martedì 27 gennaio 2009

I tori, di là dalle Alpi



Il toro nell'arena, si sa, è simbolo della Spagna: nei tg i servizi di costume sul paese vicino sono spesso conditi con immagini di una plaza de toros, non c'è guida turistica che non identifichi gli spagnoli con il loro amore per il toro, e in un recente sondaggio su quale fosse l'idea emblematica per meglio identificare i cittadini iberici, in Giappone hanno risposto la corrida.

E' difficile raccontare, ai conoscenti o ai curiosi, che pure in Francia la tauromachia è affare che coinvolge parecchia gente: per passione, per mestiere, per vocazione, per cultura.
La corrida di là dalle Alpi è viva e vegeta, anzi: sono passati i tempi in cui il borioso Hemingway ironizzava sul livello delle corse che si tenevano dall'altra parte dei Pirenei, lui così impregnato di ispanità (e rhum, certamente) da diventare ridicolo nel voler essere più spagnolo degli spagnoli.
Rimane il fatto che oggi il sud della Francia è un'estensione naturale della Spagna, se parliamo in termini di tauromachia, quasi la lingua orientale di un unico grande paese della corrida.
Non solo in Francia si combattono i più blasonati allevamenti e i più ricchi toreri calcano la sabbia dell'arena, ma alcune ferias hanno punti di eccellenza tali da surclassare le omologhe iberiche: Ceret e Vic Fezensac per esempio, per il culto del toro che qui è il vero e unico Dio della fiesta.
E agli antipodi anche Nimes, se vogliamo, per un meno nobile ma indiscutibile primato quantitativo di spettacoli organizzati durante il suo ciclo di Pentecoste.

La rivista Toros, nel numero del 25 dicembre del 2008, ci dà qualche cifra.
L'anno passato in Francia sono state combattute 68 corride e 43 novigliade con picadores: Nimes (17) è la plaza in cui sono stati dati più paseillos, poi Arles (11), Dax (9) e Bayonne (8).
Ma non c'è più eloquente argomento per giustificare e conoscere quanto sia viva e palpitante la tradizione taurina transalpina che scorrere i nomi di quei paesi di provincia che organizzano corride, nelle loro arene di villaggio: nomi sconosciuti non solo in Italia ma credo anche in buona parte della stessa Francia, ma che testimoniano che tanto nel sudovest quanto nel sudest la corrida è tradizione e cultura viva...
Così, a Soustons, a Garlin, a Chateaurenard, a Mauguio, a Mugron, a Parentis-en-Born, e in tante altre località di un microuniverso taurino che ci sarebbe difficile individuare su una cartina, all'ombra di un campanile si sono date corride, nel 2008, la domenica o nei giorni della festa.

Per quello che ne è stato degli uomini, i toreri che più si sono esibiti nel corso della stagione transalpina sono l'arlesiano Juan Bautista (13 contratti), El Fundi, Rafaelillo e Julien Lescarret (12), El Juli (11) e Ponce (9).
Non si è visto José Tomas, assoldato per una tarde a Nimes ma assente giustificato per la (tradizionale) cornata ricevuta qualche giorno prima.

Ora, guardando i nomi dei matador qua sopra, le dodici corride a testa per Fundi e gli altri due, è facile dedurre un dato incontrovertibile: la Francia ha un'anima torista, più o meno marcata a seconda delle tradizioni del luogo ma indiscutibile, e ama sedersi sui gradini dell'arena per assistere e partecipare a un vero combattimento tra un toro e un uomo.
Il dato più significativo di tutta la ricerca di Toros infatti a mio avviso è nell'elenco delle ganaderias che sono state presentate al cartel delle varie ferias.
I primi tre posti per numero di capi combattuti nel 2008 su suolo francese, attenzione, sono occupati da...Miura con 30 tori, Escolar Gil con 25 e Victorino Martin con 20!
Certo, segue nella classifica una pletora di nomi domecq, ma è limpidamente indicativo ed anche assai confortante sapere che le tre ganaderias più presentate in Francia sono quanto di meglio(e di più caro, per le imprese...) un aficionado possa desiderare.

Insomma, al netto della fascinazione che la corrida continua ad esercitare come più vera e profonda rappresentazione della cultura spagnola, la Francia con le sue arene e le sue ferias rimane un ottimo posto dove rendersi per assistere alle corse dei tori.
Anche nel 2009, ça va sans dire...

(foto Ronda: l'arena di Ceret nel luglio 2008 - cliccare per vedere meglio)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hemingway aveva ragione ai suoi tempi, quando la Fiesta era in auge in Spagna (riusci a vivere l'età dell'oro di Josè y Juan) ed in Francia ancora si dubitava che la corrida fosse legale, se rinascesse ai nostri giorni sicuramente sarebbe più facile vederlo in terra gallica, lui che amava tanto la suerte de varas da predire la fine della corrida classica con l'adozione del peto.

Saluti

Marco