martedì 28 dicembre 2010

La letterina


Caro Babbo Natale,
il grosso dovrebbe essere passato e un paio di giorni di riposo li hai avuti, quindi ora tocca a me scriverti la letterina. Tra l'altro la Befana ormai si sarà messa in moto, potreste anche unire le forze, perché no.
Per semplificarti il lavoro ti faccio qualche richiesta che a naso può andare bene anche per conto di qualche amico, direi che dovrei essere in grado di farlo.

Dai un occhio se ti è rimasto qualcosa in fondo al sacco, lì dietro sulla slitta, per me e per noi.
Per l'anno prossimo.
Tori, per l'anno prossimo vogliamo dei tori. Tanti tori. Tori selvaggi, di quelli che guardi negli occhi nei recinti e hai un brivido di paura, di quelli che quando entrano all'arena fanno tremare la terra, di quelli che nel cavallo mettono reni e testa, di quelli che sbuffano e attaccano, di quelli con i muscoli che vibrano e le corna che spaventano. Di quelli che applaudi quando se ne vanno, trascinati lentamente dalle mule.
Portami tori e bravura.
Bravura.
Quell'indefinibile cosa che rende selvaggia ancora questa nostra terra, nel verde del campo o nel recinto di un'arena.
Poi una manciata di veroniche di Morante, quelle veroniche sospese nel tempo, quelle veroniche che suonano una musica eterna, quelle veroniche.
E dopo quelle un'altra manciata, anche più generosa e questa volta di naturali, ma di quei naturales impossibili che Rafaelillo strappa a un Miura o che Sergio Aguilar ricama a un Escolar Gil.
Quei passi che uniscono arte e coraggio, sfida e morte, bellezza e vertigine.
Che fanno della corrida una cosa grande.
Portaci tanto sole giallo e caldo e anche un pò di mosche, ché senza l'uno e le altre la corrida, si sa, non è corrida; e però anche un paio, giusto un paio non di più, di corse con il cielo gonfio e nero, e l'acqua, perché anche gli elementi partecipino alla drammaticità di quei momenti.
Portaci emozione, passione, sentimento, e portaci toreria, che di quella c'è sempre bisogno, all'arena e fuori.
Dovremmo esserci.
Ma magari ti resta ancora qualcosa.
Portaci ancora serate nelle bodegas e visite alle ganaderias, perché ormai l'abbiamo capito che il vero piacere risiede lì, tra l'odore di sigari e anice e tra i profumi dell'erba bagnata e del fieno pronto.
Porta qualcosa anche agli impresari, che confezionino dei programmi originali e appassionanti, porta ispirazione alle bande che suonano nell'arena, porta serietà ai presidenti e coerenza agli aficionados.
Porta, infine, un pò di fortuna a quegli allevatori che ancora si ostinano a cercare casta nel sangue dei loro tori, a difenderla, preservarla, perché quando ce ne regalano in quelle arene polverose di paese o sotto i riflettori di Las Ventas, noi sappiamo che la corrida ha la pelle dura e ce la terremo ancora per un pò.

Riportaci José Tomas.
E Cesar Rincon, che se non lo chiediamo a te che sei Babbo Natale a chi lo possiamo mai chiedere.



(foto Ronda - Monumental a Barcellona)

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