Prima di tre puntate dedicate ad una panoramica sulla feria di Dax di quest'anno: qui si parla, come da titolo, dei toreri.
Premettendo che il reportage è inevitabilmente incompleto, avendo mancato per scelta la corrida del 14 e per errore quella del 15: abbiamo visto le tre altre corse che formavano il programma, quelle con le figuras, quelle con il cartel più lussuoso.
Mercoledì 13 agosto, per la prima della feria, Curro Diaz, El Cid e Talavante di fronte a dei Conde de Mayalde.
Curro Diaz ci ha sorpreso per la sua eleganza, con una lentezza ed una dolcezza incredibile nei gesti, con una personalità marcata ma sobria. Stile, Curro Diaz ha stile. Un paio di veroniche al rallentatore, con il movimento dei muscoli ridotto al minimo indispensabile per spiegare la capa, lentissime. Alla muleta la stessa dolcezza, la stessa grazia. Peccato due volte: che al primo toro il pubblico fosse ancora intorpidito dal sole e dalla digestione del primo pranzo di feria, e non si sia accorto che Diaz forse meritava più di un'ovazione; e peccato per il secondo toro, senza motore, che ha negato qualsiasi emozione alla seconda faena.
El Cid ha risolto discretamente, con la sua mancina così osannata, i problemi che il suo primo gli presentava a sinistra, poi poco altro. Al quinto del pomeriggio invece ha dato l'impressione di cercare più la sensazione che la profondità, andandosi a vestire di panni che francamente non crediamo siano i suoi: qualche tentativo di toreo circolare, qualche adorno un pò sbruffone, qualche altro effetto più di forma che di sostanza. Un pò strano vederlo così, ma il pubblico di Dax (inevitabilmente, diremo a fine feria col senno di poi) ha apprezzato: orecchia.
Infine Talavante. Bene con il suo primo toro, una faena con i piedi fermi nella sabbia, ispirata, con gusto e autorità. Tre trincheras consecutive hanno fatto esplodere l'arena, prima dell'intera e del descabello che hanno chiuso l'affare: orecchia, a nostro avviso meritata.
Al sesto toro invece ha fatto di tutto per cancellare tutto il buono fatto un'ora prima, con dei passi senza anima e senza coinvolgimento: buon per lui che i trofei, una volta assegnati, non si possano ritirare, che sennò saremmo stati legittimati a chiedergli indietro l'orecchia tagliata al suo primo.
Il 16 è stato il giorno di Ponce, che praticamente toreava nel giardino di casa vista l'accoglienza e la devozione di cui gode a Dax.
Con Juan Bautista e Serranito (presenza piuttosto curiosa, la sua, in una feria di rilievo come quella di Dax) si è messo di fronte a dei Samuel Flores assai lontani dalla fama di ganaderia interessante, con un tono di piccante, che negli anni ne ha accompagnato il nome.
Ponce esce con 4 orecchie da questa corrida, noi per converso siamo usciti stupefatti dall'arena.
Certo ha mostrato cose belle: passi eleganti, lenti, lunghi, serie precise e magnetiche, plastico e armonioso dall'inizio alla fine.
Certo, alcune cose sono state sublimi dal punto di vista dell'arte e della creazione, e non abbiamo difficoltà a riconoscerlo: tre o quattro veroniche sinuose e seduttive e soprattutto almeno un paio di cambi di mano superlativi.
Ma noi, attenzione, ci siamo annoiati.
Cose deliziose, per carità, ma di fronte al nulla.
Noioso.
I suoi due tori erano scandalosamente vicino allo zero, e se qualcuno ha visto la sua prima corrida proprio quel giorno è autorizzato a pensare che i tori da combattimento siano in realtà ammaestrati per seguire tontamente, e per carità camminando piano, la muleta.
4 orecchie, trionfo totale, tutta Dax in estasi: vorrà dire che ancora ci capiamo poco, di corride.
Bautista ha trovato un primo toro fiacco come quello di Ponce ma in più anche un filo rognoso, e c'è stato poco da fare. Peccato per quelle manoletinas prima della spada, che quando fatte a conclusione di una faena di emozioni, profonda, vera, vanno a impreziosire tutto il lavoro: ma quando messe a chiudere un lavoro insipido come questo perdono di significato e mostrano solo il loro lato più kitch.
Al suo secondo invece e per nostra grande soddisfazione si è rivista in alcuni momenti l'ispirazione di San Sebastian: a partire dalla capa, con veroniche, chicuelinas e una revolera notevole, più un gustoso quite di gaoneras.
Poi alla muleta il Bautista più puro e classico: toro chiamato da lontano, serie concrete e penetranti, un toreo efficace e grande.
Peccato che il toro si spenga e la faena inevitabilmente con esso.
Un'orecchia dopo una spada intera messa non impeccabilmente, e dopo una faena che se possibile abbiamo goduto più delle due di Ponce.
