martedì 18 settembre 2012

Buongiorno






Ci ho messo 631 km, che è esattamente la distanza che separa il parcheggio di Nimes dalla via in cui quattro cremonesi gentili e pazienti mi hanno recapitato, qua nella bassa padana: 631 km con un buco nella pancia, il dubbio di non aver capito nulla, con un senso sottile di disorientamento a controbilanciare un sentimento generale, ma anche mio, di meraviglia e piena armonia.


José Tomas domenica è stato straordinario, sul serio.
Serio e sobrio, compreso e concentrato, efficace e elegante.
Cinque spade intere, né un descabello né un avviso,  faenas essenziali e calibrate senza troppe concessioni alla follia regnante nell'ambiente, sei confronti adattati al materiale a disposizione, un gioco di capa infinito e barocco, e poi una muleta ora imperiosa ora delicata, piedi incollati a terra, più di tre quarti che di profilo, de frente in non poche e sublimi occasioni.
José Tomas era in stato di grazia, in uno stato di grazia assoluto e realizzato, magistrale, monumentale.

Eppure.
Eppure?
Sì, eppure.

Eppure per 631 km un vermetto impertinente mi ha disturbato viaggio e chiacchiere, profanato i pensieri, interrotto gli entusiasmi.
Non che non ci abbia dormito, no, ma stamattina girando svogliato il cucchiaino nella tazzina, ecco.

Buongiorno, ti sei riposato un pò?
Sì.
Sei stanco?
Eh beh, gli anni cominciano a farsi sentire.
Hai capito, allora?
Sì.

Non ho avuto brividi, domenica mattina.
Undici orecchie, una coda, un indulto, torero torero! dagli spalti, sei quites diversi, tutto perfetto, l'arena strapiena, tutto grande, tutto bello, bello sul serio, indimenticabile sicuramente, un momento storico, ma neanche un brivido.
La pelle d'oca.
Quella che all'arena ti fulmina d'improvviso o ti sale piano dalla schiena, quella che ti paralizza per un momento e ti fa arrossire perché tutti possono smascherarti, possono vedere le tue braccia raggrinzirsi e i peli rizzarsi elettrici, quella che ti inchioda e ti rivela.
Niente pelle d'oca, domenica.

Certo, le signore eleganti hanno provato orgasmi travolgenti per tutta la durata della funzione, senza farne mistero, certo gli uomini hanno gorgogliato mille olé liberatori e eccitati, certo quindicimila persone hanno vissuto un'estasi totale, ed è giusto che sia così, è bene che sia così, la tauromachia è sentimento irrazionale e passione travolgente, è esperienza unica e irripetibile, è una questione privata.
Ma per me, niente pelle d'oca.
Che è giusto e bene anche questo.
Neanche un brivido.

Ma come, ti servono un pranzo a champagne e caviale e tu storci il naso?
Sì.
Champagne e caviale sono cibi poveri, in fondo.
Tu non sai i brividi, quelli sì, che dà una fetta di pancetta unta su  un trancio di pane caldo, con un buon vino di rosso forte, quello dei nostri vecchi, che segna le dita di viola.
Altro che bollicine.


(foto Fiore Galetti)





9 commenti:

Anonimo ha detto...

non è che sei partito prevenuto? in fondo l'aspettativa, positiva o negativa che sia, è responsabile di quello che percepiamo tanto quanto gli eventi stessi.

Anonimo ha detto...

Usted lo pierde porque no sabe ver ni sentir EL TOREO!
Lo siento para usted.

Pedro

Anonimo ha detto...

Complimenti per la sua perfetta conoscenza dell'italiano.

Luis

El Pana ha detto...

Io i brividi li ho ancora adesso raccontando agli amici cosa ho vissuto domenica....

Anonimo ha detto...

Il toreo presuppone la presenza di un TORO. Se al suo posto c'è un succedaneo, un collaboratore semi addomesticato, il merito del torero non è lo stesso, anche se può essere piacevole e persino emozionante. Non dico che il toro debba essere necessariamente un assassino intoreabile, ma deve almeno far sentire i brividi quando esce dal toril, e dare l'idea che la corrida sia un combattimento e non un balletto.

Saluti
Marco

Anonimo ha detto...

Già circolano in rete i video dell'epica impresa. So che non è la stessa cosa che stare nella piazza, ma il video ha il vantaggio di evidenziare i difetti e le virtù.

Certo, champagne e caviale, ma champagne del discount e uova di salmone, serviti, non c'è che dire, da un cameriere estremamente professionale, in un ristorante elegante. L'ambiente e le buone maniere fanno chiudere un occhio sulla materia prima (il toro) non eccezionale, per usare un eufemismo.

