martedì 21 giugno 2011

Aviador, stallone e guerriero



Torniamo per un attimo sulla emozionante corrida di Cuadri combattuta a Madrid il 2 giugno scorso.
Il pannello piantato in mezzo alla sabbia annunciava in terza posizione Aviador, marchiato con il numero 38 e nato nel dicembre del 2006. Poco dopo lo stesso Aviador in persona sfoggiava i suoi 585 chili e il suo manto castano uscendo circospetto dal buio della sua celletta, e fermando la sua modesta corsa un paio di metri prima della capa dei subalterni, piantandosì lì, un incubo.
Alberto Aguilar doveva aver capito subito che c'era poco da scherzare, e in ogni modo glielo confermerà lo stesso Aviador mangiandogli terreno passo dopo passo, obbligando il torero a indietreggiare impotente verso le assi in una serie di veroniche centrifughe, con il toro a spingere l'uomo sempre più fuori.
Francisco Javier Sanchez, con il cappellaccio a forma di castoro, lo chiamava dall'alto del suo cavallo: a Aviador bastava il corno sinistro per spedire in cielo quei due e farli cadere a terra un attimo dopo. Batacazo, applausi. La seconda picca era presa con slancio, al cavallo mancava di nuovo la terra sotto ai piedi, e le mani questa volta batteranno anche per il picador.
Aviador era selvaggio, forte, ma rivelava anche inequivocabili segni di mansedumbre: per la terza piccata dovranno andarlo a cercare, e il toro entrerà solo da vicino.
La faena de muleta sarà drammatica: Aviador aveva casta e di quella maledetta, conservava la testa alta e a fine passo cercava l'uomo. Bastavano due o tre derechazos e Aguilar era preso, il corno destro lo arpionava e lo scaraventava per aria, poi l'uomo a terra era di nuovo alla mercé del toro, che non lo mollava. Aguilar ci riprovava, ma il pericolo era vivo e l'arena cadeva in uno stato di tensione elettrica: Aviador a sinistra cambiava comportamento, all'uscita del passaggio se ne andava disinteressato e si metteva al riparo, sotto alle gradinate dell'ombra, là in quell'angolo che aveva eletto a suo terrno; Aguilar provava a torearlo qui, dove l'animale aveva la sua querencia, ma Aviador era un cliente difficile, difficilissimo, che con ogni probabilità aveva capito più di quanto a un toro sia permesso di capire.
Di nuovo, con la stoccata, il toro trovava il corpo dell'uomo.
Aviador lascerà la pista sotto gli applausi dell'arena, e Aguilar finalmente al riparo nel corridoio che gira dietro le assi riprendeva a vivere, dopo aver rischiato più volte di finire il pomeriggio all'infermeria.

Aviador di Cuadri, un toro selvaggio, un manso con casta di quelli che fanno passare le notti insonni ai toreri e che sono per gli appassionati (ben al sicuro sui gradini) un'autentica prelibatezza, da studiare, ammirare, capire.
Un toro forte, brutale, intelligente.

Erano in pochi a saperlo, quel giorno a Madrid, ma per Aviador il confronto con Aguilar era stato non un normale combattimento ma una vera e propria tienta definitiva, una prova a posteriori senza possibilità di appello.
Perché Fernando Cuadri, allevatore aficionado e scrupoloso, aveva deciso a suo tempo di mettere Aviador a coprire un lotto di vacche: successe tra il 2009 e il 2010.
Un toro non ancora provato in una tienta, evidentemente, Aviador: e pure lasciato con un gruppo di vacche, a contempolarle e montarle, frutto di una selezione evidentemente fatta sui libri mastri dell'allevamento. Aviador doveva avere un'ascendenza importante, per giustificare cotanta fulminea carriera.
Fatto raro quello di un toro che diventa stallone solo per titoli, senza alcuna prova nella piazzetta della ganaderia, rarissimo se si pensa che Aviador è stato riproduttore di una sola primavera: i suoi eredi solcheranno le arene nel 2015, e non ce ne saranno altri, la spada di Aguilar ha deciso così.
Non ce ne saranno altri perché il toro, dopo quei mesi di piacere e ormoni, era tornato a pascere nei campi insieme a quei suoi fratelli ancora presi con i miseri problemucci della pubertà, : ma qui il suo portamento, i suoi muscoli e quel suo sguardo non erano sfuggiti agli occhi attenti degli osservatori di Las Ventas. Aviador finiva nel gruppo dei sei previsti per San Isidro, e addio ai sogni da novello Casanova.
Occorrebbe chiedere ad Alberto Aguilar se invece non avrebbe preferito che Aviador se ne rimanesse tranquillo a sbuffare sul coppino delle vacche di casa Cuadri, piuttosto.

La storia di Aviador ricorda quella di Hurracan, il toro de La Quinta che uscì a Vic Fezensac qualche anno fa e che si aggiudicò la corrida concorso: e dunque ci si chiede, come cambia il comportamento nell'arena di un toro che ha già coperto? Di un toro che ha già sentito il richiamo magnetico degli ormoni, che ha già scaricato il suo istinto aggrappato alla schiena di una vacca, che ha passato qualche tempo ad occuparsi solo di mangiare, bere, ficcare?
Aviador fu quel 2 giugno a Madrid il toro più smaliziato e intelligente, e perciò il più pericoloso.
Quel toro di Cuadri sembrava un toro adulto, più adulto di tutti gli altri, sembrava il generale che guida le truppe all'assalto, sicuro di sè, autorevole, strategico: ne sapeva più lui di tutti noi che eravamo lì, chi a combatterlo in pista chi a studiarlo dai gradini dell'arena.

Quanto conta quella primavera trascorsa nell'harem?


(foto Juan Pelegrin; la notizia di Aviador è ripresa dal blog Los Caminos del Toro)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Fernando Cuadri non fa mai "la tienta de sementales", li seleziona per genealogia, e con Aviador ha cercato di recuparare la vena della provenienza Urcola (già riscontrata con il toro Ribete uscito a Madrid nel 2010) manifestata dalla capa "colorada". Ogni ganadero ha la sua ricetta, c'è chi si fa selezionare i riproduttori da un pubblico ignorante di una piazza propensa all'indulto, e chi studia a fondo le famiglie della sua "ganaderia".

Saluti

Marco

Anonimo ha detto...

Avevo letto che nel 1954 Celestino Cuadri eliminò le precedenti "provenienze" (tra cui Curro Molina proprio di origine Urcola) per mantenere solamente quella di origine Santa Coloma.
Non tutto fu perduto allora della pecedente vacada.

Anonimo ha detto...

Quando si legge che un ganadero "elimina todo lo anterior" si deve sempre immaginare che in realtà si tenga sempre qualcosa, magari la seconda generazione frutto di incroci con l'encaste eliminato.

Saluti
Marco

Anonimo ha detto...

Effettivamente eliminare completamente un encaste è pressochè impossibile, le generazioni successive ne conserveranno sempre dei segni identitari. Grazie della spiegazione Marco, sempre puntuale.

Diego.