Infine Serranito. Che esordisce iniziando la prima faena con un pase cambiado in mezzo all'arena, il toro parte da venti metri, lui prende male le misure e si ritrova esattamente in mezzo alle corna, il corpo scoperto ché la muleta era dall'altra parte. Gran volo per aria, caduta rovinosa, ma per fortuna il tutto senza gravi conseguenze. Da quel momento però il giovane torero viaggerà a tre cilindri, e non darà praticamente più notizie di sé.
Domenica 17 agosto il cartel extralusso della feria: i Victoriano del Rio per le tre giovani star El Juli, Manzanares e Perera.
Clamoroso quello spettatore che alla fine del paseo ha gridato, mentre El Juli si sistemava per ricevere il suo primo: "En-ri-que Pon-ce!!!", come in un qualsiasi stadio di pronvincia italiano...incredibile e patetico davvero, ma ne parleremo nelle prossime volte.
El Juli inizia bene, 5 veroniche a piedi unite, immobile, tra le migliori in assoluto della feria: ma il pubblico rimane silenzioso, freddo. C'è il problema che di cognome fa Lopez e non Ponce, evidentemente.
Le prime serie a destra sono nello stile della casa: potenti, di dominio, perfette. Che El Juli non è un torero artista, come qualcuno erroneamente pensa: El Juli è un torero dominatore, forte, in grado di sottomettere un toro con tre passi e da lì controllarlo fino alla fine.
A destra molto bene, a sinistra però succede qualcosa: il toro da quella parte ha un corno fatto per il trionfo, mette bene la testa nella muleta ma non dà problemi, attacca ma segue.
Ma El Juli sembra rinunciare, il suoi passi si fanno senza convinzione, la faena si abbassa di tono: un paio di serie a sinistra anche buone, per carità, ma non come avrebbero potuto essere, strano. Uccisione pessima e applausi.
Al quarto della giornata, praticamente non piccato, a parte un buon lavoro con la capa El Juli non offre se una pallida imitazione di sé stesso, con nulla da ricordare. Uccisione ancor più macchinosa e silenzio puntellato di qualche fischio qua e là.
Manzanares ha raccolto un silenzio al suo primo e un silenzio al suo secondo. Il secondo toro della corrida in effetti era veramente un toro da fine saldi, ma al quarto Manzanares non ha fatto il tentativo minimo necessario per dominarlo. Risultato: faena scomposta, e toro difficile da uccidere perché, non toreato, arriva a fine faena con la testa ancora alta e con dei passi ancora nelle gambe.
Perera per terzo, a chiudere la feria. Buon lavoro al primo toro sia con la capa (8/10 tra delantales e veroniche, con i piedi incollati per terra) che con la muleta, sempre molto deciso e autoritario. Faena forse più lunga del dovuto, chiusa con un buon colpo di spada che però gli vale solo degli applausi. Più o meno stessa storia al sesto, ma di fronte ad un toro con più carica e poder. Dopo un quite davvero apprezzabile, la faena prende il volo con un paio di serie a destra davvero buone. Fermo, attende la carica del toro e la indirizza a piacimento. Un pinchazo, un'intera dritta dritta nel polmone e un'orecchia a salvare (?) una chiusura disastrosa della cinque giorni.
Dovessimo riassumere in una frase sola, diremmo che dai toreri abbiamo visto nelle tre corride di Dax dei dettagli, a volte anche molto buoni, ma niente più che dettagli.
Poco dominio, poco toreo de verdad, molto fioretto e poca sciabola.
Deludente la prova del Juli, una manciata di buone cose sono arrivate da Curro Diaz, Talavante, Perera e Bautista, più le meravigliose confezioni con cui Ponce ha ingentilito scatole vuote.
Poi niente.
Episodi, poco di più.
Se poi pensiamo che a tori, a Dax, ci è andata anche peggio...
(foto Ronda: Curro Diaz, in alto, e Enrique Ponce nelle loro corride a Dax 2008)
domenica 31 agosto 2008
Dax 2008 - i toreri
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1 commento:
Dax ,vaste programme et sur le papier et pour moi car habitant à six kilometres je j'y ai pas foutu les pieds car cette ville a des choix que je cautionne pas en l'occurence des toros souvent au trapio limite aux pitones a... s,des toreros de gala pour un public festif .
Alors j'ai quand meme lu les resenas et celles ci ont confirme tout le mal que je pensais car on honore un mayoral pour le lot de toros digne de Benidorm et on file
des oreilles comme on boit des ricards rassurez vous j'en ai bu un paquet dans ma jeunesse et heureux ce qui peuvent le faire.
Alors quoi sinon Ponce qui tout petit venait s'amuser aux balancoires sises parc Theodore Denis et qui itineraire d'un enfant gate eprouve pour cette plaza qui l'a certaines fois conspuée un pundonor et comme les boues a certains ou les cierges à Lourdes lui file une divinite contestée mais lui buvant de l'eau il débouche le flacon et abreuve les gradins à la purete d'une classe claire comme l'agua de son botijo et si certains ne l'aiment pas il convient et moi le premier
de dire que si il perdure depuis si longtemps on ne mettra pas en doute les cornes affrontées mais ce garçon a du talent.
eso es
Hasta pronto
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