Ottimi i "quites" con il capote, pare che JT abbia scoperto come usarlo anche con una mano sola (forse ha avuto tempo di vedersi il video della corrida di Joselito el Gallo con i 7 tori di Vicente Martinez) e magari la prossima volta farà pure il "galleo del bù". Lo spero proprio, perchè l'ultima volta l'ho visto fare ad Ortega Cano negli anni '80.

Bene la muleta, la collocazione, i tempi, il ritmo, le stoccate. Vediamo se gli altri prendono esempio, e la smettono di annoiarci tirando linee senza costrutto.

Ma che pena di tori !

Quello indultato, che prima salta al callejon (chiaro sintomo del manso) e poi prende la picca al relance e "sale suelto". Alla muleta, nobilissimo, ma con la lingua fuori, ansimando. Gli aprono la porta e si rifugia subito nel toril, incredulo egli stesso di esere stato graziato.

L'ultimo toro, a Madrid sarebbe stato protestato dopo un minuto, e a metà della faena (o meglio, arrimon) già ci sarebbe stata una bronca. Qui a Nimes, solo UNA orecchia. Non è questione di farsi andare di traverso lo champagne del LIDL.

E' meglio del Tavernello G10, per carità, ma anche io preferisco la pancetta sul pane caldo, specie se la pancetta è di "iberico de bellota", il pane artigianale, e il vino una barbera di Nizza.

Saluti.
Marco

Anonimo ha detto...

IL tuo commento Marco è puntuale, preciso, tecnicamente come sempre ineccepibile, ma scusa, manca di un aspetto importante che dall'alto della mia ignoranza secondo me è assente. Il pathos e l'unicità del vedere una corrida dal vivo.Domenica per me il godimento è stato assoluto, tale per cui ad un certo punto ero talmente in tranche (spero si scriva così) che non mi ricordavo a che toro eravamo tanta era l'emozione.
Mi sembra di aver assistito alla perfezione del toreo: non una cosa fuori posto (a parte l'indulto
e il sesto sciapo toro, al quale comunque jt sentiva l'alito,tanto l'ha tenuto vicino). Una varietà, una profondità,un'intensità pazzesche. il 15 luglio
a Ceret ed è stata una giornata straordinaria con tori meravigliosi che ho
apprezzato infinitamente, ma non riesco a fare paragoni e non mi interessa farli. Preferisco vivere sempre nuove e diverse emozioni, in cui a volte mi esaltano di più i tori e in alcuni casi i toreri.
Domenica mi sono sentito come illuminato, come se avessi raggiunto l'apice di
quattro anni di corride, come se avessi visto veramente tutto quello che avevo sognato, tale e tanta è stata l'emozione.
Un caro saluto Michele

Anonimo ha detto...

Trascrivo una parte dell'analisi del critico taurino di ABC che forse mette un po' d'ordine tra passione ed emozioni:
...¿es José Tomas un referente del toreo actual? Sí, para bien y para menos bien. En esta columna hay que anotar que se limita a cinco ganaderías (eran seis, antes de pelearse con Núñez del Cuvillo), como el resto de las figuras actuales: Victoriano del Río, Jandilla, El Pilar, Parladé (Juan Pedro) y Garcigrande.
Parece que no existan más.
Estas reses permiten que las toreen, de salida, sin necesidad de someterlas: a pies juntos, como si ya se hubieran picado. La suerte de varas es, cada vez, menos necesaria. Por desgracia. Estos toros suelen flaquear, están justos de fuerzas ( los seis de esa corrida) pero llegan nobles y suaves a la muleta. Es el signo de los tiempos: la estética prevalece sobre el dominio. El riesgo – ya lo señaló Ortega, hace décadas - es que disminuya la emoción, se llegue al manierismo.
Lo evita José Tomás porque tiene una clase fuera de lo común: toreó en Nimes con enorme facilidad y suavidad. Acertó al recuperar lances antiguos: largas, el quite a una sola mano (con ecos hasta de Joselito). Y muletazos clásicos: los ayudados flexionando la rodilla y el natural de frente (pura escuela sevillana).Ha estado siempre obsesionado José Tomás por la figura de Manolete. De ahí viene su insistencia en hacer la estatua: gaoneras con el capote previamente situado a la espalda, «al atragantón»; estatuarios iniciales; manoletinas...
Godiamocelo allora questo grande torero fino al momento che non appenderà zapatillas e capote al chiodo!
Saluti, Angelo

Anonimo ha detto...

Uno dei molti piaceri collaterali dell'aficion è quella impareggiabile accademia del cazzeggio che è la tertulia taurina, in cui ognuno espone il suo punto di vista, tanto pregevole come quello degli altri, in modo che tutti se ne possano nutrire, per verificare il proprio.

Perfetta la sintesi dell'ABC, che non avevo letto ma vedo che conferma quanto avevo intravisto. Il mio problema è che non ho mai apprezzato molto Manolete, simpatizzo di più con Domingo Ortega.

Saluti.
Marco