lunedì 19 maggio 2008

L'ultima di Esplà

Ieri sera verso le nove, dopo aver affrontato una corrida mansa di Samuel Flores a Las Ventas, Luis Francisco Esplà (*), 50 anni suonati, ha deciso che non avrebbe più toreato a Madrid.
Dopo aver fatto lì il paseillo 89 volte, dopo aver affrontato su quella sabbia per 28 volte i Victorino Martin.

Non ho mai visto Esplà vestito di luci, di fronte a un toro, ma ho letto alcune cose di lui e su di lui.
Personaggio affascinante, uomo di grande cultura, pittore diplomato all'Accademia di Belle Arti, torero capace di passare dai riflettori di Madrid ai combattimenti di Ceret con la stessa serietà e la stessa aficion.

Faenas (*) è una splendida rivista di letteratura e tauromachia delle edizioni Verdier, in francese.
Esce senza regolarità, ma ognuno dei sei volumi apparsi fino ad ora è ricco di pezzi e racconti eccellenti.
Nel quinto numero c'è la trascrizione di un dialogo tra Esplà e il pittore Miquel Barcelò, che vide impegnati i due, artisti ognuno a suo modo, nel corso di un incontro organizzato dal Comitato Regionale della Cultura in occasione del cinquantenario della féria di Nimes.

Ecco qualcuna delle parole di Esplà.

"Sai cosa mi ha salvato? E' stato quando a un certo punto mi sono reso conto che il toro, in fondo è una materia. Il toro risponde alla logica di un materiale sublime, di un essere vivente. E a partire da quel momento ho cominciato a pensare che avevo un impegno rispetto a questo materiale che capivo aver sfiorato fin da piccolo. Ho capito il coinvolgimento etico che è necessario per sublimare questa materia e mi sono detto: non resta altro che diventar torero."

"Nell'arena è la volontà del toro che occorre integrare nel processo di creazione, e questo ci obbliga a metterlo in primo piano nella tauromachia. Prima dunque la materia, poi qualche mezzo tecnico per sottomettere questo materiale, e si hai un pò di fortuna, cosa che non capita spesso, puoi anche mettere un pò di te, lasciar parlare la tua ispirazione."

"Se si vuole spiegare la tauromachia, comprenderla, partire dall'essenziale, occorre ritornare alla storia dei terreni, dove la si gioca veramente. E si ritorna sempre alla stessa cosa: il risultato finale che tu ottieni mettendo una mano qui o là, con il petto, con la vita, tutto questo è l apatina finale, è l'estetica, ma il fondamento della tauromachia sono i terreni. c'è qualcosa che si deve produrre perchè la tauromachia si sublimi, si avvicini veramente a questo concetto quasi miracoloso: abbiamo già parlato dei terreni del toro, le querencias, cioò che fa che il toro scelga una zona dell'arena piuttosto che un'altra. C'è una querencia ben conosciuta, che fa che il toro preferisca stare vicino alla porta del toril, come se avesse un cordone ombelicale que lo tiene legato ai chiqueros, attraverso il quale egli comunica con il suo mondo, quello in cui si riconosce. Come una sorta di contatto con il materno.
Poi ci sono le querencias che compaiono quando il toro definisce il suo terreno nell'arena, e si è visto che esse possono cambiare nel corso del combattimento.
Ci sono le querencias centrifughe, che provano a espellere tutto ciò che sta dentro al suo terreno.
E' una cosa che chiunque può vedere, nell'arena.
Queste querencias centrifughe, che respingono tutto ciò che entra, bisogna trasformarle in centripete: il torero inizia il passo con la muleta, entra in questo terreno, ne prende possesso, e quando il toro carica il torero è nel centro del suo terreno.
Quando il toro si accorge esserne così derubato, quando vede un essere umano entrare nel più intimo del suo terreno, ha una reazione evidente, la tendenza a mettere fuori questo elemento ostile. E così tu inverti la querencia. Che non è più centrifuga, ma centripeta.
Ed è in questa inversione che si produce la tauromachia essenziale.
Indipendentemente dalla qualità del torero, quando ciò si produce, la gente sente un'emozione, è la tauromachia autentica.
La gente non è magari capace di percepirne il meccanismo, ma quando sente l'emozione, è che si è prodotta questa inversione dei terreni."

"Strani gli avisos: mettere una misura all'arte!"

(foto di Manon - Esplà a Madrid, nel 2006)

1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie della poesia, grazie.