sabato 14 aprile 2012

Le due mattine con i giovani

Venerdì scorso alle undici del mattino la bacchetta di Rudy Nazy, direttore dell'orchestra dell'arena, ha liberato finalmente le prime note di Pan y Toros, e la feria ha avuto il suo inizio ufficiale: a sfilare dal portone fino al palco della presidenza tre aspiranti toreri con stili e prospettive diverse, José Cabrera, El Roque, e il locale Lilian Ferrani.
Li attendevano nelle rispettive cellette sei torelli di François André, gli autentici trionfatori della mattinata: sei tipetti selvaggi e decisi, dal fisico rispettabile per la categoria e dal morale vivo e mai domo. Per la grande gioia degli aficionados i François André avevano parecchie dosi di casta a scorrere nelle vene, e hanno portato in pista interesse e emozione. Molto bene.

Sui programmi distribuiti nelle settimane scorse una domanda campeggiava maliziosa, per montare il caso e suscitare curiosità negli appassionati: "El Roque, genio o buffone?". Nessun dubbio: buffone.
Mai visto un ragazzo vestito di luci toreare tanto male, ma proprio male, tanto da perdere la muleta ad ogni carica del toro: ma questo El Roque ha una personalità davvero debordante (e rara, effettivamente) grazie alla quale riesce a catalizzare l'attenzione degli spettatori, tra trovate originali (simulare la suerte de matar per andare a recuperare la spada in mezzo alle spalle del toro), abuso della voce e degli urli, posture tronfie e qualche passo arrischiato e a volte riuscito.
Peccato che, più impegnato a recitare il copione del torero geniale e maledetto, si sia lasciato scappare la migliore occasione della mattinata: il secondo magnifico novillo, accompagnato all'uscita da una grossa ovazione, se meglio trattato avrebbe potuto far scintillare tutta la casta viva e la bravura tenace che custodiva in sé da un paio d'anni. El Roque usciva evidentemente sconfitto dal confronto, dal quale anzi rimediava una voltereta senza conseguenze ma che aveva il sapore del rimprovero.
Meglio di lui, ma non era difficile, sia José Cabrera che si guadagnava un'orecchia onesta al primo della corsa e che al secondo metteva le banderiglie seduto su una seggiola, sia il locale Lilian Ferrani che, pur se avvantaggiato dal normale campanilismo del pubblico, usciva dall'arena con tre trofei all'attivo, generoso frutto di un lavoro comunque onesto e a tratti anche ben ispirato.
La vuelta finale all'allevatore era la più logica conclusione di una mattinata rotonda.

Tutta un'altra musica al sabato: il cartello della novillada era attraente, con l'incrocio tra il ferro di Antonio Palla e gli attrezzi del mestiere maneggiati dalla murciana Conchi Rios, dalla speranza francese Cayetano Ortiz e dal madrileno Fernando Adrian. Ahimé i sei Palla avevano poco entusiasmo e poche forze, e la mattinata si abbassava ben presto di tono, fino a toccare momenti di autentico e soporifero tedio. Invalido il primo, troppo deboli un altro paio e con poco dentro quasi tutti, solo il sesto si salvava in questo triste grigiore.
Sorteggio davvero sfortunato per Conchi Rios, della quale comunque è stato possibile apprezzare la buona disposizione e una certa qual classe: la ragazza dà l'impressione di  voler fare le cose bene, sempre ben collocata e sincera, e questa è cosa buona. Aspettiamo di rivederla con qualcosa di meglio da aspirare in quella muleta che sa essere decisa e aggraziata insieme, e sarà sicuramente un'altra musica.
Esattamente il contrario per Cayetano Ortiz, tutto impegnato a scimmiottare il toreo moderno, profilato e superficiale, senza profondità e senza emozione. Pessimo.
E come se Ortiz fosse servito da esempio negativo, Fernando Adrian decideva fortunatamente di fare tutto il contrario, servendo ai suoi due tori una muleta sempre dritta, ben davanti al corpo, che andava ad agganciare le corna lontano e le risucchiava in una traiettoria curvilinea dominatrice e potente.
Approfittando della carica dei suoi due avversari, gli unici potabili della mattinata (Trainer e soprattutto Belicoso, premiato con un giro d'onore), Adrian esibiva coraggio e determinazione, oltre che idee sempre chiare e una buona dose di maturità: al primo toro dava distanza per metterne in valore la carica franca e energica, in un lavoro di buona fattura concluso con tre fioriture sobrie ed eleganti, senza perdere la misura. L'ultimo della giornata, tre picche prese in crescendo, era invece accolto con un pendolo millimetrico e poi trattato da una muleta maschia e sinuosa, omaggiato di un pase de pecho davvero ottimo e infine finito con una spada intera ben portata.
Finalmente un novigliero con voglia di fare, capacità e soprattutto serietà. Tre orecchie per lui, non certo demeritate.

(foto Ronda - Adrian in trionfo sulla scalinata dell'arena)


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