelli che abusano della tecnica in maniera fraudolenta.

Ma resto refrattario al contagio di un entusiasmo frutto a mio avviso di suggestione per un "personaggio" abilmente costruito, come del resto lo fu Manolete, che come torero aveva molti limiti e che ha lasciato una eredità disastrosa.

Saluti

Marco