giovedì 18 marzo 2010

Così parlò Luis Francisco Esplà


E' ripresa a Barcellona la discussione parlamentare dedicata alla proposta abolizionista: ieri era il turno di alcune audizioni, con interventi di testimonial di diversa sensibilità e prospettiva.

Per lucidità e fermezza si sono distinte le parole di Luis Francisco Esplà, signore nell'arena e signore fuori:

"La selezione ha provvisto il toro di qualità che lo rendono differente da tutti gli altri animali. Negare la sofferenza del toro è assurdo, però il rito la giustifica (...). Il suo atteggiamento di fronte alla morte è diverso, il toro muore con supponenza, convinto di essere colui che impone le regole del gioco. Il torero fa parte degli strumenti che l'uomo ha creato per vincere la morte."

"Non sono qui per giustificare il toreo, quanto invece per oppormi a che venga negato il nostro diritto di sentire in modo differente. Nella proibizione non c'è mai il seme per prosperare."

"Perché vogliamo obbligare chiunque a intendere i tori solo nella prospettiva di chi ci vede esclusivamente orrore o tortura? (...). Mi sembra assurda un'imposizione. E' necessario il ricorso ad un equilibrio, ad un'etica coerente con il fine (...). Chi può definire la frontiera tra il bene e il male?".

"Noi toreri siamo creatori, artisti che usano il toro come materiale: non gratuitamente, riconosciamo l'identità del toro, abbisogniamo della sua volontà. Abbiamo bisogno che voglia assalirci, senza il toro niente avrebbe senso. La finaltà non è giocarsi la vita, è invece creare con un elemento che rappresenta la forza della natura (...). La cornata non è un tradimento, è il materiale di cui dispongo. L'istinto del toro è uccidermi".

"Il toro nasce per questo spettacolo. La genetica lo ha fatto differente. Ho visto morire persone e animali, ed è terribile come all'avvicinarsi della morte sempre si ha la stessa domanda, cosa stai facendo di me? Nello sguardo del toro mai ho visto questo terrore, e non ho mai sentito compassione per un animale che muore con questa sua arroganza".

Parole chiare.

Ora, ammetto di non essere un osservatore del tutto obiettivo, ma è pur vero che agli interventi (anche non condivisibili, per carità) argomentati, pacati, documentati e profondi di Esplà ieri, o prima di Wolff, di Schiavetti, di Joselito, gli abolizionisti hanno spesso ribattuto con sciocche provocazioni quando andava bene, con fantasiose ricostruzioni o profluvio di luoghi comuni più spesso, con volgarità inaccettabili in alcuni casi.
Ultima in ordine di tempo, la ex europarlamentare italiana Monica Frassoni (*), che intervenuta ieri al Parlamento Catalano è arrivata a identificare la tauromachia con la violenza e gli abusi sulle donne.
Delle due l'una: o non conosce la corrida, e allora è legittimo dubitare sul valore e sul senso del suo intervento, o non conosce l'orrore e la tragedia delle violenze sulle donne, e allora è legittimo dubitare di molto altro.

Rimane sul tavolo, comunque, il vero cuore della discussione, il senso più profondo di questo dibattito che proprio per questo trascende i limitati confini dell'amore o dell'avversione per la corrida: l'ILP ha per fine l'abolizione di una cosa che i suoi promotori evidentemente non amano, giudicano immorale, forse non consona con la loro idea di etica contemporanea.
Idee e sensibilità del tutto legittime, se non fosse che il dispositivo di questa iniziativa di legge è l'abolizione tout court di quel qualcosa che non si ama, che per ragioni che attengono alle singole coscienze non si tollera, che non si condivide.
Si intende dunque imporre per legge una sensibilità ed un'etica precise ed inevitabilmente parziali, e quindi obbligare chiunque a riconoscersi in esse, negando e impedendo l'esercizio di altri sentimenti.
Il cuore vero della discussione è questo, ed è molto più allarmante di un semplice dibattito corrida sì corrida no.

Per chi volesse approfondire: Burladero, El Pais 1, El Pais 2, video di Esplà e Frassoni.

(nell'immagine, l'opera di Enrique Pastor che si è aggiudicata la vittoria nel concorso per carteles taurinos di Las Ventas - finalmente vedremo una bella affiche)

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