lunedì 25 gennaio 2010

Anche Javier Cercas

RIFLESSO

Lui è quello che ha scritto Soldati di Salamina, intenso e aggraziato romanzo che ci porta dentro la guerra civile spagnola, dentro le sue crude brutalità e i suoi squarci di incredibile umanità.

Javier Cercas, scrittore spagnolo e docente di letteratura all'Università di Girona, è intervenuto ieri dalle colonne de El Pais nel delicato e sentito dibattito circa le prospettive abolizioniste catalane.
Come già per il suo collega Javier Marias (*), una volta chiarito di non essere aficionado a los toros, Cercas produce argomenti solidi e ragionati.

L'articolo pubblicato sul Pais, in conclusione, dice una cosa semplice.
Due ragioni, una estetica e una etica, fanno della corrida un'esperienza umana fra le più alte, un patrimonio da conservare gelosamente, e che non è bene voler negare e disperdere.
La corrida è etica, e c'è un etica nella corrida, e Cercas ce lo svela con linearità e facilmente: "uccidiamo il toro come migliaia di altri animali, ma almeno il toro non lo uccidiamo in una forma indegna dopo averlo obbligato a vivere una vita indegna (i polli di allevamento vi dicono qualcosa? ndr), ed anzi gli viene reso onore prima di ucciderlo e dopo avergli permesso una vita felice e di morire dignitosamente e nobilmente, combattendo".

Un altro appoggio alla difesa della fiesta, autorevole e lineare.
Bene.
Rimane un solo dubbio: perché ci devono pensare Marias e Cercas, che premettono di non amare particolarmente le corride di tori, a costruire barricate per assorbire gli attacchi proibizionisti?
La nobile lista che tutti sappiamo recitare a memoria, Picasso-Hemingway-Goya, riferimenti che tanti hanno usato per sostenere uno statuto culturale alla tauromachia, è oggi sterile?
Tra gli uomini di cultura, tra i grandi uomini di cultura, nell'arte, nella letteratura o altrove ancora, non albergano più aficionados?

(foto Ronda - Riflesso)

2 commenti:

sol y moscas ha detto...

¿Cómo quiere usted que se aficionen a ver a un hortera engominao dando pases a una borrega? La fiesta de nuestros días no tiene nada que ver con lo que habla Cercas, por eso sólo se aficionan intelectuales de pacotilla como Sabina y demás...

Un saludo

jackermit ha detto...

Caro Ronda,
il fatto è che secondo me il nostro periodo è caratterizzato da un drastico abbassamento degli standard, praticamente generalizzato a tutti i campi; nel senso che oggi basta veramente poco per essere considerati 'qualcuno' o 'qualcosa'. E mi spiego meglio. Io faccio sempre l'esempio di Zelig, la trasmissione comica di punta in Italia. Sinceramente, a parte pochissime eccezioni, mi sembra che sia oggettivamente piena di comici che non fanno né ridere né sorridere, nemmeno sotto sbornia... Fossero nati quaranta di anni fa (ai tempi di gente che si stroncava di gavetta) sarebbero stati costretti a trovarsi un onesto lavoro perché in televisione non li avrebbero voluti nemmeno come pubblico. Eppure oggi funzionano. Oggi le lavatrici non son più progettate per resistere a due generazioni, pur avendo a disposizione una tecnologia nettamente superiore. Per non parlare delle automobili. Le scarpe che paghi un botto se ti va bene ti durano due anni. E purtroppo il problema è che a tutto questo ci stiamo abituando. Il paradigma è ovviamente il Grande Fratello, che altro non è che una trasmissione che permette a chi non sa fare niente di particolare di godersi comunque i suoi quindici minuti di celebrità e poi via, il prossimo anno altro giro altra corsa (e guardate che non sono uno di quelli che biasima questa trasmissione, mi limito solo a cercare di capirne il successo ed il fenomeno). In questo senso dico che gli standard si sono abbassati ed ho preso non a caso l'esempio della televisione perché ritengo che sia IL metro di giudizio per capire dove sta andando questo mondo.
E che c'entra tutta 'sta tiritera...? C'entra nel senso che oggi è quasi impensabile (o quantomeno estremamente difficile) trovare veri 'intellettuali' come Picasso o Hemingway che riescano a capire il senso profondo delle cose e soprattutto a sapercelo trasmettere. Oggi tutti scrivono (e son considerati scrittori), tutti dipingono (e son considerati pittori) e tutti fanno politica (e son considerati politici). Oggi non ci son più gli esperti (a parte da Vespa quando si parla di Cogne) perché oggi ci si accontenta degli 'opinionisti', non considerando il fatto che comunque a me della tua opinione potrebbe non fregarmene una mazza... E poi parliamoci chiaro: se parlasse davvero un 'Hemingway'... ma chi lo capirebbe?!? E il bello è che un greco medio di duemila e passa anni fa aveva una profondità di pensiero e discernimento che ci farebbe vergognare...
Scusate per questo sfogo: non vuole essere il solito glorificare i 'vecchi tempi', perché prima a trent'anni si moriva per un'influenza... è solo che l'argomento mi appassiona e cerco di capire che cosa sta succedendo.
E la corrida è un ottimo argomento per entrare in argomento...
Suerte.